"Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro... non videro nulla e se ne tornarono di nuovo a casa." (Gv 20, 3)
In passato ho già commentato il perché gli apostoli maschi, che rappresentano il nostro atteggiamento maschile di ricerca, non vedono nulla: vivono di rappresentazioni, sono colmi di aspettative, l'ansia da prestazione li mangia, e tutto ciò inaridisce il loro cuore, rendendosi ciechi ai mondi spirituali.
Sì, dovete vederla così: l'ansia da prestazione, le aspettative, chiudono lo sguardo e l'ascolto cardiaco, l'unico in grado di aggiungere alla normale visione del mondo, nuovi frammenti di realtà, bellezza e armonia.
Mi seguite cari amici?
Osservate gli apostoli: cosa fanno una volta saputo che il sepolcro è aperto. Corrono veloci, in modalità gara, alla ricerca della conferma di ciò che Lui aveva annunziato loro...
E quando questa viene meno?
Se ne tornano tristi a casa...
Perché?
Perchè in realtà sono innamorati della nuova identificazione quale "Suoi Apostoli", e dell'illusorio potere che questo concede loro a livello di personalità... mi seguite?
E si aspettano risultati proprio come la nostra amica della domanda di cui sopra, che si rattrista se essi non arrivano...
Per lei, il lavoro spirituale sarà soddisfacente quando della preoccupazione e della rabbia non vi sarà più traccia, nevvero? Ma fino a quel momento "mea culpa, mea culpa, ma grandissima culpa", giusto?
Ebbene, questo è un atteggiamento invalidante!
Stampatevi in fronte quanto affermo: gli obiettivi sono effetti collaterali di uno stato di coscienza, non il contrario.
Il voler migliorare noi stessi è un movimento naturale a cui è impossibile resistere; noi lo possiamo solo ostacolare con le nostre intenzioni artificiali, i nostri modelli di perfezione triti e ritriti che prendiamo nel mondo...
La forza del cambiamento si libera arrendendosi, partendo dall'accettarsi e ringraziando così come si è, no volendo essere diversi da ciò che crediamo di essere...
Tale atteggiamento lo abbiamo ereditato da questi due mila anni profondamente maschili, dove ci hanno insegnato che se vuoi la felicità te la devi conquistare, che se ti arrabbi non sei spirituale, che se sei preoccupato non sei un anima... creando di fatto nei milioni di ricercatori presenti, un insoddisfazione cronica...
Sant'Iddio che mandria di salami oh...
Io sono un anima caaazzo,
Alle forze oscure gli faccio il culo caaazzo,
Adesso trasmuto il piombo in oro caaazzo,
So regno dei cieli non lo conquisto caaazzo, lo sfondo!
Che delirio...
Perseverando in tale direzione sappiate pure che la conoscenza dei mondi spirituali dovrete sempre affidarla a un tramite e confinarla a livello intellettuale.
Totalmente differente invece è l'atteggiamento di Maria Maddalena, che rappresenta il lavoro su noi stessi al femminile:
"Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù." (Gv 20, 11)
Vedete? Lei è in grado di guardare le cose così come sono, poiché è innamorata dell'insegnamento, del semplice imparare, del momento presente, a prescindere da ciò che c'è e da ciò che accadrà, accogliendo tutto ciò che vive in lei senza se e senza ma... e guarda un po', tale atteggiamento consegna Lei lo sguardo sui mondi sottili.
Vi sto mostrando i vostri atteggiamenti, li vedete?
Ora facciamo un gioco:
Immaginiamo che Pietro decida di recarsi ad Assisi, per visitare la chiesetta di San Damiano e l'Eremo delle carceri... ebbene, quando lo vedremmo felice?
Quando sarà innanzi al crocifisso o nella grotta dove dormiva San Francesco giusto? Giunto alla meta, nevvero?