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Gazzetta filosofica

Per mettere a fuoco la filosofia che sta dietro i fatti, gli eventi, i linguaggi, le opinioni della nostra quotidianità. • articoli | saggi | aforismi 👉 www.gazzettafilosofica.net

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« Da noi, il deviante, come colui che si trova al di fuori o al limite della norma, è mantenuto all’interno o dell’ideologia medica o di quella giudiziaria che riescono a contenerlo, spiegarlo e controllarlo. Il presupposto qui implicito che si tratti di personalità abnormi originarie, ne consente l’assorbimento nel terreno medico o penale, senza che la devianza – quale concreto rifiuto di valori relativi, proposti e definiti come assoluti e immodificabili – intacchi la validità della norma e dei suoi confini. La scienza, in questo caso, assolve al proprio compito, fornendo codificazioni ed etichette che consentano la netta separazione dell’abnorme dalla norma. » F. Basaglia, “L’utopia della realtà”
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« [Alla scienza moderna] mancava ancora la severa censura del postulato di oggettività. Postulato puro, che non si potrà mai dimostrare poiché, evidentemente, è impossibile concepire un esperimento in grado di provare la non esistenza di un progetto, di uno scopo perseguito, in un punto qualsiasi della Natura. » J. Monod, "Il caso e la necessità"
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« Nel caso di quelle cultura che ho definito “arcaiche” c’è, in contrasto con la nostra stessa cultura, un grado di consapevolezza molto maggiore del fatto che noi possiamo sempre essere ciò che siamo pur essendo, nello stesso tempo, ciò che non siamo, e che possiamo sapere chi siamo solo quando abbiamo sperimentato i nostri limiti e li abbiamo superati, come direbbe Hegel. Questo non significa, però, che dobbiamo spingere i nostri limiti sempre più in là, fuori dei confini della civiltà, che dobbiamo costantemente far emergere, coltivare e categorizzare quello che sta “fuori” di noi. Piuttosto questo significa che dobbiamo anche noi diventare selvatici al fine non di collocare noi stessi alla mercé della nostra selvatichezza, ma di acquisire con ciò una consapevolezza di noi come creature domate e culturali. » H.P. Duerr, “Tempo di sogno”
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La filosofia moderna è, se dovessimo riassumerla in un solo pensiero, la filosofia che inaugura il sorgere della soggettività in senso stretto e, in diretta conseguenza a ciò, il sorgere della separazione di soggetto e oggetto. di Giovanni Lunardelli https://www.gazzettafilosofica.net/2024-1/maggio/il-problema-della-tecnica-compreso-entro-lo-sfondo-della-filosofia-moderna/
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Il problema della tecnica compreso entro lo sfondo della filosofia moderna

Cosa significa comprendere filosoficamente il fenomeno della tecnica? Qual è lo sfondo entro cui questo si definisce? La tecnica può essere adeguatamente compresa solo se considerata alla luce della filosofia moderna, e dunque dell’emancipazione della soggettività e della sua contrapposizione all’oggetto. Questo “schema” teoretico puro è la struttura portante della modernità, e come tale si riflette in ogni specifico fenomeno dell’epoca, tra cui anche la scienza stessa. La tecnica non è altro che la compiuta concretizzazione di questo rapporto teoretico. di Giovanni Lunardelli

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« Ma cos'è la sofferenza? Da cosa proviene? Proviene dall'insoddisfazione, dal conflitto tra l'ideale e il livello in cui ci troviamo. Molto più importante che sentirsi felici è affermare la propria anima nella lotta per una libertà autenticamente divina, che consiste nell'equilibrio tra il bene e il male e nell'insofferenza verso il male. L'arte esprime tutto ciò che vi è di migliore nell'uomo: la Speranza, la Fede, la Carità, la Bellezza, la Preghiera... Ossia ciò che egli sogna, ciò che egli spera... Quando un uomo che non sa nuotare viene gettato in acqua, non è lui, ma è il suo corpo che comincia a compiere movimenti istintivi nel tentativo di salvarsi. Anche l'arte è come un corpo umano gettato nell'acqua: è, per così dire, l'istinto dell'umanità di non affogare in senso spirituale. Nell'artista si manifesta l'istinto spirituale dell'umanità, e nella sua opera l'aspirazione all'eterno, al trascendente, al divino. » A. Tarkovskij, “La forma dell’anima”
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Nel corso della storia molte donne si sono discostate da quell’immagine arbitraria di Dio che per secoli ha servito solo gli uomini, capovolgendone l’identità maschile e rivolgendosi ad un Dio-madre con una confidenza tutta particolare non solo filosoficamente e teologicamente, ma anche – e soprattutto – nell’aspetto più concreto dell’esperienza fisica. Di Sara Ricci https://www.gazzettafilosofica.net/2024-1/maggio/dio-%C3%A8-madre-il-baricentro-della-mistica-femminile/
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Dio è madre: il baricentro della mistica femminile

«Le donne si prendono con Dio una libertà che gli uomini neanche si sognano». Così Luisa Muraro delinea il concetto di mistica femminile ne Il Dio delle donne (Marietti1820, 2020). In un’analisi approfondita che segue una lunga linea temporale da Medioevo a Novecento, e che rianima soprattutto l’onore per la beghina Margherita Porete, la Muraro crea un vademecum di scritti mistici di note filosofe e scrittrici per ribadire che una mistica femminile esiste ed è ben lontana dagli indottrinamenti della teologia tradizionale. di Sara Ricci

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Sul nichilismo « Per l'uomo medievale le costellazioni eterne dei cieli avevano avuto un'esistenza significativa da sempre. Dio stesso in quelle costellazioni aveva dato espressione alla propria potenza e alla propria grandezza, e aveva fatto sì che si trovassero anche nell'uomo: aveva creato l'uomo in quanto microcosmo. Noi ribalteremmo la cosa e diremmo che è stato l'uomo individuale l'origine di tale universo; vediamo l'universo come dipendente in larga misura dall'uomo. Egli colma l'universo di significato, in sé l'universo ne è privo. [...] E con il superuomo è lo stesso Nietzsche ad andare incontro al processo di trasformazione dei valori; in questo capitolo egli afferma che l'uomo è l'edificatore dei valori. è stato l'uomo a creare i segni e i simboli eterni, oppure un uomo-dio; non è mai accaduto che siano discesi dai cieli. Egli inizia dunque a introiettare nella propria vita personale l'intera metafisica – Dio è morto. » C.G. Jung, "Lo Zarathustra di Nietzsche. Seminario 1935-1936"
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« Il peggiore di tutti i mali per la gioventù sta nell'educarla alla leggerezza: perché è proprio questa che alimenta quelle passioni da cui deriva la malvagità. » « I ragazzi, abbandonati a se stessi, alla maniera dei barbari, a non faticare, non apprenderebbero né il leggere e scrivere né la musica né la ginnastica né ciò che più di tutto costituisce il vero fondamento della virtù, il senso dell'onore: poiché proprio attraverso quelle discipline suol sorgere il senso dell'onore. » Democrito
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Quello che Fallout mostra in modo così vivido e doloroso, come un dente sparato nelle budella, è un capitalismo allo stato comatoso, costretto per la sua stessa auto-conservazione ad auto-distruggersi. Di Michele Rossi https://www.gazzettafilosofica.net/2024-1/maggio/fallout-da-videogioco-a-critica-sociale/
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Fallout: da videogioco a critica sociale

di Michele Rossi

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« Di una cosa sono convinto: un libro dev'essere un'ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi. Ma è bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto i libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma noi abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev’essere la scure per il mare gelato dentro di noi. Questo credo. » Franz Kafka, “Lettera a Oskar Pollak”
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