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Lanonaelica

Il pensiero laterale come via di indagine e conoscenza.

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01
Sangue et similia. Era appena 2 anni fa. Cioè un soffio. Senza esibire il QR code eri un autentico reietto. Tuttavia, c'era una cosa per cui il Green Pass non era richiesto: la donazione sangue. Non ti domandavano niente, se non di indossare la mascherina. Zero tampone. Zero vaccino. Strano, tutto ciò, vista la supposta pericolosità del sangue come veicolo di contagio. La prudenza? Andata a farsi fottere. C'era da mungere il donatore, per ottenerne il suo oro rosso. Tanto prezioso, talmente indispensabile, che sulla porta dei centri di donazione ridiventavi improvvisamente un benvenuto membro della comunità. Quasi un cittadino modello. Nessuna discriminazione. Nessuno sguardo di disappunto. Solo disponibilità e sorrisi. Insomma: si apriva un universo a sé stante, isolato nello spazio e nel tempo, dove la veemente campagna di odio, e pure quella truffaldina travestita da prevenzione, si arrestavano senza indugio. Già. Una cosa ben singolare, soprattutto considerando che all'epoca il monito istituzionale più autorevole tuonava di non azzardarsi ad invocare la libertà per sottrarsi alla vaccinazione. Oggi, trascorsi due anni, il ricordo di quei tempi e quegli eventi comincia forse a farsi più sfumato. I motivi di tensione sono mutati: Ucraina, Palestina, femminicidi, clima sono gli argomenti d'elezione che il mainstream ci propone come terreno di scontro d'opinione, tanto per tener viva la contrapposizione duale nella popolazione. Quella che, rispetto ai tempi covid, non è cambiata tanto, è la modalità della comunicazione da parte del potere: c'è una tesi dominante, rispetto alla quale ogni perplessità e dissidenza vengono di volta in volta criminalizzate, derise, insultate, censurate, ridicolizzate, ma comunque rigorosamente fatte oggetto di una rinnovata campagna di odio ben accetta, quando non sospinta, dalle stesse istituzioni che dovrebbero essere invece garanti della pace sociale e del corretto equilibrio nell'esercizio della dialettica tra posizioni maggioritarie e di minoranza. Davvero: non è cambiato alcunché. Gli stilemi sono gli stessi dell'epoca COVID, solo riadattati alle nuove tematiche che costituiscono il guinzaglio con cui portare a spasso i sudditi all'interno del solito, buon vecchio recinto. E, come ai tempi del COVID, anche stavolta ogni tensione svanisce magicamente quando sei sulla porta del centro di donazione sangue: lì siamo tutti uguali, tutti graditi, tutti ben accetti, quand'anche fossimo il prototipo del complottista DOC tutto scie chimiche, no vax, pro Palestina, pro Russia, e pure pro patriarcato veterotossico. Già. Evidentemente il sangue serve. Soprattutto quello ancora incontaminato. Quindi, nessuna polemica. A conti fatti, c'è solo un altro posto in cui si verifica questa magia. Dove diventiamo immediatamente tutti ugualmente importanti. Come se la nostra presenza fosse davvero fondamentale. Direi ESIZIALE. Quasi il nostro con-tributo fosse realmente un pilastro di cui il sistema non può fare a meno. Già. Il seggio elettorale. Negli "spot" istituzionali si arriva a parlare di partecipazione alle elezioni come esercizio di democrazia. Democrazia, si badi bene. Mica libertà. Perché le due cose, contrariamente a quanto si possa pensare, NON sono sinonimi. E la verità, anche se velatamente, ce la devono dire. Quindi: come lì il sangue, qui il voto. Entrambi elargiti con una donazione: c'è solo volontarietà, nessuna costrizione. Da una parte un'espressione fisica del proprio sé. Dall'altra, un'espressione eterica. Cerebrale. Ma, soprattutto, animica. Volevano il nostro sangue. Allo stesso modo, con il medesimo desiderio spasmodico malamente celato, vogliono il nostro voto. Il che vuol dire, traslando facile, che come la carenza di sangue è un problema, così lo è l'astensione. Totale: basta stare fermi. Immobili. Disertare le urne. Perché se per le donazioni sangue c'è "solamente" il sospetto che quello puro sia riservato alle elite, per il voto la certezza è matematica: stai solo alimentando il loro gioco. Ed è un gioco che non salva nessuno. https://t.me/Lanonaelica
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02
Urne e futuro 2024. Anno di elezioni importanti in giro per il mondo. Prima le Europee. Poi quelle in USA. E tutti in trepidazione, perché questa volta si dice siano davvero dirimenti per le sorti dell'umanità. Quindi, bisogna informarsi. Bisogna partecipare. Bisogna votare ancora una volta. Ma meglio. Con maggior forza ed impeto. Calcando di più la matita sul foglio, magari, e trattenendo il respiro. Certo. Come no. Perché il parterre di partecipanti è di quelli che fanno sognare: statisti, sapienti, saggi, filantropi ed esperti su entrambe le sponde dell'Oceano Atlantico. Stavolta, a differenza delle precedenti, faranno sicuramente a gara, una volta eletti, per fare il bene del popolo. Ecco, dunque, che si ventila l'ipotesi di un dragone che andrebbe a sostituire la rettile oggi in carica. Il vantaggio sarebbe quello di rimanere nello stesso ambito di specie. Tuttavia, con un indubbio salto di qualità: più guerra per tutti. Comunque vada, a noi europei è garantito un futuro che non ci avrebbe riservato manco Attila coi suoi Unni al seguito. Dall'altra parte, il ciuffo biondo va a competere con il rincoglionito per eccellenza: anche qui la tragedia veste i panni della farsa, con le due facce della medesima medaglia schierate apertamente pro Sion. E come vuoi che vada a finire la faccenda? Brogli o non brogli, il risultato sarà lo stesso. "Israele domina" potrebbe essere il sottotitolo di questa campagna per le presidenziali. E il resto è pura narrazione per il più coinvolgente intrattenimento del gregge. Certo che il voto è importante: ti tiene dentro il seminato. E viva le coalizioni anti sistema, che da noi rivestono il ruolo che negli USA hanno i candidati di contorno: si dà un po' di colore al quadro, gli si conferisce una fasulla varietà di prospettive, e poi via!, tutti insieme, verso le nuove scintillanti elezioni. Come si dice: altro giro, altra giostra. Immaginiamoci: che succederebbe se le negassero? Cosa capiterebbe se ammettessero in pubblico che è già tutto deciso a tavolino, e che l'inutile rituale viene soppresso? Forse la massa comincerebbe ad incazzarsi: ecco perché le tengono in vita. Nominalmente, si intende. E il gioco gli viene pure facile: basta dire che in casa nostra il più alternativo degli schieramenti non dubita minimamente della narrativa sui virus, dà dei mentecatti a chi osa dissentire dalla scienza ufficiale, è tanto ossessionato dalla credibilità di facciata che dimentica subito cosa vuol dire "pluralismo di idee". In pratica, propone un'altra dittatura del pensiero in sostituzione di quella vigente. Proprio un'ottima trovata. Ma prendiamo il caso della Brexit, per cui tutte le forze No Euro avevano all'epoca tifato. Totale? UK è diventato sinonimo di politica guerrafondaia, sfacelo economico, città da 15 minuti, musulmani a ricoprire le massime cariche, green ossessivo compulsivo, dominio incontrastato dei globalisti sulla popolazione. È questo che gli Inglesi si proponevano con la fuoriuscita dall'UE? Non raccontiamoci cazzate. Le elezioni e il voto in genere, per come sono adesso concepiti e gestiti, sono un'enorme presa per culo. Al di là della rappresentazione delle solite finte contrapposizioni, la loro compagine è bella coesa perché mira solo ad un obiettivo: farci recare alle urne per legittimare per l'ennesima volta il sistema con questo rituale di delega e supina accettazione, che appare sempre più come un atto di volontaria sottomissione. Ecco, allora, che l'astensione è innanzitutto una sacrosanta forma di rispetto verso noi stessi. Di più, a questo punto diventa un atto dovuto nell'intento di mettere in crisi questa recita truffaldina e farlocca. Non è più tempo di mezze misure. E il rifiuto di scendere nuovamente a compromessi merita di essere sostenuto con fierezza. Perché dentro quelle urne c'è tutto il nostro passato, fatto di anni ed anni di vessazioni subite. Ma se non altro, disertandole, stiamo facendo il primo passo, quello più importante: rifiutare un consenso complice e succube a che continuino a decidere del nostro futuro. https://t.me/Lanonaelica
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03
Santi subito. È sempre la stessa storia: uno muore, e diventa santo subito. A volte, pure prima del decesso. Basta che appaia contro lo schieramento da noi detestato, e lo si mette su un piedistallo tale che in confronto San Francesco era un ladrone. Ma per piacere. Che facciamo, continuiamo a scordarci lebbbasi? Putin: certo, ci appare come il più grande statista vivente. Evidentemente, il suo ruolo sul palcoscenico è quello. Ma è un ex del KGB. Cioè uno che le mani se le è sporcate sul campo. E nelle occasioni pubbliche di massima importanza anche recenti (una per tutte: la cerimonia di annessione dei territori occupati, ottobre ‘22), ha fatto usare la fetida mascherina ai valletti presenti. Segno inequivocabile di appartenenza al “piano”. Fico: assolutamente un grande nelle sue recenti prese di posizione anti NATO, anti OMS, anti immigrazione, anti woke etc etc. Però, ha cominciato la sua scalata al potere partendo da posizioni molto europeiste. E forse ci abbiamo dimenticato il piccolo fatto che era premier all'epoca (2009) dell'ingresso della Slovacchia nell'Euro. Come come? I no euro muti? Anche perché non ha avuto esternazioni molto solidali neppure nei confronti della Brexit, e spesso e volentieri si è speso a favore delle politiche implementate dalla UE. Quindi, andiamoci piano con gli entusiasmi. Raisi: è già diventato un martire. Cioè, non è che siccome si inceppa il rotore del suo elicottero, questo cambia il valore delle sue azioni passate. E che il velivolo sia caduto per incidente o per atto di guerra mascherato, ai fini della presente analisi poco cambia. Perché? Perché Raisi NON era un santo. Era un premier che non è arrivato dov'è arrivato senza essere duro, anzi spietato con gli oppositori della sua fazione, com'è normale che accada in ogni teatro di scontro. Si chiama "arena politica" non a caso. Quindi, farne oggi addirittura un “martire”, come piace ad alcuni definirlo, fa semplicemente ridere. E le immagini da aureola sopra la testa, davvero, possiamo risparmiarcele. Anche lui era un personaggio che ricopriva un ruolo nel teatro dell'assurdo che i manovratori ci stanno proponendo: in quanto premier, è a lui che è immediatamente riconducibile la posizione di pressoché assoluto immobilismo dell’Iran anche di fronte allo sterminio di Gaza, ai bombardamenti in Siria e ai disastro in Cisgiordania. Ce lo dimentichiamo, ma si chiama recita. Ognuno col suo ruolo. Ognuno disposto a qualunque cosa per ricoprire quel ruolo. È solo che, ad un certo punto, come ogni pedina si diventa sacrificabili. O perché si è scantonato dal piano, o perché lo richiedono gli eventi. Ma questi, che pure sono coloro che con varie gradazioni paio o opporsi al fronte NATO/USA/ISRAELE, sono comunque personaggi. I quali l'autore l'hanno trovato da mo'. E che, proprio per questo, avranno la fine decisa dal copione che loro compete. È un fatto che, accedendo ad una certa carriera, hanno ampiamente accettato. E nelle loro azioni lo hanno ripetutamente dimostrato. Siamo noi che arriviamo a mancarci di rispetto, quando abbiamo la memoria tanto corta da non ricordare chi è definibile davvero come martire o santo. https://t.me/Lanonaelica
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04
Il nome delle cose Il politicamente corretto: questo magnifico strumento per il più subdolo lavaggio del cervello. Prima hanno cominciato con gli handicap: no, quelli erano "diversamente abili". Come se ai disabili potesse fregare qualcosa della delicatezza con cui li chiamavi, se poi continuavi a sbattertene i coglioni dei loro problemi. Cioè: il non vedente. Cos'è, ci vede in maniera diversa? No, non ci vede per niente e punto. Si chiama cecità. Io avevo una nonna cieca. La adoravo. E per lei non solo mi sono fatto il culo, ma me lo sono fatto pure volentieri. Non l'ho mai incoraggiata chiamando la sua condizione con un nome differente. L'ho sostenuta con la presenza costante, con l'aiuto, e leggendole per ore pagine di argomenti che le interessavano. Proprio perché era cieca ne avevo maggiore cura. Ma non avrei mai avuto il coraggio di definire il suo stato come "non vedente": sarebbe stata la prima a mandarmi affanculo se non avessi chiamato cecità la sua invalidità. La malattia non è un'offesa. È una condizione oggettiva, che non ha in sé la rivelazione di una colpa. Quindi, per me il non udente rimane sordo, il paralitico non è un deambulante con le ruote, e quello a cui hanno tagliato un arto è un amputato, non un diversamente dotato. Rispetto chiunque cercando di tenere conto, per ognuno, proprio della sua particolare condizione. Detesto Il falso buonismo del cambiare nome alle cose, perché in quelle drammatiche condizioni non c'è niente da edulcorare, bensì sofferenza da alleviare e coraggio di vivere da ammirare. Tuttavia, mica la neolingua si è fermata qui: hanno proseguito alla grande con “assessora”, “ingegnera” e amenità di questo tipo. Il piloto no, quello è sessista. Ma quando è per la parità di genere declinata al femminile, allora va bene. La corsa è arrivata poi ad altre vette: il ricatto "o ti vaccini o non lavori" non era estorsione. Era solo il fornire una libertà di scelta modulata in modo diversamente esteso. E pazienza se ogni principio di diritto è andato a puttane. Idem per il politico che aumenta i dati di contagio in modo farlocco: il fatto non integra né truffa né procurato allarme. Si chiama "eccesso di prudenza". Del resto, quando fai passare un genocidio per "legittima difesa dello Stato", puoi avere gioco facile in tutti i campi. Da ultimo, la trasformazione di padre/madre nell'allucinante nomenclatura "genitore1/genitore2" ha spalancato le porte alla possibilità di definire ogni cosa con nomi attribuiti completamente "ad minchiam", giusto per negare la realtà dei fatti. Esempio: dei sieri genici sperimentali, da fare peraltro a date cadenze ripetute nel tempo, sono diventati vaccini. Cioè: non c'entrano nulla coi vaccini, ma chiamiamoli in questo modo così che la gente abbia fiducia e la legislazione applicabile sia quella più conveniente. Et voilà, il gioco è fatto in men che non si dica. La censura? No, si chiama tutela della community. Apperò: tutela. Perché definirlo “chiudere la bocca” era un tantino troppo esplicito. Le scie chimiche? Macché: scie di condensa prima, cloud seeding dopo. Tutto, ma non irrorazioni a base di merda e veleno. L'ultima in ordine di tempo? L'aurora boreale. Che tendenzialmente è verde, e comunque si vede solo a certe latitudini. Quella che è apparsa l'altro giorno, invece, era rossastra e visibile praticamente in ogni dove. E quindi, che diamine avrebbero in comune? “No, è perché il sole, le espulsioni di gas, i brillamenti, i conseguenti fenomeni magnetici…”: insomma, cazzate un tanto al chilo. Non era un'aurora boreale. Ma manco un po'. Poteva essere Haarp. Qualche dannato esperimento nell'atmosfera. L'effetto di qualche nuovo strumento di comunicazione a lunga distanza. Di controllo climatico. O del gran cazzo che me ne frega. Poteva essere tutto, ma non un'aurora boreale. Perché ogni cosa ha un suo nome. E senza tanto girarci intorno, quello che stanno facendo con noi si chiama "prendere per culo". Per il resto, basta accomodarsi e cercare sul dizionario alle voci "dabbenaggine", "perbenismo" e "dittatura". https://t.me/Lanonaelica
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05
Colpirne uno. Sappiamo tutti come va a finire il proverbio. Il fatto, però, è che non sembra più un caso isolato. Gli episodi cominciano a formare una vera e propria sequela. Come volessero rimarcare il concetto. Pochi giorni fa, Djokovic si è preso una randellata sul cranio a causa di una bottiglia, cascatagli sopra dallo zaino di un tifoso che si era sporto dagli spalti nel tentativo di farsi firmare un autografo. Questa, almeno, la spiegazione ufficiale. Tuttavia l'inclinazione della bottiglia, perfettamente perpendicolare al momento dell'impatto, farebbe pensare più ad un rilascio “intenzionale”. “Ma no, i filmati evidenziano che si tratta di una casualità”. Sarà, però intanto il fuoriclasse ha dovuto dare forfait nella partita successiva. Niente di grave, sia chiaro. Eppure, quell'aura di invincibilità ne risulta leggermente incrinata: anche l'idolo delle folle no vax può essere messo in ginocchio. A quanto pare, a giudicare dal video, letteralmente. Chef Rubio pestato a sangue: anche qui l'impressione è che potesse andare molto peggio. Cioè: un pestaggio da parte di 6 energumeni non è cosa piacevole manco se sei Chuck Norris. Ma questo fa programmi di cucina, mica pratica arti marziali. Totale: ha spaccato qualche nocca con i suoi zigomi. Un bello spavento, un bel po' di dolore, e la nuova consapevolezza che non può dire il cazzo che gli pare anche se porta un nome famoso: Israele non si tocca. Robert Fico: premier della Slovacchia. L'attentato, l'operazione d'urgenza, l'esito che sembra favorevole ma comunque in un contesto critico. Pure in questo caso si tratta di una figura sostanzialmente anti sistema. Un altro colpo a quella galassia di dissidenza che pare andare consolidandosi in tutto il vecchio continente. La vicenda, tuttavia, qui ha sfumature più inquietanti. Stiamo parlando di un leader conosciuto per le sue affermazioni critiche verso la NATO, tanto da essere considerato filo putiniano, e che già si era distinto per avversare pubblicamente i diktat dell’OMS. Insomma, uno di quei populisti xenofobi di matrice suprematista bianca, e pure “no vax”, "no woke", e “no war against Russia”: il peggio del peggio per le presstitutes di regime, che infatti ammiccano all'attentatore dipingendolo come un attivista non violento, per giunta poeta. Della serie: la figura bucolica che si ribella, vien da dire quasi giustificatamente, al macho man. Quindi, in un brevissimo lasso di tempo: lo sport. Lo spettacolo in TV. La politica. Tre mondi collegati. Tre personaggi con differenti connotazioni di opposizione al pensiero unico. Tre gradazioni di gravità dell'episodio occorso. Sullo sfondo, altri tre fattori sostanzialmente convergenti: politiche sanitarie (vaccini e trattato OMS), guerra in Ucraina, Israele. Su tutto, a fare da cornice, la tempistica, data dalla prossimità delle elezioni europee. Già. In questo caso l'intimidazione può avere un duplice scopo. Da una parte, indurre a più miti consigli gli eventuali cani sciolti: quando c'è da portare avanti un programma, non si può lasciare tanto spazio a libertà di opinione e di azione. Dall'altra, indurre i più indecisi sull’astenersi o meno dal voto a fare la scelta giusta: perché se ci sono ancora leader politici scomodi, vuol dire che vale la pena andare a votare. C'è ancora speranza perché le istanze popolari siano giustamente rappresentate. C'è ancora qualcuno che lotta per la povera gente e gli ideali, quindi va sostenuto. Ed ecco che buona parte di chi aveva intenzione di disertare le urne ci ripensa, e va a fare il suo dovere. Davvero: è sempre un gioco di specchi. Ogni evento va interpretato a più livelli. E i singoli accadimenti ben difficilmente sono scollegati. Non facciamoci fregare dalle emozioni e dall'istinto. Non facciamoci polarizzare. Non facciamoci tirare dentro. È chiaro che abbiamo le nostre simpatie. Ma rimanere fuori dal gioco del tifo è fondamentale. Quello che vogliono è che noi si agisca come un toro di fronte ad un drappo rosso. Possiamo sorprenderli rimanendo lucidi. E diventando noi il toreador. https://t.me/Lanonaelica
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06
Lo struzzo "Hanno aumentato la benzina." "Eh, ma tanto io ho il diesel." “La disoccupazione sta crescendo in modo vertiginoso.” “beh, non mi riguarda, sono impiegato pubblico.” “Questi stronzi ci stanno portando in guerra contro la Russia.” “Sai che mi frega, sono troppo vecchio perché mi chiamino al fronte." "Lo Stato di sorveglianza sta diventando asfissiante." "Bene. Io non ho niente da nascondere." "La censura è sempre più evidente." "Basta non sparare cazzate da complottari." “I prezzi della corrente elettrica stanno schizzando alle stelle.” “Poco mi importa, io ho il fotovoltaico.” “Stanno bloccando le euro 5. Auto di appena 10 anni.” “Ah, non mi tange, io mi son fatto la macchina nuova.” “Vogliono imporre la ristrutturazione delle case per il risparmio energetico, sennò non potrai affittare o vendere. E, di questo passo, manco lasciarle in eredità.” “Puoi fare gli interventi come ho appena fatto io, ti danno anche il prestito.” Fino a ieri, tipici esempi di dialogo con uno di quelli "svegli", abituati a cavalcare l'onda perché loro sono più furbi. A pensare solo al proprio orticello. E che gli altri si fottano. E oggi? "Hanno ritirato Astrazeneca per reazioni avverse." "Mi è andata bene, io ho fatto Pfizer e Moderna." “Si. E secondo te quei due erano meglio?” "Certo. Quelli erano a mRNA, mica tradizionali.” “Ottimo. E non ti viene il leggerissimo dubbio che se 1 su 1000, con Astrazeneca, era fottuto, non possa essere uguale o peggio per gli altri, e che abbiano tirato su questa pantomima per coprire e distrarre?” “Ma quando mai. Questa è roba da complottisti.” “Come era da complottisti dire che tutti questi vaccini erano una merda, e poi si comincia pure in TV e sui giornali a parlare di effetti collaterali.” “Se mi dicono che una cosa protegge io ci credo. Mica posso vedere il male ovunque. Non ho tempo di stare appresso a tutto.” “Stiamo parlando della tua salute. Della tua vita.” “Se devo morire pazienza. Ma come vedi sto bene. E ho fatto gli altri vaccini, non Astrazeneca.” “Ok. Pazienza per la tua vita. Ma per quella dei tuoi figli?” “Già non gli capita niente. E poi l'hanno fatto tutti, a scuola.” “Quindi, anche se li hai sottoposti ad una roulette russa sei tranquillo?” “Certo. Io ho agito per il loro bene e ho fatto come la maggioranza.” “Cioè, per il loro bene gli hai fatto iniettare una roba sperimentale coperta da segreto militare. Senza porti domande” “Ma hanno detto che era sicuro.” “Sì. Il problema è che non ti rendi conto di quanto sei stato coglione ad averci creduto e a fare la pecora”. “Ma non potevo far altro." “Potevi allora. Ma soprattutto potresti e dovresti adesso. Dovresti incazzarti, rovesciare tutto, pretendere galera per i responsabili. Voi inoculati dovreste cercare l'appoggio di quelli che hanno resistito per fare massa critica, o un fronte comune. E invece zero. Tutti zitti e buoni.” “In famiglia, non è successo niente. Non ho capito perché dovrei fare tutto sto casino.” “Basterebbe anche solamente il rischio a cui hanno esposto te e i tuoi figli. Ma ancora non hai afferrato che non è finita.” “Che non è finita cosa?” “Questa storia. Perché le reazioni avverse e le morti si manifestano non solo nel breve periodo, ma pure dopo anni. Perché i dati comunicati sono grandemente rimaneggiati verso il basso. E con molta probabilità ti hanno messo una bomba ad orologeria nel corpo. A Te, e pure ai tuoi figli. Altro che sicurezza di Moderna e Pfizer.” “Ma quale bomba. Se dovesse capitare qualcosa, ci penserò." “Posso capire, e magari perfino apprezzare, chi comincia a mettersi in discussione. Ma a te mi sa che non hanno tolto solo la libertà. Ti hanno proprio levato l'anima, oltre che i coglioni." "Ma cosa stai dicendo." "Che fare gli struzzi, gli schiavi e gli ignavi non porta mai a qualcosa di buono. Noi, che abbiamo rifiutato la puntura e non solo, vi abbiamo avvisato allora, e ancora oggi vi tendiamo la mano. Ma continuate a rifiutarla, anziché incazzarvi seriamente, contro chi ve l'ha messo a tutto spiano nel deretano." https://t.me/Lanonaelica
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07
Si accettano miracoli C'è un elefante nella stanza, ma nessuno sembra vederlo. Forse perché parlare di attacco alla vita a tutto tondo è troppo duro da accettare, e allora diventa più facile continuare ad andare avanti come se niente fosse. Si finge, per non guardare il nemico dritto negli occhi. L'aborto è la prima arma di cui si avvale. Dapprima previsto solo in casi eccezionali, è poi stato promosso ad accettabile metodo di contraccezione. Risultato: non migliaia. Milioni di non nati. Il problema dei mangiatori inutili estirpato alla radice, con il vantaggio di avere una "soluzione finale" scelta in piena coscienza e volontarietà. Le altre misure di prevenzione di gravidanze indesiderate non si contano: l'inventiva non è mai troppa, basta che il trend delle nascite venga spezzato. E se non si è ottenuto il risultato sperato, ormai è sdoganata anche la possibilità di aborto "full term". Lo si dice in inglese perché in italiano fa troppo schifo: aborto fino al momento della nascita. E perché, a questo punto, non estenderlo anche, che so, ai primi due/tre anni di vita? Uno magari prova ma vede che fare il genitore non gli riesce tanto bene, o che l'impegno è troppo gravoso, e allora per quale motivo discriminarlo rispetto a chi la scelta l'ha fatta con maggiore tempestività? Suvvia, più uguaglianza per tutti. Sul versante del fine vita, stessa storia: dalla “morte pietosa”, la cosiddetta eutanasia, si è passati al suicidio assistito anche nei semplici casi di depressione o difficoltà economiche. È ovunque: le evolutissime democrazie occidentali fanno a gara per incentivarti a porre fine alle tue sofferenze. Che siano fisiche o psicologiche, prevenibili o curabili non fa differenza: l'intento è quello di liberare spazio e risorse con la tua dipartita. E un altro piccolo pezzettino del pianeta è salvo. I fautori di queste "amorevoli" politiche sono esattamente gli stessi che si preoccupano che tu sia in perfetta salute per tutto l'arco della tua vita. Ecco spiegato facile il motivo per cui si è dato il via a sieri salvifici di ogni tipo fin da quando il feto è ancora nel grembo della mamma. E sì, perché ormai non è più sufficiente l'inoculazione a neonati il cui sistema immunitario non si è ancora assestato: si procede già nella fase della gravidanza, giusto per contravvenire ad ogni regola di prudenza e operare quanti più danni possibile al nascituro. Tanto per completare l'opera, il cordone ombelicale viene poi reciso in tempi ristrettissimi: ennesima mannaia sulla formazione a dovere del sistema immunitario del bimbo. E la placenta, autentica miniera di staminali, concessa giocoforza a qualche istituzione che della gestione di questo prezioso materiale umano ha fatto un business. Ciliegina su questa torta avvelenata, un sistema sanitario che con la scusa della prevenzione propone vaccini continui, screening a più non posso, medicinali da banco come fossero noccioline, e pure quelli dietro ricetta medica che vengono spacciati come droga a tossicodipendenti. Vita e morte che si inseguono sotto un'unica bandiera. Che non è il danaro: i protagonisti dello sterminio in atto, i soldi se li stampano da sé. La bandiera, il vessillo, lo stendardo è quello del depopolamento. Non ci sembra ancora possibile che si arrivi all'eutanasia per legge, una volta raggiunta una certa età o una data percentuale di inabilità alla produzione? Film famosi come “In Time”, o meno conosciuti come il giapponese “Plan 75”, ce ne danno una chiara anticipazione: ennesimo obbligo di verità che viene adempiuto. L'unica speranza è che si smetta di ignorare la piega che stanno prendendo gli eventi, e si capisca che tutto ciò che viene dal sistema di potere è contrario al bene. L'umanità deve trovare la forza e il coraggio di aprire gli occhi e guardare il mostro in faccia. Solo così riuscirà a ritrovare se stessa e a restituirsi il giusto valore. È facile? Certo che no. Ma niente e impossibile. E poi, siamo in tempi apocalittici: si accettano miracoli. Anche, e soprattutto, da parte di ognuno di noi. https://t.me/Lanonaelica
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E niente. Dino sa come fare le sorprese. E gli vengono davvero bene. https://youtu.be/mZudEFO8Y48?si=gOCnXhqFm5y6r5dE Buona visione da https://t.me/Lanonaelica
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Solve et coagula È una frase che di tanto in tanto ricorre, come a volermi suggerire qualcosa. “Solve et coagula”. Sciogli e riunisci. Gli alchimisti utilizzavano quest'espressione per spiegare il procedimento di trasformazione della materia: prima lo scioglimento della stessa al fine di eliminarne ogni impurità, e poi la ricomposizione in una nuova veste. Questo, in sostanza, il processo attraverso cui si puntava alla creazione della pietra filosofale, capace di trasmutare il piombo in oro e di rendere immortale l'essere umano. A ben vedere, tuttavia, l'attinenza con la situazione attuale è impressionante. E sotto molteplici aspetti. Perché qui si parla di “trasformazione”: un procedimento col quale si modifica la materia per darle nuova forma. Già. La materia. E non solo. Applichiamo questo concetto alla società: dall'epoca COVID si è avuto un sistematico processo di annichilimento dello stato di diritto e del contratto sociale così come inteso fino ad allora, al fine di approdare ad un tipo di dittatura sanitaria mai visto prima. Una sorta di “distruzione creativa” per rimpiazzare il vecchio col nuovo. Una vera e propria “trasmutazione” dell'ordine costituito, anche se non si è attuata una evoluzione dal piombo all'oro, quanto piuttosto un processo in direzione esattamente contraria verso la distopia più nera. Ancora, trasliamo questo processo all'ambiente: il cambiamento in atto è evidente. Ma non è un qualcosa di spontaneo. È iatrogeno, ossia iniettato a forza tramite utilizzo di scie, introduzione in ogni dove di strutture per la connessione di quinta generazione, acquisizione di terreni per l'implementazione di pannelli solari e pale eoliche a perdita d'occhio. È un processo tanto veloce che il paesaggio ne risulta mutato da un anno all'altro: dal verde della terra e dall'azzurro del cielo, colori tipici della natura, stiamo passando al grigiore delle pale e al nero dei pannelli, che ben si intonano al funereo, plumbeo pallore del nuovo cielo costantemente irrorato. Ossia, dall'armonia e dalla bellezza che sono proprie di una condizione naturale, la traslazione in corso ci impone un'uniformità cupa, triste, opprimente. Come fosse un carcere a cielo aperto, o un ospedale, o lo squallido edificio di una amministrazione pubblica del dopoguerra. Ovunque, lo stesso schema di assenza di colore. E poi, la trasmutazione dell'uomo: sia nella psiche in tutte le sue sfumature, con la fomentazione di un continuo stato di terrore ed insicurezza, sia a livello animico, con la sistematica distruzione di ogni valore collegato al trascendente. L'essere umano nella sua complessità, nella sua spiritualità, viene decostruito, dissolto e riplasmato in una creatura nuova, non nelle sembianze ma nell'essenza: l'anima lascia il posto all'ego, privato di ogni anelito all'ultraterreno. Ma è anche una trasmutazione sul piano fisico: è un "solve et coagula" che curiosamente si ritrova anche a livello di effetti collaterali dei sieri ad mRNA. Sì: emorragie da una parte, e fenomeni di coagulazione dall'altra. Gli estremi opposti che vanno a creare, dopotutto, il medesimo esito: la morte. Può essere un caso. Oppure un omaggio "a contrario" a questo celebre principio alchemico. Ad ogni modo, è evidente l'azione, anzi la sperimentazione in corso, per decostruire il vecchio, dissolverlo, resettarlo, e rimpiazzarlo con un ambiente completamente nuovo, forse addirittura terraformato secondo differenti parametri, pronto ad ospitare una inedita struttura sociale composta da entità trans-umane. Solve et coagula. Sta accadendo ora. Ma non si tratta di magia bianca. Il principio alchemico più elevato, sovvertito dalle forze del Male più oscuro. È per questo che è una battaglia ad un livello ben oltre la materia, a cui non ci si può sottrarre. La resa comporta la sicura dissoluzione della nostra essenza, immortale e divina, per la ricostruzione in un qualcosa di non-umano che non potrà mai e poi mai essere così come è l'Uomo. Ossia, nelle sue mille contraddizioni e sfaccettature, semplicemente perfetto. https://t.me/Lanonaelica
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Caricature da strapazzo Cioè. Uno sente le notizie e si chiede: “ma mi stanno prendendo per culo?” Una tra le più recenti è quella di un omosessuale conclamato, vittima di pedofilia e sposato con un trans di oltre vent'anni più vecchio di lui (un tempo si sarebbe usata la definizione di pigmalione, ma con questa storia del gender è andato tutto a puttane…), che vuole la guerra non solo per il suo Paese, ma per l'Europa intera. Quadro psicopatologico da urlo, gli piace prenderlo dietro e generosamente vuole estendere questo piacere a tutta la popolazione del vecchio continente. Gli bastasse sollazzarsi coi suoi amichetti di giochi in orizzontale. E invece no: a letto mette la guepiere, ma in pubblico veste i panni del macho. Il macho, però, con culo degli altri. Il fatto è che non è solo un caso. Sono uno peggio dell'altro. La vecchia meretrice che, dopo aver fatto disastri in seno al ministero affidatole nel proprio Paese, è stata piazzata a decidere le sorti della Comunità Europea, fa buona coppia con quella presidente della Banca Centrale la quale, a suo tempo, si distinse per essersi letteralmente proposta come schiava (d'amore, o non solo?) a Sarkozy. Insomma, la professionalità allo stato dell'arte. Il drago, da parte sua, dopo aver sputato il suo fetido veleno in ogni istituzione in cui ha dispiegato le sue ali, mettendo in ginocchio le vite di milioni di persone, torna protagonista come probabile successore nello scranno del massimo potere comunitario. Una degna ricompensa per i servigi resi ai veri padroni, e un nuovo bafometto d'argento come premio è già pronto. Per non parlare della NATO, il cui volere ormai è più pervasivo e dirimente di quello della UE: il baratro è già apparecchiato. Tra scandali di corruzione, scheletri nell'armadio, dossier compromettenti e ricatti di ogni tipo, non c'è leader nazionale che sia in grado di fare la voce grossa contro i diktat dei veri decisori. I giornali e le TV si sforzano nel dare credibilità e continuità alla solita narrativa trita e ritrita, ma la presa per culo trapela in modo sempre più sfrontato. Ed è voluto. Perché è un rito di umiliazione della popolazione. Serve a dimostrare quanto l'uomo comune sia servo, schiavo, ottuso, supino e bue. Tanto da non essere in grado di badare a se stesso, da persistere nel delegare, da accettare ogni sopruso, da non alzare mai la testa, da insistere nell’aspettare un salvatore, da non accorgersi neanche della aperta e sfacciata derisione in atto nei suoi confronti. Più è grande l'offesa, più è evidente l'inganno, più è manifesto il danno, tanto è maggiore l'umiliazione. E in questo schema rientrano le connotazioni caricaturali dei protagonisti della politica odierna ai differenti livelli. Al pari dei ritratti da circo dei vari dotti e sapienti incaricati di comunicarci le magnifiche sorti della scienza, che sia quella medica o climatica non importa, per mandarci poi un unico messaggio: quello secondo cui noi, sporchi goyim, inutili consumatori di risorse, dobbiamo levarci al più presto dai coglioni per il bene del pianeta. Possibilmente, com'è ovvio, in silenzio. O almeno, senza fare troppe rimostranze e troppo casino. Altro che le loro regole, il loro buonismo, il politicamente corretto e quel falso paternalismo da rassicuranti imbonitori. Mentre si aspetta trepidanti la prossima "risolutiva" (sì, credici...) tornata elettorale, vaccini, guerre, crisi, scie, irraggiamenti, avvelenamenti e diavolerie varie continuano il loro programma di indisturbata, sistematica distruzione mortale. È che ancora non abbiamo capito una cosa. Che più stiamo al loro gioco, più ci sminuiamo. Più accettiamo, più ci indeboliamo. Più ci pieghiamo, più soccombiamo. Cocainomani. Zoccolette. Dementi, e slogan per cabrón. Sì. Sono solo e soltanto caricature da strapazzo. Ma non abbiamo speranze, se non ce li togliamo velocemente dal cazzo. https://t.me/Lanonaelica
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L'enfasi di un'accurata lettura, la potenza di un montaggio video memorabile. L'ennesimo regalo di Dino a tutti noi. https://youtu.be/XScimZ927Cg?si=9L1XO3n3PLSW18dZ Buona visione da https://t.me/Lanonaelica
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Prostruzione Non è solo nel passato. Sta ancora accadendo. Più vivo che mai. È un fenomeno molto diffuso, ma che riesce ancora a sorprendere per la sua continua capacità di sorpassare sempre nuove vette. Di manifestarsi in mille modi differenti, pur rimanendo eternamente uguale a se stesso. Di rivelare la qualità dell'individuo che, al di là di classe sociale ed averi, se ne rende protagonista. La prostruzione. Inedita sintesi di prostrazione e prostituzione. Perché qui non è in gioco solo il prostrarsi per un favore, un vantaggio o una grazia. Qui si sconfina nella vendita dell'anima. Nella negazione, anzi nell' abiezione di ogni valore che non sia quello del denaro. E della tranquillità che ne consegue. Per il mutuo. La rata. Quella non vita da schiavo che può continuare a scorrere come se niente fosse, confidando nell'oblio della memoria propria ed altrui. Prostruzione. Il motto degli anni venti di questo secolo maledetto. Per i politici, schiavi di poteri inconfessabili ed innominabili, di cui hanno rivelato essere neanche espressione, ma mera manifestazione. Per i giudici di ogni ordine e grado, immobili anche di fronte alle peggiori nefandezze, che il popolo hanno tradito e il concetto stesso di giustizia calpestato. Per le forze dell'ordine, che dietro una divisa, uno scudo e un manganello, hanno scelto di vessare chi dovevano, invece, tutelare ed appoggiare. Per i giornalisti, che hanno asservito la loro penna alla propaganda più becera e meschina, diventando viscidi lettori di veline e vomitevoli adulatori degli scranni del potere. Per i medici, che hanno ficcato Ippocrate nel cesso, e della paura hanno fatto la propria maestra, compagna, consigliera e meretrice, negando cure e cura proprio a chi più ne aveva bisogno. Per gli insegnanti, che hanno dato il peggiore esempio di totale assenza di spirito critico, e hanno fatto a gara per condurre al macello quei ragazzi che invece erano stati loro affidati nel nobile intento di insegnargli cosa vuol dire crescere. Per preti, suore e volontari laici, che hanno chiuso le porte delle chiese e umiliato così l'esempio di quel Dio che al contrario avrebbero dovuto seguire ed onorare. Il fallimento. Qui, principalmente anche se non esclusivamente, sta il fallimento di ogni singola figura collegata al cosiddetto "vivere civile". Ben pochi, in ognuna, si sono distinti per aver alzato la testa, dissentito, rifiutato e combattuto. A loro il plauso, la solidarietà, il riconoscimento con giusto orgoglio per il senso di condividere un medesimo sentire. Per gli altri, per tutti gli altri, bravi esecutori degli ordini delle Istituzioni, idolatrati angeli in classi, aule, corsie, piazze e palazzi, lo sprezzo più veemente. Perché, abiurando senza tema la loro vantata religione e facendosi scientemente beffa di ogni umana compassione, sono stati il metro, la misura ed il pilastro di questo regime abietto e criminale. E non c'è redenzione alcuna senza pentimento manifesto. Non c'è misericordia per la viltà del codardo. Non c'è giustificazione per chi, nonostante l'evidenza del male fatto, insiste nella sua squallida ed ottusa prostruzione, anche tramite omissione, da laido e infame servo dei demoni oggi in azione. https://t.me/Lanonaelica
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Il nemico alle porte Non ce n’eravamo accorti, ma eravamo sotto assedio. Tutto, da ciò che abbiamo imparato a scuola, al sistema che siamo andati ad alimentare col nostro lavoro e le nostre vite, era stato strutturato da chi non voleva il nostro bene, ma solo il più rigido controllo. Certo. Ci hanno lasciato giocare per un bel po', almeno nell'Occidente “libero” e opulento. E anche se i problemi non mancavano, era comunque ricreazione. Ora, però, la campanella è suonata. Solo che non ci stanno chiamando per il ritorno in classe: piuttosto, è una chiamata per il macello. È scattato un qualcosa che è sempre stato insito nel sistema stesso, ma attendeva dormiente il suo momento. Ed è ben più che se fosse stato semplicemente stabilito, magari come misura precauzionale o eccezionale: al contrario, sa di schema ben oliato e già molte volte sperimentato. Quasi un meccanismo di sterminio programmato. Le radici sono lontane, forse antiche quanto il potere che detiene le redini del gioco. Tuttavia, non è in una conferenza di un Club a Roma negli anni ‘70, o in un gruppo altolocato negli anni ‘90, che sono da ricercare l'intento eugenetico, l'ottica malthusiana, la vena criminale. Qui si tratta di una forma di pensiero che si traduce in una azione sempre uguale a se stessa, ma che utilizza strumenti differenti e sfumature diverse per colpire ogni volta il medesimo bersaglio: l'uomo. E il carnefice, a ben vedere, è invariabilmente ogni volta il medesimo. A questo turno, tuttavia, l'obiettivo principale è quello atavico, storico, per antonomasia: la razza caucasica. È il bianco che deve cessare di esistere, portando con sé nella tomba anche la sua cultura, le sue conquiste sociali, la sua forma mentis. Agli altri toccherà dopo. Prima, c'è da portare a termine il lavoro più difficile. Le fazioni della medesima progenie, astutamente contrapposte per religione e ragioni geopolitiche, dovranno provvedere ad eliminarsi a vicenda, complice un piccolo ma furbo aiutino esterno. L'artefice dei giochi, in questo modo, non dovrà nemmeno sporcarsi le mani, come da migliore tradizione. È così che può spiegarsi quella politica volutamente suicida su tutti i fronti che l'Occidente sta portando avanti ormai da decenni contro se stesso. E le ultime guerre conclamate, con un avversario tra l'altro evidentemente più forte, non sono altro che il culmine di questo processo di auto annientamento. Kalergi in Europa, Cloward Piven negli USA fanno il resto: cambia solo il nome di facciata, ma il disegno è il medesimo, e l'arma utilizzata idem. Immigrazione esplosiva, con conseguente tracollo del sistema. Perché non ci vuole un gran acume per constatare che in entrambi i Continenti le frontiere sono letteralmente collassate: l'invasione è in pieno svolgimento, agevolata da quel nemico interno che aveva ed ha le chiavi per spalancare le porte. Manca poco, ormai. La sostituzione etnica è stata avviata, in contemporanea con il via su altri fronti di stretta militarizzazione della sfera civile. Controllo totale, razionamenti ed espropri sono già qui, pur sotto mentite spoglie. E niente è un caso: al contrario, si tratta di una precisa tabella di marcia su cui tutti i tradizionali schieramenti politici sono d'accordo. Altro che contrapposizioni: quelle sono solamente messe in scena per il popolo bue. Già. Il nemico è alle porte. Ma non solo della nazione. Eccolo. Ascolta. Sta suonando il campanello della nostra abitazione. https://t.me/Lanonaelica
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Il patto. Strano. Nessuno ne fa mai menzione. Eppure, è stato messo nero su bianco. E non da un paio di quaquaraquà. Da 63 Stati. Prima firmato, e poi debitamente ratificato. Nel che dovrebbe consistere la sua piena legittimità ed operatività. Che poi, non è che si parli di Stati di secondaria importanza: Usa, Germania, Francia, Inghilterra, Italia, Giappone, Sudafrica, Australia e via dicendo. Già. Tutto questo bell’ambaradan di nazioni, nel 1928 si siede e firma il patto Briand-Kellogg. Conosciuto anche come “Trattato di rinuncia alla guerra” o, ancora, come “Patto di Parigi”. L'oggetto di questo trattato è di una portata letteralmente rivoluzionaria: bandire la guerra quale strumento politico. Il suo testo, infatti, tuttora in vigore, prevede che “Le alte parti contraenti dichiarano solennemente in nome dei loro popoli di condannare il ricorso alla guerra per la risoluzione delle divergenze internazionali e di rinunziare a usarne come strumento di politica nazionale nelle loro relazioni reciproche. La risoluzione di tutte le divergenze o conflitti non dovrà mai essere cercata se non con mezzi pacifici.” Come come? Quindi c’era un trattato internazionale che già ben prima della seconda guerra mondiale vietava la guerra, e ciononostante dopo un paio d'anni è scoppiato il casino di cui tutti abbiamo memoria? E ancora oggi l'industria delle armi è la fabbrica di soldi per eccellenza? Apperò. Sembra proprio che, dall'epoca della Società delle Nazioni a quella delle Nazioni Unite, non sia cambiato poi tanto: il diritto internazionale era ed è rimasto carta da culo. Perché, se così non fosse, non saremmo ancora allo stadio della legge del più forte. E invece, con il nostro lavoro, la nostra obbedienza e le nostre tasse stiamo finanziando queste false “democrazie” che della forza, a livello di gestione interna del potere così come nelle relazioni tra “schieramenti” (per quanto solo apparenti possano essere), hanno fatto il loro strumento principe. Eppure, quando si è voluto, questo benedetto trattato lo si è rispolverato ed utilizzato. E la cosa è accaduta non in un'occasione di quelle minori, ma nel procedimento penale per antonomasia, quello più famoso al mondo: il Processo di Norimberga. Già. Perché il Tribunale Internazionale Militare, appena costituito all'uopo, poté esercitare la propria giurisdizione in tale processo, facendo espressamente leva proprio sul Patto Briand-Kellogg quale fondamento normativo. Non solo. Quando fu invocato il principio "nessun crimine, nessuna pena senza espressa previsione di legge", i giudici (tutti espressione del fronte vincitore) considerarono le azioni degli imputati come violazioni di leggi internazionali già esistenti (convenzioni dell'Aia, convenzioni di Ginevra e, appunto, patto Briand-Kellogg). Totale: questi trattati valevano ai tempi di Norimberga nei confronti degli sconfitti, ma oggi sono carta straccia per USA e SION? E perché mai, di grazia, visto che risultano ancora in vigore e astrattamente vincolanti per tutti gli Stati? Sì. Non è solo la storia ad essere scritta dal vincitore. Lo è anche il diritto. A piacimento. Pure retroattivamente. E secondo la ben nota logica dei "due pesi, due misure". Quindi, quando sentiamo invocare una nuova "Norimberga" ci si dovrebbero rizzare immediatamente le antenne. Non fosse altro che Stalin, Churchill e Roosevelt erano emissari opposti eppure figli di uno stesso potere. Quello stesso potere che ha riscritto la storia. Che ha riscritto il diritto. E che, con quelle pagine più o meno menzognere, sta continuando ad imporre ai popoli la guerra come strumento di dominio e di sterminio. Al di là delle narrazIoni accademiche grossolanamente unidirezionali tipiche del pensiero unico, i fatti parlano chiaro: se i vincitori fossero stati davvero "i buoni", in questi 80 anni le cose sarebbero andate molto diversamente. Altro che Briand Kellogg e belle parole. Quello è andato bruciato. Il loro patto è un altro. È sempre mondiale, ma in danno dell'Uomo. È un patto ferale. È un patto infernale. https://t.me/Lanonaelica
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Breaking No, vabbè. Ce n'è sempre una nuova. Prima è venuta la mania dello "scoop", scritto a lettere cubitali nel titolo del video su YouTube. Della serie: Cose mai sentite prima. Scoperte sensazionali. Effetti speciali ultra vivaci, che vecchia pubblicità della Telefunken scansati al volo. Ma non era abbastanza. Allora è entrato in voga l'uso del termine "bomba", a significare un qualcosa che FINALMENTE avrebbe fatto cadere tutto il castello di carte. Ma forse non era troppo professionale. E, soprattutto, il pubblico aveva ormai mangiato la foglia, cioè aveva capito che bomba su bomba non cadeva comunque un bel niente. Anzi, le cose continuavano esattamente come prima. E quindi, come se da 4 anni in giro non ci fossero sufficienti notizie a catalizzare l'attenzione, adesso la “controinformazione” si è messa a scimmiottare gli stilemi del mainstream con la moda di anteporre al trafiletto pubblicato la scritta “breaking”. Professionale a casino. Veramente dirimente. Quasi un grido di verità nel silenzio. Cioè: una roba che dà una scossa. Proprio una svolta. Di quelle che ferma subito le rotative. E pazienza se si tratta solo di informazione su internet, e quindi non ci sia nessuna pressa da stampa che vada bloccata per poter così rimpaginare il cartaceo con l'ultima, indispensabile news. Sei tu che ti devi fermare. Sì, proprio tu, caro consumatore compulsivo di notizie. Questo “breaking” è dedicato a te. Per farti sobbalzare sul divano mentre già ti chiedi: “che cazzo sarà successo?” Salvo poi scoprire che, per l'ennesima volta, in quello che ti stanno raccontando non c'è niente di particolarmente eclatante: è solo il desiderio d'attenzione che ha indotto l'esperto di turno a piazzare quel richiamo all'inizio del suo copia-incolla. Da bravo, disciplinato e perfettamente inconsapevole ripetitore delle notizie di regime. Da questo tipo di fine analista non pretendere alcuno spirito critico: sarebbe davvero troppo. A lui basta presentarsi come profondo conoscitore della geopolitica mondiale, anche se la sua aura di credibilità deriva soltanto dall'attenersi pedissequamente agli insegnamenti accademici più tradizionali, ed in realtà non ha capito un emerito cazzo di ciò che sta accadendo. Però continuano ad invitarlo nelle varie trasmissioni su YouTube, e questo gli garba assai: lo stimola, lo gonfia, lo spinge a fare sempre meglio. Ed ecco, quindi, la trovata del "breaking": aumenta la visibilità. Accresce la notorietà. Alimenta nel follower la dipendenza bulimica da novità. E pace se, nelle mille e più notizie che persiste a rilanciare ogni giorno, il filo che ha intravisto sia costantemente e completamente sconfessato dagli eventi. Già: la prospettiva distorta dalla quantità. Perché ci vuole spirito critico per selezionare. Ci vuole autonomia di pensiero per scartare. Ci vuole sagacia per trovare il collegamento nascosto, non quello imbeccato dal sistema. Insomma. Ci vogliono coglioni per crescere in qualità. Molto meno per insistere a rincorrere la vanagloria della quantità. Ma non tutto è perduto. Dopo lo scoop e l'ennesima bomba, dietro l'angolo è comparsa un'altra breaking news. L'ospitata all'appuntamento fisso su YouTube è garantita. Per la tua migliore, continua e più completa informazione. Com'è giusto che sia per ogni vero risveglione. https://t.me/Lanonaelica
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Civil war Ormai hanno fatto della programmazione predittiva un business. Uno show. Una fonte di ispirazione. Non che la cosa non andasse avanti già da un bel po' di tempo. Anzi, forse addirittura fin dagli albori dell'industria cinematografica, da sempre profondamente collegata al comparto militare yankee. Ultimamente, tuttavia, sarà la carenza di idee per buone sceneggiature, sarà l'urgenza di abituare il gregge a certe prospettive, i toni si vanno facendo via via più sfacciati. E più scontati. Ecco, dunque, che in pompa magna viene lanciato l'ultimo successo annunciato di Hollywood: Civil War. Guerra Civile. Un titolo altisonante, di quelli che uno si mette a guardarlo aspettandosi come minimo una storia mozzafiato, visto il budget ed i nomi presenti nel cast. E invece, man mano che si dipana… non so per voi, ma a me è suonata come una mattonata sui gioielli. Pesantezza. Scene inutili. Ritmo assente. Zero ispirazione. Insomma, una trovata giusto per cavalcare il malcontento dilagante e le sempre più insistenti voci di secessione, volutamente instillate in una popolazione già ampiamente esasperata dalla situazione interna degli Usa, e in particolare delle sue metropoli. Quello che manca, e totalmente, è il gusto dell'artista: qui si cazzeggia con la macchina da presa nel vano tentativo, tramite inquadrature che vorrebbero trasmettere ma non hanno alcun pathos, di sopperire ad una sceneggiatura a dir poco banale. Scavo psicologico dei personaggi: da zero a dieci, un meno quaranta. Empatia creata nello spettatore: probabilmente prenderesti a calci nel culo i protagonisti uno dopo l'altro. Approfondimento della storia alla base della guerra: lasciamo stare. Peggio che andare di notte a fari spenti. Colonna sonora: una cacofonia continua, roba da urtare le orecchie. E i nervi. Sarò controcorrente, non lo so, ma mi è risultato indigesto come e peggio di una polpetta non solo avvelenata, ma pure cucinata male. Dal road movie in pieno stile post apocalittico, si finisce con gli ultimi 20 minuti di pura guerriglia urbana. Uguale a mille altri film, solo che era Washington. E sai il gran cazzo che mi poteva fregare di questo cambio di location. Visto l'incipit, almeno potevano farne una pellicola degna di nota. E invece, tutto sembra telefonato senza alcun mordente. E senza alcuna verve. Sarà perché il vero film sulla nuova guerra civile americana, già ampiamente pronosticata, era un altro? Già. Quel “Grey State”, a firma di David Crowley, che non ha mai visto la luce perche interrotto nelle sue riprese dalla morte del regista e della sua famiglia. I tempi non erano ancora maturi? O forse conteneva un qualcosa di VERAMENTE scomodo per il sistema? Erik Nelson, su questo “caso”, nel 2017 ci ha fatto un film omonimo, distribuito poi da Netflix. Forse è meglio impiegare il proprio tempo godendosi la singolarità di questo titolo. Non tanto perché quella pay TV abbia un'etica migliore di Hollywood. Quando mai: i padroni sono i medesimi. Ma perché “Civil War”, sul serio, come ogni sirena del sistema meriterebbe solo e soltanto di essere grandemente ignorato. Anzi, meglio: cestinato. https://t.me/Lanonaelica
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Sangue et similia. Era appena 2 anni fa. Cioè un soffio. Senza esibire il QR code eri un autentico reietto. Tuttavia, c'era una cosa per cui il Green Pass non era richiesto: la donazione sangue. Non ti domandavano niente, se non di indossare la mascherina. Zero tampone. Zero vaccino. Strano, tutto ciò, vista la supposta pericolosità del sangue come veicolo di contagio. La prudenza? Andata a farsi fottere. C'era da mungere il donatore, per ottenerne il suo oro rosso. Tanto prezioso, talmente indispensabile, che sulla porta dei centri di donazione ridiventavi improvvisamente un benvenuto membro della comunità. Quasi un cittadino modello. Nessuna discriminazione. Nessuno sguardo di disappunto. Solo disponibilità e sorrisi. Insomma: si apriva un universo a sé stante, isolato nello spazio e nel tempo, dove la veemente campagna di odio, e pure quella truffaldina travestita da prevenzione, si arrestavano senza indugio. Già. Una cosa ben singolare, soprattutto considerando che all'epoca il monito istituzionale più autorevole tuonava di non azzardarsi ad invocare la libertà per sottrarsi alla vaccinazione. Oggi, trascorsi due anni, il ricordo di quei tempi e quegli eventi comincia forse a farsi più sfumato. I motivi di tensione sono mutati: Ucraina, Palestina, femminicidi, clima sono gli argomenti d'elezione che il mainstream ci propone come terreno di scontro d'opinione, tanto per tener viva la contrapposizione duale nella popolazione. Quella che, rispetto ai tempi covid, non è cambiata tanto, è la modalità della comunicazione da parte del potere: c'è una tesi dominante, rispetto alla quale ogni perplessità e dissidenza vengono di volta in volta criminalizzate, derise, insultate, censurate, ridicolizzate, ma comunque rigorosamente fatte oggetto di una rinnovata campagna di odio ben accetta, quando non sospinta, dalle stesse istituzioni che dovrebbero essere invece garanti della pace sociale e del corretto equilibrio nell'esercizio della dialettica tra posizioni maggioritarie e di minoranza. Davvero: non è cambiato alcunché. Gli stilemi sono gli stessi dell'epoca COVID, solo riadattati alle nuove tematiche che costituiscono il guinzaglio con cui portare a spasso i sudditi all'interno del solito, buon vecchio recinto. E, come ai tempi del COVID, anche stavolta ogni tensione svanisce magicamente quando sei sulla porta del centro di donazione sangue: lì siamo tutti uguali, tutti graditi, tutti ben accetti, quand'anche fossimo il prototipo del complottista DOC tutto scie chimiche, no vax, pro Palestina, pro Russia, e pure pro patriarcato veterotossico. Già. Evidentemente il sangue serve. Soprattutto quello ancora incontaminato. Quindi, nessuna polemica. A conti fatti, c'è solo un altro posto in cui si verifica questa magia. Dove diventiamo immediatamente tutti ugualmente importanti. Come se la nostra presenza fosse davvero fondamentale. Direi ESIZIALE. Quasi il nostro con-tributo fosse realmente un pilastro di cui il sistema non può fare a meno. Già. Il seggio elettorale. Negli "spot" istituzionali si arriva a parlare di partecipazione alle elezioni come esercizio di democrazia. Democrazia, si badi bene. Mica libertà. Perché le due cose, contrariamente a quanto si possa pensare, NON sono sinonimi. E la verità, anche se velatamente, ce la devono dire. Quindi: come lì il sangue, qui il voto. Entrambi elargiti con una donazione: c'è solo volontarietà, nessuna costrizione. Da una parte un'espressione fisica del proprio sé. Dall'altra, un'espressione eterica. Cerebrale. Ma, soprattutto, animica. Volevano il nostro sangue. Allo stesso modo, con il medesimo desiderio spasmodico malamente celato, vogliono il nostro voto. Il che vuol dire, traslando facile, che come la carenza di sangue è un problema, così lo è l'astensione. Totale: basta stare fermi. Immobili. Disertare le urne. Perché se per le donazioni sangue c'è "solamente" il sospetto che quello puro sia riservato alle elite, per il voto la certezza è matematica: stai solo alimentando il loro gioco. Ed è un gioco che non salva nessuno. https://t.me/Lanonaelica
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Lanonaelica

Il pensiero laterale come via di indagine e conoscenza.

Urne e futuro 2024. Anno di elezioni importanti in giro per il mondo. Prima le Europee. Poi quelle in USA. E tutti in trepidazione, perché questa volta si dice siano davvero dirimenti per le sorti dell'umanità. Quindi, bisogna informarsi. Bisogna partecipare. Bisogna votare ancora una volta. Ma meglio. Con maggior forza ed impeto. Calcando di più la matita sul foglio, magari, e trattenendo il respiro. Certo. Come no. Perché il parterre di partecipanti è di quelli che fanno sognare: statisti, sapienti, saggi, filantropi ed esperti su entrambe le sponde dell'Oceano Atlantico. Stavolta, a differenza delle precedenti, faranno sicuramente a gara, una volta eletti, per fare il bene del popolo. Ecco, dunque, che si ventila l'ipotesi di un dragone che andrebbe a sostituire la rettile oggi in carica. Il vantaggio sarebbe quello di rimanere nello stesso ambito di specie. Tuttavia, con un indubbio salto di qualità: più guerra per tutti. Comunque vada, a noi europei è garantito un futuro che non ci avrebbe riservato manco Attila coi suoi Unni al seguito. Dall'altra parte, il ciuffo biondo va a competere con il rincoglionito per eccellenza: anche qui la tragedia veste i panni della farsa, con le due facce della medesima medaglia schierate apertamente pro Sion. E come vuoi che vada a finire la faccenda? Brogli o non brogli, il risultato sarà lo stesso. "Israele domina" potrebbe essere il sottotitolo di questa campagna per le presidenziali. E il resto è pura narrazione per il più coinvolgente intrattenimento del gregge. Certo che il voto è importante: ti tiene dentro il seminato. E viva le coalizioni anti sistema, che da noi rivestono il ruolo che negli USA hanno i candidati di contorno: si dà un po' di colore al quadro, gli si conferisce una fasulla varietà di prospettive, e poi via!, tutti insieme, verso le nuove scintillanti elezioni. Come si dice: altro giro, altra giostra. Immaginiamoci: che succederebbe se le negassero? Cosa capiterebbe se ammettessero in pubblico che è già tutto deciso a tavolino, e che l'inutile rituale viene soppresso? Forse la massa comincerebbe ad incazzarsi: ecco perché le tengono in vita. Nominalmente, si intende. E il gioco gli viene pure facile: basta dire che in casa nostra il più alternativo degli schieramenti non dubita minimamente della narrativa sui virus, dà dei mentecatti a chi osa dissentire dalla scienza ufficiale, è tanto ossessionato dalla credibilità di facciata che dimentica subito cosa vuol dire "pluralismo di idee". In pratica, propone un'altra dittatura del pensiero in sostituzione di quella vigente. Proprio un'ottima trovata. Ma prendiamo il caso della Brexit, per cui tutte le forze No Euro avevano all'epoca tifato. Totale? UK è diventato sinonimo di politica guerrafondaia, sfacelo economico, città da 15 minuti, musulmani a ricoprire le massime cariche, green ossessivo compulsivo, dominio incontrastato dei globalisti sulla popolazione. È questo che gli Inglesi si proponevano con la fuoriuscita dall'UE? Non raccontiamoci cazzate. Le elezioni e il voto in genere, per come sono adesso concepiti e gestiti, sono un'enorme presa per culo. Al di là della rappresentazione delle solite finte contrapposizioni, la loro compagine è bella coesa perché mira solo ad un obiettivo: farci recare alle urne per legittimare per l'ennesima volta il sistema con questo rituale di delega e supina accettazione, che appare sempre più come un atto di volontaria sottomissione. Ecco, allora, che l'astensione è innanzitutto una sacrosanta forma di rispetto verso noi stessi. Di più, a questo punto diventa un atto dovuto nell'intento di mettere in crisi questa recita truffaldina e farlocca. Non è più tempo di mezze misure. E il rifiuto di scendere nuovamente a compromessi merita di essere sostenuto con fierezza. Perché dentro quelle urne c'è tutto il nostro passato, fatto di anni ed anni di vessazioni subite. Ma se non altro, disertandole, stiamo facendo il primo passo, quello più importante: rifiutare un consenso complice e succube a che continuino a decidere del nostro futuro. https://t.me/Lanonaelica
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Santi subito. È sempre la stessa storia: uno muore, e diventa santo subito. A volte, pure prima del decesso. Basta che appaia contro lo schieramento da noi detestato, e lo si mette su un piedistallo tale che in confronto San Francesco era un ladrone. Ma per piacere. Che facciamo, continuiamo a scordarci lebbbasi? Putin: certo, ci appare come il più grande statista vivente. Evidentemente, il suo ruolo sul palcoscenico è quello. Ma è un ex del KGB. Cioè uno che le mani se le è sporcate sul campo. E nelle occasioni pubbliche di massima importanza anche recenti (una per tutte: la cerimonia di annessione dei territori occupati, ottobre ‘22), ha fatto usare la fetida mascherina ai valletti presenti. Segno inequivocabile di appartenenza al “piano”. Fico: assolutamente un grande nelle sue recenti prese di posizione anti NATO, anti OMS, anti immigrazione, anti woke etc etc. Però, ha cominciato la sua scalata al potere partendo da posizioni molto europeiste. E forse ci abbiamo dimenticato il piccolo fatto che era premier all'epoca (2009) dell'ingresso della Slovacchia nell'Euro. Come come? I no euro muti? Anche perché non ha avuto esternazioni molto solidali neppure nei confronti della Brexit, e spesso e volentieri si è speso a favore delle politiche implementate dalla UE. Quindi, andiamoci piano con gli entusiasmi. Raisi: è già diventato un martire. Cioè, non è che siccome si inceppa il rotore del suo elicottero, questo cambia il valore delle sue azioni passate. E che il velivolo sia caduto per incidente o per atto di guerra mascherato, ai fini della presente analisi poco cambia. Perché? Perché Raisi NON era un santo. Era un premier che non è arrivato dov'è arrivato senza essere duro, anzi spietato con gli oppositori della sua fazione, com'è normale che accada in ogni teatro di scontro. Si chiama "arena politica" non a caso. Quindi, farne oggi addirittura un “martire”, come piace ad alcuni definirlo, fa semplicemente ridere. E le immagini da aureola sopra la testa, davvero, possiamo risparmiarcele. Anche lui era un personaggio che ricopriva un ruolo nel teatro dell'assurdo che i manovratori ci stanno proponendo: in quanto premier, è a lui che è immediatamente riconducibile la posizione di pressoché assoluto immobilismo dell’Iran anche di fronte allo sterminio di Gaza, ai bombardamenti in Siria e ai disastro in Cisgiordania. Ce lo dimentichiamo, ma si chiama recita. Ognuno col suo ruolo. Ognuno disposto a qualunque cosa per ricoprire quel ruolo. È solo che, ad un certo punto, come ogni pedina si diventa sacrificabili. O perché si è scantonato dal piano, o perché lo richiedono gli eventi. Ma questi, che pure sono coloro che con varie gradazioni paio o opporsi al fronte NATO/USA/ISRAELE, sono comunque personaggi. I quali l'autore l'hanno trovato da mo'. E che, proprio per questo, avranno la fine decisa dal copione che loro compete. È un fatto che, accedendo ad una certa carriera, hanno ampiamente accettato. E nelle loro azioni lo hanno ripetutamente dimostrato. Siamo noi che arriviamo a mancarci di rispetto, quando abbiamo la memoria tanto corta da non ricordare chi è definibile davvero come martire o santo. https://t.me/Lanonaelica
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Il nome delle cose Il politicamente corretto: questo magnifico strumento per il più subdolo lavaggio del cervello. Prima hanno cominciato con gli handicap: no, quelli erano "diversamente abili". Come se ai disabili potesse fregare qualcosa della delicatezza con cui li chiamavi, se poi continuavi a sbattertene i coglioni dei loro problemi. Cioè: il non vedente. Cos'è, ci vede in maniera diversa? No, non ci vede per niente e punto. Si chiama cecità. Io avevo una nonna cieca. La adoravo. E per lei non solo mi sono fatto il culo, ma me lo sono fatto pure volentieri. Non l'ho mai incoraggiata chiamando la sua condizione con un nome differente. L'ho sostenuta con la presenza costante, con l'aiuto, e leggendole per ore pagine di argomenti che le interessavano. Proprio perché era cieca ne avevo maggiore cura. Ma non avrei mai avuto il coraggio di definire il suo stato come "non vedente": sarebbe stata la prima a mandarmi affanculo se non avessi chiamato cecità la sua invalidità. La malattia non è un'offesa. È una condizione oggettiva, che non ha in sé la rivelazione di una colpa. Quindi, per me il non udente rimane sordo, il paralitico non è un deambulante con le ruote, e quello a cui hanno tagliato un arto è un amputato, non un diversamente dotato. Rispetto chiunque cercando di tenere conto, per ognuno, proprio della sua particolare condizione. Detesto Il falso buonismo del cambiare nome alle cose, perché in quelle drammatiche condizioni non c'è niente da edulcorare, bensì sofferenza da alleviare e coraggio di vivere da ammirare. Tuttavia, mica la neolingua si è fermata qui: hanno proseguito alla grande con “assessora”, “ingegnera” e amenità di questo tipo. Il piloto no, quello è sessista. Ma quando è per la parità di genere declinata al femminile, allora va bene. La corsa è arrivata poi ad altre vette: il ricatto "o ti vaccini o non lavori" non era estorsione. Era solo il fornire una libertà di scelta modulata in modo diversamente esteso. E pazienza se ogni principio di diritto è andato a puttane. Idem per il politico che aumenta i dati di contagio in modo farlocco: il fatto non integra né truffa né procurato allarme. Si chiama "eccesso di prudenza". Del resto, quando fai passare un genocidio per "legittima difesa dello Stato", puoi avere gioco facile in tutti i campi. Da ultimo, la trasformazione di padre/madre nell'allucinante nomenclatura "genitore1/genitore2" ha spalancato le porte alla possibilità di definire ogni cosa con nomi attribuiti completamente "ad minchiam", giusto per negare la realtà dei fatti. Esempio: dei sieri genici sperimentali, da fare peraltro a date cadenze ripetute nel tempo, sono diventati vaccini. Cioè: non c'entrano nulla coi vaccini, ma chiamiamoli in questo modo così che la gente abbia fiducia e la legislazione applicabile sia quella più conveniente. Et voilà, il gioco è fatto in men che non si dica. La censura? No, si chiama tutela della community. Apperò: tutela. Perché definirlo “chiudere la bocca” era un tantino troppo esplicito. Le scie chimiche? Macché: scie di condensa prima, cloud seeding dopo. Tutto, ma non irrorazioni a base di merda e veleno. L'ultima in ordine di tempo? L'aurora boreale. Che tendenzialmente è verde, e comunque si vede solo a certe latitudini. Quella che è apparsa l'altro giorno, invece, era rossastra e visibile praticamente in ogni dove. E quindi, che diamine avrebbero in comune? “No, è perché il sole, le espulsioni di gas, i brillamenti, i conseguenti fenomeni magnetici…”: insomma, cazzate un tanto al chilo. Non era un'aurora boreale. Ma manco un po'. Poteva essere Haarp. Qualche dannato esperimento nell'atmosfera. L'effetto di qualche nuovo strumento di comunicazione a lunga distanza. Di controllo climatico. O del gran cazzo che me ne frega. Poteva essere tutto, ma non un'aurora boreale. Perché ogni cosa ha un suo nome. E senza tanto girarci intorno, quello che stanno facendo con noi si chiama "prendere per culo". Per il resto, basta accomodarsi e cercare sul dizionario alle voci "dabbenaggine", "perbenismo" e "dittatura". https://t.me/Lanonaelica
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Colpirne uno. Sappiamo tutti come va a finire il proverbio. Il fatto, però, è che non sembra più un caso isolato. Gli episodi cominciano a formare una vera e propria sequela. Come volessero rimarcare il concetto. Pochi giorni fa, Djokovic si è preso una randellata sul cranio a causa di una bottiglia, cascatagli sopra dallo zaino di un tifoso che si era sporto dagli spalti nel tentativo di farsi firmare un autografo. Questa, almeno, la spiegazione ufficiale. Tuttavia l'inclinazione della bottiglia, perfettamente perpendicolare al momento dell'impatto, farebbe pensare più ad un rilascio “intenzionale”. “Ma no, i filmati evidenziano che si tratta di una casualità”. Sarà, però intanto il fuoriclasse ha dovuto dare forfait nella partita successiva. Niente di grave, sia chiaro. Eppure, quell'aura di invincibilità ne risulta leggermente incrinata: anche l'idolo delle folle no vax può essere messo in ginocchio. A quanto pare, a giudicare dal video, letteralmente. Chef Rubio pestato a sangue: anche qui l'impressione è che potesse andare molto peggio. Cioè: un pestaggio da parte di 6 energumeni non è cosa piacevole manco se sei Chuck Norris. Ma questo fa programmi di cucina, mica pratica arti marziali. Totale: ha spaccato qualche nocca con i suoi zigomi. Un bello spavento, un bel po' di dolore, e la nuova consapevolezza che non può dire il cazzo che gli pare anche se porta un nome famoso: Israele non si tocca. Robert Fico: premier della Slovacchia. L'attentato, l'operazione d'urgenza, l'esito che sembra favorevole ma comunque in un contesto critico. Pure in questo caso si tratta di una figura sostanzialmente anti sistema. Un altro colpo a quella galassia di dissidenza che pare andare consolidandosi in tutto il vecchio continente. La vicenda, tuttavia, qui ha sfumature più inquietanti. Stiamo parlando di un leader conosciuto per le sue affermazioni critiche verso la NATO, tanto da essere considerato filo putiniano, e che già si era distinto per avversare pubblicamente i diktat dell’OMS. Insomma, uno di quei populisti xenofobi di matrice suprematista bianca, e pure “no vax”, "no woke", e “no war against Russia”: il peggio del peggio per le presstitutes di regime, che infatti ammiccano all'attentatore dipingendolo come un attivista non violento, per giunta poeta. Della serie: la figura bucolica che si ribella, vien da dire quasi giustificatamente, al macho man. Quindi, in un brevissimo lasso di tempo: lo sport. Lo spettacolo in TV. La politica. Tre mondi collegati. Tre personaggi con differenti connotazioni di opposizione al pensiero unico. Tre gradazioni di gravità dell'episodio occorso. Sullo sfondo, altri tre fattori sostanzialmente convergenti: politiche sanitarie (vaccini e trattato OMS), guerra in Ucraina, Israele. Su tutto, a fare da cornice, la tempistica, data dalla prossimità delle elezioni europee. Già. In questo caso l'intimidazione può avere un duplice scopo. Da una parte, indurre a più miti consigli gli eventuali cani sciolti: quando c'è da portare avanti un programma, non si può lasciare tanto spazio a libertà di opinione e di azione. Dall'altra, indurre i più indecisi sull’astenersi o meno dal voto a fare la scelta giusta: perché se ci sono ancora leader politici scomodi, vuol dire che vale la pena andare a votare. C'è ancora speranza perché le istanze popolari siano giustamente rappresentate. C'è ancora qualcuno che lotta per la povera gente e gli ideali, quindi va sostenuto. Ed ecco che buona parte di chi aveva intenzione di disertare le urne ci ripensa, e va a fare il suo dovere. Davvero: è sempre un gioco di specchi. Ogni evento va interpretato a più livelli. E i singoli accadimenti ben difficilmente sono scollegati. Non facciamoci fregare dalle emozioni e dall'istinto. Non facciamoci polarizzare. Non facciamoci tirare dentro. È chiaro che abbiamo le nostre simpatie. Ma rimanere fuori dal gioco del tifo è fondamentale. Quello che vogliono è che noi si agisca come un toro di fronte ad un drappo rosso. Possiamo sorprenderli rimanendo lucidi. E diventando noi il toreador. https://t.me/Lanonaelica
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Lo struzzo "Hanno aumentato la benzina." "Eh, ma tanto io ho il diesel." “La disoccupazione sta crescendo in modo vertiginoso.” “beh, non mi riguarda, sono impiegato pubblico.” “Questi stronzi ci stanno portando in guerra contro la Russia.” “Sai che mi frega, sono troppo vecchio perché mi chiamino al fronte." "Lo Stato di sorveglianza sta diventando asfissiante." "Bene. Io non ho niente da nascondere." "La censura è sempre più evidente." "Basta non sparare cazzate da complottari." “I prezzi della corrente elettrica stanno schizzando alle stelle.” “Poco mi importa, io ho il fotovoltaico.” “Stanno bloccando le euro 5. Auto di appena 10 anni.” “Ah, non mi tange, io mi son fatto la macchina nuova.” “Vogliono imporre la ristrutturazione delle case per il risparmio energetico, sennò non potrai affittare o vendere. E, di questo passo, manco lasciarle in eredità.” “Puoi fare gli interventi come ho appena fatto io, ti danno anche il prestito.” Fino a ieri, tipici esempi di dialogo con uno di quelli "svegli", abituati a cavalcare l'onda perché loro sono più furbi. A pensare solo al proprio orticello. E che gli altri si fottano. E oggi? "Hanno ritirato Astrazeneca per reazioni avverse." "Mi è andata bene, io ho fatto Pfizer e Moderna." “Si. E secondo te quei due erano meglio?” "Certo. Quelli erano a mRNA, mica tradizionali.” “Ottimo. E non ti viene il leggerissimo dubbio che se 1 su 1000, con Astrazeneca, era fottuto, non possa essere uguale o peggio per gli altri, e che abbiano tirato su questa pantomima per coprire e distrarre?” “Ma quando mai. Questa è roba da complottisti.” “Come era da complottisti dire che tutti questi vaccini erano una merda, e poi si comincia pure in TV e sui giornali a parlare di effetti collaterali.” “Se mi dicono che una cosa protegge io ci credo. Mica posso vedere il male ovunque. Non ho tempo di stare appresso a tutto.” “Stiamo parlando della tua salute. Della tua vita.” “Se devo morire pazienza. Ma come vedi sto bene. E ho fatto gli altri vaccini, non Astrazeneca.” “Ok. Pazienza per la tua vita. Ma per quella dei tuoi figli?” “Già non gli capita niente. E poi l'hanno fatto tutti, a scuola.” “Quindi, anche se li hai sottoposti ad una roulette russa sei tranquillo?” “Certo. Io ho agito per il loro bene e ho fatto come la maggioranza.” “Cioè, per il loro bene gli hai fatto iniettare una roba sperimentale coperta da segreto militare. Senza porti domande” “Ma hanno detto che era sicuro.” “Sì. Il problema è che non ti rendi conto di quanto sei stato coglione ad averci creduto e a fare la pecora”. “Ma non potevo far altro." “Potevi allora. Ma soprattutto potresti e dovresti adesso. Dovresti incazzarti, rovesciare tutto, pretendere galera per i responsabili. Voi inoculati dovreste cercare l'appoggio di quelli che hanno resistito per fare massa critica, o un fronte comune. E invece zero. Tutti zitti e buoni.” “In famiglia, non è successo niente. Non ho capito perché dovrei fare tutto sto casino.” “Basterebbe anche solamente il rischio a cui hanno esposto te e i tuoi figli. Ma ancora non hai afferrato che non è finita.” “Che non è finita cosa?” “Questa storia. Perché le reazioni avverse e le morti si manifestano non solo nel breve periodo, ma pure dopo anni. Perché i dati comunicati sono grandemente rimaneggiati verso il basso. E con molta probabilità ti hanno messo una bomba ad orologeria nel corpo. A Te, e pure ai tuoi figli. Altro che sicurezza di Moderna e Pfizer.” “Ma quale bomba. Se dovesse capitare qualcosa, ci penserò." “Posso capire, e magari perfino apprezzare, chi comincia a mettersi in discussione. Ma a te mi sa che non hanno tolto solo la libertà. Ti hanno proprio levato l'anima, oltre che i coglioni." "Ma cosa stai dicendo." "Che fare gli struzzi, gli schiavi e gli ignavi non porta mai a qualcosa di buono. Noi, che abbiamo rifiutato la puntura e non solo, vi abbiamo avvisato allora, e ancora oggi vi tendiamo la mano. Ma continuate a rifiutarla, anziché incazzarvi seriamente, contro chi ve l'ha messo a tutto spiano nel deretano." https://t.me/Lanonaelica
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Si accettano miracoli C'è un elefante nella stanza, ma nessuno sembra vederlo. Forse perché parlare di attacco alla vita a tutto tondo è troppo duro da accettare, e allora diventa più facile continuare ad andare avanti come se niente fosse. Si finge, per non guardare il nemico dritto negli occhi. L'aborto è la prima arma di cui si avvale. Dapprima previsto solo in casi eccezionali, è poi stato promosso ad accettabile metodo di contraccezione. Risultato: non migliaia. Milioni di non nati. Il problema dei mangiatori inutili estirpato alla radice, con il vantaggio di avere una "soluzione finale" scelta in piena coscienza e volontarietà. Le altre misure di prevenzione di gravidanze indesiderate non si contano: l'inventiva non è mai troppa, basta che il trend delle nascite venga spezzato. E se non si è ottenuto il risultato sperato, ormai è sdoganata anche la possibilità di aborto "full term". Lo si dice in inglese perché in italiano fa troppo schifo: aborto fino al momento della nascita. E perché, a questo punto, non estenderlo anche, che so, ai primi due/tre anni di vita? Uno magari prova ma vede che fare il genitore non gli riesce tanto bene, o che l'impegno è troppo gravoso, e allora per quale motivo discriminarlo rispetto a chi la scelta l'ha fatta con maggiore tempestività? Suvvia, più uguaglianza per tutti. Sul versante del fine vita, stessa storia: dalla “morte pietosa”, la cosiddetta eutanasia, si è passati al suicidio assistito anche nei semplici casi di depressione o difficoltà economiche. È ovunque: le evolutissime democrazie occidentali fanno a gara per incentivarti a porre fine alle tue sofferenze. Che siano fisiche o psicologiche, prevenibili o curabili non fa differenza: l'intento è quello di liberare spazio e risorse con la tua dipartita. E un altro piccolo pezzettino del pianeta è salvo. I fautori di queste "amorevoli" politiche sono esattamente gli stessi che si preoccupano che tu sia in perfetta salute per tutto l'arco della tua vita. Ecco spiegato facile il motivo per cui si è dato il via a sieri salvifici di ogni tipo fin da quando il feto è ancora nel grembo della mamma. E sì, perché ormai non è più sufficiente l'inoculazione a neonati il cui sistema immunitario non si è ancora assestato: si procede già nella fase della gravidanza, giusto per contravvenire ad ogni regola di prudenza e operare quanti più danni possibile al nascituro. Tanto per completare l'opera, il cordone ombelicale viene poi reciso in tempi ristrettissimi: ennesima mannaia sulla formazione a dovere del sistema immunitario del bimbo. E la placenta, autentica miniera di staminali, concessa giocoforza a qualche istituzione che della gestione di questo prezioso materiale umano ha fatto un business. Ciliegina su questa torta avvelenata, un sistema sanitario che con la scusa della prevenzione propone vaccini continui, screening a più non posso, medicinali da banco come fossero noccioline, e pure quelli dietro ricetta medica che vengono spacciati come droga a tossicodipendenti. Vita e morte che si inseguono sotto un'unica bandiera. Che non è il danaro: i protagonisti dello sterminio in atto, i soldi se li stampano da sé. La bandiera, il vessillo, lo stendardo è quello del depopolamento. Non ci sembra ancora possibile che si arrivi all'eutanasia per legge, una volta raggiunta una certa età o una data percentuale di inabilità alla produzione? Film famosi come “In Time”, o meno conosciuti come il giapponese “Plan 75”, ce ne danno una chiara anticipazione: ennesimo obbligo di verità che viene adempiuto. L'unica speranza è che si smetta di ignorare la piega che stanno prendendo gli eventi, e si capisca che tutto ciò che viene dal sistema di potere è contrario al bene. L'umanità deve trovare la forza e il coraggio di aprire gli occhi e guardare il mostro in faccia. Solo così riuscirà a ritrovare se stessa e a restituirsi il giusto valore. È facile? Certo che no. Ma niente e impossibile. E poi, siamo in tempi apocalittici: si accettano miracoli. Anche, e soprattutto, da parte di ognuno di noi. https://t.me/Lanonaelica
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E niente. Dino sa come fare le sorprese. E gli vengono davvero bene. https://youtu.be/mZudEFO8Y48?si=gOCnXhqFm5y6r5dE Buona visione da https://t.me/Lanonaelica
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Solve et coagula

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Solve et coagula È una frase che di tanto in tanto ricorre, come a volermi suggerire qualcosa. “Solve et coagula”. Sciogli e riunisci. Gli alchimisti utilizzavano quest'espressione per spiegare il procedimento di trasformazione della materia: prima lo scioglimento della stessa al fine di eliminarne ogni impurità, e poi la ricomposizione in una nuova veste. Questo, in sostanza, il processo attraverso cui si puntava alla creazione della pietra filosofale, capace di trasmutare il piombo in oro e di rendere immortale l'essere umano. A ben vedere, tuttavia, l'attinenza con la situazione attuale è impressionante. E sotto molteplici aspetti. Perché qui si parla di “trasformazione”: un procedimento col quale si modifica la materia per darle nuova forma. Già. La materia. E non solo. Applichiamo questo concetto alla società: dall'epoca COVID si è avuto un sistematico processo di annichilimento dello stato di diritto e del contratto sociale così come inteso fino ad allora, al fine di approdare ad un tipo di dittatura sanitaria mai visto prima. Una sorta di “distruzione creativa” per rimpiazzare il vecchio col nuovo. Una vera e propria “trasmutazione” dell'ordine costituito, anche se non si è attuata una evoluzione dal piombo all'oro, quanto piuttosto un processo in direzione esattamente contraria verso la distopia più nera. Ancora, trasliamo questo processo all'ambiente: il cambiamento in atto è evidente. Ma non è un qualcosa di spontaneo. È iatrogeno, ossia iniettato a forza tramite utilizzo di scie, introduzione in ogni dove di strutture per la connessione di quinta generazione, acquisizione di terreni per l'implementazione di pannelli solari e pale eoliche a perdita d'occhio. È un processo tanto veloce che il paesaggio ne risulta mutato da un anno all'altro: dal verde della terra e dall'azzurro del cielo, colori tipici della natura, stiamo passando al grigiore delle pale e al nero dei pannelli, che ben si intonano al funereo, plumbeo pallore del nuovo cielo costantemente irrorato. Ossia, dall'armonia e dalla bellezza che sono proprie di una condizione naturale, la traslazione in corso ci impone un'uniformità cupa, triste, opprimente. Come fosse un carcere a cielo aperto, o un ospedale, o lo squallido edificio di una amministrazione pubblica del dopoguerra. Ovunque, lo stesso schema di assenza di colore. E poi, la trasmutazione dell'uomo: sia nella psiche in tutte le sue sfumature, con la fomentazione di un continuo stato di terrore ed insicurezza, sia a livello animico, con la sistematica distruzione di ogni valore collegato al trascendente. L'essere umano nella sua complessità, nella sua spiritualità, viene decostruito, dissolto e riplasmato in una creatura nuova, non nelle sembianze ma nell'essenza: l'anima lascia il posto all'ego, privato di ogni anelito all'ultraterreno. Ma è anche una trasmutazione sul piano fisico: è un "solve et coagula" che curiosamente si ritrova anche a livello di effetti collaterali dei sieri ad mRNA. Sì: emorragie da una parte, e fenomeni di coagulazione dall'altra. Gli estremi opposti che vanno a creare, dopotutto, il medesimo esito: la morte. Può essere un caso. Oppure un omaggio "a contrario" a questo celebre principio alchemico. Ad ogni modo, è evidente l'azione, anzi la sperimentazione in corso, per decostruire il vecchio, dissolverlo, resettarlo, e rimpiazzarlo con un ambiente completamente nuovo, forse addirittura terraformato secondo differenti parametri, pronto ad ospitare una inedita struttura sociale composta da entità trans-umane. Solve et coagula. Sta accadendo ora. Ma non si tratta di magia bianca. Il principio alchemico più elevato, sovvertito dalle forze del Male più oscuro. È per questo che è una battaglia ad un livello ben oltre la materia, a cui non ci si può sottrarre. La resa comporta la sicura dissoluzione della nostra essenza, immortale e divina, per la ricostruzione in un qualcosa di non-umano che non potrà mai e poi mai essere così come è l'Uomo. Ossia, nelle sue mille contraddizioni e sfaccettature, semplicemente perfetto. https://t.me/Lanonaelica
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Caricature da strapazzo Cioè. Uno sente le notizie e si chiede: “ma mi stanno prendendo per culo?” Una tra le più recenti è quella di un omosessuale conclamato, vittima di pedofilia e sposato con un trans di oltre vent'anni più vecchio di lui (un tempo si sarebbe usata la definizione di pigmalione, ma con questa storia del gender è andato tutto a puttane…), che vuole la guerra non solo per il suo Paese, ma per l'Europa intera. Quadro psicopatologico da urlo, gli piace prenderlo dietro e generosamente vuole estendere questo piacere a tutta la popolazione del vecchio continente. Gli bastasse sollazzarsi coi suoi amichetti di giochi in orizzontale. E invece no: a letto mette la guepiere, ma in pubblico veste i panni del macho. Il macho, però, con culo degli altri. Il fatto è che non è solo un caso. Sono uno peggio dell'altro. La vecchia meretrice che, dopo aver fatto disastri in seno al ministero affidatole nel proprio Paese, è stata piazzata a decidere le sorti della Comunità Europea, fa buona coppia con quella presidente della Banca Centrale la quale, a suo tempo, si distinse per essersi letteralmente proposta come schiava (d'amore, o non solo?) a Sarkozy. Insomma, la professionalità allo stato dell'arte. Il drago, da parte sua, dopo aver sputato il suo fetido veleno in ogni istituzione in cui ha dispiegato le sue ali, mettendo in ginocchio le vite di milioni di persone, torna protagonista come probabile successore nello scranno del massimo potere comunitario. Una degna ricompensa per i servigi resi ai veri padroni, e un nuovo bafometto d'argento come premio è già pronto. Per non parlare della NATO, il cui volere ormai è più pervasivo e dirimente di quello della UE: il baratro è già apparecchiato. Tra scandali di corruzione, scheletri nell'armadio, dossier compromettenti e ricatti di ogni tipo, non c'è leader nazionale che sia in grado di fare la voce grossa contro i diktat dei veri decisori. I giornali e le TV si sforzano nel dare credibilità e continuità alla solita narrativa trita e ritrita, ma la presa per culo trapela in modo sempre più sfrontato. Ed è voluto. Perché è un rito di umiliazione della popolazione. Serve a dimostrare quanto l'uomo comune sia servo, schiavo, ottuso, supino e bue. Tanto da non essere in grado di badare a se stesso, da persistere nel delegare, da accettare ogni sopruso, da non alzare mai la testa, da insistere nell’aspettare un salvatore, da non accorgersi neanche della aperta e sfacciata derisione in atto nei suoi confronti. Più è grande l'offesa, più è evidente l'inganno, più è manifesto il danno, tanto è maggiore l'umiliazione. E in questo schema rientrano le connotazioni caricaturali dei protagonisti della politica odierna ai differenti livelli. Al pari dei ritratti da circo dei vari dotti e sapienti incaricati di comunicarci le magnifiche sorti della scienza, che sia quella medica o climatica non importa, per mandarci poi un unico messaggio: quello secondo cui noi, sporchi goyim, inutili consumatori di risorse, dobbiamo levarci al più presto dai coglioni per il bene del pianeta. Possibilmente, com'è ovvio, in silenzio. O almeno, senza fare troppe rimostranze e troppo casino. Altro che le loro regole, il loro buonismo, il politicamente corretto e quel falso paternalismo da rassicuranti imbonitori. Mentre si aspetta trepidanti la prossima "risolutiva" (sì, credici...) tornata elettorale, vaccini, guerre, crisi, scie, irraggiamenti, avvelenamenti e diavolerie varie continuano il loro programma di indisturbata, sistematica distruzione mortale. È che ancora non abbiamo capito una cosa. Che più stiamo al loro gioco, più ci sminuiamo. Più accettiamo, più ci indeboliamo. Più ci pieghiamo, più soccombiamo. Cocainomani. Zoccolette. Dementi, e slogan per cabrón. Sì. Sono solo e soltanto caricature da strapazzo. Ma non abbiamo speranze, se non ce li togliamo velocemente dal cazzo. https://t.me/Lanonaelica
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