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Pitagoriko

Nel canale trovi un percorso di formazione politica fatto di video, letture, e riflessioni spesso non ammesse su fasciobook. A RICHIESTA, faccio anche delle dirette per spiegare le trasformazioni antropologiche in atto. Scrivimi: [email protected]

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01
IL PARADOSSO DEL TOTALITARISMO Da tempo la strategia narrativa neoliberale, di matrice angloamericana, passa attraverso due mosse: 1) il tentativo di definire il mondo liberale come l’unico mondo possibile, per cui, nel lungo periodo non c’è alternativa (da Fukuyama alla Thatcher), e 2) il tentativo di sussumere tutte le forme di vita, tutte le organizzazioni politiche e tutti gli impianti culturali che pretendono di non ridursi al paradigma liberale come “illiberali-e-dunque-totalitari”. Finiscono così nel calderone degli “illiberali-e-dunque-totalitari” ogni religione che pretenda di essere più che fatto privato (es.: l’Islam), tutti i paesi che pretendono di mantenere sovranità senza genuflettersi all’impero americano (Cina, Russia, Iran, Corea del Nord ma poi anche, a seconda di come girano i governi, Cuba, Venezuela, Bielorussia, Ungheria, Serbia, Sudafrica, ecc.), e poi tutte le ideologie che hanno storicamente rigettato l’impianto liberale (socialismo/comunismo in primis, conservatorismi pre-liberali dove esistono, e nella modesta misura in cui hanno elaborato una teoria, i fascismi tra le due guerre). Naturalmente gli elementi che compaiono in questo calderone presentano, a chi voglia prendersi la briga di guardarli da vicino, una miriade di soluzioni politiche, istituzionali e culturali diverse, ma questo per la narrazione neoliberale è irrilevante: su di essi ricade la scomunica dell’“illiberalità-e-dunque-totalitarismo”. Ci si ritrova così con il seguente quadro, altamente ironico, per cui il liberalismo, l’unica ideologia che si pretende l’ultima e definitiva verità della storia, da estendersi in forma planetaria, denuncia tutte le altre culture e soluzioni politiche della storia come “totalitarie”. In sostanza l’unica cultura che oggi ha pretese realisticamente totalitarie denuncia tutti gli altri come totalitari. E siccome in una visione totalitaria, ciò che appartiene alla propria ortodossia è per definizione il Bene, le società liberali (oggi neoliberali) riescono con perfetta serenità e buona coscienza a prodursi in spettacolari doppiopesismi, in un profluvio di doppi standard, perché i nostri delitti sono errori contingenti, i vostri ignobili abiezioni, i nostri massacri sono danni collaterali, i vostri espressione di malvagità innata, le nostre proteste interne sono tafferugli di minoranze ingrate, le vostre sono manifestazione popolare di un anelito alla libertà, ecc. ecc. La denuncia neoliberale di “tutti i totalitarismi” è la perfetta esemplificazione del proverbiale bue che dà del cornuto all’asino.
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02
Qualche sera fa nel salotto borghese di Cairo, il covo di meastrini chiamato Propaganda Live, è intervenuto Antonio Albanese facendo la ramanzina alla "sinistra" colpevole di non "frequentare il nostro tempo e la gente". Qua è essenziale la distinzione ripresa nei titoli delle clip che immortalano il momento in cui l'epifanico Albanese ci rende eruditi dell'ovvio. Il tempo "è il nostro" (il suo e dei suoi pari classe) mentre la gente è un brodo di individui a contorno del "nostro tempo". Albanese indica la via, ma fa ombra alla luna col dito rivelando quella che sembrerebbe una contraddizione di una forza politica che dovrebbe essere dalla parte della "gente" ma è invero (dico io) "demofoba". Albanese come Croce col fascismo fa 30, ma non fa 31. Non è dissonanza cognitiva o una contraddizione; semplicemente se non fa cose di "sinistra", per gli interessi del popolo, ma li fa per la borghesia, quella non è sinistra. Tutt'al più è una sinistra borghese che truffa il popolo con temi socialisteggianti di sovrastruttura, senza mai intaccare la spina dorsale dei modi di produzione capitalistici e privati, credendo il popolo una massa di disadattati, sfruttandone il consenso retto sulla truffa. Antonio Albanese ricorda i socialdemocratici, "la sinistra", che dopo aver mendicato internazionalismo ha portato il proletariato tedesco a scontrarsi con quello di tutta Europa nel primo conflitto mondiale? A superare la dicotomia sinistra-destra ci hanno già pensato i padroni, da tempo, da quando alla destra, naturalmente borghese, è stata affiancata la sinistra borghese samaritana, al solo scopo di picconare gli interessi popolari che potrebbero essere soddisfatti da economia e prassi socialistica. Uno scenario che vedrebbe perire qualsiasi classe dirigente borghese che basa il potere sulla delegocrazia del "poi ci pensiamo noi", forte della privazione dei singoli di strumenti di emancipazione politica utili ad indagare il movimento della storia e svelare le contraddizioni. La borghesia camuffata, unita contro il rischio di germe socialista. L’assorbimento totale della sinistra dei padroni oggi non è che la ripetizione politica di un ennesimo esercizio, acuito dalla centralizzazione del capitale che teme l'esplodere di contraddizioni che aprono al socialismo reale. Dobbiamo liquidare i signori, chi si camuffa con lo smalto quanto i loro compari conservatori, che con il consenso conservano il medesimo privilegio di classe, fargli sponda con la morale permette loro di rifarsi una verginità. Parlo al vento. Albanese non può capire, la sua è una messinscena sinceramente classista. Albanese è la borghesia. Un samaritano della ZTL che propone di abbassarsi francescanamente a parlare con la "gente" che si guadagna la giornata ogni giorno. Albanese è uno che guarda dall’alto al basso il popolo. Uno di quelli che studia la lingua e la mimica della gente semplice per interagirvi come fossero creature speciali. Creature che lo spaventano perché sa bene che se avessimo la vostra coscienza di classe potremmo rivoltarci e maciullarvi, perpetrando contro di voi lo stesso furto che subiamo a causa della discriminante di essere usciti dall’utero sbagliato. Da qui l’esigenza esistenziale e la foga di taluni come Albanese di mettere il guinzaglio al popolo con giochetti moralistici e intellettualoidi, mettendogli in testa di cosa avrebbero bisogno, con i dovuti limiti e prima d’altri coreograficamente sgraditi o più imbarazzanti. Intendiamoci, non è una colpa da estirpare lo status che Albanese ha di privilegiato e quello dei suoi amici di salotto, è analisi concreta della situazione concreta. Chi è popolo non si pone il problema di parlare con se stesso; continui Albanese a fare quello che fa per la sua classe, non sorprenda, ma il popolo non abbocchi. Noi dobbiamo preoccuparci di non dare più credito al privilegiato di turno che dall’alto della sua presunta purezza, garantita da una rendita, indichi di cosa avremmo più bisogno. Già perché sarebbe una truffa, gli interessi del popolo non coincideranno mai con quelli di chi non ne fa parte.
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03
🇨🇳🇺🇸 FT: LA CINA METTERÀ FINE ALL’EGEMONIA DEL DOLLARO La Cina passerà a una politica monetaria indipendente, che distruggerà l’attuale sistema monetario internazionale. Il regime di targeting del tasso di cambio, limitando la crescita dell’offerta di moneta rispetto alla crescita complessiva del debito, ha spinto Pechino a livelli sempre più elevati di rapporto debito/PIL. È giunto il momento che le autorità cinesi prendano in mano le leve monetarie per garantire una maggiore crescita del PIL nominale. Ciò significa consentire al tasso di cambio di adeguarsi al livello di crescita dell’aggregato monetario ampio necessario per alleggerire il peso della Cina. L’attuale sistema monetario internazionale cesserà di esistere quando la Cina otterrà la piena indipendenza monetaria. Fonte: Russell Napier, Financial Times, 18 aprile 2024 🟥 Segui Giubbe Rosse Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
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04
‌PERFECT BLUE, UN’OPERA PROFETICA TUTTA DA RISCOPRIRE di Massimo Selis Perfect Blue rimane a distanza di quasi trent’anni un’opera innovativa e coraggiosa per le sue continue invenzioni stilistiche, ma anche per aver saputo costruire un thriller e quindi un film cosiddetto “di genere”, che sa mescolare la dimensione onirica e allucinatoria con forti tematiche sociali. Emergono chiaramente il desiderio di successo, la competizione; il pericolo della virtualità dei media, della manipolazione attraverso internet, agli albori nel ‘97; la ricerca di un’identità vera che si scontra con l’identità creata attraverso i media. Un film che parla all’uomo di oggi con grande anticipo. Leggi l'articolo completo 🟥 Segui Giubbe Rosse Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
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05
CAPITALISMO VORACE FAMELICO Di Danilo Zuccalà Minatore nello Utah nei primi del Novecento. Età approssimativa 8 anni. Il capitalismo senza lotta di classe. Caduta l' Urss si sta pian piano tornando a ciò che è sempre stato. Con una piccola ma sostanziale modifica: i vostri figli, per coloro che ne avranno, saranno sostituiti dai migranti o direttamente dalle macchine. Non c'è più posto nemmeno per i lavori da schiavo. 🌀 Comincia il mio percorso da qui: https://t.me/Pitagoriko/5
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06
LA VERA DIASPORA Da Danilo Zuccalà (Cit. D. P.) 6 milioni di italiani se ne sono andati negli ultimi 30 anni (oltre agli 80 milioni di italiani nel mondo, già andati nel corso del '900 e un par di milioni a fine '800): quasi il 40% dell'ultima ondata di emigrati ha meno di 34 anni. Qui rimangono solo pensionati, disabili, difficilmente occupabili, statali e qualche poveretto che non può andarsene (causa famiglia, mutuo, responsabilità varie: eccomi!). Non si tratta di scelta, ma di un vero e proprio esilio programmato. C'è chi blatera di diaspora e si lagna e c'è chi la subisce sopra la propria pelle, non nel primo secolo dopo Cristo, ma ora, nel XXI secolo. Nel solo 2020, l'anno del Disgusto, abbiamo perso oltre 600.000 concittadini. Perdiamo ufficialmente in media circa 100.000 cittadini italiani ogni anno (ufficiosamente circa il triplo). Un'emorragia continua, assolutamente non bilanciata dai 300.000 immigrati di paesi poveri, che per la maggior parte vivono brevemente la schiavitù nostrale per poi andare in paesi più ricchi, con più lavoro. Perfino per i più poveri, siamo un'infelice parentesi transitoria. 🌀 Comincia il mio percorso da qui: https://t.me/Pitagoriko/5
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07
LA CINA HA ANNUNCIATO CHE STA CANCELLANDO ALCUNI PRESTITI DOVUTI DALLO ZIMBABWE, che è alle prese con un pesante debito. Il gesto è stato compiuto durante le celebrazioni per l’indipendenza del paese africano che segnano 44 anni di libertà dal dominio coloniale britannico. Secondo il Ministero del Tesoro dello Zimbabwe, nel 2022, il paese doveva ai creditori cinesi circa 2 miliardi di dollari. Negli ultimi anni, la Cina è diventata uno dei principali finanziatori dello Zimbabwe, che cerca di ricostruire la sua economia devastata da oltre 20 anni di sanzioni occidentali imposte sul programma di riforma agraria di Harare. Fonte Africa Stream “Tutte le volte che gli occidentali vengono in visita, ci lasciano una lezione di economia finanziaria. Quando se ne vanno i cinesi, ci lasciano un ospedale” (William Ruto – Presidente del Kenya) 🟥 Segui Giubbe Rosse Telegram | web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
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08
Adesso nei paesi capitalistici le città sono perlopiù ornate con sculture astratte. Un siffatto genere d’arte illustra il carattere antipopolare e la natura corrotta dell’imperialismo contemporaneo, in cui la vita spirituale e culturale si immiserisce, e ne rispecchia il clima sociale decadente. Nella società socialista gli spazi urbani sono adornati con sculture graziose e significative, favorendo così la piena fioritura della vita spirituale e culturale sana e nobile dei lavoratori. — Kim Jong Il, Opere scelte, vol. XII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2008, p. 130.
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09
Il governo europeo, cioè la Commissione, prende le decisioni, mentre nel Parlamento europeo si chiacchiera. Nel momento in cui il Parlamento europeo non gode della facoltà di far cadere il governo, sostanzialmente non serve a nulla. Alessandro Barbero
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10
LE GUERRE POPOLARI CONTRO I REGIMI ARISTOCRATICO-BORGHESI Volgiamo lo sguardo alla storia: con le rivoluzioni di fine ‘700 (1776 - USA, 1789 - Francia) le masse popolari partecipano attivamente alla conquista del potere politico, rimanendo però estromesse dal crescente dominio della borghesia. Nel XIX secolo a Parigi si sviluppa la lotta del movimento proletario più maturo politicamente, con diverse grandi sollevazioni popolari vittoriose nelle rivoluzioni del 1830 e 1848. 100 mila operai armati che innalzano la bandiera rossa obbligano la borghesia ad affinare i regimi di controllo sociale: il “bonapartismo” di Napoleone III è una dittatura personalistica che si presenta per il suo livello di populismo e per una politica complessiva che anticipa pulsioni del fascismo (vedi l’uso propagandistico dei plebisciti). L’uso del nazionalismo sarà a questo punto il motivo dominante con cui Bismarck riuscirà a provocarne il crollo, grazie alla maggiore capacità politica e di mobilitazione interna, oltre che di un più solido regime industriale. La Comune rivoluzionaria del 1871 spezza però i giochini dei potenti: per la prima volta le masse popolari, guidate dalla classe operaia, conquistano il potere e lo gestiscono da sole. La “nuova aristocrazia europea” si ricompatta per stroncare questo esperimento in pochi mesi, ma ormai il terrore ha segnato in profondità le élite di tutto il mondo, consapevoli che il virus del socialismo rischia di erodere il loro dominio di classe. [Post completo anche sul nostro canale telegram https://t.me/intellettualecollettivo. Testo tratto da A. Pascale, "Comunismo o barbarie. Un manuale per ribelli rivoluzionari". Info su https://intellettualecollettivo.it/comunismo-o-barbarie/]
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EURO: STORIA DI UN SUICIDIO ANNUNCIATO Quelle che seguono sono le "previsioni" fatte nel 2000 dall'economista britannico Anthony Thirlwall sugli effetti dell'adozione della moneta unica. «La disaffezione regionale che sarà causata dal deterioramento delle condizioni economiche nei Paesi che non dispongono degli strumenti politici per affrontare la crisi economica potrà facilmente diventare terreno fertile per il nazionalismo, il fascismo e il risentimento politico, come già testimoniato in Europa negli anni 20 e 30». «... paradossalmente, l'euro potrebbe diventare una minaccia per l'integrazione e la stabilità europea nel caso in cui esacerbasse le differenze regionali all'interno dell'UE. Cosa che ritengo probabile faccia. Gli shock per i Paesi e per le regioni all'interno dei singoli Paesi sono raramente simmetrici». «L'adozione dell'euro significa abbandonare tutte le armi tradizionali di politica economica che in passato si sono rivelate piuttosto utili. È difficile immaginare come i Paesi europei sarebbero andati avanti negli anni del dopoguerra senza l'uso attivo della politica monetaria, fiscale e dei tassi di cambio. Rinunciare a questi strumenti potrebbe significare, in futuro, un disastro per alcuni di questi Paesi». «In nessuna parte dei patti e delle condizioni che regolano l'Unione Economica e Monetaria e la moneta unica esistono garanzie contro politiche deflazionistiche o condizioni deflazionistiche quali l'aumento della disoccupazione e la deflazione. E neanche contro quei governi che producano eccedenze di bilancio. Le "regole del gioco" sono asimmetriche, infarcite di pregiudizi sull'inflazione, come lo sono del resto anche a livello internazionale, in cui il Fondo Monetario Internazionale penalizza i Paesi in deficit di bilancia dei pagamenti, ma non quelli in surplus. Cosa che imprime un'influenza deflazionistica all'economia mondiale». ["The Euro And Regional Divergence In Europe", The Eurosceptical Reader 2 - 2000 https://www.concertedaction.com/2018/04/09/anthony-thirlwalls-predictions-about-the-fate-of-the-euro-area-from-the-year-2000/]
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Nella settimana successiva al trentesimo anniversario della morte, ricordo la figura di Kurt Cobain, non certo come persona dato che non l'ho mai conosciuto, ma come fenomeno sociale arrivato nelle vite di tanti camuffato dall'aura artificiale del capitale che di un disturbato ne ha fatto un esempio da seguire, riprodurre e sfruttare. Primissimo esempio di espansione del capitalismo che ha segnato la sua evoluzione e potenziamento: raccogliendo nei fatti la lezione di Marx meglio dei marxisti, il capitale ha fatto sua la conquista delle contraddizioni elevandole a camuffata merce da cui ricavar profitto in cambio di una effimera "liberazione", iniziando così un circolo vizioso di conservazione servendosi dei vari disagiati coltivati ed estratti a sorte. Perché Kurt Cobain, suo malgrado, è stato proprio questo. Uno dei tanti effetti avversi del capitalismo, frutto delle enormi contraddizioni sorte durante l’ultimo ciclo di accumulazione del capitalismo industriale di fine 900 di matrice atlantica. Un uomo dotato di una sensibilità straordinaria all'interno di una società che ne ha maciullato la coscienza e che ha saputo esprimere in un vortice di nichilismo tossico allo stato puro; un fenomeno di alienazione estrema fatta passare per il suo contrario, rivestito in fretta e furia da un mantello di falso positivismo. Certo un fenomeno qualitativamente arricchito dal rimasuglio di benessere a scadenza di cui la classe media borghese beneficiava in quegli anni, tra il dopo guerra e l'imminente restaurazione della finanza e globalizzazione. Una classe media che nel benessere capitalista di prima accumulazione ha avuto la possibilità di forgiarsi culturalmente per mera necessità e opportunismo dei padroni, ma già dagli anni precedenti la nascita di Cobain la coperta iniziò a restringersi restituendo di conseguenza un'offerta artistica in fase di smantellamento con cui l'industria discografica, che dipende dai modi e dalla proprietà dei mezzi di produzione, ha fatto di necessità virtù. Siamo quello che siamo, spogliati di tutto, appesi ai like e al narcisismo tossico, privi degli anticorpi politici contro la guerra di classe che ci stanno facendo addosso, anche a causa di questi falsi miti e falsi eroi della libertà obbligatoria, fatti prendere ad esempio mettendoli in una t-shirt alacremente vendutaci dopo giorni in rotazione ipnotica su MTV; una fionda cognitiva, al confronto della precisione bellica dei social, che ha svolto efficacemente il suo lavoro. Kurt Cobain è stato un eroe commerciale inconsapevole, una vittima cooptata e alimentata dal capitale per sfruttarne l'immagine a proprio torna conto, ucciso poi dallo stesso al termine dell'alienazione massima. Da morto continua ad essere rivendicato come espressione di civiltà di proprietà dell'impero statunitense; a voler magnificare il capitalismo americano come quel sistema ideale che produce paranoidi schizzati suicidi che ce la fanno! Lui e altri falsi eroi sono capaci di riprodurre oggi dopo morti, riempiendo i dancing della nostalgia, l’unico fine per il quale sono stati fatti brillare dando loro ossigeno per “esprimersi”: la conquista delle contraddizioni col profitto a breve termine.
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JOKER e V PER VENDETTA - Hollywood Propaganda In un'immaginaria Gran Bretagna del futuro, governata da un regime totalitario, un misterioso uomo mascherato, mister V, dichiara guerra al Sistema. Cosa rimane del fumetto di Alan Moore nella trasposizione cinematografica di V per Vendetta? E come, invece, il joker del fumetto viene trasfigurato in altro, nel film di Todd Phillips? Ne parlano Enrica Perucchietti e Roberto Quaglia in questa puntata di Hollywood Propaganda. Continua su Visione TV ⬇️ https://visionetv.it/joker-e-v-per-vendetta-hollywood-propaganda/ SOSTIENICI ♥ https://bit.ly/3yzNVId ACQUISTA LA RIVISTA https://bit.ly/3MsxYLK
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🇮🇹 Alessandro Barbero: “Viviamo in un periodo storico in cui la propaganda non è facilmente riconoscibile, perché è diventata un aspetto dell'informazione. Il problema è che la gente crede di essere informata e invece in molti casi è solo vittima di una "informazione" manipolata”.
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📣 La Democrazia è fiction. Vedo molte persone che si stracciano le vesti perchè il PD è stato scoperto a comprare voti a Torino e a Bari, oltre che a trafficare con la criminalità organizzata. Scusate, di cosa vi stupite? Perchè mai il PD dovrebbe essere al di fuori da certe dinamiche che hanno una rilevanza storica? La democrazia è finita con il crollo del Muro di Berlino e con la fine dell'Unione Sovietica al quale - in Italia - è seguito lo scioglimento del Partito Comunista Italiano e la fine degli altri partiti della Prima Repubblica per mano giudiziaria. Il parlamento non è nient'altro che uno stipendificio e pensionificio improduttivo, dove non si prendono decisioni rilevanti mentre il governo è un organo impegnato nella distribuzione di prebende e poltrone di sottogoverno a famigli e a clientele. E' così da trenta anni; le decisioni fondamentali sono prese in altri consessi, diversi da quelli istituzionali. La Costituzione è ridotta ad essere una sceneggiatura buona per una commedia per gonzi. I grandi temi; la Guerra, il Biopotere, le libertà delle persone, i commerci, lo sviluppo tecnologico sono decisi e regolati in ambiti sovranazionali, e spesso in consessi non pubblici, ma se va bene "pubblico-privati". Si, è vero, Curcio e i suoi amici (solo sotto questo aspetto però) ci hanno visto benissimo: Lo Stato Imperialista delle Multinazionali esiste e noi ci siamo dentro. Tutto il resto, che noi ci ostiniamo a denominare "stato", "istituzioni" e "democrazia" sono solo scorie dello Stato Imperialista delle Multinazionali. Scorie impegnate a garantire posizioni di rendita per ceti sociali, congreghe, clientele e mafie ben incistate e che hanno posizioni di potere. Non avendo possibilità di imporre decisioni sui grandi temi, possono solo leccare il dito che ha raschiato il barattolo della Nutella ormai consumato. Sentire un Ministro o un esponente di prestigio delle opposizioni su un grande tema, è mero intrattenimento; chiacchiericcio, che potrebbe essere fatto da Mastrota, Biscardi e Maurizio Mosca che magari usa il pendolino o il Mago Hotelma che fa un rito. Questo ci è rimasto. Oltre che sperare nella buona sorte.
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Repost from Andrea Zhok
IL PARADOSSO DEL TOTALITARISMO Da tempo la strategia narrativa neoliberale, di matrice angloamericana, passa attraverso due mosse: 1) il tentativo di definire il mondo liberale come l’unico mondo possibile, per cui, nel lungo periodo non c’è alternativa (da Fukuyama alla Thatcher), e 2) il tentativo di sussumere tutte le forme di vita, tutte le organizzazioni politiche e tutti gli impianti culturali che pretendono di non ridursi al paradigma liberale come “illiberali-e-dunque-totalitari”. Finiscono così nel calderone degli “illiberali-e-dunque-totalitari” ogni religione che pretenda di essere più che fatto privato (es.: l’Islam), tutti i paesi che pretendono di mantenere sovranità senza genuflettersi all’impero americano (Cina, Russia, Iran, Corea del Nord ma poi anche, a seconda di come girano i governi, Cuba, Venezuela, Bielorussia, Ungheria, Serbia, Sudafrica, ecc.), e poi tutte le ideologie che hanno storicamente rigettato l’impianto liberale (socialismo/comunismo in primis, conservatorismi pre-liberali dove esistono, e nella modesta misura in cui hanno elaborato una teoria, i fascismi tra le due guerre). Naturalmente gli elementi che compaiono in questo calderone presentano, a chi voglia prendersi la briga di guardarli da vicino, una miriade di soluzioni politiche, istituzionali e culturali diverse, ma questo per la narrazione neoliberale è irrilevante: su di essi ricade la scomunica dell’“illiberalità-e-dunque-totalitarismo”. Ci si ritrova così con il seguente quadro, altamente ironico, per cui il liberalismo, l’unica ideologia che si pretende l’ultima e definitiva verità della storia, da estendersi in forma planetaria, denuncia tutte le altre culture e soluzioni politiche della storia come “totalitarie”. In sostanza l’unica cultura che oggi ha pretese realisticamente totalitarie denuncia tutti gli altri come totalitari. E siccome in una visione totalitaria, ciò che appartiene alla propria ortodossia è per definizione il Bene, le società liberali (oggi neoliberali) riescono con perfetta serenità e buona coscienza a prodursi in spettacolari doppiopesismi, in un profluvio di doppi standard, perché i nostri delitti sono errori contingenti, i vostri ignobili abiezioni, i nostri massacri sono danni collaterali, i vostri espressione di malvagità innata, le nostre proteste interne sono tafferugli di minoranze ingrate, le vostre sono manifestazione popolare di un anelito alla libertà, ecc. ecc. La denuncia neoliberale di “tutti i totalitarismi” è la perfetta esemplificazione del proverbiale bue che dà del cornuto all’asino.
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Repost from N/a
Qualche sera fa nel salotto borghese di Cairo, il covo di meastrini chiamato Propaganda Live, è intervenuto Antonio Albanese facendo la ramanzina alla "sinistra" colpevole di non "frequentare il nostro tempo e la gente". Qua è essenziale la distinzione ripresa nei titoli delle clip che immortalano il momento in cui l'epifanico Albanese ci rende eruditi dell'ovvio. Il tempo "è il nostro" (il suo e dei suoi pari classe) mentre la gente è un brodo di individui a contorno del "nostro tempo". Albanese indica la via, ma fa ombra alla luna col dito rivelando quella che sembrerebbe una contraddizione di una forza politica che dovrebbe essere dalla parte della "gente" ma è invero (dico io) "demofoba". Albanese come Croce col fascismo fa 30, ma non fa 31. Non è dissonanza cognitiva o una contraddizione; semplicemente se non fa cose di "sinistra", per gli interessi del popolo, ma li fa per la borghesia, quella non è sinistra. Tutt'al più è una sinistra borghese che truffa il popolo con temi socialisteggianti di sovrastruttura, senza mai intaccare la spina dorsale dei modi di produzione capitalistici e privati, credendo il popolo una massa di disadattati, sfruttandone il consenso retto sulla truffa. Antonio Albanese ricorda i socialdemocratici, "la sinistra", che dopo aver mendicato internazionalismo ha portato il proletariato tedesco a scontrarsi con quello di tutta Europa nel primo conflitto mondiale? A superare la dicotomia sinistra-destra ci hanno già pensato i padroni, da tempo, da quando alla destra, naturalmente borghese, è stata affiancata la sinistra borghese samaritana, al solo scopo di picconare gli interessi popolari che potrebbero essere soddisfatti da economia e prassi socialistica. Uno scenario che vedrebbe perire qualsiasi classe dirigente borghese che basa il potere sulla delegocrazia del "poi ci pensiamo noi", forte della privazione dei singoli di strumenti di emancipazione politica utili ad indagare il movimento della storia e svelare le contraddizioni. La borghesia camuffata, unita contro il rischio di germe socialista. L’assorbimento totale della sinistra dei padroni oggi non è che la ripetizione politica di un ennesimo esercizio, acuito dalla centralizzazione del capitale che teme l'esplodere di contraddizioni che aprono al socialismo reale. Dobbiamo liquidare i signori, chi si camuffa con lo smalto quanto i loro compari conservatori, che con il consenso conservano il medesimo privilegio di classe, fargli sponda con la morale permette loro di rifarsi una verginità. Parlo al vento. Albanese non può capire, la sua è una messinscena sinceramente classista. Albanese è la borghesia. Un samaritano della ZTL che propone di abbassarsi francescanamente a parlare con la "gente" che si guadagna la giornata ogni giorno. Albanese è uno che guarda dall’alto al basso il popolo. Uno di quelli che studia la lingua e la mimica della gente semplice per interagirvi come fossero creature speciali. Creature che lo spaventano perché sa bene che se avessimo la vostra coscienza di classe potremmo rivoltarci e maciullarvi, perpetrando contro di voi lo stesso furto che subiamo a causa della discriminante di essere usciti dall’utero sbagliato. Da qui l’esigenza esistenziale e la foga di taluni come Albanese di mettere il guinzaglio al popolo con giochetti moralistici e intellettualoidi, mettendogli in testa di cosa avrebbero bisogno, con i dovuti limiti e prima d’altri coreograficamente sgraditi o più imbarazzanti. Intendiamoci, non è una colpa da estirpare lo status che Albanese ha di privilegiato e quello dei suoi amici di salotto, è analisi concreta della situazione concreta. Chi è popolo non si pone il problema di parlare con se stesso; continui Albanese a fare quello che fa per la sua classe, non sorprenda, ma il popolo non abbocchi. Noi dobbiamo preoccuparci di non dare più credito al privilegiato di turno che dall’alto della sua presunta purezza, garantita da una rendita, indichi di cosa avremmo più bisogno. Già perché sarebbe una truffa, gli interessi del popolo non coincideranno mai con quelli di chi non ne fa parte.
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🇨🇳🇺🇸 FT: LA CINA METTERÀ FINE ALL’EGEMONIA DEL DOLLARO La Cina passerà a una politica monetaria indipendente, che distruggerà l’attuale sistema monetario internazionale. Il regime di targeting del tasso di cambio, limitando la crescita dell’offerta di moneta rispetto alla crescita complessiva del debito, ha spinto Pechino a livelli sempre più elevati di rapporto debito/PIL. È giunto il momento che le autorità cinesi prendano in mano le leve monetarie per garantire una maggiore crescita del PIL nominale. Ciò significa consentire al tasso di cambio di adeguarsi al livello di crescita dell’aggregato monetario ampio necessario per alleggerire il peso della Cina. L’attuale sistema monetario internazionale cesserà di esistere quando la Cina otterrà la piena indipendenza monetaria. Fonte: Russell Napier, Financial Times, 18 aprile 2024 🟥 Segui Giubbe Rosse Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
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Repost from Giubbe Rosse
‌PERFECT BLUE, UN’OPERA PROFETICA TUTTA DA RISCOPRIRE di Massimo Selis Perfect Blue rimane a distanza di quasi trent’anni un’opera innovativa e coraggiosa per le sue continue invenzioni stilistiche, ma anche per aver saputo costruire un thriller e quindi un film cosiddetto “di genere”, che sa mescolare la dimensione onirica e allucinatoria con forti tematiche sociali. Emergono chiaramente il desiderio di successo, la competizione; il pericolo della virtualità dei media, della manipolazione attraverso internet, agli albori nel ‘97; la ricerca di un’identità vera che si scontra con l’identità creata attraverso i media. Un film che parla all’uomo di oggi con grande anticipo. Leggi l'articolo completo 🟥 Segui Giubbe Rosse Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
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PERFECT BLUE, UN’OPERA PROFETICA TUTTA DA RISCOPRIRE - Giubbe Rosse News

Perfect Blue rimane a distanza di quasi trent’anni un’opera innovativa e coraggiosa per le sue continue invenzioni stilistiche, ma anche per aver saputo costruire un thriller e quindi un film cosiddetto “di genere”, che sa mescolare la dimensione onirica e allucinatoria con forti tematiche sociali.Emergono chiaramente il desiderio di successo, la competizione; il pericolo della virtualità dei media, della manipolazione attraverso internet, agli albori nel ‘97; la ricerca di un’identità vera che si scontra con l’identità creata attraverso i media. Un film che parla all'uomo di oggi con grande anticipo.

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CAPITALISMO VORACE FAMELICO Di Danilo Zuccalà Minatore nello Utah nei primi del Novecento. Età approssimativa 8 anni. Il capitalismo senza lotta di classe. Caduta l' Urss si sta pian piano tornando a ciò che è sempre stato. Con una piccola ma sostanziale modifica: i vostri figli, per coloro che ne avranno, saranno sostituiti dai migranti o direttamente dalle macchine. Non c'è più posto nemmeno per i lavori da schiavo. 🌀 Comincia il mio percorso da qui: https://t.me/Pitagoriko/5
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LA VERA DIASPORA Da Danilo Zuccalà (Cit. D. P.) 6 milioni di italiani se ne sono andati negli ultimi 30 anni (oltre agli 80 milioni di italiani nel mondo, già andati nel corso del '900 e un par di milioni a fine '800): quasi il 40% dell'ultima ondata di emigrati ha meno di 34 anni. Qui rimangono solo pensionati, disabili, difficilmente occupabili, statali e qualche poveretto che non può andarsene (causa famiglia, mutuo, responsabilità varie: eccomi!). Non si tratta di scelta, ma di un vero e proprio esilio programmato. C'è chi blatera di diaspora e si lagna e c'è chi la subisce sopra la propria pelle, non nel primo secolo dopo Cristo, ma ora, nel XXI secolo. Nel solo 2020, l'anno del Disgusto, abbiamo perso oltre 600.000 concittadini. Perdiamo ufficialmente in media circa 100.000 cittadini italiani ogni anno (ufficiosamente circa il triplo). Un'emorragia continua, assolutamente non bilanciata dai 300.000 immigrati di paesi poveri, che per la maggior parte vivono brevemente la schiavitù nostrale per poi andare in paesi più ricchi, con più lavoro. Perfino per i più poveri, siamo un'infelice parentesi transitoria. 🌀 Comincia il mio percorso da qui: https://t.me/Pitagoriko/5
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Repost from Giubbe Rosse
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LA CINA HA ANNUNCIATO CHE STA CANCELLANDO ALCUNI PRESTITI DOVUTI DALLO ZIMBABWE, che è alle prese con un pesante debito. Il gesto è stato compiuto durante le celebrazioni per l’indipendenza del paese africano che segnano 44 anni di libertà dal dominio coloniale britannico. Secondo il Ministero del Tesoro dello Zimbabwe, nel 2022, il paese doveva ai creditori cinesi circa 2 miliardi di dollari. Negli ultimi anni, la Cina è diventata uno dei principali finanziatori dello Zimbabwe, che cerca di ricostruire la sua economia devastata da oltre 20 anni di sanzioni occidentali imposte sul programma di riforma agraria di Harare. Fonte Africa Stream
“Tutte le volte che gli occidentali vengono in visita, ci lasciano una lezione di economia finanziaria. Quando se ne vanno i cinesi, ci lasciano un ospedale” (William Ruto – Presidente del Kenya)
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Repost from Juche Italia
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Adesso nei paesi capitalistici le città sono perlopiù ornate con sculture astratte. Un siffatto genere d’arte illustra il carattere antipopolare e la natura corrotta dell’imperialismo contemporaneo, in cui la vita spirituale e culturale si immiserisce, e ne rispecchia il clima sociale decadente. Nella società socialista gli spazi urbani sono adornati con sculture graziose e significative, favorendo così la piena fioritura della vita spirituale e culturale sana e nobile dei lavoratori. — Kim Jong Il, Opere scelte, vol. XII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2008, p. 130.
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Il governo europeo, cioè la Commissione, prende le decisioni, mentre nel Parlamento europeo si chiacchiera. Nel momento in cui il Parlamento europeo non gode della facoltà di far cadere il governo, sostanzialmente non serve a nulla. Alessandro Barbero
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LE GUERRE POPOLARI CONTRO I REGIMI ARISTOCRATICO-BORGHESI Volgiamo lo sguardo alla storia: con le rivoluzioni di fine ‘700 (1776 - USA, 1789 - Francia) le masse popolari partecipano attivamente alla conquista del potere politico, rimanendo però estromesse dal crescente dominio della borghesia. Nel XIX secolo a Parigi si sviluppa la lotta del movimento proletario più maturo politicamente, con diverse grandi sollevazioni popolari vittoriose nelle rivoluzioni del 1830 e 1848. 100 mila operai armati che innalzano la bandiera rossa obbligano la borghesia ad affinare i regimi di controllo sociale: il “bonapartismo” di Napoleone III è una dittatura personalistica che si presenta per il suo livello di populismo e per una politica complessiva che anticipa pulsioni del fascismo (vedi l’uso propagandistico dei plebisciti). L’uso del nazionalismo sarà a questo punto il motivo dominante con cui Bismarck riuscirà a provocarne il crollo, grazie alla maggiore capacità politica e di mobilitazione interna, oltre che di un più solido regime industriale. La Comune rivoluzionaria del 1871 spezza però i giochini dei potenti: per la prima volta le masse popolari, guidate dalla classe operaia, conquistano il potere e lo gestiscono da sole. La “nuova aristocrazia europea” si ricompatta per stroncare questo esperimento in pochi mesi, ma ormai il terrore ha segnato in profondità le élite di tutto il mondo, consapevoli che il virus del socialismo rischia di erodere il loro dominio di classe. [Post completo anche sul nostro canale telegram https://t.me/intellettualecollettivo. Testo tratto da A. Pascale, "Comunismo o barbarie. Un manuale per ribelli rivoluzionari". Info su https://intellettualecollettivo.it/comunismo-o-barbarie/]
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I Maestri del Socialismo

Formazione e informazione politica, storica e filosofica per un canale gestito da Alessandro Pascale.