L’Elefante nella Stanza (ex Distopia 2.0)
Riscoprire il passato per comprendere il presente. Indagare il presente per guardare al futuro. Sei pronto? Facciamolo insieme. ATTENZIONE: La “chat commenti” chiude alle 23,00 e riapre alle 7,30.
Більше- Підписники
- Перегляди допису
- ER - коефіцієнт залучення
Триває завантаження даних...
Триває завантаження даних...
In questa puntata esamineremo alcune delle simbologie delle monete del regno di Vittorio Emanuele III. Vengono introdotti modelli di ispirazione classica, co...
L'Arabia Saudita si è rifiutata di riconoscere Israele sin dalla fondazione dello Stato ebraico nel 1948. Il regno sunnita ha appoggiato altri Paesi arabi nelle loro prime guerre contro Israele ed è stato a lungo un forte sostenitore della causa palestinese. Negli ultimi anni, tuttavia, con il protrarsi della situazione di stallo israelo-palestinese e la crescita dell'influenza regionale dell'Iran, le priorità saudite si sono spostate. Anche il principe ereditario Mohammed bin Salman, ora leader de facto dell'Arabia Saudita, pare sia meno legato alla causa palestinese rispetto al padre, re Salman. [The longshot plan to end the war in Gaza and bring peace to the Middle East, Joshua Keating, Vox].Ma a quanto pare il “vecchio” Medio Oriente non poteva essere seppellito. Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, seguito da un'incessante e brutale offensiva israeliana che ha ucciso oltre 34mila palestinesi, il tavolo negoziale tra Israele e l’Arabia Saudita è saltato. Ma il percorso di normalizzazione tra i due Paesi, secondo alcuni osservatori, è stato semplicemente rimandato. Bibi e il piano per una nuova Gaza
Grattacieli, vie d'acqua, distese di verde. Navi commerciali di ogni stazza che si affollano al porto e lungo le spiagge. Capannoni industriali e strade a quattro corsie.
Gaza come sarà.
O, meglio, come dovrebbe essere nelle intenzioni degli ingegneri di Benjamin Netanyahu.Il 3 maggio scorso, il New York Times ha riferito che l'Ufficio del Primo Ministro Benjamin Netanyahu sta esaminando un piano ambizioso che vedrebbe Israele gestire la Striscia di Gaza insieme ad altri Paesi arabi per diversi anni. Il piano sarebbe stato elaborato a novembre da un gruppo di uomini d'affari, la maggior parte dei quali israeliani e alcuni vicini a Netanyahu, ed è stato proposto per la prima volta all’Ufficio del premier a dicembre. Secondo il NYT, in cambio della normalizzazione con l'Arabia Saudita, Israele accetterebbe di condividere il controllo di Gaza con Riyad, gli Emirati Arabi Uniti, l'Egitto, oltre che con gli Stati Uniti, per una decina di anni prima che il controllo passi ai palestinesi. Tuttavia, come spiega il Jerusalem Post, il trasferimento del potere ai cittadini di Gaza dipenderà esclusivamente “dal successo della deradicalizzazione e della smilitarizzazione della Striscia di Gaza”. Un progetto anzitutto politico, che si basa sulla presunzione di poter cancellare, partendo da Nord, le sacche di resistenza di Hamas. Il piano, giudicato inattuabile da più parti, non delinea un percorso chiaro per la creazione di uno Stato palestinese, una condizione posta dagli Emirati e dall'Arabia Saudita per la loro adesione. 📖Leggi anche: Quella strana bandiera, Bibi e la “profezia” del Rebbe. - L’Elefante nella Stanza -
Due settimane prima dell'operazione Al-Aqsa Flood di Hamas, il 7 ottobre, Netanyahu si presentò all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con tanto di mappa alla mano, per dichiarare il suo piano per un “Nuovo Medio Oriente”: un corridoio economico che si estende dall'India agli Emirati Arabi Uniti, all'Arabia Saudita, alla Giordania, a Israele e infine all'Europa. Questa è una delle principali ragioni geopolitiche alla base del massacro di Gaza. [The hidden reasons behind the war on Gaza, Richard Medhurst, Al Mayadeen English].Nell’immagine: zona di libero scambio Sderot-Gaza-El-Arish secondo il piano del governo Netanyahu per una Gaza post-bellica, 3 maggio 2024.
The Health Secretary has ordered a review of the vaccine compensation scheme after a surge in claims following the pandemic, The Telegraph can disclose. Victoria Atkins has asked officials in her department to draw up options for reforming the Vaccine Damage Payment Scheme (VDPS), which campaigners have said is no longer fit for purpose. It comes a...
Una delle osservazioni più sorprendenti, quando si confronta una mappa dell'Europa con una del Medio Oriente o del Nord Africa, è quanto siano diverse. I confini della maggior parte degli Stati nazionali europei sono perfettamente contorti e seguono i contorni sistematicamente “naturali” designati dalla geografia, dall'etnia, dalla lingua, dalla religione o dalla cultura. I confini delle nazioni mediorientali o nordafricane, al contrario, appaiono decisamente artificiali. Le linee rette abbondano, con parallele, perpendicolari e persino angoli retti, che appaiono evidenti anche all'osservatore più distratto. Sembra quasi che qualcuno abbia preso matita e righello... [Architects of Failure: 100 years of Sykes-Picot, Akil Awan, HT].Nel 1915, durante un briefing con il Primo Ministro britannico Herbert Henry Asquith, Sir Mark Sykes dichiarò: “Vorrei tracciare una linea dalla 'I' di Acri fino all'ultima 'K' di Kirkuk". Fece scorrere il dito su una mappa, stesa su un tavolo al numero 10 di Downing Street, da quella che oggi è una città sulla costa mediterranea di Israele fino alle montagne settentrionali dell'Iraq. L’anno seguente, mentre la Grande Guerra infuriava ancora, l'impero francese e quello britannico, al fine di stabilire le rispettive sfere di influenza e di controllo in Medio Oriente, dopo il crollo ritenuto imminente dell’Impero Ottomano, firmarono l'accordo segreto Sykes-Picot, dal nome dei rispettivi diplomatici firmatari. Il 16 maggio ricorrerà l’anniversario di quell’accordo. Difficile immaginare un anniversario più caldo: tuttora si combatte e si muore su quelle linee tracciate con matita e righello sulle mappe del Medio Oriente. - L’Elefante nella Stanza -
La mappa che cambiò il Medio Oriente (1916) La mappa era un allegato della lettera dell'ambasciatore francese Paul Cambon a Sir Edward Grey, datata 9 maggio 1916. Sette giorni dopo venne firmato l'accordo Sykes-Picot, meglio noto come Accordo sull’Asia Minore, un trattato segreto tra Regno Unito e Francia che delineava, secondo le linee della mappa, come avrebbero spartito il Medio Oriente in caso di sconfitta dell'Impero Ottomano nella Prima Guerra Mondiale. Gli Ottomani furono effettivamente sconfitti due anni più tardi e il resto, come si dice, è storia: una storia complicata, triste e molto sanguinosa. t.me/distopia2punto0
'Target Israel and we will target you,' Republicans write to ICC Prosecutor Karim Khan in what a Democratic lawmaker calls 'thuggery'
Di Charles Rotter - Mercoledì 1 Maggio 2024
https://www.youtube.com/watch?v=ewJ6TI8ccAwCDNQuesta presentazione di quattro anni fa del Dr. John Robson
LA SINDROME DEL BIANCONIGLIO Qualche anno fa, il sito satirico americano Science Post pubblicò un articolo dal titolo “Indagine: Il 70% degli utenti Facebook legge solo il titolo delle notizie scientifiche prima di commentare”. L’articolo ottenne quasi 46.000 condivisioni. Peccato che l’articolo era composto da interi paragrafi di lorem ipsum, un testo privo di significato usato nel settore della tipografia e della grafica a modo riempitivo per bozzetti e prove grafiche. È tardi, è tardi, ho fretta è tardi! Per quanto possa sembrare incredibile, molti condividono gli articoli senza mai andare oltre al titolo, poiché la nostra società è dominata dall'impazienza. Se quello di Science Post fu uno scherzo dall’esito sorprendente, studi sull'argomento hanno confermato questa tendenza: ci lasciamo governare dall'impatto che un titolo può suscitare, al punto che notizie del tutto infondate diventano virali. Forse è arrivato il momento di cambiare. Leggiamo, approfondiamo, riflettiamo… t.me/distopia2punto0