cookie

Sizning foydalanuvchi tajribangizni yaxshilash uchun cookie-lardan foydalanamiz. Barchasini qabul qiling», bosing, cookie-lardan foydalanilishiga rozilik bildirishingiz talab qilinadi.

avatar

🔥 Racconti a fior di pelle 🔥 - Il Canale

Una immagine parla tutte le lingue del mondo ma la lettura stimola la fantasia che crea le immagini.

Ko'proq ko'rsatish
Reklama postlari
446
Obunachilar
+224 soatlar
+27 kunlar
-730 kunlar

Ma'lumot yuklanmoqda...

Obunachilar o'sish tezligi

Ma'lumot yuklanmoqda...

I RACCONTI DEL CONVENTO di Emmanuelle Maria Moretti Secondo giorno 3 – Rosalia «No Riccardo, ho paura che rientri Giada, facciamo un’altra volta.» «Ma tu non hai goduto!» «Mi è piaciuto fare godere te.» In quel momento decisi che la mia verginità l’avrei donata a Riccardo. Era un bel ragazzone di dieci anni più grande di me. Alto e robusto e, ben fornito, come avevo potuto constatare. Si erano sposati giovanissimi lui e Giada: lei 18, già incinta di Marco, lui 20. Trascorsero un po’ di giorni senza che si presentasse una nuova occasione per rimanere soli e finalmente fare l’amore completo. Mentre prima del pompino di occasioni se ne presentavano diverse, ora che avevamo superato la fase di collaudo, non capitava più, e la voglia cresceva. Lo vedevo come mi mangiava con gli occhi. Forse eccitato dal desiderio di possedermi, i “riposini” pomeridiani con Giada, erano diventati più frequenti e la porta più aperta. Giada, evidentemente, non si preoccupava che qualcuno, io nello specifico, potesse sentire. Boh! Io comunque spiavo, ascoltavo, mi eccitavo, mi masturbavo. La voglia di essere al posto di Giada ormai stava diventando incontrollabile. Anche di notte mi contorcevo sotto le lenzuola immaginandolo dentro di me. Mi addormentavo con Riccardo dentro e mi svegliavo inzuppata dei miei umori. I giorni si sommarono, inarrestabili, in settimane e poi in mesi, senza che ci si presentasse un’altra occasione. Anche la frequenza della loro casa divenne meno assidua quando Marco cominciò a frequentare il doposcuola, non avevo più una “scusa”. E la voglia di fare sesso aumentava. Sì, c’erano gli amici, ma non era come me lo immaginavo con Riccardo. Pomiciavamo, scambiavamo ditalini e pompini, ma non mi facevo trombare, non me li figuravo proprio col loro cazzetto dentro la fica, al minimo accenno li bloccavo. E alla lunga si stancavano. Finalmente un giorno, in portineria, Riccardo mi disse: «Vieni alle 16:00.» Penso che si sia accorto subito della mia espressione di felicità, anche se controllatissima. Il risolino che si lasciò sfuggire me lo confermava. Mi preparai all’evento come una sposa per la prima notte: doccia infinita come una giornata di pioggia, shampoo doccia al mandarino verde, crema idratante che mi faceva arrapare già mentre me la spalmavo su tutto il corpo, e poi intimo quasi inesistente e trucco. Mi sentivo una battona ed era quello che volevo sembrare. Alle quattro di pomeriggio spaccate, più 30 secondi di ascensore, pigiai il campanello. Mi accorsi che la porta di casa era accostata e la aprii: «Posso, Riccardo?» chiesi mentre entravo. «Entra, vieni gioia, sono qua.» mi disse la voce proveniente dalla camera da letto. Andai e lo trovai in boxer e basta, steso su un fianco con una mano a reggere la testa e l’altra, svogliata, sul pacco. Mi fece l’impressione di un dio greco, scolpito nel marmo, col viso da porco ingrifato. Forse io gli diedi l’impressione di una porca ingrifata e basta, senza dei né greci. Tale mi sentivo. «Sei uno splendore Rosalia, avvicinati.» mi disse sbavando. I preliminari volevo, ma come concetto, come prassi, una specie di vangelo del sesso. È bello parlare di preliminari quando si racconta un’esperienza sessuale, pensavo. Ma avrei saltato volentieri tutti i preliminari per farmi sverginare immediatamente per poi passare immediatamente alle trombate a ripetizione. Mi sdraiai accanto a lui e gli accarezzai i pettorali girando col ditino intorno ai capezzoli. Lui spostò una gamba sulle mie e mi prese il mento con una mano, mi allargò le labbra premendo sulle guance con pollice e indice e mi infilò la lingua in bocca. Sentii il cuore impazzire. Il sapore della sua lingua, da adulto, da uomo sposato, da maiale fedifrago, mi piacque infinitamente più delle lingue dei compagnucci sbarbatelli. Lo spostai e gli saltai addosso mettendomi a cavalluccio sul suo membro. Volevo sentirlo duro, impaziente di penetrarmi. Mi strofinai ondeggiando il bacino e gli piantai, stavolta io, la lingua in bocca. [segue] © emm
Hammasini ko'rsatish...
🔥 6👏 1
❤️
🔥
💦
🐷
😱
Commenti
Indice Racconti
Invita un amico
I RACCONTI DEL CONVENTO di Emmanuelle Maria Moretti Secondo giorno 2 – Rosalia Quando nacque Marco io avevo 10 anni e mi piaceva giocarci come se fosse un bambolotto da mordicchiare di baci. Passavo un sacco di tempo a casa sua. Giada, giovanissima mammina diciottenne, me lo lasciava spupazzare. «Guarda che bel pisellino che ha il mio bambolotto.» mi diceva solleticando il neonato fresco e profumato di bagnetto. Spesso faceva finta di mangiarglielo: «Gnam, gnam, che buono il pisellino di Marco mio, assaggia pure tu.» diceva strofinando il viso tra le coscette morbide che sgambettavano. Io la imitavo felice di sentirlo ridere fino al singhiozzo. Lo vidi crescere giorno per giorno e Giada mi insegnò ad accudirlo e a dargli il biberon. Crebbi pure io e divenni signorina. L’amicizia con Giada divenne sempre più solida, tanto che andavo a studiare a casa sua quasi ogni giorno dandole la possibilità di assentarsi per brevi periodi per sbrigare faccende fuori, mentre giocavo col piccolo Marco. Giada e Riccardo rappresentavano per me una seconda famiglia e marco il mio fratellino. A volte i coniugi si ritiravano in camera da letto per un pisolino pomeridiano lasciandomi col bambino. Capitava che mi arrivassero alle orecchie, attraverso la porta socchiusa, frasi incomprensibili con respiri affannati e piccoli gridolini che, col tempo, interpretai per quello che erano. Iniziai a provare un leggero sommovimento allo stomaco e sentii nascere in me l’impulso di accarezzarmi i seni giocando con i capezzoli che si ingrossavano indurendosi. Fu uno di quei pomeriggi che, approfittando dell’abbiocco di Marco, andai a spiare dallo spiraglio dell’anta e vedendoli rivoltarsi sul letto non potei fare a meno di infilare la mano sotto la gonna, dentro le mutandine e cercare il piacere con le dita. Cominciai a guardare Riccardo con occhi diversi e notai sguardi fugaci ai miei seni e alle mie cosce. Ne provai piacere e iniziai a stuzzicarlo a insaputa di Giada. Così facilitai alcuni strusciamenti, alcuni accavallamenti di gambe e alcune pose da ingenua ninfetta provocatrice. Mi eccitavo tantissimo a vederlo soffrire trattenendo l’impulso di sbattermi al muro e scoparmi con violenza. Gli si leggeva negli occhi che stava per scoppiare, ma non aveva il coraggio di dichiararsi. Avevo 16 anni quando, finalmente Riccardo ebbe il primo cedimento. Giada era andata al parco giochi con Marco e io ero rimasta a studiare. Riccardo mi si avvicinò: «Che studi di interessante oggi?» mi chiese strusciando il pacco sul braccio. Lo sentii chiaramente, era eccitato. «Anatomia!» gli risposi sorridendo maliziosa. «Interessante, quale parte del corpo?» chiese ridacchiando. «Il cazzo!» risposi senza mezzi termini. Stavo morendo dalla voglia lo desideravo. «Vuoi un campione in natura?» mi disse mentre con una rapidità da primato mi mostrava il pene rigido con pantaloni e mutande alle ginocchia. «Bellissimo campione, posso?» gli chiesi allungando la mano e avvicinando la bocca.» «Finalmente ti sei accorta di quanto mi fai arrapare.» mi disse mentre mi passava le mani tra i capelli premendomi dalla nuca verso il membro. «Sapessi quanti ditalini mi sono fatta da quando ti ho visto scopare con Giada.» gli risposi. Poi impegnai la bocca e lo lasciai al pornomonologo. «Che brava bimba, dove hai imparato a fare pompini? Mmmh… così succhia, finalmente… non ce la facevo più a vederti per casa senza allungare le mani, con le tue cosce sempre aperte a provocarmi… mmmh… sei bellissima tesoro, così, succhia, brava… sì mi fai venire subito… vengo gioia, vengo…» ed estrasse il membro dalla bocca schizzandomi sul viso e sul petto. Era la prima volta che praticavo la fellatio e, da come aveva goduto, capii che le lezioni prese su internet mi erano servite. «Tesoro ti desidero troppo, andiamo di là sul letto stimo più comodi.» mi disse mentre spremeva le ultime gocce di sperma sulle mie labbra. «No Riccardo, ho paura che rientri Giada, facciamo un’altra volta.» «Ma tu non hai goduto!» «Mi è piaciuto fare godere te.» [segue] © emm
Hammasini ko'rsatish...
🔥 3👏 2
❤️
🔥
💦
🐷
😱
Commenti
Indice Racconti
Invita un amico
In quel momento decisi che la mia verginità l’avrei donata a Riccardo. [segue] © emm
Hammasini ko'rsatish...
❤️
🔥
💦
🐷
😱
Commenti
Indice Racconti
Invita un amico
I RACCONTI DEL CONVENTO di Emmanuelle Maria Moretti Primo giorno 4 – L’agenda Blu Per qualche giorno rimuginai sul da farsi, valutavo tutto: bruciare l’agenda e cercare di dimenticare quei tre anni di pompini a distinti pedofili. Per quel che mi ricordavo, erano tutte persone ben vestite, dall’aspetto spesso austero, dei professionisti sicuramente, gente perbene, insospettabili padri di famiglia, nonni alcuni. Oppure avrei potuto seguire l’offerta dell’avvocato pappone e fare la troia. Ma non avrei potuto ricevere i clienti in casa, come quando c’era il porco. Quindi? Idea scartata. Avrei potuto fare da sola, contattare quelli che spendevano di più e ripropormi per il solito pompino settimanale, o anche altro. Chi se ne fregava, ormai ero libera di gestire il mio corpo come più mi faceva comodo. Senza alcuna remora né morale. Che morale del cazzo avrei potuto prendere in considerazione? Ma c’era il rischio che l’avvocato pappone scoprisse tutto e mi facesse la festa. Erano tutte persone portate da lui, quindi si conoscevano e avrebbero potuto sputtanarmi tranquillamente, anche assicurandomi la massima discrezione, che indubbiamente avrei richiesto loro. Escluso. Non riuscivo a prendere una decisione definitiva ma non ci dormivo la notte. Calcolavo i possibili guadagni e come li avrei impiegati. Compiuti i 18 anni avrei comprato subito un’auto, una piccolina, niente di troppo costoso, mi sarebbe servita per andare all’università. Perché io volevo proseguire gli studi, dopo il liceo mi sarei iscritta in Giurisprudenza, volevo fare l’avvocato. Avrei messo da parte tutto il guadagno per dare l’acconto per il mutuo di una casa. Mia madre, poverina, se la meritava. Mia madre! Cazzo, non ci avevo pensato. Come avrei giustificato quei soldi? Cancellato tutto, si ricomincia, ma con una vita normale, per quanto normale possa essere una vita con i ricordi, indelebili, di quei tre anni di merda. «Ed eccomi qua.» «Sono Adele, ho 22 anni, faccio la pizzaiola e sto preparando la tesi di diritto civile per la laurea in giurisprudenza.» «Ah, una cosa: conservo l’agenda blu, non si sa mai come si evolve la vita.» *** Secondo giorno 1 – Rosalia Una signora di mezza età, ben vestita e ben curata, con un trucco leggero che le sfila, senza appesantire, il viso ovale, piacevole allo sguardo, guardandosi intorno, alza timidamente la mano. «Posso?» chiede un po’ insicura con la voce che fa capire la sua emozione. La mano a palmo in su della direttrice, accompagnata da un leggero assenso del capo, le indica che può prendere la parola. «Buongiorno a tutti! Mi chiamo Rosalia, ho 55 anni, sposata, due figli grandi che vivono da soli e un nipotino: Giulio, figlio della più grande: Fosca. Io e mio marito Marco ormai viviamo da soli. È di questo che vi voglio parlare.» Conobbi Marco quando io avevo 25 anni e lui 15, sì era un bambino, ma ci innamorammo subito e ci lasciammo trasportare dalla passione irrefrenabile che ci travolse. Lo so è stato da irresponsabili, col senno di poi, ma a quella età di senno ne avevamo così poco che, per il poi, non ce n’era a sufficienza. Abitavamo nello stresso condominio e ci trovavamo insieme, da soli, con una certa frequenza. Anche il padre Marco, si trovava spesso, casualmente, da solo con me. Diciamo che ci provava da parecchio tempo e a me non dispiaceva, malgrado avessi un bel rapporto di amicizia con sua moglie, molto più giovane di lui. [segue] © emm
Hammasini ko'rsatish...
🔥 3👍 2 2
❤️
🔥
💦
🐷
😱
Commenti
Indice Racconti
Invita un amico
I RACCONTI DEL CONVENTO di Emmanuelle Maria Moretti Primo giorno 3 «Pappone e frocio…» gli dissi, senza tanti peli sulla lingua. Da quando avevo iniziato a fare pompini stavo molto attenta ai peli, ne bastava uno per provocarmi conati di vomito. «Esatto! Hai qualche discriminazione?» mi chiese ironico. «Per carità! Cazzo, fica e culo chi li ha se li gestisce… a parte chi ha un patrigno pedofilo e magnaccia.» «Allora cosa hai deciso? Se vuoi puoi prenderti tutto il tempo che vuoi, senza fretta.» «E se dico di no che succede?» «Niente di grave. Tu continui a fare la vita di studentessa morigerata, con possibilità economiche molto limitate – col lavoro di tua madre non puoi permetterti grandi diversivi – studierai, ti diplomerai. Se sei brava vinci una borsa di studio per iscriverti all’università. Se sei brava ti laurei. Se sei brava emigri per trovare lavoro. Intanto dieci anni della tua vita sono andati.» «Vabbè, prendo questa e ci penso.» risposi, e allungando la mano presi l’agenda. Diedi una scorsa distratta sfogliandola velocemente, poi mi alzai per andare. «Adele?» mi chiamò. Mi bloccai guardandolo in viso. Aveva l’espressione dura che mi provocò un brivido lungo la schiena. «Non lasciarti sfiorare dall’idea di farmi le scarpe perché sarebbe molto pericoloso. Sia chiaro, o fai la puttana – di lusso – per me, oppure bruci l’agenda, dimentichi me e questo dialogo e fai la brava ragazza. Non hai alternative.» Sostenni per qualche secondo il suo sguardo cercando di assumere un’aria di sfida, poi girai su me stessa e andai via silenziosa. La minaccia aveva avuto effetto. Gli occhi torvi, le mascelle contratte, la voce che da quasi melliflua si era fatta dura, mi diedero un chiaro indizio sulla pericolosità di quell’individuo. La sera cominciai a sfogliare l’agenda. C’erano segnate le date coi nomi e le cifre a partire dal 2015 quando avevo quasi tredici anni e il caro secondo marito di mia madre, mi aveva portato il primo cliente:
14 febbraio 2015  Matteo ***   30
Era un sabato. Sera. Mia madre era a casa di una famiglia dove faceva la badante della madre di lui, non autosufficiente, alcuni sabati nei quali, la coppia, si concedeva una serata fuori. Il bastardo aveva invitato un maiale di una cinquantina d’anni e, senza tanti indugi, mi ordinò di aprirgli i pantaloni e succhiargli il cazzo come facevo con lui. Me lo ricordo ancora quel primo pompino a un “cliente”. Poi tornò parecchie volte negli anni. Scorsi le pagine in avanti. Era tornato dopo due settimane, poi ancora dopo un mese. Scorsi verso le ultime pagine:
21 luglio 2018  Matteo ***   70
I prezzi aumentavano. L’inflazione, la benzina, non si può comprare più niente, il carovita. Ma le cifre cambiavano, c’era pure chi pagava 150 € per il servizio. Tariffe personalizzate. Chissà se c’erano pure gli abbonamenti. Pappone. Bastardo. Pedofilo! C’era centinaia di nomi. Non mi ero resa conto di quanti cazzi fossero passati per la mia bocca. Non credevo così tanti. Un bel malloppo si erano divisi i due compari. Ma dove andavano a finire tutti questi soldi? Come li usava il bastardo? Mamma continuava a fare il suo lavoro di infermiera, badante, donna delle pulizie, senza sosta. Lui con chi li sperperava i guadagni dei miei pompini. Se ne andava a puttane o se li giocava alle slot machine o a carte? Ma che cazzo me ne poteva più fregare, l’importante che si era tolto dalle palle. Ora c’era il suo socio. Pericoloso! Che fare? [segue] © emm
Hammasini ko'rsatish...
👍 5🔥 1
❤️
🔥
💦
🐷
😱
Commenti
Indice Racconti
Invita un amico
I RACCONTI DEL CONVENTO di Emmanuelle Maria Moretti Primo giorno 2 «Chi era quel tizio che ti ronzava vicino?» mi chiese mia madre mentre tornavamo a casa. «Boh… uno!» le risposi col mutismo mio solito. Mia madre capì, come al solito, che ogni possibilità di dialogo le era stata preclusa e tornò ai suoi pensieri. Anche io tornai ai miei pensieri. Alla nuova vita che mi si apriva davanti grazie al provvidenziale assassinio del bastardo. La medaglia gli hanno dato, stronzi. La medaglia a lui e all’assassino la galera. Non c’è giustizia. Ripensai al tizio del cimitero quando mi trovai in mano, dimenticato, il biglietto che avevo piegato in quattro per buttarlo in un cestino per la spazzatura. “Avvocato Silvio Gargiulo – Penalista” Cosa legava un avvocato al bastardo? Cosa aveva da darmi di così importante da venirmi a cercare al cimitero? Ripensandoci mi si palesò una certa curiosità. Potevo anche andare, e se avesse allungato le mani gli avrei piantato un taglierino in gola. L’avrà un cazzo di taglierino un avvocato penalista. Andai a trovarlo nel suo studio di avvocato il giorno dopo. Mi accolse uno giovane che mi fece accomodare il tempo per aprire una porta, infilare la testa e dire: «C’è la signorina Adele Mastriota…» interrotto dal «Falla entrare!» ed entrai. Era vestito come il giorno prima al cimitero. Mi accolse con un ampio sorriso e mi fece accomodare. «Allora cosa devi dirmi e darmi?» gli chiesi acida. Non volevo che si mettesse strane idee per la testa. «Adele ho qui una cosa molto importante per te e per il tuo futuro.» disse mentre prendeva una chiave dal taschino e apriva un cassetto della scrivania. Dopo aver armeggiato ne trasse fuori una specie di agenda con la copertina blu e l’agitò in mano per poi poggiarla sul tavolo. «Che devo farvi con quella cosa?» «Qui ci sono tanti appunti preziosi che ti riguardano.» Minchia mi stava facendo incazzare e feci fatica a non chiedergli: “Si può sapere che cazzo c’è di così importante in quella cazzo di agenda?” Mi limitai a chiedergli: «Cioè?» «Io e tuo padre…» «Non era mio padre!» lo interruppi infastidita. Poco ci voleva e lo mandavo a fare in culo. «Sì scusa, ma quando parlava di te lui diceva sempre “mia figlia”, per questo mi viene naturale, ma mi scuso…» «Cosa aveva da parlare di me con te?» ero rossa in viso, il sangue mi ribolliva dandomi alla testa. «Lasciami spiegare Adele…» «E spiega!» «Come stavo dicendo, io e tuo… ehm scusa, Fulvio, avevamo degli affari insieme e in questi affari tu eri la… diciamo così… la fonte principale…» fece una pausa per darmi il tempo di assimilare ciò che stava dicendo. Ed io assimilai. «Cioè parli dei pompini che facevo ai suoi amici?» gli dissi così a bruciapelo senza tanti giri di parole. «Vedo che sei piuttosto sveglia, brava.» «Brava un cazzo, mi vuoi dire che cazzo c’è in questa cazzo di agenda che dovrebbe sconvolgere la mia vita futura?» «Ci sono segnati nomi date e importi di tutti i tuoi… “sevizi”.» “Cazzo!» esclamai mentre ipotizzavo il possibile utilizzo di quei dati. «Capisci che c’è una miniera qui dentro?» Capivo, ma non capivo lui come ne fosse in possesso. «Ma tu com’è che hai questa agenda?» gli chiesi. «Perché io ero quello che procurava i clienti, con Fulvio eravamo in società, lui segnava tutto qui e ogni mese me la lasciava, insieme con mia quita, perché potessi controllare.» «Coi miei pompini ci campavate in due, bastardi!» «Esatto! Sei sveglia e hai capito che potremmo continuare, andare oltre i semplici pompini ora che Fulvio non c’è più. Lui era geloso, non voleva che ti toccassero, eri una cosa sua.» «Mi stai proponendo di fare la puttana e tu il mio pappone?» «Puttana è una parola poco adatta, meglio dire escort.» «Puttana!» «Ok puttana come vuoi tu.» «Toglimi una curiosità, come mai non c’è il tuo nome tra i clienti?» «A me piacciono i maschi tesoro!» [segue] © emm ł L R E ₲ ł ₴ ₮ A
Hammasini ko'rsatish...
2🔥 2👏 2
❤️
🔥
💦
🐷
😱
Commenti
Indice Racconti
Invita un amico
I RACCONTI DEL CONVENTO di Emanuelle Maria Moretti Primo giorno «Ciao a tutti, io sono Adele ho 22 anni e sono qui per raccontarvi la mia storia.» Adele è una bella ragazza, minuta ma ben formata, ha capelli neri corti alla maschietta, ovale del viso regolare, con nasino leggermente a punta, occhi castani, carnagione chiara, labbra rosee. Parla con gli occhi bassi mentre intreccia le dita sul ventre. Indossa un vestitino di cotone che non esalta le sue forme. «Ho avuto il mio primo rapporto sessuale subito dopo il menarca, avevo 12 anni e il mio patrigno abusò subito di me. Io subii per paura che picchiasse me e la mamma, lui era un violento iracondo. Per fortuna morì presto durante una rivolta nel carcere dove faceva l’agente di polizia penitenziaria.» «Avevo 15 anni quando assistetti ai suoi funerali.» «Al cimitero mi si avvicinò uno: un uomo sulla quarantina, ben vestito con abito griffato scuro e cravatta regimental, occhiali da sole Lozza, Capelli neri fluenti, ben ordinati con riga di lato.» «Ciao Adele, condoglianze per tuo padre, eravamo molto amici.» mi disse porgendomi la mano. «Non era mio padre.» gli risposi, allungando la mano, moscia, nella maniera meno interessata possibile. «Sì lo so, ma ti voleva bene come una figlia, Ho qualcosa sua da darti.» mi disse con aria circospetta. Valutai seriamente la possibilità di mettermi a sghignazzare, poi desistetti e dissi semplicemente: «Ah sì? E perché tutto questo interesse da parte sua?» senza la minima curiosità. Velenosa. Dubitavo che potesse avere altro da offrirmi, da morto, dopo la persecuzione perversa, maniacale del mio corpo. Ero infastidita, ma non per l’uomo che mi stava accanto – inesistente era e inesistente rimaneva – più che altro mi stavo rompendo il cazzo per la durata della cerimonia, non vedevo l’ora di tornarmene a casa, faceva caldo, era un giugno particolarmente afoso. E poi non me ne importava un emerito di quel pezzo di merda di Fulvio, il defunto marito di mia madre, possa bruciare all’inferno, ammesso che esistesse. Fosse dipeso da me, altro che funerale, nel bidone della spazzatura e puff, fuoco. «Te l’ho detto, lui era molto legato a te, me ne parlava sempre, ti adorava.» Gli stava stampando il santino del patrigno vero padre, affettuoso e premuroso. E violentatore di minorenni, che rimuoia mille volte al mese, bastardo. Vorrei conoscere il suo assassino, gliela darei gratis per tutta la vita. «Ok, ok, dammi quello che mi devi dare e chiudiamola qui.» gli dissi prendendomi la confidenza di dargli del tu, tanto non mi importava un cazzo nemmeno del bellimbusto incravattato e firmato. «Non ce l’ho con me quello che ti devo dare, vieni nel mio ufficio quando puoi.» mi porse un biglietto da visita e si allontanò. Cioè, ma dico io, ma la gente è proprio tutta scema? Questo… amico, per così dire, pretenderebbe che io andassi nel suo ufficio? Col cazzo che ci vado, così me lo esce subito e me lo sbatte in bocca. Li conosco quelli come lui. Il buon bastardo me ne ha portati diversi padri di famiglia da spompinare. Si faceva pagare bene. La tredicenne, quattordicenne, quindicenne che fa pompini vale un bel po’ di soldini, anche 200 € li ho visti sborsare. Faceva le prenotazioni il maiale. A fine settimana c’era il pienone, a volte anche cinque, sei pompini il sabato. Non potevo dire niente a mamma, se gli avessi fato fallire gli affari mi avrebbe uccisa e se la sarebbe presa pure con mamma. Me lo diceva: «Guai se lo viene a sapere tua madre, prima strangolo te e poi faccio a pezzi lei.» Ed io avevo paura, certe notti piangevo con la faccia nascosta sul cuscino per coprire i singhiozzi. “Vieni a trovarmi nel mio ufficio”, suca coglione. Uno che si dichiara amico di quell’animale non può essere che un suo simile. Bastardo. Muori. Morite tutti! [segue] © emm ł L R E ₲ ł ₴ ₮ A
Hammasini ko'rsatish...
👍 4 2
❤️
🔥
💦
🐷
😱
Commenti
Indice Racconti
Invita un amico
32 – La Felice Biblioteca «Che culo che ha Giuditta, scoparsela è veramente una goduria incredibile.» disse Antonio accarezzandoli entrambi. «Anche il cazzo di Camillo nel culo non è male, vero amore?» chiese Clara continuando ad accarezzarli. «E penso che Camillo il tuo cazzo lo accoglierebbe ovunque, gioia» disse Monia a Clara continuando ad accarezzarli. «Anche Giuditta, per come la vedo io, sarebbe felice di scopare con te amore.» disse Antonio a Clara, continuando ad accarezzarli. Questi hanno nuovamente il cazzo duro tutti e due, che faccio ne approfitto? Tanto ormai che ci siamo. Ma sì, che fa non ne approfitto? Ne approfitto, ne approfitto. «Amori miei dolci vedo che siete nuovamente arrapati ed io vi seguo a ruota. Facciamoci la trombata della staffa. D’accordo?» Disse Monia impugnando i due membri, uno per mano. «Agli ordini maresciallo!» disse Antonio. «Ogni tuo desiderio è un ordine, mia regina.» disse Clara. E ripresero con le contorsioni, le penetrazioni, con fellatio e cunnilingus ad libitum. Alle due dopo la mezzanotte sul campo di battaglia si firmò l’armistizio. «Dormi con noi amore.» sussurrò Clara a Monia dandole piccoli bacetti sul viso. «Non so quanto dormirò con voi accanto, ma va bene. Mando un whatsapp ai miei ragazzi.» rispose Monia. Andò a recuperare il cellulare e scrisse: “Dormo fuori, non aspettatemi, buonanotte e sogni doro. Ci vediamo domani in biblioteca. Baci.” Chissà cosa penseranno i due maialetti. Cosa possono pensare? Che ho trombato come se fosse l’ultima trombata della mia vita e che s’è fatto tardi. Ma non sanno che Clara ha il cazzo. Ah ah ah. Chissà cosa diranno quando gli racconterò quello ch’è successo. Anzi gli farò vedere il filmino. Sono bravi ragazzi, se lo meritano. Ora dormo altrimenti mi viene di nuovo voglia. Tornò a letto e disse: «Buonanotte tesori, baci.» e li baciò. «Allora buonanotte bimbe!» disse Antonio baciandole. «Notte!» disse Clara Baciandoli. Spensero le luci. [FINE] © ł L R E ₲ ł ₴ ₮ A ł L R E ₲ ł ₴ ₮ A
Hammasini ko'rsatish...
🔥 3 2👏 2
❤️
🔥
💦
🐷
😱
Commenti
Invita un amico
31 – La Felice Biblioteca Clara si mise dietro Monia e le allargò le chiappe, si inumidì il pene con la saliva e glielo poggiò nel buchetto roseo. «Così bravi i miei adorabili maiali, fottetemi senza pietà.» Finalmente una doppia come mai nella mia vita. Un cazzo enorme davanti e un cazzo di donna nel culo. Posso morire anche subito. Mentre Antonio si beava col capo immerso tra le tette di Monia e la sollevava dai fianchi facendola rimbalzare sul membro rivolto alle stelle, Clara, in ginocchio sulle spalle di Monia, la cavalcava a pelle ritmando le spinte coi movimenti degli altri due partecipanti al torneo di sesso a tre. «Tesoro dimmi che ho il culo programmato, senza bug, per essere sbattuto fino ad esaurimento scorte, fammi sentire quanto sono vacca.» Disse ansimante Monia a Clara. «Amore mio non sai quanto ho desiderato una donna come te, da sbattere davanti e dietro insieme al mio uomo. Ti amo, non ci lasciare mai.» «Dai puttana ti piacciono due cazzi insieme, vero? Ti manca quello in bocca d spompinare come sai fare tu. Dobbiamo provvedere, sei troppo troia per due cazzi soli.» le disse Antonio che ormai aveva imparato come si eccitasse Monia con le frasi scurrili. «Mmmh che bello, dai sbattetemi senza pietà… riempitemi… così, senza fermarvi, dai Clara inculami veloce… così Antonio fammelo arrivare in pancia il tuo cazzone… vieni dentro… muoio… così… sì… sì!» Clara la prese per i capelli, che usò come redini, e la sculacciò mentre la sbatteva. Il sudore le colava sulla schiena di Monia ma non si fermò, anzi accelerò le spinte malgrado i fianchi cominciassero a farle male. «Bellissimo Monia sto godendo dentro il tuo culo…» disse a mezza voce, quasi sospirando per la fatica. «Anche io… arrivo… stringi la fica porca sborro… sborro… mmmh… sì!» «Insieme… insieme…» sospirò Monia ormai priva di fiato. Lasciarono che i loro corpi lassi si afflosciassero sul letto anche se rimasero aggrovigliati. Questa è la più bella scopata della mia vita, posso dirlo senza tema di smentite. Sarà che una doppia non la facevo dal secolo scorso, sarà che con una trans non ero mai stata, quello che volete, ma mi è piaciuto “troppo, troppo, troppo.” Come diceva mia nonna. «Ragazzi non so voi, ma per me è stato favoloso.» disse Monia. «Ti giuro che io non vorrò più fare sesso se non con voi due, insieme.» disse Clara. «Anche io!» convenne Antonio che si alzò a prendere lo spumante. E i ragazzi? Non posso tradirli, ci rimarrebbero male, specialmente Giuditta. «Forse Camillo e Giuditta avrebbero piacere di partecipare.» disse Monia. «Antonio mi ha parlato bene di loro, ma non so come potremmo incastrarci.» «Vuoi vedere la registrazione, gioia, di quello che abbiamo fatto in biblioteca?» le chiese Monia. «Sì dai, vediamo sono curiosa. Non ho mai visto un video porno con Antonio.» «Ora avremo un porno da due angolazioni diverse con tutti e tre.» disse Antonio mentre spegnava le videocamere dei due cellulari. «Prendo la chiavetta.» disse Monia alzandosi per andare a recuperare la borsa. Tornò in camera e diede la chiavetta USB ad Antonio: «Vediamola qui, stiamo più comodi.» gli disse tornando a letto. Antonio accese la TV che c’era in camera e inserì la pen-drive nella porta USB, prese il telecomando e raggiunse le due donne. «Brindiamo intanto bimbe!» Brindarono. Partì il filmato con le immagini della camera rossa. «Non resistevo, ti avrei scopata all’impiedi immediatamente.» disse Antonio mentre scorrevano le immagini della pomiciata. «Dovevi insistere, stavo cedendo, mi hai fatto subito sangue, come diceva mia nonna. Ma il bello viene dopo, quando si tromba alla grande.» disse Monia. «Che belli che siete, è un piacere vedervi fare sesso.» disse Clara accarezzandoli entrambi. Il filmato proseguì fino ad arrivare all’incontro successivo con Giuditta e Camillo. «Madonna che libidine, è bellissimo rivedersi mentre si fanno le maialate, altro che film porno.» disse Monia accarezzandoli entrambi. [segue] © ł L R E ₲ ł ₴ ₮ A ł L R E ₲ ł ₴ ₮ A
Hammasini ko'rsatish...
🔥 3
❤️
🔥
💦
🐷
😱
Commenti
Invita un amico
00:21
Video unavailableShow in Telegram
⚡️LISTA HOT⚡️ 🔥 I migliori CANALI e GRUPPI Telegram a portata di click! 👉 Network @SexyListaItalia 👉 Blacklist @BlacklistGuardianBot
Hammasini ko'rsatish...
VideoListaHot.mp49.95 MB
1
➕ CANALE ➕
➕ GRUPPO ➕
1⭐️
2⭐️
3⭐️
4⭐️
5⭐️
👇🏻CANALI E GRUPPI👇🏻
Miss_FashionFeet38 🦶🏻💋💶
MadameRamona Missstress MoneyslaveMiss
Bottomless
𝕄𝕀ℕ𝕀𝔻𝕆𝕋𝔸𝕋𝕀 ℙ𝔸𝔾𝔸ℕ𝕋𝕀💸
Biz*rre
https://t.me/MissClaudiaa
🔥 Racconti a fior di pelle 🔥 - Il Canale
ᓰᒪ ᘜᓰᖇᓍᘉᘿ ᓰᘉᖴᘿᖇᘉᗩᒪᘿ ᕲᘿᒪᒪᘿ ᘻᓰSS 👹
Bikini
🦶🏻💦 𝑴𝒐𝒏𝒆𝒚𝒎𝒊𝒔𝒔 𝑮&𝑺 🔥🦶🏻
Boshqa reja tanlang

Joriy rejangiz faqat 5 ta kanal uchun analitika imkoniyatini beradi. Ko'proq olish uchun, iltimos, boshqa reja tanlang.