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Questo Canale nasce dalla volontà di alcune persone di presentare notizie di contro informazione utili a comprendere come, il mainstream, piloti le persone. Non vuole essere un sito di complotti surreali ma di un'onesta verifica di quanto accade.

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Repost from Giubbe Rosse
INTELLIGENZA ARTIFICIALE: VERSO UN MONDO IN CUI NON SI STUDIANO PIÙ LE LINGUE STRANIERE Pur senza associarla direttamente alla diffusione dei sistemi di traduzione e doppiaggio tramite software di intelligenza artificiale, l’Atlantic - come riporta Il Post - ha segnalato una recente contrazione nel numero di persone che studiano lingue straniere in diversi paesi occidentali. Negli Stati Uniti sono diminuite del 29,3 per cento dal 2009 al 2021. In Australia la quantità di studenti delle superiori che studiavano una lingua straniera nel 2021 è stata la più bassa di sempre (8,6 per cento). E in Corea del Sud e Nuova Zelanda le università stanno chiudendo i dipartimenti di francese, tedesco e italiano. Anche la conoscenza dell’inglese è diminuita tra i giovani, secondo un rapporto di EF Education First, una società internazionale che organizza corsi di lingua inglese e scambi culturali in tutto il mondo. Indipendentemente dai vari fattori che potrebbero spiegare il fenomeno, molte persone non stanno di fatto apprendendo nuove lingue in un momento storico contraddistinto dall’ampia disponibilità di strumenti con cui possono parlarle senza conoscerle. Uno dei rischi principali nella prospettiva di un mondo in cui si usano le lingue straniere senza studiarle è considerarle tutte equivalenti: che è un modo molto riduttivo di intenderle. Oltre un secolo fa, contribuendo a definire il concetto moderno di relatività linguistica, linguisti come Wilhelm von Humboldt prima e Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf poi teorizzarono che la lingua non è un mezzo di trasmissione del pensiero, ma un modo di interpretare la realtà stessa. Imparare una nuova lingua equivale, sotto molti aspetti, ad apprendere un modo nuovo di vedere il mondo e di pensare. «Man mano che la tecnologia si normalizza, potremmo scoprire di aver consentito che le profonde connessioni umane venissero sostituite da una comunicazione tecnicamente competente, ma in definitiva vuota», ha scritto l’Atlantic. (Fonte: Il Post) 🟥 Segui Giubbe Rosse Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
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The End of Foreign-Language Education

Thanks to AI, people may no longer feel the need to learn a second language.

Repost from SilvioDallaTorre
L'Ucraina è un paese fallito che non potrebbe né pagare gli stipendi pubblici né combattere un sol giorno senza gli aiuti dell'Occidente. Nell'ultimo decennio esso è stato rifornito di tutte le armi possibili ed immaginabili. Se esse non sono state sufficienti a piegare la Russa non è perché non ne sono state mandate abbastanza (questa storiella può crederla soltanto chi si è bevuto il cervello a forza di telegiornali ed editoriali di Repubblica), ma perché l'Occidente, ormai largamente deindustrializzato, non ha le capacità produttive per mandarne di più . I 61 miliardi di dollari stanziati dal senato americano non hanno un effetto pratico, ma sono il segnale che si vuole combattere ad oltranza. Fino all'ultimo ucraino. Quando si sarà arrivati a questo terribile risultato, e l'esercito del paese non sarà più in grado di continuare la lotta, si porrà il problema di mandare sul campo di battaglia ,oltre ai mercenari che già ci sono in gran numero, dei soldati europei. La cosa, per fortuna, non sembra facilissima. Viviamo in società iperindividualiste ed antieroiche. Convincere milioni di persone a seppellirsi in casa per salvarsi la vita da una pseudo pandemia si è dimostrato facile; mandarle in trincea a farsi massacrare dai droni russi potrebbe esserlo molto meno. In ogni caso, il progetto delle elite occidentali va avanti senza esitazione. Si vuole distruggere la Russia in quanto stato, dividendola in cinque o sei entità ostili tra loro, e prendere possesso delle sue ricchezze naturali. Al momento questo obiettivo sembra irraggiungibile e appare anzi molto più probabile che, continuando su questa folle strada, sia l'Occidente ad andare a sbattere contro un muro. E molto pesantemente.
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Repost from Cris Cersei Channel
🫱IL COLPO DI MANO E' una vergoniah, bisogna scrivere al Presidente. Come si permette il parlamento di ripristinare i giudizi di valutazione a scuola? Così si regredisce!!1!😱 E' in nome della modernità che gli insegnanti protestano per il ritorno dei voti alle elementari, sostenuti dai soliti piddini. La modernità infatti prevede che i ragazzini siano valutati con descrizioni di fantasia quali "intermedio" o "in via di prima acquisizione", in modo che finiscano la scuola promossi e sicuramente ignoranti.🙄 Specialmente i fannulloni... e quelli che non sanno neanche la lingua.😡 🏹by @criscersei
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ILNAZIECOLOGISMO La Transizione green è quell'ideologia promossa dalla cupola mondialista che ti vorrebbe far credere che salverà il mondo creando distese di pale eoliche e pannelli fotovoltaici al posto di foreste e campi coltivati, quando invece non fa altro che distruggere gli ecosistemi in nome della rivoluzione ecosostenibile, o meglio, nazisostenibile. Nella Sardegna sud-occidentale la costruzione del parco eolico da parte della piccola (e indebitata) società Ichnusa Wind Power, dietro la quale ci sono le multinazionali del rinnovabile, rischia di uccidere la fauna marina e l'antica arte delle tonnare, trasmessa da 400 anni di padre in figlio. Ringraziamo l'Agenda 2030, i suoi solerti profeti e i coglioni che l'adorano come nuovo vangelo della salvezza.
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Repost from Cris Cersei Channel
🌽ECONOMIA DROGATA 170 ettari di pannelli, circa 200 ettari di terra, in Germania rendono circa 200 GWh/anno per un valore di circa 16 mln€. Coltivando quei 200 ettari metà a patate e metà ad orzo, si sarebbero avute 3.5k ton di patate (per un valore di 2,8 mln€) e 0.7k ton di orzo (175 k€). Capite l'economia drogata? - Vincent Vega- Oltre all'economia drogata, secondo la quale un campo "coltivato" a pannelli rende 5 volte un campo coltivato a cibo, c'è da ricordare che il cibo serve per campare mentre i pannelli possono essere comodamente sostituiti da gas russo.🙄 Ma ai green che gli frega se moriremo di fame? Anzi, meglio: potremo trasformarci tutti in gustoso e nutriente... soylent green.😡 🏹by @criscersei
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Le proteste per la Palestina sono l'ennesima occasione persa di un uomo moderno che vuole la posa dell'eroe senza evolvere, pretende la perla senza combattere con il drago. Giuste nel principio, sono purtroppo fortemente politicizzate, incapaci di una visione unitaria che metta insieme tutti i tentacoli dell'attuale totalitarismo democratico, dove l'essere umano non è più tale ma vale quanto produce, dove ci si pretende laici ma lo scientismo diventa una religione, dove si gioca ancora all'antifascismo perché "aiuto il governo di destra", come se il totalitarismo scientista non fosse stato imposto da un governo progressista, di sinistra e ateo. Oltre che orgogliosamente antifascista. Come se la borgatara Giorgia non fosse cameriera degli USA e della Nato esattamente come il PD, Renzi, Conte e Draghi. Dove la Nato manda al macello gli ucraini in funzione antirussa ma il fascista è Putin. Dove si nega la natura e la differenza biologica tra maschile e femminile dimenticando che l'uomo fluido preda delle sue sensazioni è molto più facilmente manipolabile. Dove anche chi fa "dissenso" fa uso di tecniche di manipolazione. Non abbiamo bisogno ancora di proteste politicizzate in senso partitico, dove ognuno ha bisogno di un recinto al cui interno sentirsi bravo e perfetto e il male è tutto fuori. Ognuno vorrebbe combattere solo dei fantomatici altri senza toccare nulla di se stesso. Il neoliberismo è dentro di noi. Ognuno è intriso di neoliberismo nelle relazioni quotidiane. Dal modo in cui vuole conquistare la propria posizione sociale a costo di lasciare cadaveri sulla strada e calpestarli, al modo in cui misura gli altri secondo leggi di potere e convenienza, al modo in cui è incapace di una visione unitaria e collaborativa. È credibile chi riconosce che il mondo in cui ci troviamo abbiamo contribuito tutti a costruirlo e il cambiamento parte da noi stessi. Chi non vuole mettere in discussione se stesso ma combattere solo un nemico dal proprio recinto fa il gioco del potere. Le proteste settoriali sono fallimentari. E facilmente represse con la violenza. Come la storia insegna.
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Non tutto, ovviamente, era stato risolto; restavano differenze, anche nelle versioni della bozza che le due parti si scambiavano e iniziavano a far circolare nei canali diplomatici dei paesi terzi (ad esempio l'insistenza russa sulla questione della de-nazificazione), ma non erano, in fin dei conti, differenze troppo gravi come lo stesso Arakhamia dichiarò poi in seguito. A metà aprile le due parti erano, stando alle dichiarazioni di uno dei negoziatori ucraini, Oleksandr Chalyi, "molto vicine" a formalizzare il tutto. Dunque perché poi non è successo? Perché, come dicono i due autori all'inizio, ed elaborano poi in dettaglio, la reazione occidentale all'idea dei negoziati fu "tiepida" - si doveva, del resto, infliggere "una sconfitta strategica alla Russia", e come la si infligge con un negoziato? - , le garanzie di sicurezza troppo pericolose per la NATO, la leadership ucraina troppo convinta di poter vincere sul campo, tanto che il 2 maggio Oleksii Danilov dichiarava baldanzoso che "un trattato con la Russia è impossibile, solo una capitolazione può essere accettata". E il malvagio Putin? No, pare che lui non c'entri, devono ammettere gli autori. Orrore. Ed ecco spiegato il motivo per cui di questo articolo non si parla, e perché sia partita immediatamente una campagna per svilirlo e presentarlo come "un aiuto alla propaganda russa".
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Su Foreign Affairs, uno dei fogli più ferocemente atlantisti reperibili sul mercato, c'è poco da dire (andatevi a leggere questo pezzo pubblicato giusto oggi e firmato nientemeno che da Stephen Kotkin e poi mi direte: https://www.foreignaffairs.com/russian-federation/five-futures-russia-stephen-kotkin?utm_medium=promo_email&utm_source=fa_edit&utm_campaign=pre_release_kotkin_prospects&utm_content=20240418&utm_term=promo-email-prospects), e chi pensa che abbia potuto pubblicare qualcosa di anche solo lontanamente non anti-russo ha problemi alla vista, o alla comprensione del testo. Lo stesso discorso si può fare sugli autori, Sergey Radchenko e Samuel Charap. Radchenko è docente presso l'Henry A. Kissinger Center for Global Affairs della Johns Hopkins School of Advanced International Studies, non esattamente il club Valdai; Charap lavora, letteralmente, per la RAND, dopo essere stato Senior Fellow per la Russia e l'Eurasia all'International Institute for Strategic Studies. Anche qui, considerarli due propagandisti filorussi è un filino esagerato. E il problema, infatti, non sono loro né le loro analisi, che di solito vanno benissimo e sono apprezzate e ritwittate dal liberalume e dai NAFO (per parecchi mesi ho tenuto Radchenko silenziato, perché il carico ideologico con cui discuteva della guerra era spesso davvero al livello dei NAFO, il che insultava la sua e la mia intelligenza), ma proprio questo articolo in particolare, ossia un'analisi lunga e approfondita dei negoziati tra russi, ucraini e "una serie di altri attori" nei primi mesi del conflitto, che avevano portato a quello che senza mezzi termini si definisce ora "una bozza di accordo" - non una serie di desiderata espressi dalle due parti, ma una bozza di accordo dalla quale poteva derivare la sospensione, e la fine, del conflitto: ossia ciò che a parole tutti vorrebbero, e di cui si dovrebbe essere soddisfatti. Insomma la stessa bozza mostrata da Putin ai leader delle nazioni africane, immediatamente bollata come un falso ma poi confermata da David Arakhamia, uno dei capi della delegazione ucraina, e dall'ex Primo Ministro israeliano Naftali Bennett. Radchenko e Charap non hanno solo esaminato i documenti, ma hanno anche condotto una serie di interviste a membri delle delegazioni e a diplomatici stranieri, recuperato svariate interviste e dichiarazioni riportate sui media ucraini e russi, e confrontato lo stato dei negoziati con le operazioni militari sul campo, per vedere in che modo i progressi o le battute d'arresto hanno (o non hanno) influito sulla situazione militare).
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The Five Futures of Russia

And how America can prepare for whatever comes next.

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Di questo articolo pubblicato il 16 aprile su Foreign Affairs (https://www.foreignaffairs.com/ukraine/talks-could-have-ended-war-ukraine?utm_source=twitter_posts&utm_medium=social&utm_campaign=tw_daily_soc) sui "colloqui che avrebbero potuto porre fine alla guerra in Ucraina" non si parla e non si discute, e se lo si fa (tipo qui Iacoboni: https://twitter.com/jacopo_iacoboni/status/1780152914759065795) lo si fa solo per sottolineare, senza ovviamente addurre prova alcuna (e come potrebbero, visto che quelli che maggiormente stanno sbraitando sono quelli che della faccenda meno ne sanno) quanto l'articolo sia sbagliato, le sue premesse fallaci, i suoi autori poco più che due scribacchini al soldo di Putin e Foreign Affairs un blog di propaganda Z.
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The Talks That Could Have Ended the War in Ukraine

A hidden history of diplomacy that came up short—but holds lessons for future negotiations.

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Hanno, insomma, fatto il lavoro che ci si aspetta da gente che fa queste cose per mestiere, cosa che sembra essere diventata sempre più rara e condannabile. Hanno constatato, con stupore, che nel mezzo dell'invasione senza precedenti da parte di Mosca, i russi e gli ucraini avevano quasi finalizzato un accordo che avrebbe posto fine alla guerra e fornito all'Ucraina garanzie di sicurezza multilaterali, spianando la strada per la sua neutralità permanente e, alla fine del percorso, per il suo ingresso nell'UE"; e che il motivo del fallimento di questa bozza non è uno solo, e non va ricercato, come spesso si dice, nel fatto che i russi in fondo non volevano negoziare davvero, ma che "i partner occidentali di Kiev erano riluttanti a dover negoziare con la Russia, soprattutto se la cosa gli avesse creato nuovi obblighi per garantire la sicurezza di Kiev. L'opinione pubblica in Ucraina si era indurita dopo la scoperta delle atrocità russe a Irpin e Bucha. E col fallimento dell'accerchiamento russo di Kiev, il presidente Volodymyr Zelensky aveva maggior fiducia che, con sufficiente appoggio occidentale, avrebbe potuto vincere la guerra sul campo di battaglia". E soprattutto, dicono loro, che si trattava di un accordo troppo ambizioso quando non si era nemmeno in grado di negoziare un valido cessate il fuoco. Niente cattiva volontà, dunque, e responsabilità ripartite tra entrambe le parti. Inizia a diventare chiaro come mai i nostri si sono subito scatenati, no? L'articolo poi segue passo passo la storia dei negoziati, fin dai primi giorni del conflitto, poi in Bielorussia, poi su Zoom per tre settimane e infine a Istanbul; esamina il testo completo della bozza, che nelle conferenze stampa di quei giorni era stato solo comunicato per sommi capi, e arriva al nocciolo della questione - la neutralità ucraina in cambio di garanzie di sicurezza precisate in maniera più dettagliata del fumoso articolo 5 della NATO (ovvero, in caso di futuro conflitto in Ucraina, "imporre una no-fly zone, fornire armi, o intervenire direttamente con le forze militari dei paesi garanti") e del via libera all'ingresso dell'Ucraina nella UE, con l'esplicito assenso della Russia che addirittura "confermava la sua intenzione di facilitare l'ingresso". Cosa ancora più incredibile, entrambe le parti erano disposte a discutere dello status della Crimea da lì a 15 anni. Del Donbas, poco o niente - si sarebbe tornati, probabilmente, agli accordi di Minsk, ovvero ampia autonomia all'interno dei confini ucraini. Insomma, niente male. Insomma, MOLTO male per chi in questi anni si è costruito una bella carriera di gettoni di presenza in televisione e sui giornali per dirci l'esatto contrario di quello che stava succedendo, e sperando (e diciamolo una buona volta) che le cose andassero invece come sono andate, ossia con la guerra a oltranza. Paradossalmente, è stato proprio il ritiro russo da Kiev a far precipitare la situazione (i due autori lo attribuiscono al fatto che l'esercito russo non era in rado di tenere le posizioni, ma qui per me sbagliano di grosso visto che non era alle viste nessuna controffensiva ucraina, e avrebbero potuto consolidare le posizioni senza ritirarsi da tutta la regione), perché ha convinto l'amministrazione ucraina che la guerra si poteva vincere sul campo grazie all'incapacità militare russa (si è visto infatti come è andata la cosa) e per i fatti di Bucha che però, caso strano, non hanno interrotto i negoziati ("the behind-the-scenes work on the draft treaty continued and even intensified in the days and weeks after the discovery of Russia’s war crimes, suggesting that the atrocities at Bucha and Irpin were a secondary factor in Kyiv’s decision-making", e sui fatti di Bucha si dovrà, un giorno, parlare per bene. Un primo passo potrebbe essere una lista completa delle vittime, che non c'è ancora).
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