"Il caso Moro quello che cambiò la storia"
Un titolo che ha una sua suggestione e che puntualmente ritorna in prossimità della ricorrenza del 16 marzo o del 9 maggio, rispettivamente giorni del sequestro e dell'uccisione dell'allora presidente della Democrazia Cristiana. Il caso Moro con il suo tragico epilogo ha fatto tutto tranne che cambiare la storia. Sarebbe cambiata se Moro avesse potuto realizzare il suo sogno: quello del compromesso storico.
L'argomento credo l'abbia trattato il programma televisivo Report, leggendo alcuni commenti su Facebook così parrebbe. Il più gettonato, ovviamente, è:"Siamo una colonia americana".
Per essere un commento quasi unanime da parte di chi ha seguito il programma ieri sera verrebbe da pensare che il buon Sigfrido e i suoi autori abbiano voluto puntare e stigmatizzare questo aspetto, del ruolo avuto dagli americani nell'affaire Moro. Se fosse così non sarebbero stati neppure tanto originali.
È indubbio che la vicenda Moro sia stata materialmente gestita dall'Occidente, e non solo da Washington, ma con il beneplacito di Mosca e del suo sterminato apparato, che molto probabilmente avrà anche fornito il proprio supporto ai colleghi dell'Ovest. Perché in realtà, prima ancora degli americani, chi non voleva il Partito Comunista al governo in Italia era proprio il Cremlino. Ragionate e pensate solamente che oggi, cinquant'anni dopo l'inizio della discussione sul compromesso storico, questo è un argomento assolutamente assorbito e superato dalla storia. Stessa sorte era stata decisa per Giovanni Paolo II, il quale voleva la fine del comunismo, un epilogo che chi governa realmente il mondo aveva previsto e soprattutto deciso, ma con tempi diversi rispetto a quelli agognati dal papa polacco.
Moro e Wojtyla desideravano la stessa cosa di chi governa il mondo, l'unica differenza stava nei tempi. Il sogno di Aldo e di Karol era prematuro nel 1978. Poi arrivò il 1989 e il Muro crollò...