Intervento 14.6.2024
Ciao a tutte, siamo la Kollettiva Jiyan, un gruppo femminista, internazionalista ed ecologista nato due anni fa di questi tempi.
Quest’anno lo sciopero delle donne vuole incentrarsi sull’idea della costruzione di una società femminista.
Noi della Kollettiva Jiyan abbiamo il privilegio, come tanti collettivi femministi in tutto il mondo, di essere state ispirate dalla Rivoluzione delle Donne nel Rojava, che resiste, vive e cresce dal luglio 2012, dopo quasi 10 anni di preparazione e di forte repressione subita. Coscienti del fatto che le forme di potere gerarchico vanno sradicate contemporaneamente, questa Rivoluzione si basa su pilastri interconnessi, quali pari dignità e valore per donne e uomini, un’economia e un’ecologia sociali, l’autogestione popolare tra pari che valorizzi un contesto assolutamente variegato dal profilo religioso, etnico e ideologico, altrimenti evidentemente bellicoso.
Questo nuovo paradigma sociale e politico dal nome Confederalismo Democratico, pur nascendo nel corso della guerra in Siria e continuando a sopravvivere con forza e determinazione ai bombardamenti illegali e al fosforo bianco lanciato dallo stato turco di Erdogan, su un territorio fuori dalle proprie frontiere e in connivenza con l’ISIS, ha saputo regalarci nuovi esempi ed aspirazioni davvero futuristiche per i nostri territori.
Il movimento delle donne in Rojava nasce nel 2005. Nonostante abbia subito una forte repressione statale (prigione, tortura), riesce a creare le basi per un’organizzazione delle donne: creando Consigli e Comuni delle donne. Questi ultimi sono formati da 20-150 case, permettendo così una visione di insieme su necessità, problemi e risposte.
Dal 2012 per favorire la partecipazione delle donne, vengono creati anche Ministeri per le donne (divisi in campi di lavoro quali finanza, diritti dei bambini, progetti legislativi e non e collaborazione con tutte le organizzazioni femminili), Comitati, Centri (es ricerca e formazione, salute femminile e pediatrica gratuita, …), Accademie (che si occupano di formazione, recupero di conoscenze perse, arte) e Cooperative (sartoria, produzione di formaggio e yogurt, mattoni…), tutto questo per sole donne.
Molto interessante anche l’associazione giornalistica femminile che accanto al lavoro quotidiano d’informazione, studiano e contrastano l’orientamento patriarcale dei mass media (linguaggio, immagine della donna,..).
Le Casa delle donne, a differenza delle nostre, sono centri di formazione, consulenza e ritrovo autogestiti dalle donne. La formazione consiste in temi quali autonomia democratica, autodifesa, cultura, ecologia, storia delle donne, sessismo e diritti delle donne, salute, alfabetizzazione, insegnamento del curdo, conoscenze pratiche (cucito, uso del Pc). Le donne stesse decidono di che cosa hanno bisogno, abituandosi così a decisioni e azioni totalmente autonome per ciò che concerne loro, senza permettere ad altri di decidere per loro stesse.
Dal 2017 esiste Jinwar (=luogo di nascita o origine della donna) che è un villaggio di sole donne e bimbei.
Le Ypj – le Unità di Protezione delle Donne, parliamo di autodifesa armata, fondate il 4 aprile 2013, composte e gestite unicamente da compagne, importanti per una reale parità, ricevono una formazione ampia in storia, politica, natura, società e conoscenza delle armi. Per molte donne l’adesione alla lotta armata rappresenta la possibilità di inserirsi nella protezione della regione e un mezzo per la conquista e la difesa dei diritti delle donne.
Ci sono cmq partigiane anche nell’ambito misto del Ypg (unità di protezione popolare) e delle unità di difesa internazionaliste.
Le Ypj sono state piuttosto “spettacolarizzate” (quando non oggettificate o quasi sessualizzate) in occidente, ma la serietà e la determinazione delle combattenti ha contribuito fortemente e realmente a fermare l’avanzata dell’Isis, che, a suo tempo, attorno al 2015, pareva inarrestabile oltre che brutalmente distruttiva.