L'ITALIA NON ADERISCE AL GREEN PASS OMS, MA NON RINUNCIA AI CERTIFICATI DIGITALI
Come
promesso da Schillaci, i riferimenti al green pass dell'OMS sono stati eliminati, tuttavia si procederà comunque a trovare un modo per rilasciare le certificazioni digitali.
1) IL NUOVO DDL 1110
Il vecchio decreto del PNRR è stato approvato definitivamente dal Senato e diventerà legge, al momento si aspetta esclusivamente la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Il link del testo definitivo di quello che ora è il DDL 1110 lo
si può trovare qui. L'articolo che parlava del green pass dell'OMS è stato totalmente sostituito e quindi abbiamo un nuovo articolo 43. In questo articolo di fatto non viene più scritto che le certificazioni sanitarie italiane dovranno entrare nella banca dati OMS, tuttavia viene comunque scritto che verrà aggiornato il fascicolo sanitario elettronico e che il ministero della salute, assieme a quello dell'economia e delle finanze e d'accordo con il garante della privacy, dovranno individuare le modalità per
il rilascio di certificazioni digitali sanitarie "in conformità alle specifiche tecniche europee e internazionali" e vengono stanziati dei fondi da gestire assieme alla SOGEI, l'organizzazione che si era occupata di costruire l'infrastruttura digitale per il green pass. Per quanto riguarda l'articolo 42 non ci sono cambiamenti sostanziali, e il 44, che era quello che sanciva che i nostri dati sanitari potevano essere gestiti da qualsiasi azienda sanitaria per scopi di ricerca, ha subito solo minori modifiche sul piano burocratico, ma in sostanza non cambia che perdiamo totalmente i diritti di proprietà sui nostri dati.
2) NON CAMBIA ASSOLUTAMENTE NIENTE
Questo significa che anche se l'Italia non entra nella rete di certificazione sanitaria OMS comunque si sta adoperando per mettere a disposizione dei certificati digitali sanitari che possono avere lo stesso validità europea o internazionale perché ne rispetteranno le specifiche tecniche. Kluge dell'OMS infatti
dichiarò che alla fine l'unica cosa che cambiava con l'introduzione della rete di certificazione OMS è l'interoperabilità dei certificati, e, aggiungo io, che l'OMS non fa
da trust anchor e che quindi l'Italia dovrà trovare un modo alternativo per dar valore internazionale ai suoi certificati, ma questo è già nell'intenzione di quanto viene scritto nel nuovo articolo 43. Ricordo anche che l'aver rifiutato l'adesione alla rete di certificazione mondiale OMS non impedisce in nessuna maniera all'Italia di aderire al
nuovo trattato pandemico e alle ben più pericolose
nuove modifiche dell'RSI, che di fatto daranno comunque pieni poteri all'OMS con la differenza che l'Italia avrà le "sue" certificazioni, ma che dovrà usare quando glielo dirà l'OMS. Dopo che la Meloni ha fatto un'intera campagna elettorale fatta di
una finta opposizione al green pass, adesso Schillaci ha dovuto semplicemente trovare un modo per salvare la faccia ingannando gli italiani, perché se davvero si opponesse al potere dell'OMS così come dice (
1,
2), avrebbe vietato l'uso di qualsiasi certificato sanitario digitale.
3) LE MENZOGNE DEL MAINSTREAM
Il mainstream che ha riportato la notizia, infatti, ha diffuso la falsa informazione che l'Italia avrebbe rinunciato alle certificazioni digitali, (
1,
2) mettendo in risalto al massimo i deliri di Ricciardi (
1,
2,
3) o comunque delle critiche dove si metterebbe in risalto che il governo ha eliminato il green pass perché "di destra" attribuendo a pregiudizi ideologici una scelta fatta solo per accontentare l'elettorato. Il punto è che questa scelta non c'è mai stata, quindi la stampa di regime critica qualcosa che non è mai avvenuto, e il potere si è ridotto a mandare avanti i suoi piani dietro le quinte e in silenzio, mandando persino una schiera di mentitori a dichiarare l'opposto di quanto avviene.
CONCLUSIONI
Il decreto rimane comunque vago, e si limita a stanziare dei fondi per trovare le modalità per istituire le certificazioni digitali, che probabilmente saranno specificate in futuro.
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