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Questo Canale nasce dalla volontà di alcune persone di presentare notizie di contro informazione utili a comprendere come, il mainstream, piloti le persone. Non vuole essere un sito di complotti surreali ma di un'onesta verifica di quanto accade.

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01
INTELLIGENZA ARTIFICIALE: VERSO UN MONDO IN CUI NON SI STUDIANO PIÙ LE LINGUE STRANIERE Pur senza associarla direttamente alla diffusione dei sistemi di traduzione e doppiaggio tramite software di intelligenza artificiale, l’Atlantic - come riporta Il Post - ha segnalato una recente contrazione nel numero di persone che studiano lingue straniere in diversi paesi occidentali. Negli Stati Uniti sono diminuite del 29,3 per cento dal 2009 al 2021. In Australia la quantità di studenti delle superiori che studiavano una lingua straniera nel 2021 è stata la più bassa di sempre (8,6 per cento). E in Corea del Sud e Nuova Zelanda le università stanno chiudendo i dipartimenti di francese, tedesco e italiano. Anche la conoscenza dell’inglese è diminuita tra i giovani, secondo un rapporto di EF Education First, una società internazionale che organizza corsi di lingua inglese e scambi culturali in tutto il mondo. Indipendentemente dai vari fattori che potrebbero spiegare il fenomeno, molte persone non stanno di fatto apprendendo nuove lingue in un momento storico contraddistinto dall’ampia disponibilità di strumenti con cui possono parlarle senza conoscerle. Uno dei rischi principali nella prospettiva di un mondo in cui si usano le lingue straniere senza studiarle è considerarle tutte equivalenti: che è un modo molto riduttivo di intenderle. Oltre un secolo fa, contribuendo a definire il concetto moderno di relatività linguistica, linguisti come Wilhelm von Humboldt prima e Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf poi teorizzarono che la lingua non è un mezzo di trasmissione del pensiero, ma un modo di interpretare la realtà stessa. Imparare una nuova lingua equivale, sotto molti aspetti, ad apprendere un modo nuovo di vedere il mondo e di pensare. «Man mano che la tecnologia si normalizza, potremmo scoprire di aver consentito che le profonde connessioni umane venissero sostituite da una comunicazione tecnicamente competente, ma in definitiva vuota», ha scritto l’Atlantic. (Fonte: Il Post) 🟥 Segui Giubbe Rosse Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
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02
L'Ucraina è un paese fallito che non potrebbe né pagare gli stipendi pubblici né combattere un sol giorno senza gli aiuti dell'Occidente. Nell'ultimo decennio esso è stato rifornito di tutte le armi possibili ed immaginabili. Se esse non sono state sufficienti a piegare la Russa non è perché non ne sono state mandate abbastanza (questa storiella può crederla soltanto chi si è bevuto il cervello a forza di telegiornali ed editoriali di Repubblica), ma perché l'Occidente, ormai largamente deindustrializzato, non ha le capacità produttive per mandarne di più . I 61 miliardi di dollari stanziati dal senato americano non hanno un effetto pratico, ma sono il segnale che si vuole combattere ad oltranza. Fino all'ultimo ucraino. Quando si sarà arrivati a questo terribile risultato, e l'esercito del paese non sarà più in grado di continuare la lotta, si porrà il problema di mandare sul campo di battaglia ,oltre ai mercenari che già ci sono in gran numero, dei soldati europei. La cosa, per fortuna, non sembra facilissima. Viviamo in società iperindividualiste ed antieroiche. Convincere milioni di persone a seppellirsi in casa per salvarsi la vita da una pseudo pandemia si è dimostrato facile; mandarle in trincea a farsi massacrare dai droni russi potrebbe esserlo molto meno. In ogni caso, il progetto delle elite occidentali va avanti senza esitazione. Si vuole distruggere la Russia in quanto stato, dividendola in cinque o sei entità ostili tra loro, e prendere possesso delle sue ricchezze naturali. Al momento questo obiettivo sembra irraggiungibile e appare anzi molto più probabile che, continuando su questa folle strada, sia l'Occidente ad andare a sbattere contro un muro. E molto pesantemente.
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03
🫱IL COLPO DI MANO E' una vergoniah, bisogna scrivere al Presidente. Come si permette il parlamento di ripristinare i giudizi di valutazione a scuola? Così si regredisce!!1!😱 E' in nome della modernità che gli insegnanti protestano per il ritorno dei voti alle elementari, sostenuti dai soliti piddini. La modernità infatti prevede che i ragazzini siano valutati con descrizioni di fantasia quali "intermedio" o "in via di prima acquisizione", in modo che finiscano la scuola promossi e sicuramente ignoranti.🙄 Specialmente i fannulloni... e quelli che non sanno neanche la lingua.😡 🏹by @criscersei
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04
ILNAZIECOLOGISMO La Transizione green è quell'ideologia promossa dalla cupola mondialista che ti vorrebbe far credere che salverà il mondo creando distese di pale eoliche e pannelli fotovoltaici al posto di foreste e campi coltivati, quando invece non fa altro che distruggere gli ecosistemi in nome della rivoluzione ecosostenibile, o meglio, nazisostenibile. Nella Sardegna sud-occidentale la costruzione del parco eolico da parte della piccola (e indebitata) società Ichnusa Wind Power, dietro la quale ci sono le multinazionali del rinnovabile, rischia di uccidere la fauna marina e l'antica arte delle tonnare, trasmessa da 400 anni di padre in figlio. Ringraziamo l'Agenda 2030, i suoi solerti profeti e i coglioni che l'adorano come nuovo vangelo della salvezza.
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05
🌽ECONOMIA DROGATA 170 ettari di pannelli, circa 200 ettari di terra, in Germania rendono circa 200 GWh/anno per un valore di circa 16 mln€. Coltivando quei 200 ettari metà a patate e metà ad orzo, si sarebbero avute 3.5k ton di patate (per un valore di 2,8 mln€) e 0.7k ton di orzo (175 k€). Capite l'economia drogata? - Vincent Vega- Oltre all'economia drogata, secondo la quale un campo "coltivato" a pannelli rende 5 volte un campo coltivato a cibo, c'è da ricordare che il cibo serve per campare mentre i pannelli possono essere comodamente sostituiti da gas russo.🙄 Ma ai green che gli frega se moriremo di fame? Anzi, meglio: potremo trasformarci tutti in gustoso e nutriente... soylent green.😡 🏹by @criscersei
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06
Le proteste per la Palestina sono l'ennesima occasione persa di un uomo moderno che vuole la posa dell'eroe senza evolvere, pretende la perla senza combattere con il drago. Giuste nel principio, sono purtroppo fortemente politicizzate, incapaci di una visione unitaria che metta insieme tutti i tentacoli dell'attuale totalitarismo democratico, dove l'essere umano non è più tale ma vale quanto produce, dove ci si pretende laici ma lo scientismo diventa una religione, dove si gioca ancora all'antifascismo perché "aiuto il governo di destra", come se il totalitarismo scientista non fosse stato imposto da un governo progressista, di sinistra e ateo. Oltre che orgogliosamente antifascista. Come se la borgatara Giorgia non fosse cameriera degli USA e della Nato esattamente come il PD, Renzi, Conte e Draghi. Dove la Nato manda al macello gli ucraini in funzione antirussa ma il fascista è Putin. Dove si nega la natura e la differenza biologica tra maschile e femminile dimenticando che l'uomo fluido preda delle sue sensazioni è molto più facilmente manipolabile. Dove anche chi fa "dissenso" fa uso di tecniche di manipolazione. Non abbiamo bisogno ancora di proteste politicizzate in senso partitico, dove ognuno ha bisogno di un recinto al cui interno sentirsi bravo e perfetto e il male è tutto fuori. Ognuno vorrebbe combattere solo dei fantomatici altri senza toccare nulla di se stesso. Il neoliberismo è dentro di noi. Ognuno è intriso di neoliberismo nelle relazioni quotidiane. Dal modo in cui vuole conquistare la propria posizione sociale a costo di lasciare cadaveri sulla strada e calpestarli, al modo in cui misura gli altri secondo leggi di potere e convenienza, al modo in cui è incapace di una visione unitaria e collaborativa. È credibile chi riconosce che il mondo in cui ci troviamo abbiamo contribuito tutti a costruirlo e il cambiamento parte da noi stessi. Chi non vuole mettere in discussione se stesso ma combattere solo un nemico dal proprio recinto fa il gioco del potere. Le proteste settoriali sono fallimentari. E facilmente represse con la violenza. Come la storia insegna.
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07
Su Foreign Affairs, uno dei fogli più ferocemente atlantisti reperibili sul mercato, c'è poco da dire (andatevi a leggere questo pezzo pubblicato giusto oggi e firmato nientemeno che da Stephen Kotkin e poi mi direte: https://www.foreignaffairs.com/russian-federation/five-futures-russia-stephen-kotkin?utm_medium=promo_email&utm_source=fa_edit&utm_campaign=pre_release_kotkin_prospects&utm_content=20240418&utm_term=promo-email-prospects), e chi pensa che abbia potuto pubblicare qualcosa di anche solo lontanamente non anti-russo ha problemi alla vista, o alla comprensione del testo. Lo stesso discorso si può fare sugli autori, Sergey Radchenko e Samuel Charap. Radchenko è docente presso l'Henry A. Kissinger Center for Global Affairs della Johns Hopkins School of Advanced International Studies, non esattamente il club Valdai; Charap lavora, letteralmente, per la RAND, dopo essere stato Senior Fellow per la Russia e l'Eurasia all'International Institute for Strategic Studies. Anche qui, considerarli due propagandisti filorussi è un filino esagerato. E il problema, infatti, non sono loro né le loro analisi, che di solito vanno benissimo e sono apprezzate e ritwittate dal liberalume e dai NAFO (per parecchi mesi ho tenuto Radchenko silenziato, perché il carico ideologico con cui discuteva della guerra era spesso davvero al livello dei NAFO, il che insultava la sua e la mia intelligenza), ma proprio questo articolo in particolare, ossia un'analisi lunga e approfondita dei negoziati tra russi, ucraini e "una serie di altri attori" nei primi mesi del conflitto, che avevano portato a quello che senza mezzi termini si definisce ora "una bozza di accordo" - non una serie di desiderata espressi dalle due parti, ma una bozza di accordo dalla quale poteva derivare la sospensione, e la fine, del conflitto: ossia ciò che a parole tutti vorrebbero, e di cui si dovrebbe essere soddisfatti. Insomma la stessa bozza mostrata da Putin ai leader delle nazioni africane, immediatamente bollata come un falso ma poi confermata da David Arakhamia, uno dei capi della delegazione ucraina, e dall'ex Primo Ministro israeliano Naftali Bennett. Radchenko e Charap non hanno solo esaminato i documenti, ma hanno anche condotto una serie di interviste a membri delle delegazioni e a diplomatici stranieri, recuperato svariate interviste e dichiarazioni riportate sui media ucraini e russi, e confrontato lo stato dei negoziati con le operazioni militari sul campo, per vedere in che modo i progressi o le battute d'arresto hanno (o non hanno) influito sulla situazione militare).
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08
Di questo articolo pubblicato il 16 aprile su Foreign Affairs (https://www.foreignaffairs.com/ukraine/talks-could-have-ended-war-ukraine?utm_source=twitter_posts&utm_medium=social&utm_campaign=tw_daily_soc) sui "colloqui che avrebbero potuto porre fine alla guerra in Ucraina" non si parla e non si discute, e se lo si fa (tipo qui Iacoboni: https://twitter.com/jacopo_iacoboni/status/1780152914759065795) lo si fa solo per sottolineare, senza ovviamente addurre prova alcuna (e come potrebbero, visto che quelli che maggiormente stanno sbraitando sono quelli che della faccenda meno ne sanno) quanto l'articolo sia sbagliato, le sue premesse fallaci, i suoi autori poco più che due scribacchini al soldo di Putin e Foreign Affairs un blog di propaganda Z.
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09
Hanno, insomma, fatto il lavoro che ci si aspetta da gente che fa queste cose per mestiere, cosa che sembra essere diventata sempre più rara e condannabile. Hanno constatato, con stupore, che nel mezzo dell'invasione senza precedenti da parte di Mosca, i russi e gli ucraini avevano quasi finalizzato un accordo che avrebbe posto fine alla guerra e fornito all'Ucraina garanzie di sicurezza multilaterali, spianando la strada per la sua neutralità permanente e, alla fine del percorso, per il suo ingresso nell'UE"; e che il motivo del fallimento di questa bozza non è uno solo, e non va ricercato, come spesso si dice, nel fatto che i russi in fondo non volevano negoziare davvero, ma che "i partner occidentali di Kiev erano riluttanti a dover negoziare con la Russia, soprattutto se la cosa gli avesse creato nuovi obblighi per garantire la sicurezza di Kiev. L'opinione pubblica in Ucraina si era indurita dopo la scoperta delle atrocità russe a Irpin e Bucha. E col fallimento dell'accerchiamento russo di Kiev, il presidente Volodymyr Zelensky aveva maggior fiducia che, con sufficiente appoggio occidentale, avrebbe potuto vincere la guerra sul campo di battaglia". E soprattutto, dicono loro, che si trattava di un accordo troppo ambizioso quando non si era nemmeno in grado di negoziare un valido cessate il fuoco. Niente cattiva volontà, dunque, e responsabilità ripartite tra entrambe le parti. Inizia a diventare chiaro come mai i nostri si sono subito scatenati, no? L'articolo poi segue passo passo la storia dei negoziati, fin dai primi giorni del conflitto, poi in Bielorussia, poi su Zoom per tre settimane e infine a Istanbul; esamina il testo completo della bozza, che nelle conferenze stampa di quei giorni era stato solo comunicato per sommi capi, e arriva al nocciolo della questione - la neutralità ucraina in cambio di garanzie di sicurezza precisate in maniera più dettagliata del fumoso articolo 5 della NATO (ovvero, in caso di futuro conflitto in Ucraina, "imporre una no-fly zone, fornire armi, o intervenire direttamente con le forze militari dei paesi garanti") e del via libera all'ingresso dell'Ucraina nella UE, con l'esplicito assenso della Russia che addirittura "confermava la sua intenzione di facilitare l'ingresso". Cosa ancora più incredibile, entrambe le parti erano disposte a discutere dello status della Crimea da lì a 15 anni. Del Donbas, poco o niente - si sarebbe tornati, probabilmente, agli accordi di Minsk, ovvero ampia autonomia all'interno dei confini ucraini. Insomma, niente male. Insomma, MOLTO male per chi in questi anni si è costruito una bella carriera di gettoni di presenza in televisione e sui giornali per dirci l'esatto contrario di quello che stava succedendo, e sperando (e diciamolo una buona volta) che le cose andassero invece come sono andate, ossia con la guerra a oltranza. Paradossalmente, è stato proprio il ritiro russo da Kiev a far precipitare la situazione (i due autori lo attribuiscono al fatto che l'esercito russo non era in rado di tenere le posizioni, ma qui per me sbagliano di grosso visto che non era alle viste nessuna controffensiva ucraina, e avrebbero potuto consolidare le posizioni senza ritirarsi da tutta la regione), perché ha convinto l'amministrazione ucraina che la guerra si poteva vincere sul campo grazie all'incapacità militare russa (si è visto infatti come è andata la cosa) e per i fatti di Bucha che però, caso strano, non hanno interrotto i negoziati ("the behind-the-scenes work on the draft treaty continued and even intensified in the days and weeks after the discovery of Russia’s war crimes, suggesting that the atrocities at Bucha and Irpin were a secondary factor in Kyiv’s decision-making", e sui fatti di Bucha si dovrà, un giorno, parlare per bene. Un primo passo potrebbe essere una lista completa delle vittime, che non c'è ancora).
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Non tutto, ovviamente, era stato risolto; restavano differenze, anche nelle versioni della bozza che le due parti si scambiavano e iniziavano a far circolare nei canali diplomatici dei paesi terzi (ad esempio l'insistenza russa sulla questione della de-nazificazione), ma non erano, in fin dei conti, differenze troppo gravi come lo stesso Arakhamia dichiarò poi in seguito. A metà aprile le due parti erano, stando alle dichiarazioni di uno dei negoziatori ucraini, Oleksandr Chalyi, "molto vicine" a formalizzare il tutto. Dunque perché poi non è successo? Perché, come dicono i due autori all'inizio, ed elaborano poi in dettaglio, la reazione occidentale all'idea dei negoziati fu "tiepida" - si doveva, del resto, infliggere "una sconfitta strategica alla Russia", e come la si infligge con un negoziato? - , le garanzie di sicurezza troppo pericolose per la NATO, la leadership ucraina troppo convinta di poter vincere sul campo, tanto che il 2 maggio Oleksii Danilov dichiarava baldanzoso che "un trattato con la Russia è impossibile, solo una capitolazione può essere accettata". E il malvagio Putin? No, pare che lui non c'entri, devono ammettere gli autori. Orrore. Ed ecco spiegato il motivo per cui di questo articolo non si parla, e perché sia partita immediatamente una campagna per svilirlo e presentarlo come "un aiuto alla propaganda russa".
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https://youtu.be/8G6sLYoHwZc?si=RPwvYFsJYyBxrI7y
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IL DIVIETO DI ARRAMPICARSI SUGLI ALBERI Quando vado al bar, mi limito, di solito, a sfogliare la Gazzetta dello sport, nella convinzione, forse ingenua, che almeno sui risultati delle partite di calcio la stampa non menta. Solo in qualche rara occasione mi spingo fino alla lettura della cronaca locale, stimolato da una irresistibile curiosità per i pettegolezzi di paese. Oggi è stata una di queste occasioni. Sono così venuto a sapere dal Gazzettino che la sindaca di Oderzo ha emanato un decreto con cui sancisce la proibizione di “arrampicarsi sugli alberi” posti negli spazi pubblici. Per i trasgressori sono previste multe da 50 a 500 euro. In un primo momento ho attribuito questa bizzarria allo stato confusionale di un’amministrazione che si rifugia nella tutela formale della sicurezza non essendo stata in grado di assicurare servizi essenziali come tagliare l’erba, ripianare le buche delle strade, organizzare la viabilità in un modo razionale, restaurare le scuole dichiarate inagibili. Del resto, durante l’epidemia, l’attuale amministrazione ha fatto transennare gli argini del Monticano, scatenando i vigili urbani contro gli irresponsabili che, con le loro passeggiate oltre il confine dei cento metri da casa, avrebbero potuto contaminare le talpe, le anatre e le nutrie colà presenti. Chi prende un provvedimento così demenziale è capace di tutto, anche di multare il bambino che si arrampica sugli alberi dei giardini pubblici. Temo, però, che in questo caso la questione non sia solo riconducibile alla deriva di un’amministrazione allo sbando, ma abbia un carattere più generale. Il Veneto è stato a lungo ben amministrato (devo riconoscerlo pur non essendo mai stato né democristiano né leghista). Oggi le cose sono cambiate. Le ragioni per cui questo è avvenuto sono complesse. Per quanto mi riguarda, non avendo né il tempo né le capacità per discutere su questo regresso, mi piacerebbe soltanto rivolgermi ai miei giovani compaesani. Se lo potessi fare, userei queste parole. Cari bambini di Oderzo, mi permetto di darvi un consiglio. Divieto o non divieto, multa o non multa, arrampicatevi sugli alberi. Fate come tutte le altre generazioni di opitergini che vi hanno preceduto. Quando, una volta cresciuti, passerete davanti all’albero del cuore, quello che un tempo vi sembrava enorme e che magari, ai vostri occhi di persone adulte, avrà perso tutta la sua imponenza, vi accorgerete che aver raggiunto la sua cima è stata una gioia grandissima. Una di quelle che solo durante l’infanzia si provano. Privarvi di questa felicità sarebbe il torto più grave che noi vecchi possiamo farvi. E allora, buttate via i telefonini e arrampicatevi pure sul vostro albero preferito, poco importa che si trovi in uno spazio pubblico o privato. Buona scalata, cari bambini, e tanta, tanta felicità.
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Il mondo delle campagne, tranne rarissime sacche di sopravvivenza, in Occidente non esiste più. In generale la meccanizzazione delle culture, l'industrializzazione dell'allevamento e la globalizzazione economica hanno distrutto la civiltà contadina, che si reggeva su un delicato equilibrio di economia di sussistenza, solidarietà comunitaria e un rigido sistema sociale di stampo feudale, il tutto all'interno di una peculiare cultura che fondeva cattolicesimo e retaggio precristiano, senso d'identità e genuino campanilismo. In sostanza, le campagne oggi sono delle periferie cittadine coltivate. Il contadino (quando non è bracciante sfruttato a giornata, altro prodotto della globalizzazione) è un imprenditore che non differisce culturalmente da qualsiasi altro attore del processo economico. Il ritorno alle campagne dei cittadini (spesso molto facoltosi) stanchi della città, che i media continuano a riportare come fenomeni positivi di fuga dalla vita inumana dei centri abitati, altro non sono che il tragico tentativo di ricostruire un orizzonte che non esiste più, il revival di chi se lo può permettere di un mondo a cui non è più possibile restituire innocenza, perchè il tipo umano e la cultura che lo sostenevano si sono estinti divorati dal mercato. WI
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📖TASSA E CENSURA Tutte le escogitano. L'ultima è di Macron, che vuole mettere una tassa sui libri usati "per proteggere il mercato del nuovo". Che cosa curiosa. Eppure si vendono vestiti usati, biciclette usate, mobili usati, e nessuno pensa di tassarli. Come mai proprio i libri?🤔 Se avete letto 1984 sapete la risposta: vecchie edizioni che oggi vengono riscritte o purgate, libri scomodi oramai introvabili... si tratta di insomma una nuova raffinata forma di censura.😡 🏹by @criscersei
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Ah ottimo, ovviamente è saltato l'ordine dei post. Quello con la foto doveva essere il primo. Vabbè.
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Israele ha retto all'attacco senza eccessivi problemi, stando almeno alle dichiarazioni ufficiali. Le sue difese antiaeree si sono dimostrate ancora una volta eccellenti, così come la sua aviazione; non si segnalano vittime né danni gravi. Quindi ha vinto.
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Quando vincono tutti non c'è bisogno di fare la guerra. Se qualcuno invece ci sperava dovrebbe fare i conti con la sua coscienza.
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Gli USA hanno prima sollecitato l'Iran a non rispondere all'attacco alla sua ambasciata (implicitamente riconoscendo che era un attacco che meritava risposta e che non lo avevano approvato); poi, quando l'Iran ha manifestato la volontà di procedere comunque alla rappresaglia, hanno ribadito il sostegno all'alleato israeliano e partecipato alla difesa ma hanno anche dichiarato che non sarebbero intervenuti militarmente in operazioni di attacco all'Iran, e imposto a Israele di non rispondere alla rappresaglia iraniana con ulteriori rappresaglie. Quindi hanno vinto.
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L'Iran era obbligato a rispondere all'attacco israeliano alla propria ambasciata a Damasco, e lo ha fatto. L'obiettivo non era la distruzione dello stato israeliano e nemmeno fare troppi danni: che le basi militari israeliane siano ben protette da svariati sistemi di contraerea è un fatto noto, e certo il numero di droni e missili lanciati stanotte non poteva pretendere di esaurire le capacità israeliane di difesa. Intanto, però, i missili sono partiti e qualcuno è anche arrivato, con danni alle infrastrutture militari da verificare e che naturalmente le due parti massimizzano o minimizzano a seconda della convenienza; Israele ha utilizzato un bel po' di materiale, e se gli iraniani decidessero (cosa che hanno esplicitamente dichiarato di non voler fare) di continuare gli attacchi anche in futuro e magari moltiplicarne la portata, cosa per la quale hanno i mezzi, c'è da chiedersi quanto l'antiaerea riuscirebbe a reggere. Inoltre l'Iran ha dato un saggio delle sue capacità militari con una operazione precisa e mirata alle installazioni militari, specialmente quelle implicate nell'attacco alla sua ambasciata in Siria, senza colpire indiscriminatamente il territorio evitando vittime civili; si è dimostrato in grado di reggere sul piano diplomatico alla pressione congiunta di USA e Israele; e si è accreditata come il membro più valido e importante del cosiddetto "asse della resistenza". Quindi ha vinto.
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Chi parla di attacco iraniano fallito, o al contrario di successo straordinario e umiliazione israeliana, o anche di operazione coreografata e inutile, dimostra di capire molto poco del linguaggio della deterrenza, dell'escalation e della de-escalation, e del fatto che le guerre non sono lo sfizio dei dittatori folli ma l'ultima risorsa a disposizione quando la diplomazia fallisce e che è sempre il caso di cercare di evitarle.
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ABORTO, DIRITTO FONDAMENTALE DELL'UE Ieri il Parlamento Europeo ha votato a maggioranza a favore della risoluzione che chiede di inserire l'aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell'UE. Hanno votato a favore anche 14 europarlamentare italiani appartenenti a diverse forze politiche. Dunque, per il Parlamento Europeo l'aborto è un diritto irrinunciabile, ma non lo è il diritto ad avere uno stipendio decente, un tetto sotto cui vivere e quello alla salute. Come dimostrò Mario Draghi quando, per risanare il debito pubblico greco, tolse ai bambini il latte, l'UE è un'organizzazione fondata non sul diritto alla vita ma sul diritto alla morte. Del resto, i tecnocrati europei non fanno altro che mettere in pratica il mantra secondo cui l'essere umano è di troppo su questo Pianeta, perché inquina, consuma, sovraffolla. Perciò va eliminato con l'eutanasia di Stato, l'aborto, il cibo spazzatura, i sieri genici e la geoingegneria climatica.
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👨‍🎓CERCASI RISORSE Offriamo 5.000 passaporti (equivalenti a 5 miliardi di dollari nel nostro programma passaporti) a scienziati, ingegneri, medici, artisti e filosofi altamente qualificati provenienti dall'estero. Ciò rappresenta meno dello 0,1% della nostra popolazione, quindi garantire loro lo status di cittadino a pieno titolo, compresi i diritti di voto, non pone alcun problema. Nonostante il numero esiguo, il loro contributo avrà un enorme impatto sulla nostra società e sul futuro del nostro Paese. Inoltre, faciliteremo il loro trasferimento garantendo lo 0% di tasse e tariffe sullo spostamento di famiglie e beni. -Nayib Bukele, Presidente di El Salvador- 🏹by @criscersei
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LA DIGITALIZZAZIONE E I GIOVANI Quando ho compiuto cinquanta anni, mi sono ripromesso di non pronunciare per nessun motivo le fatidiche parole : “ Ai miei tempi…”. I tempi migliori – come è noto – non sono mai esistiti e dietro l’idealizzazione retrospettiva del passato si cela quasi sempre la nostalgia per la propria gioventù. D’altra parte, la storia umana non è, come a volte si crede, un’inarrestabile corsa verso il meglio. Vi sono delle epoche in cui si registra un regresso sia nell’ambito culturale che in quello delle condizioni di vita. A volte, la rottura tra il presente ed il passato è particolarmente rapida e violenta. In questi casi un confronto tra l’ieri e l’oggi si rende necessario, se si vuole comprendere la direzione verso cui si sta andando e agire su di essa. Io sono convinto che noi stiamo vivendo un momento di trapasso di questo tipo. Esso rappresenta una drastica frattura non con i “miei tempi” , ma con tutti i tempi della precedente storia umana. Si sta affacciando alla maggiore età la prima generazione che, nel momento fondamentale della sua formazione, ha passato più tempo con gli oggetti meccanici che con altri esseri umani. Per un adulto che non abbia figli in età scolare è difficile comprendere l’intensità del problema. Faccio allora un esempio. Molti adolescenti sono soliti postare nei loro siti Istagram lo screen che registra il tempo passato al telefonino durante la giornata , in una sorta di folle gara a chi fa meglio. Le cifre di dieci, undici, dodici ore, che vengono lì indicate, sono forse delle eccezioni. Sei o sette ore sono però normali e rappresentano una probabile media generale. I maschi, che credo soffrano il problema in modo più acuto, si dedicano soprattutto a dei demenziali giochi elettronici. Le ragazze sono invece più propense a postare foto e video, spesso cercando di mettere in mostra le proprie bellezze fisiche. In casi niente affatto rari si assiste a dei fenomeni di vera e propria dipendenza, in tutto e per tutto simile a quella provocata dalle droghe. Siamo di fronte alla prima generazione che passa più tempo con il telefonino che con i genitori, gli insegnanti, i coetanei. L’educazione culturale, morale, linguistica, affettiva, sessuale non viene più costruita nel rapporto con i propri simili, ma attraverso la mediazione di un oggetto meccanico. Dobbiamo ritenere che tutto questo sia un bene? Io credo di no. So benissimo che la tecnica ha sempre interagito con la vita. L’uomo , però, è sempre stato, in primo luogo, un animale sociale. E’ questa sua caratteristica ad essere ora colpita. Nella scuola gli effetti di questo processo sono già evidenti e si traducono in una crescente difficoltà a concentrarsi, a star fermi, a scrivere in modo corretto, a fare dei calcoli, ad avere un rapporto collaborativo con i compagni, a riflettere criticamente sugli avvenimenti del proprio presente. Cosa avverrà nel lungo periodo è difficile dirlo, ma, per quanto mi riguarda, non sono affatto ottimista.
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Altre periferie: ieri, ovvero il 5 aprile, si è tenuto a Bruxelles un vertice tra Nikol Pashinyan, il Primo Ministro dell'Armenia, Blinken e von der Leyen. Tra le varie cose di cui si è discusso c'è un finanziamento da 65 milioni di $ da parte degli USA e di 270 milioni di € dall'UE, più "maggiore integrazione" tra l'esercito armeno (che fa sempre parte dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, almeno finché non li cacciano) e la NATO, anche se non è chiaro in cosa questa dovrebbe consistere. Già il 4 aprile la Turchia aveva protestato con una nota diplomatica, sostenendo che questa iniziativa rischia di trasformare la regione in un'area di confronto invece che di favorire il ripristino delle relazioni pacifiche tra Armenia e Azerbaijan; oggi, invece, un 747 iraniano è entrato nello spazio aereo armeno a transponder spento. Cosa trasportasse non si sa, ma gente più informata di me dice droni e altri sistemi d'arma in vista di una possibile recrudescenza del conflitto, nel quale come è noto l'Iran sostiene l'Armenia e nel quale pare ci stiamo allegramente infilando anche noi, mentre la Russia se ne è in pratica sganciata non avendo alcun bisogno di venire coinvolta in altre dispute vicino casa sua.
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C'è sempre confusione alla periferia degli imperi, e sempre molte cose vi si agitano. E così, mentre torna in circolo la storia che la NATO userà la Moldavia come base per entrare in Ucraina se le cose dovessero mettersi al peggio (potrebbe, e con maggiore comodità logistica, farlo dalla Romania. Ma tant'è) la regione autonoma della Gagauzia (di cui allego due cartine trovate in giro), dice la sua governatrice Evgheniya Guțul, è pronta alla secessione se la Moldavia dovesse unirsi alla Romania.
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La Gagauzia è una di quelle regioni che sembrano fatte apposta per mandare al manicomio gli amanti delle dicotomie che ultimamente vanno molto di moda: abitata da cristiani ortodossi ma di origine turca (o bulgara, o cumana, o greca, non è chiarissimo), nell'agosto del 1990 ha dichiarato la propria secessione dalla Moldavia dopo che l'anno prima il moldavo era stato riconosciuto lingua ufficiale della RSS moldava al posto del russo; nel marzo 1991 votò praticamente all'unanimità per rimanere nell'URSS, ma quando il parlamento moldavo dichiarò l'indipendenza, a settembre, le ragioni della realpolitik fecero sì che dei 12 rappresentanti gagauzi 6 votassero a favore e 6 si astenessero. Nel 2014 un referendum per decidere tra maggiore integrazione con l'UE o con la CIS vide il 98.4% dei votanti schierarsi a favore dell'unione a guida russa, e il 98.9% dei votanti affermare la volontà di secedere dalla Moldavia se la stessa dovesse perdere o cedere la sua sovranità, volontà confermata appunto oggi da Evgheniya Guțul (qui un costernato articolo di Radio Free Europe sul referendum del 2014: https://web.archive.org/web/20160502185453/http://www.rferl.org/content/moldova-gagauz-referendum-counting/25251251.html).
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⚰️"... ANCORA NON SEI MORTA?" La ragazza nella foto a destra si chiama Kayla Pollock, ha 37 anni ed una mielite trasversa che l'ha paralizzata a vita. Se l'è beccata subito dopo il vaccino Moderna, a cui è stata costretta altrimenti non poteva fare visita al padre in fin di vita.😳 Ora Kayla ha chiesto un risarcimento per danni da vaccino pari a 45 milioni di $. Ma l'ospedale dove è ricoverata -in Ontario Canada- le ha invece proposto di firmare il documento di suicidio assistito a sinistra, per farsi ammazzare risolvendo così il problema. E poi dicono gnoo, non siamo governati da satanisti...🙄 🏹by @criscersei
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L'attacco aereo israeliano a Damasco è una escalation preoccupante per due motivi. In primo luogo per l'identità delle vittime: tre generali (Mohammad Reza Zahedi, il comandante del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica in Siria e Libano, Hossein Aminollah e Hajj Rahim) e altri quattro ufficiali. In secondo luogo, e soprattutto, l'edificio distrutto è l'ufficio consolare dell'ambasciata iraniana, ovvero, a norma di diritto internazionale, territorio iraniano. Il motivo di questo attacco onestamente non è chiaro. Certo la presenza di tanti ufficiali superiori iraniani era un bersaglio allettante, ma si tratta pur sempre di un'ambasciata. C'è chi dice invece che sia una risposta all'attacco di stanotte, nel quale un drone ha colpito la base militare del porto israeliano di Eilat, sul Mar Rosso. Ma sarebbe una risposta del tutto sproporzionata, per cui probabilmente c'è dell'altro.
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Thread by @Apocalypsevax on Thread Reader App https://t.co/gVrebKkvQb
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🇮🇹LA BELLEZZA Amalfi, Processione del Venerdì Santo. La bellezza di cui è intrisa questa penisola non si riesce a raccontare. Forse è la cosa per cui vale più la pena combattere. (Scusate l'attacco di poesità). 🏹by @criscersei
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Repost from Giubbe Rosse
INTELLIGENZA ARTIFICIALE: VERSO UN MONDO IN CUI NON SI STUDIANO PIÙ LE LINGUE STRANIERE Pur senza associarla direttamente alla diffusione dei sistemi di traduzione e doppiaggio tramite software di intelligenza artificiale, l’Atlantic - come riporta Il Post - ha segnalato una recente contrazione nel numero di persone che studiano lingue straniere in diversi paesi occidentali. Negli Stati Uniti sono diminuite del 29,3 per cento dal 2009 al 2021. In Australia la quantità di studenti delle superiori che studiavano una lingua straniera nel 2021 è stata la più bassa di sempre (8,6 per cento). E in Corea del Sud e Nuova Zelanda le università stanno chiudendo i dipartimenti di francese, tedesco e italiano. Anche la conoscenza dell’inglese è diminuita tra i giovani, secondo un rapporto di EF Education First, una società internazionale che organizza corsi di lingua inglese e scambi culturali in tutto il mondo. Indipendentemente dai vari fattori che potrebbero spiegare il fenomeno, molte persone non stanno di fatto apprendendo nuove lingue in un momento storico contraddistinto dall’ampia disponibilità di strumenti con cui possono parlarle senza conoscerle. Uno dei rischi principali nella prospettiva di un mondo in cui si usano le lingue straniere senza studiarle è considerarle tutte equivalenti: che è un modo molto riduttivo di intenderle. Oltre un secolo fa, contribuendo a definire il concetto moderno di relatività linguistica, linguisti come Wilhelm von Humboldt prima e Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf poi teorizzarono che la lingua non è un mezzo di trasmissione del pensiero, ma un modo di interpretare la realtà stessa. Imparare una nuova lingua equivale, sotto molti aspetti, ad apprendere un modo nuovo di vedere il mondo e di pensare. «Man mano che la tecnologia si normalizza, potremmo scoprire di aver consentito che le profonde connessioni umane venissero sostituite da una comunicazione tecnicamente competente, ma in definitiva vuota», ha scritto l’Atlantic. (Fonte: Il Post) 🟥 Segui Giubbe Rosse Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
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The End of Foreign-Language Education

Thanks to AI, people may no longer feel the need to learn a second language.

Repost from SilvioDallaTorre
L'Ucraina è un paese fallito che non potrebbe né pagare gli stipendi pubblici né combattere un sol giorno senza gli aiuti dell'Occidente. Nell'ultimo decennio esso è stato rifornito di tutte le armi possibili ed immaginabili. Se esse non sono state sufficienti a piegare la Russa non è perché non ne sono state mandate abbastanza (questa storiella può crederla soltanto chi si è bevuto il cervello a forza di telegiornali ed editoriali di Repubblica), ma perché l'Occidente, ormai largamente deindustrializzato, non ha le capacità produttive per mandarne di più . I 61 miliardi di dollari stanziati dal senato americano non hanno un effetto pratico, ma sono il segnale che si vuole combattere ad oltranza. Fino all'ultimo ucraino. Quando si sarà arrivati a questo terribile risultato, e l'esercito del paese non sarà più in grado di continuare la lotta, si porrà il problema di mandare sul campo di battaglia ,oltre ai mercenari che già ci sono in gran numero, dei soldati europei. La cosa, per fortuna, non sembra facilissima. Viviamo in società iperindividualiste ed antieroiche. Convincere milioni di persone a seppellirsi in casa per salvarsi la vita da una pseudo pandemia si è dimostrato facile; mandarle in trincea a farsi massacrare dai droni russi potrebbe esserlo molto meno. In ogni caso, il progetto delle elite occidentali va avanti senza esitazione. Si vuole distruggere la Russia in quanto stato, dividendola in cinque o sei entità ostili tra loro, e prendere possesso delle sue ricchezze naturali. Al momento questo obiettivo sembra irraggiungibile e appare anzi molto più probabile che, continuando su questa folle strada, sia l'Occidente ad andare a sbattere contro un muro. E molto pesantemente.
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Repost from Cris Cersei Channel
🫱IL COLPO DI MANO E' una vergoniah, bisogna scrivere al Presidente. Come si permette il parlamento di ripristinare i giudizi di valutazione a scuola? Così si regredisce!!1!😱 E' in nome della modernità che gli insegnanti protestano per il ritorno dei voti alle elementari, sostenuti dai soliti piddini. La modernità infatti prevede che i ragazzini siano valutati con descrizioni di fantasia quali "intermedio" o "in via di prima acquisizione", in modo che finiscano la scuola promossi e sicuramente ignoranti.🙄 Specialmente i fannulloni... e quelli che non sanno neanche la lingua.😡 🏹by @criscersei
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ILNAZIECOLOGISMO La Transizione green è quell'ideologia promossa dalla cupola mondialista che ti vorrebbe far credere che salverà il mondo creando distese di pale eoliche e pannelli fotovoltaici al posto di foreste e campi coltivati, quando invece non fa altro che distruggere gli ecosistemi in nome della rivoluzione ecosostenibile, o meglio, nazisostenibile. Nella Sardegna sud-occidentale la costruzione del parco eolico da parte della piccola (e indebitata) società Ichnusa Wind Power, dietro la quale ci sono le multinazionali del rinnovabile, rischia di uccidere la fauna marina e l'antica arte delle tonnare, trasmessa da 400 anni di padre in figlio. Ringraziamo l'Agenda 2030, i suoi solerti profeti e i coglioni che l'adorano come nuovo vangelo della salvezza.
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Repost from Cris Cersei Channel
🌽ECONOMIA DROGATA 170 ettari di pannelli, circa 200 ettari di terra, in Germania rendono circa 200 GWh/anno per un valore di circa 16 mln€. Coltivando quei 200 ettari metà a patate e metà ad orzo, si sarebbero avute 3.5k ton di patate (per un valore di 2,8 mln€) e 0.7k ton di orzo (175 k€). Capite l'economia drogata? - Vincent Vega- Oltre all'economia drogata, secondo la quale un campo "coltivato" a pannelli rende 5 volte un campo coltivato a cibo, c'è da ricordare che il cibo serve per campare mentre i pannelli possono essere comodamente sostituiti da gas russo.🙄 Ma ai green che gli frega se moriremo di fame? Anzi, meglio: potremo trasformarci tutti in gustoso e nutriente... soylent green.😡 🏹by @criscersei
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Le proteste per la Palestina sono l'ennesima occasione persa di un uomo moderno che vuole la posa dell'eroe senza evolvere, pretende la perla senza combattere con il drago. Giuste nel principio, sono purtroppo fortemente politicizzate, incapaci di una visione unitaria che metta insieme tutti i tentacoli dell'attuale totalitarismo democratico, dove l'essere umano non è più tale ma vale quanto produce, dove ci si pretende laici ma lo scientismo diventa una religione, dove si gioca ancora all'antifascismo perché "aiuto il governo di destra", come se il totalitarismo scientista non fosse stato imposto da un governo progressista, di sinistra e ateo. Oltre che orgogliosamente antifascista. Come se la borgatara Giorgia non fosse cameriera degli USA e della Nato esattamente come il PD, Renzi, Conte e Draghi. Dove la Nato manda al macello gli ucraini in funzione antirussa ma il fascista è Putin. Dove si nega la natura e la differenza biologica tra maschile e femminile dimenticando che l'uomo fluido preda delle sue sensazioni è molto più facilmente manipolabile. Dove anche chi fa "dissenso" fa uso di tecniche di manipolazione. Non abbiamo bisogno ancora di proteste politicizzate in senso partitico, dove ognuno ha bisogno di un recinto al cui interno sentirsi bravo e perfetto e il male è tutto fuori. Ognuno vorrebbe combattere solo dei fantomatici altri senza toccare nulla di se stesso. Il neoliberismo è dentro di noi. Ognuno è intriso di neoliberismo nelle relazioni quotidiane. Dal modo in cui vuole conquistare la propria posizione sociale a costo di lasciare cadaveri sulla strada e calpestarli, al modo in cui misura gli altri secondo leggi di potere e convenienza, al modo in cui è incapace di una visione unitaria e collaborativa. È credibile chi riconosce che il mondo in cui ci troviamo abbiamo contribuito tutti a costruirlo e il cambiamento parte da noi stessi. Chi non vuole mettere in discussione se stesso ma combattere solo un nemico dal proprio recinto fa il gioco del potere. Le proteste settoriali sono fallimentari. E facilmente represse con la violenza. Come la storia insegna.
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Su Foreign Affairs, uno dei fogli più ferocemente atlantisti reperibili sul mercato, c'è poco da dire (andatevi a leggere questo pezzo pubblicato giusto oggi e firmato nientemeno che da Stephen Kotkin e poi mi direte: https://www.foreignaffairs.com/russian-federation/five-futures-russia-stephen-kotkin?utm_medium=promo_email&utm_source=fa_edit&utm_campaign=pre_release_kotkin_prospects&utm_content=20240418&utm_term=promo-email-prospects), e chi pensa che abbia potuto pubblicare qualcosa di anche solo lontanamente non anti-russo ha problemi alla vista, o alla comprensione del testo. Lo stesso discorso si può fare sugli autori, Sergey Radchenko e Samuel Charap. Radchenko è docente presso l'Henry A. Kissinger Center for Global Affairs della Johns Hopkins School of Advanced International Studies, non esattamente il club Valdai; Charap lavora, letteralmente, per la RAND, dopo essere stato Senior Fellow per la Russia e l'Eurasia all'International Institute for Strategic Studies. Anche qui, considerarli due propagandisti filorussi è un filino esagerato. E il problema, infatti, non sono loro né le loro analisi, che di solito vanno benissimo e sono apprezzate e ritwittate dal liberalume e dai NAFO (per parecchi mesi ho tenuto Radchenko silenziato, perché il carico ideologico con cui discuteva della guerra era spesso davvero al livello dei NAFO, il che insultava la sua e la mia intelligenza), ma proprio questo articolo in particolare, ossia un'analisi lunga e approfondita dei negoziati tra russi, ucraini e "una serie di altri attori" nei primi mesi del conflitto, che avevano portato a quello che senza mezzi termini si definisce ora "una bozza di accordo" - non una serie di desiderata espressi dalle due parti, ma una bozza di accordo dalla quale poteva derivare la sospensione, e la fine, del conflitto: ossia ciò che a parole tutti vorrebbero, e di cui si dovrebbe essere soddisfatti. Insomma la stessa bozza mostrata da Putin ai leader delle nazioni africane, immediatamente bollata come un falso ma poi confermata da David Arakhamia, uno dei capi della delegazione ucraina, e dall'ex Primo Ministro israeliano Naftali Bennett. Radchenko e Charap non hanno solo esaminato i documenti, ma hanno anche condotto una serie di interviste a membri delle delegazioni e a diplomatici stranieri, recuperato svariate interviste e dichiarazioni riportate sui media ucraini e russi, e confrontato lo stato dei negoziati con le operazioni militari sul campo, per vedere in che modo i progressi o le battute d'arresto hanno (o non hanno) influito sulla situazione militare).
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The Five Futures of Russia

And how America can prepare for whatever comes next.

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Di questo articolo pubblicato il 16 aprile su Foreign Affairs (https://www.foreignaffairs.com/ukraine/talks-could-have-ended-war-ukraine?utm_source=twitter_posts&utm_medium=social&utm_campaign=tw_daily_soc) sui "colloqui che avrebbero potuto porre fine alla guerra in Ucraina" non si parla e non si discute, e se lo si fa (tipo qui Iacoboni: https://twitter.com/jacopo_iacoboni/status/1780152914759065795) lo si fa solo per sottolineare, senza ovviamente addurre prova alcuna (e come potrebbero, visto che quelli che maggiormente stanno sbraitando sono quelli che della faccenda meno ne sanno) quanto l'articolo sia sbagliato, le sue premesse fallaci, i suoi autori poco più che due scribacchini al soldo di Putin e Foreign Affairs un blog di propaganda Z.
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The Talks That Could Have Ended the War in Ukraine

A hidden history of diplomacy that came up short—but holds lessons for future negotiations.

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Hanno, insomma, fatto il lavoro che ci si aspetta da gente che fa queste cose per mestiere, cosa che sembra essere diventata sempre più rara e condannabile. Hanno constatato, con stupore, che nel mezzo dell'invasione senza precedenti da parte di Mosca, i russi e gli ucraini avevano quasi finalizzato un accordo che avrebbe posto fine alla guerra e fornito all'Ucraina garanzie di sicurezza multilaterali, spianando la strada per la sua neutralità permanente e, alla fine del percorso, per il suo ingresso nell'UE"; e che il motivo del fallimento di questa bozza non è uno solo, e non va ricercato, come spesso si dice, nel fatto che i russi in fondo non volevano negoziare davvero, ma che "i partner occidentali di Kiev erano riluttanti a dover negoziare con la Russia, soprattutto se la cosa gli avesse creato nuovi obblighi per garantire la sicurezza di Kiev. L'opinione pubblica in Ucraina si era indurita dopo la scoperta delle atrocità russe a Irpin e Bucha. E col fallimento dell'accerchiamento russo di Kiev, il presidente Volodymyr Zelensky aveva maggior fiducia che, con sufficiente appoggio occidentale, avrebbe potuto vincere la guerra sul campo di battaglia". E soprattutto, dicono loro, che si trattava di un accordo troppo ambizioso quando non si era nemmeno in grado di negoziare un valido cessate il fuoco. Niente cattiva volontà, dunque, e responsabilità ripartite tra entrambe le parti. Inizia a diventare chiaro come mai i nostri si sono subito scatenati, no? L'articolo poi segue passo passo la storia dei negoziati, fin dai primi giorni del conflitto, poi in Bielorussia, poi su Zoom per tre settimane e infine a Istanbul; esamina il testo completo della bozza, che nelle conferenze stampa di quei giorni era stato solo comunicato per sommi capi, e arriva al nocciolo della questione - la neutralità ucraina in cambio di garanzie di sicurezza precisate in maniera più dettagliata del fumoso articolo 5 della NATO (ovvero, in caso di futuro conflitto in Ucraina, "imporre una no-fly zone, fornire armi, o intervenire direttamente con le forze militari dei paesi garanti") e del via libera all'ingresso dell'Ucraina nella UE, con l'esplicito assenso della Russia che addirittura "confermava la sua intenzione di facilitare l'ingresso". Cosa ancora più incredibile, entrambe le parti erano disposte a discutere dello status della Crimea da lì a 15 anni. Del Donbas, poco o niente - si sarebbe tornati, probabilmente, agli accordi di Minsk, ovvero ampia autonomia all'interno dei confini ucraini. Insomma, niente male. Insomma, MOLTO male per chi in questi anni si è costruito una bella carriera di gettoni di presenza in televisione e sui giornali per dirci l'esatto contrario di quello che stava succedendo, e sperando (e diciamolo una buona volta) che le cose andassero invece come sono andate, ossia con la guerra a oltranza. Paradossalmente, è stato proprio il ritiro russo da Kiev a far precipitare la situazione (i due autori lo attribuiscono al fatto che l'esercito russo non era in rado di tenere le posizioni, ma qui per me sbagliano di grosso visto che non era alle viste nessuna controffensiva ucraina, e avrebbero potuto consolidare le posizioni senza ritirarsi da tutta la regione), perché ha convinto l'amministrazione ucraina che la guerra si poteva vincere sul campo grazie all'incapacità militare russa (si è visto infatti come è andata la cosa) e per i fatti di Bucha che però, caso strano, non hanno interrotto i negoziati ("the behind-the-scenes work on the draft treaty continued and even intensified in the days and weeks after the discovery of Russia’s war crimes, suggesting that the atrocities at Bucha and Irpin were a secondary factor in Kyiv’s decision-making", e sui fatti di Bucha si dovrà, un giorno, parlare per bene. Un primo passo potrebbe essere una lista completa delle vittime, che non c'è ancora).
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Non tutto, ovviamente, era stato risolto; restavano differenze, anche nelle versioni della bozza che le due parti si scambiavano e iniziavano a far circolare nei canali diplomatici dei paesi terzi (ad esempio l'insistenza russa sulla questione della de-nazificazione), ma non erano, in fin dei conti, differenze troppo gravi come lo stesso Arakhamia dichiarò poi in seguito. A metà aprile le due parti erano, stando alle dichiarazioni di uno dei negoziatori ucraini, Oleksandr Chalyi, "molto vicine" a formalizzare il tutto. Dunque perché poi non è successo? Perché, come dicono i due autori all'inizio, ed elaborano poi in dettaglio, la reazione occidentale all'idea dei negoziati fu "tiepida" - si doveva, del resto, infliggere "una sconfitta strategica alla Russia", e come la si infligge con un negoziato? - , le garanzie di sicurezza troppo pericolose per la NATO, la leadership ucraina troppo convinta di poter vincere sul campo, tanto che il 2 maggio Oleksii Danilov dichiarava baldanzoso che "un trattato con la Russia è impossibile, solo una capitolazione può essere accettata". E il malvagio Putin? No, pare che lui non c'entri, devono ammettere gli autori. Orrore. Ed ecco spiegato il motivo per cui di questo articolo non si parla, e perché sia partita immediatamente una campagna per svilirlo e presentarlo come "un aiuto alla propaganda russa".
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