Cloward, Piven, Ignatiev: coincidenze allo sbaraglio
Si dice che quando il macellaio vuol mimetizzare le macchie di sangue, allora si mette su un bel grembiule rosso.
Pertanto: se vuoi attuare un massacro sociale, quale strategia migliore del farlo in nome dei poveri, dell'equità, dell'inclusione, della giustizia?
Da un punto di vista prettamente socioeconomico, la teoria formulata dal duo Cloward Piven ha la medesima rilevanza di quella di Tesla nel campo delle scienze applicate.
Rilevanza, sì. E pure trattamento, dato che non sono così conosciuti come dovrebbero essere nonostante l'ampio impiego strategico dei loro studi a livello di think tank mondiali.
Un solo dato: per pubblicare la loro teoria su The Nation Magazine, i coniugi scelsero il sibillino titolo:
The Weight of the Poor: A Strategy to End Poverty (Il peso dei poveri: una strategia per porre fine alla povertà).
Un atto di coraggio niente male per questa coppia che, nel bel mezzo degli infuocati anni ‘60, prende una posizione tanto sfacciatamente anticapitalista benché gli echi del maccartismo fossero ancora distintamente udibili.
Già. Una pubblicazione dall'importanza dirimente. Ma era volta a creare l'occasione di un riscatto dei poveri, o aveva piuttosto dei secondi fini?
Perché il loro schema era assolutamente semplice: le tensioni generate dal crollo del welfare, indotto mediante l'incremento delle richieste di sussidi da parte dei sempre più numerosi indigenti, sarebbero sfociate in proteste o perfino rivolte, consentendo al Governo di usare il pugno di ferro e imporre così, con la forza, un controllo totalizzante sulle masse.
Quindi: da una parte, un'imponente e pervasiva opera di espropriazione di ricchezza, legittimata dall’urgenza (artatamente creata) di una redistribuzione sotto l'egida dell'equità. Dall'altra, il ricatto di un controllo da carcere a cielo aperto per la verifica dei requisiti necessari al godimento dei sussidi governativi.
Non ricorda il
Great Reset di cui oggi tanto si parla? Con solo un distinguo: se in analogico il controllo poteva essere in qualche misura comunque eludibile, con l'avvento del digitale qualunque scappatoia viene preclusa.
Totale: negli USA abbiamo la strategia Cloward Piven a fare da sottofondo ad ogni scelta di gestione della cosa pubblica. Raramente nominata, da pochi conosciuta, eppure scientificamente applicata anno dopo anno, amministrazione dopo amministrazione, da quel nemico occulto che si è insediato al vertice del potere.
Per una ovviamente del tutto fortuita serie di combinazioni, risulta che Richard Cloward, nel corso della sua lunga carriera, ricoprì incarichi in visita presso l’Università Ebraica di Gerusalemme; ciò che implica fosse quantomeno una persona “gradita”.
Ancora, la consorte Frances Piven può vantare dirette origini ebree, essendo figlia di immigrati ebrei russi.
Di nuovo: ci si ricorda dell'importanza del lavoro di Noel Igniatiev, con il suo slogan “
Il tradimento della bianchezza è lealtà verso l'umanità”? Perché anche qui ritroviamo le solite origini.
Eppure, l'identità di questo nemico interno rimane tuttora avvolta dal mistero. Quasi ci fosse una sorta di copertura istituzionale a monte.
Al contrario, ciò che è in bella vista è la curiosa fatalità per cui tutto quanto va attuandosi a livello di povertà diffusa ed immigrazione imposta, va a collimare perfettamente con gli studi di un mondo accademico di certa ben precisa matrice.
Sarà un'altra casualità, ma la traslazione di certe idee dalle università alle politiche sul mondo reale potrebbe forse essere grandemente agevolata da flussi sterminati di danaro (di chi sono i maggiori colossi finanziari?) e da un ben oliato sistema ricatto (il metodo Epstein Maxell vi dice nulla?).
Ovvio: sono mere speculazioni. Eppure, curiosamente le attuali condizioni della vecchia Europa, ridotta allo stato di colonia, e del Nord America legittimerebbero taluni sospetti.
Ma no davvero. Ma di cosa stiamo parlando.
Sicuramente tutte queste sono solo coincidenze.
Niente più che coincidenze allo sbaraglio.
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