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SilvioDallaTorre

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MARIO MONTI Mario Monti è stato un pessimo presidente del consiglio. Il bilancio che si lascia alle spalle è disastroso. Attraverso la cura da cavallo ordinata dalla BCE e da lui prontamente eseguita, ha precipitato il paese in una seconda recessione dopo quella drammatica del 2008. L'Italia ne è uscita indebolita sotto tutti i punti di vista: sul piano della finanza pubblica, della produzione industriale, della bilancia commerciale, della demografia. Si può dire che da quello shock non ci siamo ancora ripresi. Altro che salvatore della patria! Solo il suo sodale di loggia e di sagrestia ( le due cose non sono affatto in contraddizione) Mario Draghi è riuscito a fare peggio. A fronte di tali catastrofici risultati, si sperava che Monti cercasse almeno di far perdere le sue tracce per non incorrere nel giusto sdegno dei suoi concittadini. E invece no. Il menagramo continua ancora ad essere richiesto del suo autorevole parere. Il Corriere della sera, per esempio, pubblica una lunghissima intervista dell'ineffabile Cazzullo, nella quale il Monti, tra altre amenità degne di un bambino di terza elementare, invita gli italiani a riscoprire il valore della parola "sacrifici". Inoltre, ricorda la sua passione per gli eroi e i soldati del Risorgimento, di cui, durante l'infanzia, collezionava le figurine. Una nazione, ci spiega, si forma nel campo di battaglia. Anche l'Europa, per avere pieno compimento, richiederà probabilmente spargimento di sangue. Insomma, il suddetto, come già aveva fatto il suo sodale di loggia e sagrestia Draghi qualche settimana fa, ci informa che dobbiamo armarci ed essere pronti a morire. Mentre lui collezionerà le figurine dei soldati in ricordo della sua passione d'infanzia, noi andremo in guerra. Il suo esito, avendo un tale iettatore tra i suoi fautori, non potrà che essere negativo.
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L'esercito ucraino si sta progressivamente liquefacendo. L'Occidente, dopo anni di deindustrializzazione forzata, non è in grado di rifornirlo dei mezzi necessari per stabilizzare il fronte. Ancora peggio, il materiale umano comincia a scarseggiare. L'unica prospettiva sembra essere quella di combattere fino all'ultimo uomo disponibile. Per tirare avanti il più a lungo possibile si possono solo mandare sul campo di battaglia delle truppe europee, così da infliggere ulteriori danni alla Russia e precipitare l'intero continente in una spirale di violenza. L'ineffabile Macron dichiara di volerlo fare quasi ogni giorno e verso questo esito stiamo andando, nell'indifferenza dei popoli anestetizzati dalla propaganda e con la complicità di una classe dirigente europea ricattata, corrotta, incolta. Se le cose stanno così (e credo stiano così), le differenze del passato (destra, centro, sinistra) vengono meno. Lo spartiacque è tra chi vuole la pace e chi no. Tra chi vuole un'Europa schiava degli Stati Uniti e chi no. Tra chi vuole rapporti di buon vicinato con la Russia e chi no. Tra chi vuole esportare con la violenza lo stile di vita occidentale e chi no. Tra chi vede nella guerra uno strumento per accrescere il proprio potere e le proprie ricchezze e chi pensa che solo nell'orizzonte della pace vi possa essere un vero progresso. Per quanto mi riguarda , sosterrò e, nel caso, voterò tutti quegli uomini politici che appoggeranno l'unico piano di pace al momento possibile. Esso dovrebbe articolarsi in questi punti: armistizio immediato; Crimea e Donbass alla Russia; disarmo e neutralità di quel che resta dell'Ucraina; impegno del paese a non entrare né nella NATO né nell'UE; grande piano di ricostruzione finanziato da USA, Russia e Europa.
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L'Ucraina è un paese fallito che non potrebbe né pagare gli stipendi pubblici né combattere un sol giorno senza gli aiuti dell'Occidente. Nell'ultimo decennio esso è stato rifornito di tutte le armi possibili ed immaginabili. Se esse non sono state sufficienti a piegare la Russa non è perché non ne sono state mandate abbastanza (questa storiella può crederla soltanto chi si è bevuto il cervello a forza di telegiornali ed editoriali di Repubblica), ma perché l'Occidente, ormai largamente deindustrializzato, non ha le capacità produttive per mandarne di più . I 61 miliardi di dollari stanziati dal senato americano non hanno un effetto pratico, ma sono il segnale che si vuole combattere ad oltranza. Fino all'ultimo ucraino. Quando si sarà arrivati a questo terribile risultato, e l'esercito del paese non sarà più in grado di continuare la lotta, si porrà il problema di mandare sul campo di battaglia ,oltre ai mercenari che già ci sono in gran numero, dei soldati europei. La cosa, per fortuna, non sembra facilissima. Viviamo in società iperindividualiste ed antieroiche. Convincere milioni di persone a seppellirsi in casa per salvarsi la vita da una pseudo pandemia si è dimostrato facile; mandarle in trincea a farsi massacrare dai droni russi potrebbe esserlo molto meno. In ogni caso, il progetto delle elite occidentali va avanti senza esitazione. Si vuole distruggere la Russia in quanto stato, dividendola in cinque o sei entità ostili tra loro, e prendere possesso delle sue ricchezze naturali. Al momento questo obiettivo sembra irraggiungibile e appare anzi molto più probabile che, continuando su questa folle strada, sia l'Occidente ad andare a sbattere contro un muro. E molto pesantemente.
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Il governo della "fascista" Meloni agisce in piena continuità col governo del "democratico" Draghi in tutte le questioni essenziali: la politica interna, la politica estera, la politica militare, la politica economica. Anche sulle questioni sanitarie c'è una sostanziale continuità. Se è vero, infatti, che la Meloni ha tolto le restrizioni pandemiche con uno o due mesi di anticipo rispetto a quanto avrebbe fatto un ipotetico governo a guida PD ( e di questo le sono sinceramente grato) , è anche vero che non ha voluto fare luce sui mostruosi fenomeni di corruzione che si sono verificati in quel periodo. Ciò che più conta , non ha arrestato, ma ha anzi accelerato, quel processo di distruzione della sanità pubblica che è da tempo uno degli obiettivi delle elite dominanti. Persino sulle questioni etiche, che pure dovrebbero costituire uno spartiacque tra forze politiche di diversa estrazione culturale, non c'è stata alcuna rottura. Il governo attuale non mette in discussione la legge 194 e non contesta i diritti delle minoranze sessuali. L'unico vero motivo del contendere risiede nella distribuzione dei posti di sottogoverno. In particolare alla RAI si sta consumando una lotta furibonda tra i rampolli della Roma bene "di sinistra" , i quali considerano un privilegio acquisito per diritto di nascita l'assunzione, con tanto di stipendio da cinquemila in su, nel carrozzone di Saxa Rubra, e i coatti della Roma periferica che, dopo essersi fatti strada con la demagogia di estrema destra , si gettano famelici sul bottino. Naturalmente, quanto più alti sono gli emolumenti in ballo tanto più aspra diviene la contesa. In questo contesto, la discriminante fascismo/antifascismo è quindi agitata in modo del tutto strumentale e serve solo a garantire un contratto da centravanti di serie A a Augias , Scurati e a una miriade di nani e ballerine. Oggi, 25 aprile, contemplo costernato questo squallido spettacolo che trascina nel fango gli ideali di una vita.
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SE FOSSI AMERICANO...... Se fossi americano, nato e cresciuto negli Stati Uniti, nelle ultime due presidenziali avrei attivamente sostenuto la candidatura di Bernie Sanders, esponente dell’ala “socialista” del partito democratico. Tanto per variare, avrei commesso un errore. Sanders, dopo essere stato sconfitto con la frode nelle primarie del 2016, si è ritirato dalla corsa quattro anni fa, convergendo su Biden al primo manifestarsi della pandemia. In tal modo si è rivelato una tigre di carta. Il suo ruolo è simile a quello che in Italia viene coperto dalla squallida compagine di Bonelli e Fratoianni. Fosse stato eletto, si sarebbe comportato come qualsiasi altro presidente democratico. Dovendo scegliere tra due candidati sgraditi, nel 2016 mi sarei probabilmente astenuto. Anche in questo caso si sarebbe trattato di un errore. Trump, checchè se ne dica, non è stato un cattivo presidente. Durante il suo mandato, diversamente da quanto accaduto col suo predecessore e col suo successore, gli Stati Uniti non hanno scatenato nessuna guerra di grandi proporzioni. Un merito non di poco conto, che lo avrebbe reso meritevole di ricevere un voto. Quattro anni fa, nella contesa tra Biden e Trump , avrei sicuramente dato la mia preferenza a quest’ultimo, per le ragioni sopra esposte e perché mi rendevo perfettamente conto che una vittoria dei Dem avrebbe portato a un confronto bellico con la Russia e a un inasprirsi delle restrizioni pandemiche. Oggi mi auguro che , alle elezioni di novembre, possa ottenere la vittoria Robert Kennedy Jr. Questo candidato indipendente rappresenta la parte più onesta e ragionevole dell’elite americana. Durante la pandemia ha cercato di contrastare il pensiero dominante riguardo ai confinamenti ed ai vaccini. Proprio per questo una sua vittoria appare purtroppo difficilissima, sebbene i sondaggi registrino un costante aumento dei suoi consensi a dispetto del silenzio mediatico di cui è fatto oggetto. Se mai si aprisse una concreta possibilità di successo, Robert Kennedy rischierebbe di fare la fine del padre e dello zio. Tutto quindi lascia pensare che lo scontro sarà tra Biden e Trump. Se questo si verificasse non esiterei a votare per il secondo. Sono consapevole che una sua presidenza non ribalterebbe la triste situazione che si è venuta a creare. Il suo appoggio ad Israele è tetragono come quello di Biden (e anche, per la verità, come quello di Kennedy e di tutti gli altri possibili candidati). Quanto alla guerra in Ucraina , che forse non sarebbe scoppiata se nel 2020 non gli fosse stata scippata la vittoria, le cose sono andate troppo avanti per pensare che si possa tornare alla situazione quo ante. A questo punto, dopo tutti i morti che ci sono stati da entrambe le parti, saranno i russi a punture ad una vittoria totale. Con tutto questo, ritengo deleteria la permanenza al potere della cricca Dem. Tutto ciò che può ostacolare l'alleanza tra Dem e NeoCon, la quale regge gli Stati Uniti da tre decenni, è positivo. Male che vada, Trump potrà fare come il suo predecessore. Peggio, è impossibile. Questo è quanto.
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👍 18 6👏 4💯 2
All’inizio della campagna vaccinale vennero organizzate delle giornate destinate ad alcuni gruppi particolari. Tra questi vi erano gli insegnanti sotto i 55 anni, cui venne riservata una dose di Astrazeneca. Si trattò di una falsa partenza. Si registrarono, infatti, molti effetti avversi. Diversi colleghi furono costretti a casa, come ho potuto constatare personalmente avendo dovuto fare in quei giorni – evento rarissimo - alcune supplenze a pagamento. Il sistema mediatico, naturalmente, non fece una parola di quanto era accaduto. Qualche protesta deve comunque esserci stata. Si pensò bene, allora, di cambiare destinazione: non più agli insegnanti sotto, ma a quelli sopra i 55 anni. Ciò che si adattava soprattutto ai giovani di punto in bianco si adattava soprattutto ai vecchi. La cosa non andò avanti a lungo. Ben presto, infatti, Astrazeneca venne ritirato dal marcato. Gli effetti avversi da esso provocati non erano, in realtà, superiori a quelli dei vaccini concorrenti, forse, anzi, come poi è emerso, erano inferiori. Fu solo la tragica morte della ventenne Camilla Canepa, colpita da un ictus fatale nelle ore successive all’inoculazione, che costrinse le autorità a prendere questo provvedimento. A questo punto si poneva il problema della seconda dose di richiamo. Astrazeneca era un vaccino concepito in forma tradizionale, mentre i rivali Pfifer e Moderna erano vaccini di tipo nuovo, a mRNA. L’uomo della strada poteva pensare che si trattasse di farmaci incompatibili. Non così i grandi luminari della medicina, i quali si precipitarono in tutte le televisioni a spiegare che tutto andava benissimo. Tirarono fuori dal loro cilindro di clown della scienza l’incredibile concetto di “vaccinazione eterologa”, che avrebbe imbarazzato anche i giocatori delle tre carte e i truffatori di professione. Sei malato? Oggi prendi la pomata, domani la supposta, dopo domani il purgante. Che problema c’è? In fondo sono sempre medicine. Se non vi fossero stati dei risvolti tragici, verrebbe quasi da riderci sopra. Questo è solo un piccolo aneddoto tra i mille che si potrebbero raccontare su quel periodo. Tra gli effetti della pandemia vi è stato quello di sdoganare l’uso delle menzogne più incredibili, quelle che contrastano non solo alla logica elementare, ma anche ai più immediati dati della realtà. Giornalisti, scienziati di fama, politici, presidenti e pontefici hanno mentito in modo ripetuto ed evidente, senza fare una piega od avere un’esitazione. Tutto questo non è venuto meno con la fine dell’emergenza epidemica. Dobbiamo prendere atto che classi dirigenti dell'Occidente vivono nell'irrealtà. Esse mentono sul covid, sulla guerra, sull’economia, su tutto. Forse mentono anche a se stesse. La menzogna è diventato il loro abito naturale.
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MARIO DRAGHI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA? In queste settimane, nelle segrete stanze del potere reale e alla faccia del voto popolare, si decide quale sarà il prossimo presidente della Commissione europea. Il compito appare abbastanza facile. Fare peggio di Ursula Von der Leyen, che ha raggiunto inimmaginabili livelli di incompetenza, falsità e corruzione , sembrerebbe impossibile. Al massimo, confermando l'attuale presidente, i nostri oligarchi potrebbero replicare il misfatto. Purtroppo, corre voce che questi signori siano intenzionati a tirar fuori dal loro cilindro un nome ancora più pericoloso, quello di Mario Draghi. Se questo avvenisse, le conseguenze sarebbero catastrofiche per tutti noi. Nella sua lunga carriera, Mario Draghi si è sempre posto al servizio degli interessi più antipopolari . A lui si deve la proditoria svendita delle partecipazioni statali, a lui si deve l'infame lettera al governo italiano con cui si imponeva la distruzione della previdenza e della sanità pubbliche, a lui il linciaggio della Grecia, a lui il green pass. Una sua eventuale presidenza manderebbe un messaggio chiaro. L'Europa deve prepararsi alla guerra. L'economia del Continente deve riconvertirsi per sostenere lo sforzo bellico. Incominciamo a fare gli scongiuri.
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IL DIVIETO DI ARRAMPICARSI SUGLI ALBERI Quando vado al bar, mi limito, di solito, a sfogliare la Gazzetta dello sport, nella convinzione, forse ingenua, che almeno sui risultati delle partite di calcio la stampa non menta. Solo in qualche rara occasione mi spingo fino alla lettura della cronaca locale, stimolato da una irresistibile curiosità per i pettegolezzi di paese. Oggi è stata una di queste occasioni. Sono così venuto a sapere dal Gazzettino che la sindaca di Oderzo ha emanato un decreto con cui sancisce la proibizione di “arrampicarsi sugli alberi” posti negli spazi pubblici. Per i trasgressori sono previste multe da 50 a 500 euro. In un primo momento ho attribuito questa bizzarria allo stato confusionale di un’amministrazione che si rifugia nella tutela formale della sicurezza non essendo stata in grado di assicurare servizi essenziali come tagliare l’erba, ripianare le buche delle strade, organizzare la viabilità in un modo razionale, restaurare le scuole dichiarate inagibili. Del resto, durante l’epidemia, l’attuale amministrazione ha fatto transennare gli argini del Monticano, scatenando i vigili urbani contro gli irresponsabili che, con le loro passeggiate oltre il confine dei cento metri da casa, avrebbero potuto contaminare le talpe, le anatre e le nutrie colà presenti. Chi prende un provvedimento così demenziale è capace di tutto, anche di multare il bambino che si arrampica sugli alberi dei giardini pubblici. Temo, però, che in questo caso la questione non sia solo riconducibile alla deriva di un’amministrazione allo sbando, ma abbia un carattere più generale. Il Veneto è stato a lungo ben amministrato (devo riconoscerlo pur non essendo mai stato né democristiano né leghista). Oggi le cose sono cambiate. Le ragioni per cui questo è avvenuto sono complesse. Per quanto mi riguarda, non avendo né il tempo né le capacità per discutere su questo regresso, mi piacerebbe soltanto rivolgermi ai miei giovani compaesani. Se lo potessi fare, userei queste parole. Cari bambini di Oderzo, mi permetto di darvi un consiglio. Divieto o non divieto, multa o non multa, arrampicatevi sugli alberi. Fate come tutte le altre generazioni di opitergini che vi hanno preceduto. Quando, una volta cresciuti, passerete davanti all’albero del cuore, quello che un tempo vi sembrava enorme e che magari, ai vostri occhi di persone adulte, avrà perso tutta la sua imponenza, vi accorgerete che aver raggiunto la sua cima è stata una gioia grandissima. Una di quelle che solo durante l’infanzia si provano. Privarvi di questa felicità sarebbe il torto più grave che noi vecchi possiamo farvi. E allora, buttate via i telefonini e arrampicatevi pure sul vostro albero preferito, poco importa che si trovi in uno spazio pubblico o privato. Buona scalata, cari bambini, e tanta, tanta felicità.
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LA DIGITALIZZAZIONE E I GIOVANI Quando ho compiuto cinquanta anni, mi sono ripromesso di non pronunciare per nessun motivo le fatidiche parole : “ Ai miei tempi…”. I tempi migliori – come è noto – non sono mai esistiti e dietro l’idealizzazione retrospettiva del passato si cela quasi sempre la nostalgia per la propria gioventù. D’altra parte, la storia umana non è, come a volte si crede, un’inarrestabile corsa verso il meglio. Vi sono delle epoche in cui si registra un regresso sia nell’ambito culturale che in quello delle condizioni di vita. A volte, la rottura tra il presente ed il passato è particolarmente rapida e violenta. In questi casi un confronto tra l’ieri e l’oggi si rende necessario, se si vuole comprendere la direzione verso cui si sta andando e agire su di essa. Io sono convinto che noi stiamo vivendo un momento di trapasso di questo tipo. Esso rappresenta una drastica frattura non con i “miei tempi” , ma con tutti i tempi della precedente storia umana. Si sta affacciando alla maggiore età la prima generazione che, nel momento fondamentale della sua formazione, ha passato più tempo con gli oggetti meccanici che con altri esseri umani. Per un adulto che non abbia figli in età scolare è difficile comprendere l’intensità del problema. Faccio allora un esempio. Molti adolescenti sono soliti postare nei loro siti Istagram lo screen che registra il tempo passato al telefonino durante la giornata , in una sorta di folle gara a chi fa meglio. Le cifre di dieci, undici, dodici ore, che vengono lì indicate, sono forse delle eccezioni. Sei o sette ore sono però normali e rappresentano una probabile media generale. I maschi, che credo soffrano il problema in modo più acuto, si dedicano soprattutto a dei demenziali giochi elettronici. Le ragazze sono invece più propense a postare foto e video, spesso cercando di mettere in mostra le proprie bellezze fisiche. In casi niente affatto rari si assiste a dei fenomeni di vera e propria dipendenza, in tutto e per tutto simile a quella provocata dalle droghe. Siamo di fronte alla prima generazione che passa più tempo con il telefonino che con i genitori, gli insegnanti, i coetanei. L’educazione culturale, morale, linguistica, affettiva, sessuale non viene più costruita nel rapporto con i propri simili, ma attraverso la mediazione di un oggetto meccanico. Dobbiamo ritenere che tutto questo sia un bene? Io credo di no. So benissimo che la tecnica ha sempre interagito con la vita. L’uomo , però, è sempre stato, in primo luogo, un animale sociale. E’ questa sua caratteristica ad essere ora colpita. Nella scuola gli effetti di questo processo sono già evidenti e si traducono in una crescente difficoltà a concentrarsi, a star fermi, a scrivere in modo corretto, a fare dei calcoli, ad avere un rapporto collaborativo con i compagni, a riflettere criticamente sugli avvenimenti del proprio presente. Cosa avverrà nel lungo periodo è difficile dirlo, ma, per quanto mi riguarda, non sono affatto ottimista.
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I più grandi nemici dell'Ucraina sono i suoi presunti amici. Quelli che, dal crollo dell'URSS ( e forse anche da prima), hanno alimentato una folle retorica nazionalista, quelli che hanno consegnato il paese a una banda di oligarchi, quelli che hanno organizzato un colpo di stato che ha esautorato un presidente eletto, quelli che hanno esaltato le imprese dei filonazisti di ieri ed hanno sdoganato i neonazisti di oggi, quelli che, non appena saliti al potere, hanno aggredito le regioni filorusse, quelli che invocano l'immediata adesione alla NATO. Costoro, non soddisfatti del massacro che hanno già provocato, chiedono più armi, più bombe , più soldi per Zelenskij, pronti a sacrificare fino all'ultimo ucraino, pur di soddisfare i loro sporchi interessi. Costoro sono le elite dell'Occidente col loro seguito di maggiordomi e servi più o meno sciocchi. Solo liberandosi dalla malefica influenza di questi individui pazzi e malvagi l'Ucraina può sperare di risalire dal baratro in cui è stata condotta. In caso contrario, tra morti in guerra, emigrazione e crollo della natalità , la stessa sopravvivenza biologica del popolo ucraino non è assicurata.
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