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Lanonaelica

Il pensiero laterale come via di indagine e conoscenza.

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Si accettano miracoli C'è un elefante nella stanza, ma nessuno sembra vederlo. Forse perché parlare di attacco alla vita a tutto tondo è troppo duro da accettare, e allora diventa più facile continuare ad andare avanti come se niente fosse. Si finge, per non guardare il nemico dritto negli occhi. L'aborto è la prima arma di cui si avvale. Dapprima previsto solo in casi eccezionali, è poi stato promosso ad accettabile metodo di contraccezione. Risultato: non migliaia. Milioni di non nati. Il problema dei mangiatori inutili estirpato alla radice, con il vantaggio di avere una "soluzione finale" scelta in piena coscienza e volontarietà. Le altre misure di prevenzione di gravidanze indesiderate non si contano: l'inventiva non è mai troppa, basta che il trend delle nascite venga spezzato. E se non si è ottenuto il risultato sperato, ormai è sdoganata anche la possibilità di aborto "full term". Lo si dice in inglese perché in italiano fa troppo schifo: aborto fino al momento della nascita. E perché, a questo punto, non estenderlo anche, che so, ai primi due/tre anni di vita? Uno magari prova ma vede che fare il genitore non gli riesce tanto bene, o che l'impegno è troppo gravoso, e allora per quale motivo discriminarlo rispetto a chi la scelta l'ha fatta con maggiore tempestività? Suvvia, più uguaglianza per tutti. Sul versante del fine vita, stessa storia: dalla “morte pietosa”, la cosiddetta eutanasia, si è passati al suicidio assistito anche nei semplici casi di depressione o difficoltà economiche. È ovunque: le evolutissime democrazie occidentali fanno a gara per incentivarti a porre fine alle tue sofferenze. Che siano fisiche o psicologiche, prevenibili o curabili non fa differenza: l'intento è quello di liberare spazio e risorse con la tua dipartita. E un altro piccolo pezzettino del pianeta è salvo. I fautori di queste "amorevoli" politiche sono esattamente gli stessi che si preoccupano che tu sia in perfetta salute per tutto l'arco della tua vita. Ecco spiegato facile il motivo per cui si è dato il via a sieri salvifici di ogni tipo fin da quando il feto è ancora nel grembo della mamma. E sì, perché ormai non è più sufficiente l'inoculazione a neonati il cui sistema immunitario non si è ancora assestato: si procede già nella fase della gravidanza, giusto per contravvenire ad ogni regola di prudenza e operare quanti più danni possibile al nascituro. Tanto per completare l'opera, il cordone ombelicale viene poi reciso in tempi ristrettissimi: ennesima mannaia sulla formazione a dovere del sistema immunitario del bimbo. E la placenta, autentica miniera di staminali, concessa giocoforza a qualche istituzione che della gestione di questo prezioso materiale umano ha fatto un business. Ciliegina su questa torta avvelenata, un sistema sanitario che con la scusa della prevenzione propone vaccini continui, screening a più non posso, medicinali da banco come fossero noccioline, e pure quelli dietro ricetta medica che vengono spacciati come droga a tossicodipendenti. Vita e morte che si inseguono sotto un'unica bandiera. Che non è il danaro: i protagonisti dello sterminio in atto, i soldi se li stampano da sé. La bandiera, il vessillo, lo stendardo è quello del depopolamento. Non ci sembra ancora possibile che si arrivi all'eutanasia per legge, una volta raggiunta una certa età o una data percentuale di inabilità alla produzione? Film famosi come “In Time”, o meno conosciuti come il giapponese “Plan 75”, ce ne danno una chiara anticipazione: ennesimo obbligo di verità che viene adempiuto. L'unica speranza è che si smetta di ignorare la piega che stanno prendendo gli eventi, e si capisca che tutto ciò che viene dal sistema di potere è contrario al bene. L'umanità deve trovare la forza e il coraggio di aprire gli occhi e guardare il mostro in faccia. Solo così riuscirà a ritrovare se stessa e a restituirsi il giusto valore. È facile? Certo che no. Ma niente e impossibile. E poi, siamo in tempi apocalittici: si accettano miracoli. Anche, e soprattutto, da parte di ognuno di noi. https://t.me/Lanonaelica
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Lanonaelica

Il pensiero laterale come via di indagine e conoscenza.

E niente. Dino sa come fare le sorprese. E gli vengono davvero bene. https://youtu.be/mZudEFO8Y48?si=gOCnXhqFm5y6r5dE Buona visione da https://t.me/Lanonaelica
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Solve et coagula

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Solve et coagula È una frase che di tanto in tanto ricorre, come a volermi suggerire qualcosa. “Solve et coagula”. Sciogli e riunisci. Gli alchimisti utilizzavano quest'espressione per spiegare il procedimento di trasformazione della materia: prima lo scioglimento della stessa al fine di eliminarne ogni impurità, e poi la ricomposizione in una nuova veste. Questo, in sostanza, il processo attraverso cui si puntava alla creazione della pietra filosofale, capace di trasmutare il piombo in oro e di rendere immortale l'essere umano. A ben vedere, tuttavia, l'attinenza con la situazione attuale è impressionante. E sotto molteplici aspetti. Perché qui si parla di “trasformazione”: un procedimento col quale si modifica la materia per darle nuova forma. Già. La materia. E non solo. Applichiamo questo concetto alla società: dall'epoca COVID si è avuto un sistematico processo di annichilimento dello stato di diritto e del contratto sociale così come inteso fino ad allora, al fine di approdare ad un tipo di dittatura sanitaria mai visto prima. Una sorta di “distruzione creativa” per rimpiazzare il vecchio col nuovo. Una vera e propria “trasmutazione” dell'ordine costituito, anche se non si è attuata una evoluzione dal piombo all'oro, quanto piuttosto un processo in direzione esattamente contraria verso la distopia più nera. Ancora, trasliamo questo processo all'ambiente: il cambiamento in atto è evidente. Ma non è un qualcosa di spontaneo. È iatrogeno, ossia iniettato a forza tramite utilizzo di scie, introduzione in ogni dove di strutture per la connessione di quinta generazione, acquisizione di terreni per l'implementazione di pannelli solari e pale eoliche a perdita d'occhio. È un processo tanto veloce che il paesaggio ne risulta mutato da un anno all'altro: dal verde della terra e dall'azzurro del cielo, colori tipici della natura, stiamo passando al grigiore delle pale e al nero dei pannelli, che ben si intonano al funereo, plumbeo pallore del nuovo cielo costantemente irrorato. Ossia, dall'armonia e dalla bellezza che sono proprie di una condizione naturale, la traslazione in corso ci impone un'uniformità cupa, triste, opprimente. Come fosse un carcere a cielo aperto, o un ospedale, o lo squallido edificio di una amministrazione pubblica del dopoguerra. Ovunque, lo stesso schema di assenza di colore. E poi, la trasmutazione dell'uomo: sia nella psiche in tutte le sue sfumature, con la fomentazione di un continuo stato di terrore ed insicurezza, sia a livello animico, con la sistematica distruzione di ogni valore collegato al trascendente. L'essere umano nella sua complessità, nella sua spiritualità, viene decostruito, dissolto e riplasmato in una creatura nuova, non nelle sembianze ma nell'essenza: l'anima lascia il posto all'ego, privato di ogni anelito all'ultraterreno. Ma è anche una trasmutazione sul piano fisico: è un "solve et coagula" che curiosamente si ritrova anche a livello di effetti collaterali dei sieri ad mRNA. Sì: emorragie da una parte, e fenomeni di coagulazione dall'altra. Gli estremi opposti che vanno a creare, dopotutto, il medesimo esito: la morte. Può essere un caso. Oppure un omaggio "a contrario" a questo celebre principio alchemico. Ad ogni modo, è evidente l'azione, anzi la sperimentazione in corso, per decostruire il vecchio, dissolverlo, resettarlo, e rimpiazzarlo con un ambiente completamente nuovo, forse addirittura terraformato secondo differenti parametri, pronto ad ospitare una inedita struttura sociale composta da entità trans-umane. Solve et coagula. Sta accadendo ora. Ma non si tratta di magia bianca. Il principio alchemico più elevato, sovvertito dalle forze del Male più oscuro. È per questo che è una battaglia ad un livello ben oltre la materia, a cui non ci si può sottrarre. La resa comporta la sicura dissoluzione della nostra essenza, immortale e divina, per la ricostruzione in un qualcosa di non-umano che non potrà mai e poi mai essere così come è l'Uomo. Ossia, nelle sue mille contraddizioni e sfaccettature, semplicemente perfetto. https://t.me/Lanonaelica
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Caricature da strapazzo Cioè. Uno sente le notizie e si chiede: “ma mi stanno prendendo per culo?” Una tra le più recenti è quella di un omosessuale conclamato, vittima di pedofilia e sposato con un trans di oltre vent'anni più vecchio di lui (un tempo si sarebbe usata la definizione di pigmalione, ma con questa storia del gender è andato tutto a puttane…), che vuole la guerra non solo per il suo Paese, ma per l'Europa intera. Quadro psicopatologico da urlo, gli piace prenderlo dietro e generosamente vuole estendere questo piacere a tutta la popolazione del vecchio continente. Gli bastasse sollazzarsi coi suoi amichetti di giochi in orizzontale. E invece no: a letto mette la guepiere, ma in pubblico veste i panni del macho. Il macho, però, con culo degli altri. Il fatto è che non è solo un caso. Sono uno peggio dell'altro. La vecchia meretrice che, dopo aver fatto disastri in seno al ministero affidatole nel proprio Paese, è stata piazzata a decidere le sorti della Comunità Europea, fa buona coppia con quella presidente della Banca Centrale la quale, a suo tempo, si distinse per essersi letteralmente proposta come schiava (d'amore, o non solo?) a Sarkozy. Insomma, la professionalità allo stato dell'arte. Il drago, da parte sua, dopo aver sputato il suo fetido veleno in ogni istituzione in cui ha dispiegato le sue ali, mettendo in ginocchio le vite di milioni di persone, torna protagonista come probabile successore nello scranno del massimo potere comunitario. Una degna ricompensa per i servigi resi ai veri padroni, e un nuovo bafometto d'argento come premio è già pronto. Per non parlare della NATO, il cui volere ormai è più pervasivo e dirimente di quello della UE: il baratro è già apparecchiato. Tra scandali di corruzione, scheletri nell'armadio, dossier compromettenti e ricatti di ogni tipo, non c'è leader nazionale che sia in grado di fare la voce grossa contro i diktat dei veri decisori. I giornali e le TV si sforzano nel dare credibilità e continuità alla solita narrativa trita e ritrita, ma la presa per culo trapela in modo sempre più sfrontato. Ed è voluto. Perché è un rito di umiliazione della popolazione. Serve a dimostrare quanto l'uomo comune sia servo, schiavo, ottuso, supino e bue. Tanto da non essere in grado di badare a se stesso, da persistere nel delegare, da accettare ogni sopruso, da non alzare mai la testa, da insistere nell’aspettare un salvatore, da non accorgersi neanche della aperta e sfacciata derisione in atto nei suoi confronti. Più è grande l'offesa, più è evidente l'inganno, più è manifesto il danno, tanto è maggiore l'umiliazione. E in questo schema rientrano le connotazioni caricaturali dei protagonisti della politica odierna ai differenti livelli. Al pari dei ritratti da circo dei vari dotti e sapienti incaricati di comunicarci le magnifiche sorti della scienza, che sia quella medica o climatica non importa, per mandarci poi un unico messaggio: quello secondo cui noi, sporchi goyim, inutili consumatori di risorse, dobbiamo levarci al più presto dai coglioni per il bene del pianeta. Possibilmente, com'è ovvio, in silenzio. O almeno, senza fare troppe rimostranze e troppo casino. Altro che le loro regole, il loro buonismo, il politicamente corretto e quel falso paternalismo da rassicuranti imbonitori. Mentre si aspetta trepidanti la prossima "risolutiva" (sì, credici...) tornata elettorale, vaccini, guerre, crisi, scie, irraggiamenti, avvelenamenti e diavolerie varie continuano il loro programma di indisturbata, sistematica distruzione mortale. È che ancora non abbiamo capito una cosa. Che più stiamo al loro gioco, più ci sminuiamo. Più accettiamo, più ci indeboliamo. Più ci pieghiamo, più soccombiamo. Cocainomani. Zoccolette. Dementi, e slogan per cabrón. Sì. Sono solo e soltanto caricature da strapazzo. Ma non abbiamo speranze, se non ce li togliamo velocemente dal cazzo. https://t.me/Lanonaelica
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Lanonaelica

Il pensiero laterale come via di indagine e conoscenza.

L'enfasi di un'accurata lettura, la potenza di un montaggio video memorabile. L'ennesimo regalo di Dino a tutti noi. https://youtu.be/XScimZ927Cg?si=9L1XO3n3PLSW18dZ Buona visione da https://t.me/Lanonaelica
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Prostruzione

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AMAZON: LIBRO DI DINO TINELLI "IL RISVEGLIO" Su Amazon

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Playlist di Dino Tinelli

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✔ NON SONO MEMBRO DELLA “FLAT EARTH SOCIETY”. Si tratta di un gruppo di opposizione controllata che diffonde menzogne sulle verità della Terra Piatta fornendo informazioni fasulle inserite a quelle corrette. ✔NOTA SUPPLEMENTARE Se non siete d’accordo, se non vi piace il video, non guardatelo. Le playlist aiutano a trovare le tematiche che cercate. Questo il link

https://www.youtube.com/user/tinellidino

Mettere in discussione, fare ricerca, eseguire prove e confutare fatti scientifici da tutte le angolazioni è scienza. Credere ciecamente in ciò che ci hanno detto ed insegnato attraverso la scolarizzazione obbligatoria è religione.

Prostruzione Non è solo nel passato. Sta ancora accadendo. Più vivo che mai. È un fenomeno molto diffuso, ma che riesce ancora a sorprendere per la sua continua capacità di sorpassare sempre nuove vette. Di manifestarsi in mille modi differenti, pur rimanendo eternamente uguale a se stesso. Di rivelare la qualità dell'individuo che, al di là di classe sociale ed averi, se ne rende protagonista. La prostruzione. Inedita sintesi di prostrazione e prostituzione. Perché qui non è in gioco solo il prostrarsi per un favore, un vantaggio o una grazia. Qui si sconfina nella vendita dell'anima. Nella negazione, anzi nell' abiezione di ogni valore che non sia quello del denaro. E della tranquillità che ne consegue. Per il mutuo. La rata. Quella non vita da schiavo che può continuare a scorrere come se niente fosse, confidando nell'oblio della memoria propria ed altrui. Prostruzione. Il motto degli anni venti di questo secolo maledetto. Per i politici, schiavi di poteri inconfessabili ed innominabili, di cui hanno rivelato essere neanche espressione, ma mera manifestazione. Per i giudici di ogni ordine e grado, immobili anche di fronte alle peggiori nefandezze, che il popolo hanno tradito e il concetto stesso di giustizia calpestato. Per le forze dell'ordine, che dietro una divisa, uno scudo e un manganello, hanno scelto di vessare chi dovevano, invece, tutelare ed appoggiare. Per i giornalisti, che hanno asservito la loro penna alla propaganda più becera e meschina, diventando viscidi lettori di veline e vomitevoli adulatori degli scranni del potere. Per i medici, che hanno ficcato Ippocrate nel cesso, e della paura hanno fatto la propria maestra, compagna, consigliera e meretrice, negando cure e cura proprio a chi più ne aveva bisogno. Per gli insegnanti, che hanno dato il peggiore esempio di totale assenza di spirito critico, e hanno fatto a gara per condurre al macello quei ragazzi che invece erano stati loro affidati nel nobile intento di insegnargli cosa vuol dire crescere. Per preti, suore e volontari laici, che hanno chiuso le porte delle chiese e umiliato così l'esempio di quel Dio che al contrario avrebbero dovuto seguire ed onorare. Il fallimento. Qui, principalmente anche se non esclusivamente, sta il fallimento di ogni singola figura collegata al cosiddetto "vivere civile". Ben pochi, in ognuna, si sono distinti per aver alzato la testa, dissentito, rifiutato e combattuto. A loro il plauso, la solidarietà, il riconoscimento con giusto orgoglio per il senso di condividere un medesimo sentire. Per gli altri, per tutti gli altri, bravi esecutori degli ordini delle Istituzioni, idolatrati angeli in classi, aule, corsie, piazze e palazzi, lo sprezzo più veemente. Perché, abiurando senza tema la loro vantata religione e facendosi scientemente beffa di ogni umana compassione, sono stati il metro, la misura ed il pilastro di questo regime abietto e criminale. E non c'è redenzione alcuna senza pentimento manifesto. Non c'è misericordia per la viltà del codardo. Non c'è giustificazione per chi, nonostante l'evidenza del male fatto, insiste nella sua squallida ed ottusa prostruzione, anche tramite omissione, da laido e infame servo dei demoni oggi in azione. https://t.me/Lanonaelica
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Il pensiero laterale come via di indagine e conoscenza.

Il nemico alle porte Non ce n’eravamo accorti, ma eravamo sotto assedio. Tutto, da ciò che abbiamo imparato a scuola, al sistema che siamo andati ad alimentare col nostro lavoro e le nostre vite, era stato strutturato da chi non voleva il nostro bene, ma solo il più rigido controllo. Certo. Ci hanno lasciato giocare per un bel po', almeno nell'Occidente “libero” e opulento. E anche se i problemi non mancavano, era comunque ricreazione. Ora, però, la campanella è suonata. Solo che non ci stanno chiamando per il ritorno in classe: piuttosto, è una chiamata per il macello. È scattato un qualcosa che è sempre stato insito nel sistema stesso, ma attendeva dormiente il suo momento. Ed è ben più che se fosse stato semplicemente stabilito, magari come misura precauzionale o eccezionale: al contrario, sa di schema ben oliato e già molte volte sperimentato. Quasi un meccanismo di sterminio programmato. Le radici sono lontane, forse antiche quanto il potere che detiene le redini del gioco. Tuttavia, non è in una conferenza di un Club a Roma negli anni ‘70, o in un gruppo altolocato negli anni ‘90, che sono da ricercare l'intento eugenetico, l'ottica malthusiana, la vena criminale. Qui si tratta di una forma di pensiero che si traduce in una azione sempre uguale a se stessa, ma che utilizza strumenti differenti e sfumature diverse per colpire ogni volta il medesimo bersaglio: l'uomo. E il carnefice, a ben vedere, è invariabilmente ogni volta il medesimo. A questo turno, tuttavia, l'obiettivo principale è quello atavico, storico, per antonomasia: la razza caucasica. È il bianco che deve cessare di esistere, portando con sé nella tomba anche la sua cultura, le sue conquiste sociali, la sua forma mentis. Agli altri toccherà dopo. Prima, c'è da portare a termine il lavoro più difficile. Le fazioni della medesima progenie, astutamente contrapposte per religione e ragioni geopolitiche, dovranno provvedere ad eliminarsi a vicenda, complice un piccolo ma furbo aiutino esterno. L'artefice dei giochi, in questo modo, non dovrà nemmeno sporcarsi le mani, come da migliore tradizione. È così che può spiegarsi quella politica volutamente suicida su tutti i fronti che l'Occidente sta portando avanti ormai da decenni contro se stesso. E le ultime guerre conclamate, con un avversario tra l'altro evidentemente più forte, non sono altro che il culmine di questo processo di auto annientamento. Kalergi in Europa, Cloward Piven negli USA fanno il resto: cambia solo il nome di facciata, ma il disegno è il medesimo, e l'arma utilizzata idem. Immigrazione esplosiva, con conseguente tracollo del sistema. Perché non ci vuole un gran acume per constatare che in entrambi i Continenti le frontiere sono letteralmente collassate: l'invasione è in pieno svolgimento, agevolata da quel nemico interno che aveva ed ha le chiavi per spalancare le porte. Manca poco, ormai. La sostituzione etnica è stata avviata, in contemporanea con il via su altri fronti di stretta militarizzazione della sfera civile. Controllo totale, razionamenti ed espropri sono già qui, pur sotto mentite spoglie. E niente è un caso: al contrario, si tratta di una precisa tabella di marcia su cui tutti i tradizionali schieramenti politici sono d'accordo. Altro che contrapposizioni: quelle sono solamente messe in scena per il popolo bue. Già. Il nemico è alle porte. Ma non solo della nazione. Eccolo. Ascolta. Sta suonando il campanello della nostra abitazione. https://t.me/Lanonaelica
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Il patto. Strano. Nessuno ne fa mai menzione. Eppure, è stato messo nero su bianco. E non da un paio di quaquaraquà. Da 63 Stati. Prima firmato, e poi debitamente ratificato. Nel che dovrebbe consistere la sua piena legittimità ed operatività. Che poi, non è che si parli di Stati di secondaria importanza: Usa, Germania, Francia, Inghilterra, Italia, Giappone, Sudafrica, Australia e via dicendo. Già. Tutto questo bell’ambaradan di nazioni, nel 1928 si siede e firma il patto Briand-Kellogg. Conosciuto anche come “Trattato di rinuncia alla guerra” o, ancora, come “Patto di Parigi”. L'oggetto di questo trattato è di una portata letteralmente rivoluzionaria: bandire la guerra quale strumento politico. Il suo testo, infatti, tuttora in vigore, prevede che “Le alte parti contraenti dichiarano solennemente in nome dei loro popoli di condannare il ricorso alla guerra per la risoluzione delle divergenze internazionali e di rinunziare a usarne come strumento di politica nazionale nelle loro relazioni reciproche. La risoluzione di tutte le divergenze o conflitti non dovrà mai essere cercata se non con mezzi pacifici.” Come come? Quindi c’era un trattato internazionale che già ben prima della seconda guerra mondiale vietava la guerra, e ciononostante dopo un paio d'anni è scoppiato il casino di cui tutti abbiamo memoria? E ancora oggi l'industria delle armi è la fabbrica di soldi per eccellenza? Apperò. Sembra proprio che, dall'epoca della Società delle Nazioni a quella delle Nazioni Unite, non sia cambiato poi tanto: il diritto internazionale era ed è rimasto carta da culo. Perché, se così non fosse, non saremmo ancora allo stadio della legge del più forte. E invece, con il nostro lavoro, la nostra obbedienza e le nostre tasse stiamo finanziando queste false “democrazie” che della forza, a livello di gestione interna del potere così come nelle relazioni tra “schieramenti” (per quanto solo apparenti possano essere), hanno fatto il loro strumento principe. Eppure, quando si è voluto, questo benedetto trattato lo si è rispolverato ed utilizzato. E la cosa è accaduta non in un'occasione di quelle minori, ma nel procedimento penale per antonomasia, quello più famoso al mondo: il Processo di Norimberga. Già. Perché il Tribunale Internazionale Militare, appena costituito all'uopo, poté esercitare la propria giurisdizione in tale processo, facendo espressamente leva proprio sul Patto Briand-Kellogg quale fondamento normativo. Non solo. Quando fu invocato il principio "nessun crimine, nessuna pena senza espressa previsione di legge", i giudici (tutti espressione del fronte vincitore) considerarono le azioni degli imputati come violazioni di leggi internazionali già esistenti (convenzioni dell'Aia, convenzioni di Ginevra e, appunto, patto Briand-Kellogg). Totale: questi trattati valevano ai tempi di Norimberga nei confronti degli sconfitti, ma oggi sono carta straccia per USA e SION? E perché mai, di grazia, visto che risultano ancora in vigore e astrattamente vincolanti per tutti gli Stati? Sì. Non è solo la storia ad essere scritta dal vincitore. Lo è anche il diritto. A piacimento. Pure retroattivamente. E secondo la ben nota logica dei "due pesi, due misure". Quindi, quando sentiamo invocare una nuova "Norimberga" ci si dovrebbero rizzare immediatamente le antenne. Non fosse altro che Stalin, Churchill e Roosevelt erano emissari opposti eppure figli di uno stesso potere. Quello stesso potere che ha riscritto la storia. Che ha riscritto il diritto. E che, con quelle pagine più o meno menzognere, sta continuando ad imporre ai popoli la guerra come strumento di dominio e di sterminio. Al di là delle narrazIoni accademiche grossolanamente unidirezionali tipiche del pensiero unico, i fatti parlano chiaro: se i vincitori fossero stati davvero "i buoni", in questi 80 anni le cose sarebbero andate molto diversamente. Altro che Briand Kellogg e belle parole. Quello è andato bruciato. Il loro patto è un altro. È sempre mondiale, ma in danno dell'Uomo. È un patto ferale. È un patto infernale. https://t.me/Lanonaelica
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Breaking No, vabbè. Ce n'è sempre una nuova. Prima è venuta la mania dello "scoop", scritto a lettere cubitali nel titolo del video su YouTube. Della serie: Cose mai sentite prima. Scoperte sensazionali. Effetti speciali ultra vivaci, che vecchia pubblicità della Telefunken scansati al volo. Ma non era abbastanza. Allora è entrato in voga l'uso del termine "bomba", a significare un qualcosa che FINALMENTE avrebbe fatto cadere tutto il castello di carte. Ma forse non era troppo professionale. E, soprattutto, il pubblico aveva ormai mangiato la foglia, cioè aveva capito che bomba su bomba non cadeva comunque un bel niente. Anzi, le cose continuavano esattamente come prima. E quindi, come se da 4 anni in giro non ci fossero sufficienti notizie a catalizzare l'attenzione, adesso la “controinformazione” si è messa a scimmiottare gli stilemi del mainstream con la moda di anteporre al trafiletto pubblicato la scritta “breaking”. Professionale a casino. Veramente dirimente. Quasi un grido di verità nel silenzio. Cioè: una roba che dà una scossa. Proprio una svolta. Di quelle che ferma subito le rotative. E pazienza se si tratta solo di informazione su internet, e quindi non ci sia nessuna pressa da stampa che vada bloccata per poter così rimpaginare il cartaceo con l'ultima, indispensabile news. Sei tu che ti devi fermare. Sì, proprio tu, caro consumatore compulsivo di notizie. Questo “breaking” è dedicato a te. Per farti sobbalzare sul divano mentre già ti chiedi: “che cazzo sarà successo?” Salvo poi scoprire che, per l'ennesima volta, in quello che ti stanno raccontando non c'è niente di particolarmente eclatante: è solo il desiderio d'attenzione che ha indotto l'esperto di turno a piazzare quel richiamo all'inizio del suo copia-incolla. Da bravo, disciplinato e perfettamente inconsapevole ripetitore delle notizie di regime. Da questo tipo di fine analista non pretendere alcuno spirito critico: sarebbe davvero troppo. A lui basta presentarsi come profondo conoscitore della geopolitica mondiale, anche se la sua aura di credibilità deriva soltanto dall'attenersi pedissequamente agli insegnamenti accademici più tradizionali, ed in realtà non ha capito un emerito cazzo di ciò che sta accadendo. Però continuano ad invitarlo nelle varie trasmissioni su YouTube, e questo gli garba assai: lo stimola, lo gonfia, lo spinge a fare sempre meglio. Ed ecco, quindi, la trovata del "breaking": aumenta la visibilità. Accresce la notorietà. Alimenta nel follower la dipendenza bulimica da novità. E pace se, nelle mille e più notizie che persiste a rilanciare ogni giorno, il filo che ha intravisto sia costantemente e completamente sconfessato dagli eventi. Già: la prospettiva distorta dalla quantità. Perché ci vuole spirito critico per selezionare. Ci vuole autonomia di pensiero per scartare. Ci vuole sagacia per trovare il collegamento nascosto, non quello imbeccato dal sistema. Insomma. Ci vogliono coglioni per crescere in qualità. Molto meno per insistere a rincorrere la vanagloria della quantità. Ma non tutto è perduto. Dopo lo scoop e l'ennesima bomba, dietro l'angolo è comparsa un'altra breaking news. L'ospitata all'appuntamento fisso su YouTube è garantita. Per la tua migliore, continua e più completa informazione. Com'è giusto che sia per ogni vero risveglione. https://t.me/Lanonaelica
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Civil war Ormai hanno fatto della programmazione predittiva un business. Uno show. Una fonte di ispirazione. Non che la cosa non andasse avanti già da un bel po' di tempo. Anzi, forse addirittura fin dagli albori dell'industria cinematografica, da sempre profondamente collegata al comparto militare yankee. Ultimamente, tuttavia, sarà la carenza di idee per buone sceneggiature, sarà l'urgenza di abituare il gregge a certe prospettive, i toni si vanno facendo via via più sfacciati. E più scontati. Ecco, dunque, che in pompa magna viene lanciato l'ultimo successo annunciato di Hollywood: Civil War. Guerra Civile. Un titolo altisonante, di quelli che uno si mette a guardarlo aspettandosi come minimo una storia mozzafiato, visto il budget ed i nomi presenti nel cast. E invece, man mano che si dipana… non so per voi, ma a me è suonata come una mattonata sui gioielli. Pesantezza. Scene inutili. Ritmo assente. Zero ispirazione. Insomma, una trovata giusto per cavalcare il malcontento dilagante e le sempre più insistenti voci di secessione, volutamente instillate in una popolazione già ampiamente esasperata dalla situazione interna degli Usa, e in particolare delle sue metropoli. Quello che manca, e totalmente, è il gusto dell'artista: qui si cazzeggia con la macchina da presa nel vano tentativo, tramite inquadrature che vorrebbero trasmettere ma non hanno alcun pathos, di sopperire ad una sceneggiatura a dir poco banale. Scavo psicologico dei personaggi: da zero a dieci, un meno quaranta. Empatia creata nello spettatore: probabilmente prenderesti a calci nel culo i protagonisti uno dopo l'altro. Approfondimento della storia alla base della guerra: lasciamo stare. Peggio che andare di notte a fari spenti. Colonna sonora: una cacofonia continua, roba da urtare le orecchie. E i nervi. Sarò controcorrente, non lo so, ma mi è risultato indigesto come e peggio di una polpetta non solo avvelenata, ma pure cucinata male. Dal road movie in pieno stile post apocalittico, si finisce con gli ultimi 20 minuti di pura guerriglia urbana. Uguale a mille altri film, solo che era Washington. E sai il gran cazzo che mi poteva fregare di questo cambio di location. Visto l'incipit, almeno potevano farne una pellicola degna di nota. E invece, tutto sembra telefonato senza alcun mordente. E senza alcuna verve. Sarà perché il vero film sulla nuova guerra civile americana, già ampiamente pronosticata, era un altro? Già. Quel “Grey State”, a firma di David Crowley, che non ha mai visto la luce perche interrotto nelle sue riprese dalla morte del regista e della sua famiglia. I tempi non erano ancora maturi? O forse conteneva un qualcosa di VERAMENTE scomodo per il sistema? Erik Nelson, su questo “caso”, nel 2017 ci ha fatto un film omonimo, distribuito poi da Netflix. Forse è meglio impiegare il proprio tempo godendosi la singolarità di questo titolo. Non tanto perché quella pay TV abbia un'etica migliore di Hollywood. Quando mai: i padroni sono i medesimi. Ma perché “Civil War”, sul serio, come ogni sirena del sistema meriterebbe solo e soltanto di essere grandemente ignorato. Anzi, meglio: cestinato. https://t.me/Lanonaelica
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