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Cronache Ribelli

Cronache Ribelli è un progetto narrativo di rinnovamento della narrazione storica. Raccontiamo la storia degli ultimi. 📚Sito e shop: cronacheribelli.it 👍Facebook: Cronache Ribelli 📷Instagram: Cronache Ribelli Mail: [email protected]

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Sono rimasti gli ultimi pezzi della nostra maglietta dedicata al 25 aprile - Giustizia è la nostra disciplina - Libertà è l'idea che ci avvicina. Uniche taglie esaurite 2XL e 3XL. Le trovate qui: https://cronacheribelli.it/products/maglietta-25-aprile-giustizia-e-la-nostra-disciplina-liberta-e-lidea-che-ci-avvicina
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Rosalie, nel corso di una delle sue prime apparizioni a serate nobiliari incontra Charlotte, la figlia della contessa di Polignac. Tra le due giovanissime scatta subito una forte tensione, alimentata in particolare da Charlotte, gelosa del fatto che Rosalie, grazie al suo rapporto con Oscar, abbia raccolto su di sé le attenzioni di tutta l’aristocrazia. Lo scontro tra le due giovani si conclude con una sorta di tregua armata, e lascia presto il posto a nuove vicende più significative e gravide di nefaste conseguenze Infatti, nell’ottica di rafforzare la sua posizione a corte, la contessa di Polignac ha combinato le nozze della figlia, ancora undicenne, con il duca Roland De Guiche. La ragazzina reagisce alla notizia manifestando il suo dissenso e cercando di sottrarsi allo schema patriarcale impostole dalla madre, che tuttavia si dimostra insensibile alle sue rimostranze. A Charlotte non resta altro che confidarsi con Oscar, l’unica persona in grado di comprendere la sua sofferenza: "Madamigella Oscar io avrei voluto sposarmi tra qualche anno, il giorno in cui mi fossi innamorata di qualcuno, qualcuno di gentile come voi". Purtroppo, però, la sorte di Charlotte è segnata. Viene condotta dalla madre nel castello del duca, dove quest’ultimo, come in ogni incontro con lei, manifesta atteggiamenti lascivi e forme di violenza che la ragazzina subisce senza poter reagire. Alla fine arriva a baciarla su una mano; un gesto che destabilizza Charlotte portandola alla decisione di togliersi la vita. Dopo essersi immersa in una delle fontane di Versailles, dove l’acqua zampilla da orribili rospi che nella mente della ragazza rinnovano l’immagine del duca, e aver in questo modo purificato il suo corpo, Charlotte decide di gettarsi dal tetto della reggia, stringendo una rosa bianca in mano e pronunciando queste parole: "Questa mano è di nuovo pulita e candida, come lo era prima e come sarà sempre. Io non voglio sposarmi". Questo è indubbiamente uno dei fatti più tragici e terribili raccontati in Lady Oscar; un esempio perfetto di come la nobiltà sia disposta a mettere i propri interessi davanti alla vita dei propri figli. A Lady Oscar è dedicato il nostro libro “La Rivoluzione di Lady Oscar - questione di genere e lotta di classe ne Le Rose di Versailles”. Lo trovate qui: https://bit.ly/3VuuFsK
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La Rivoluzione di Lady Oscar - questione di genere e lotta di classe n

Si può ordinare questo libro in un box scontato insieme a “Fammi volare capitano” la nostra pubblicazione su Harlock, il pirata dei cieli. Anche in questo caso verrà comunque inviato il buono. Trovate il box CLICCANDO QUI. ***** Nel vasto universo del manga e dell'anime poche opere hanno lasciato un'impronta tanto inde

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La guerra è morte. Lo è sui campi di battaglia, durante i combattimenti, i bombardamenti, le violenze contro i civili. Ma lo è anche a monte, dove l'industria si mette al servizio del conflitto e vengono sfornate milioni di bombe e munizioni. Lo sapevano benne le donne di tutto il mondo che, durante la Grande Guerra, sostituirono i mariti nelle industrie - comprese, appunto, quelle del settore bellico. Lo sapevano bene le donne inglesi che divennero note come "Canary Girls", le donne canarino, un soprannome dovuto al colorito giallo della loro carnagione causato dal trinitrotoluene (TNT) contenuto negli esplosivi. Si distinguevano facilmente, le Canary Girls, mentre si aggiravano a Londra e nelle altre città inglesi. Uscivano di casa presto al mattino e rientravano a sera inoltrata. Perché la guerra non si finiva mai, e servivano sempre più bombe da tirare in testa ai tedeschi. E allora giù di turni massacranti, di lavoro senza sosta, di uno sfruttamento esasperato: 12 ore al giorno per 6 giorni a settimana. I turni pesanti facilitavano gli errori. Centinaia di donne persero mani, dita e persino la vista a causa delle esplosioni nelle fabbriche. Molte altre subirono intossicazioni più o meno gravi causate dai prodotti chimici. In molti casi le esplosioni furono letali: verso la fine del conflitto la deflagrazione di un impianto a Chilwell causò la morte di 130 lavoratrici, quasi tutte donne. Non è semplice fare una stima delle vittime degli incidenti nelle industrie belliche: spesso, come accadde nel caso di Chilwell, la censura portava a tenere nascoste le morti delle canary girls per evitare che i tedeschi le utilizzassero per fini propagandistici. Così come poco fu fatto per evitare l'avvelenamento da TNT quando divenne chiaro che il materiale era tossico, nel 1914. "Certo, il governo sapeva che il TNT era tossico. Ma andava messo nelle bombe, non c'erano alternative, quindi non fecero molto a riguardo" dirà Anne Spurgeon, una storica che si interessò al fenomeno. Nel 1918 terminò la Grande Guerra. Gli uomini tornarono dal fronte, si riconvertirono le industrie e i reduci - dopo aver rischiato la vita nelle trincee - chiesero un posto di lavoro. Venne chiesto alle Canary Girls di farsi da parte. Non tutte accettarono di farsi da parte: sarà anche l'insoddisfazione delle "donne canarino" a portare alla decisione di dare alle donne il diritto di partecipare alle elezioni. Ma nel successo vi era una la beffa: furono imposti limiti all'elettorato passivo, sulla base di istruzione e ricchezza. Molte Canary Girls dovettero quindi attendere il 1928 per poter finalmente votare dopo aver rischiato la vita e perso la salute nelle fabbriche di munizioni.
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Negli anni ‘60 lo psicologo sociale Elliot Aronson organizzò due esperimenti per analizzare la relazione tra le caratteristiche personali della vittima di un crimine e la tendenza a punire la persona accusata di quel crimine. Per la prima versione dell’esperimento vennero selezionati 261 studenti. All'inizio di ogni sessione lo sperimentatore introduceva l’esperimento sostenendo che i partecipanti avrebbero dovuto valutare un caso giuridico e decidere quanti anni di carcere comminare all’imputato di un crimine. Lo sperimentatore distribuiva delle copie del resoconto di un caso di omicidio stradale. I testi erano identici in tutto e per tutto tranne che per un unico particolare: in circa la metà dei casi la vittima veniva descritta come un soggetto negativo (condizione non attrattiva), mentre nell’altra metà come un individuo positivo (condizione attrattiva). Nel primo caso la vittima, Martin Lowe, era un socio senior di una società di intermediazione azionaria e un membro attivo del consiglio per la beneficenza della comunità. Era vedovo e lasciava un figlio e una nuora. Al momento dell'incidente si stava recando all'orfanotrofio Lincoln, di cui era un fondatore, con i regali di Natale per i bambini. Nel secondo caso Martin Lowe veniva descritto come un noto teppista ed ex detenuto che era stato condannato per aggressione ed estorsione. Da tempo sotto indagine della polizia, al momento dell’incidente aveva addosso una pistola carica. I risultati dello studio supportarono le previsioni iniziali: la condanna media dei partecipanti nella condizione vittima socialmente attraente superiore. Aronson decise quindi di procedere con una seconda versione dell’esperimento nella quale anche la descrizione dell’imputato fu modificata. Il caso presentato ai partecipanti era praticamente lo stesso. Tuttavia sia le caratteristiche del colpevole che quelle della vittima variavano. La descrizione della vittima, Martin Lowe, nelle due condizioni (attraente e non) era piuttosto simile a quella riportata nell’esperimento 1, con la semplice aggiunta di alcuni dettagli. Sander, invece, nelle varie versioni della storia veniva descritto rispettivamente come “perito assicurativo di 64 anni, grande lavoratore, amico di tutti, vedovo da un anno e ferito nel corso dell’incidente” (“condizione attraente”). Oppure come “un giardiniere di 33 anni, divorziato due volte, padre di tre figli avuti dalla prima moglie, che stava per passare la sera di Natale con la sua fidanzata, trascurabilmente ferito nell’incidente e precedentemente condannato per scasso e possesso di droga” (“condizione non attraente”). Infine come “un dipendente di una compagnia di assicurazioni che stava tornando a casa” (“condizione neutra”). Come previsto, la media della sentenza emessa dai partecipanti nelle condizioni di vittima socialmente attrattiva era maggiore della media della sentenza emessa dai partecipanti nelle condizioni di vittima non attrattiva. Cronache Ribelli Questo è il riassunto di uno dei capitoli di "Non esistono gli individui, esiste la società", la nostra raccolta di esperimenti di psicologia sociale. Lo trovate qui: https://bit.ly/4dbF0Qu
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Non esistono gli individui, esiste la società - Una raccolta degli esp

“Non esiste la società, esistono solo gli individui”. Nessuna frase meglio di questa, pronunciata da Margaret Thatcher, identifica perfettamente uno dei cardini dell’ideologia neoliberista: quello per cui l’unico metro con cui giudicare i comportamenti umani è la responsabilità individuale. Una visione che tende a nega

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La storia di Pierre Seel ci insegna qualcosa di molto importante: non è mai tardi per raccontare, per lottare. La vicenda di Pierre, quinto figlio di una benestante famiglia alsaziana, comincia col furto di un orologio che questo ragazzo di appena 16 anni subisce in un parco di Mulhouse. Siamo nel 1939 e quando si reca alla polizia per denunciare l’accaduto il suo nome finisce in una lista: la lista degli omosessuali. Le autorità sanno che quei giardini sono frequentati da quelli che la morale comune definisce “deviati, disturbati, malati”. Passa un anno e la Francia viene occupata dai tedeschi. La famigerata lista finisce nelle mani della Gestapo che convoca tutti i nomi dell'elenco. Il 3 maggio 1941 è la volta di Pierre. Lui lo sa cosa sta per succedere ma ci va lo stesso. L’alternativa è essere braccato dalla polizia e finire in pasto all’opinione pubblica. Vedere distrutta la propria immagine e quella della famiglia. Così viene arrestato, interrogato, torturato e infine sodomizzato con un bastone. Dopo due settimane di violenze lo mandano al campo di Schirmeck-Vorbruck, a 30 km da Strasburgo. Qui la vita è durissima, specie per gli omosessuali, che diventano un gruppo da discriminare perfino tra gli internati. Pierre scopre che non c’è solidarietà per chi indossa il famigerato triangolo rosa e deve assistere con rabbia alla morte di Jo, un ragazzo di 18 anni che era stato suo amante, dilaniato dai cani delle SS. Alla fine del '42, vista la carenza di uomini da mandare sul fronte orientale, Pierre diventa uno dei “Malgré-nous”, i 100mila giovani alsaziani arruolati nella Wehrmacht e inviati a combattere in Russia. Dopo 3 anni di ferimenti, malattie e sofferenze di ogni sorta anche per il giovane Seel arriva la Liberazione. Per lui però ha un sapore amaro. Quando dopo tante difficoltà riesce a tornare in Francia sa che dovrà mentire su ciò che gli è avvenuto. La guerra è finita ma i pregiudizi verso gli omosessuali sono sempre fortissimi. Pierre decide di trascorrere una vita che definirà di “tristezza dolorosa”. Mente su se stesso e sulla sua sessualità. Una menzogna che dura 40 anni durante i quali si sposa, ha due figli, divorzia, diventa un alcolista e finisce consumato dalle bugie. All’inizio degli anni '80 però tutto cambia. Dopo le dichiarazioni omofobe di Léon Arthur Elchinger, vescovo di Strasburgo, Seel esce allo scoperto e dichiara, primo ed unico tra i francesi, di essere stato internato perché omosessuale. Da lì in poi Pierre diventerà uno degli attivisti più tenaci contro l’omofobia, si batterà per ricordare l’olocausto dei gay, racconterà la sua storia in un libro dal titolo “Moi, Pierre Seel, déporté homosexuel”. Nonostante le minacce e le intimidazioni sarà un combattente instancabile per i diritti civili fino alla sua morte, avvenuta nel 2005.
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