Lepore, manganelli e motoseghe non ti faranno guadagnare voti. Ogni albero abbattuto equivale a un crimine.
E la cittadinanza lo sa.
A breve tutti i contributi di solidarietà a sostegno del PARCO DON BOSCO
DAL MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA sui fatti del parco Don Bosco
Come Gruppo Territoriale di Bologna del MCE stiamo guardando con preoccupazione alla vicenda delle scuole Besta e del parco Don Bosco.
Il Movimento di Cooperazione Educativa è un’associazione che promuove una scuola che parte dalle interazioni e dagli interessi delle alunne e degli alunni nella costruzione dei saperi, alunne e alunni insieme ai quali definire le regole dello stare assieme per apprendere. In poche parole, il sapere come opera cooperativa e la democrazia come decisione condivisa.
Crediamo che queste siano le lenti attraverso le quali guardare al conflitto attorno al parco Don Bosco. La decisione di demolire e ricostruire l’edificio scolastico, attraverso un corposo abbattimento degli alberi del parco, ha ricevuto in risposta un’ampia e documentata contestazione sulla base di contro-analisi tecniche, architettoniche, scientifiche e pedagogiche. Il Comitato Besta sostiene che la nuova scuola rappresenti una regressione rispetto all’attuale: si costruirebbe una scuola pensata per la didattica frontale, abbattendone una pensata per la didattica laboratoriale, eliminando gli spazi per gli atelier e i lavori di gruppo. Si contesta il fatto che la nuova scuola verrà costruita in una posizione più esposta rispetto all’attuale in rapporto all’inquinamento acustico e agli scarichi del traffico veicolare. Si contesta il fatto che il forte abbattimento della flora arborea sarebbe un danno ambientale che non avrebbe alcuna possibilità di compensazione in termini di inquinamento, aumento delle temperature al suolo, perdita di biodiversità. A fronte di tutto ciò, lo stesso comitato ha prodotto un dettagliato contro-progetto che prevede la ristrutturazione dell’edificio esistente, salvando gli alberi e risparmiando - si stima - almeno una decina di milioni di euro rispetto al progetto comunale.
Ci saremmo aspettate l’avvio di un confronto sul merito di queste contestazioni e proposte, aperto alla possibilità di rimettere in discussione il progetto. Le ragioni del comitato vengono invece sistematicamente ignorate, il progetto è dichiarato non modificabile e si porta avanti un discorso pubblico che dipinge chi si oppone come una congrega di reazionari contrari alla costruzione di una scuola “bellissima”. Lo stesso atteggiamento viene replicato rispetto ai fatti degli ultimi giorni, che riguardano i cantieri del tram e della ciclabile: il comitato contesta il come e il dove vengono progettati e attuati questi interventi, proponendo soluzioni alternative, mentre viene raccontato come un fantomatico “comitato no-tram e no-ciclabile”. Crediamo che questa sia la prima forma di violenza che il comitato sta subendo: il misconoscere sistematicamente le sue posizioni, il continuo oscurarne la parola, il definire la sua identità dall'esterno in modo stigmatizzante.
Noi crediamo invece di essere di fronte a una preziosa esperienza di costruzione cooperativa e collettiva di sapere e conoscenza, di felice contaminazione tra saperi tecnici e attivismo politico. Bologna ne ha assoluto bisogno: la stessa derisione e stigmatizzazione è stata già subita da chi si opponeva a progetti come il People Mover o Fico, e pare ormai evidente che allora avesse ragione chi ne denunciava le criticità, e soltanto la determinazione di un comitato cittadino ha evitato che si facesse scempio dei Prati di Caprara, per restare agli esempi più recenti.
Ma la seconda forma di violenza che sta subendo chi si oppone è fisica e tangibilissima. Siamo sgomente di fronte a video che mostrano persone tirate giù a forza dagli alberi, con motoseghe in funzione che danzano a poche spanne dai loro corpi, gli stessi corpi che vengono manganellati mentre sono a terra o trascinati a forza. Questo tipo di violenza ci fa inorridire.