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Cronache Ribelli

Cronache Ribelli è un progetto narrativo di rinnovamento della narrazione storica. Raccontiamo la storia degli ultimi. 📚Sito e shop: cronacheribelli.it 👍Facebook: Cronache Ribelli 📷Instagram: Cronache Ribelli Mail: [email protected]

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La storia di Pierre Seel ci insegna qualcosa di molto importante: non è mai tardi per raccontare, per lottare. La vicenda di Pierre, quinto figlio di una benestante famiglia alsaziana, comincia col furto di un orologio che questo ragazzo di appena 16 anni subisce in un parco di Mulhouse. Siamo nel 1939 e quando si reca alla polizia per denunciare l’accaduto il suo nome finisce in una lista: la lista degli omosessuali. Le autorità sanno che quei giardini sono frequentati da quelli che la morale comune definisce “deviati, disturbati, malati”. Passa un anno e la Francia viene occupata dai tedeschi. La famigerata lista finisce nelle mani della Gestapo che convoca tutti i nomi dell'elenco. Il 3 maggio 1941 è la volta di Pierre. Lui lo sa cosa sta per succedere ma ci va lo stesso. L’alternativa è essere braccato dalla polizia e finire in pasto all’opinione pubblica. Vedere distrutta la propria immagine e quella della famiglia. Così viene arrestato, interrogato, torturato e infine sodomizzato con un bastone. Dopo due settimane di violenze lo mandano al campo di Schirmeck-Vorbruck, a 30 km da Strasburgo. Qui la vita è durissima, specie per gli omosessuali, che diventano un gruppo da discriminare perfino tra gli internati. Pierre scopre che non c’è solidarietà per chi indossa il famigerato triangolo rosa e deve assistere con rabbia alla morte di Jo, un ragazzo di 18 anni che era stato suo amante, dilaniato dai cani delle SS. Alla fine del '42, vista la carenza di uomini da mandare sul fronte orientale, Pierre diventa uno dei “Malgré-nous”, i 100mila giovani alsaziani arruolati nella Wehrmacht e inviati a combattere in Russia. Dopo 3 anni di ferimenti, malattie e sofferenze di ogni sorta anche per il giovane Seel arriva la Liberazione. Per lui però ha un sapore amaro. Quando dopo tante difficoltà riesce a tornare in Francia sa che dovrà mentire su ciò che gli è avvenuto. La guerra è finita ma i pregiudizi verso gli omosessuali sono sempre fortissimi. Pierre decide di trascorrere una vita che definirà di “tristezza dolorosa”. Mente su se stesso e sulla sua sessualità. Una menzogna che dura 40 anni durante i quali si sposa, ha due figli, divorzia, diventa un alcolista e finisce consumato dalle bugie. All’inizio degli anni '80 però tutto cambia. Dopo le dichiarazioni omofobe di Léon Arthur Elchinger, vescovo di Strasburgo, Seel esce allo scoperto e dichiara, primo ed unico tra i francesi, di essere stato internato perché omosessuale. Da lì in poi Pierre diventerà uno degli attivisti più tenaci contro l’omofobia, si batterà per ricordare l’olocausto dei gay, racconterà la sua storia in un libro dal titolo “Moi, Pierre Seel, déporté homosexuel”. Nonostante le minacce e le intimidazioni sarà un combattente instancabile per i diritti civili fino alla sua morte, avvenuta nel 2005.
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Ieri abbiamo effettuato il terzo bonifico di 300 euro per Dambe So, il progetto a cui va il 20% del prezzo di copertina del libro “Fuori dal buio”. Nella foto vediamo Blandine Sankara, sorella di Thomas, in visita proprio nella piana di Gioia Tauro, durante il Rosarno film festival. Dambe So significa casa della dignità in lingua Bambara, una delle più diffuse in Africa occidentale. È il nome che è stato scelto per l’ostello sociale che da due anni, nella Piana di Gioia Tauro, ospita i braccianti durante il periodo della raccolta agrumicola. Persone che lottano per uscire dal buio della marginalizzazione e dell’isolamento e per spezzare una filiera, quella dell’agroindustria, fatta di sfruttamento e violenza. Dambe So, un progetto promosso da Mediterranean Hope, è mosso dagli stessi ideali e gli stessi obiettivi che animano il nostro percorso editoriale, ovvero dare voce agli ultimi della storia e rivendicare diritti e dignità. Vogliamo ringraziare i lettori che col loro contributo hanno permesso questa ulteriore donazione (trovate l’immagine del bonifico qui sotto. Chi volesse acquistare Fuori dal Buio può farlo qui: https://cronacheribelli.it/products/fuori-dal-buio
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Fuori dal buio

Questo libro è un incastro di disegni e parole che hanno preso forma nel tempo. Si è sviluppato durante il lavoro quotidiano dell'autore, nelle notti dell'inverno nella Piana di Gioia Tauro dove vivono e lavorano migliaia di braccianti africani durante la raccolta agrumicola. È un libro in cui l'oblio e l'oscurità sono

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Il 16 maggio si commemora la Giornata Europea della Resistenza Romanì, in memoria dei Rom e dei Sinti che si batterono contro il nazifascismo durante la Seconda Guerra Mondiale. Venne scelta tale data perché il 16 maggio 1944 Rom e Sinti avessero opposto resistenza al tentativo “di liquidazione” della sezione del Zigeunerlager, chiamato in maniera dispregiativa il "campo degli zingari", di Auschwitz-Birkenau. Quando le SS si presentarono ai cancelli della sezione per portare i Rom e Sinti rimanenti nelle camere a gas, questi imbracciarono pale e picconi, gli strumenti di lavoro, e opposero una resistenza fisica che fece, temporaneamente, dissuadere i nazisti dal loro intento. Purtroppo alla fine vennero tutti sterminati, dopo che quelli considerati ancora abili al lavoro erano stati trasferiti in Germania. Recentemente la datazione dell’evento è stata spostata, secondo alcune ricerche del Museo di Auschwitz. In ogni caso rimane oggi la Giornata Europea della Resistenza Romanì. In foto una delle tante e dei tanti Rom e Sinti deportati nei campi di sterminio.
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Il 3 novembre 1944 il capitano della Kriegsmarine Rudolf Jacobs bussava alla porta della caserma delle brigate nere di Sarzana. Non si sa per certo chi abbia sparato la prima raffica, ma Jacobs cadde quel giorno sotto le pallottole dei fascisti. Il 3 novembre 1944, il partigiano Primo, con dodici compagni di varie provenienze, travestiti con divise militari tedesche, bussava alla porta della caserma delle brigate nere di Sarzana. Il partigiano Primo cadde quel giorno sotto le pallottole dei fascisti. Il capitano Rudolf Jacobs e il partigiano Primo non furono protagonisti di due fatti identici accaduti nello stesso giorno: erano la stessa persona. Non aveva mai avuto una particolare simpatia per il regime nazista e le sue persecuzioni razziali, Jacobs, e anche quando era di stanza in Liguria, si racconta, si era prodigato per una più equa distribuzione di cibo tra la popolazione. Dopo l’armistizio, insieme al suo attendente, approfittò della confusione tra le fila nazifasciste per rubare una camionetta, caricare una scorta di benzina e fuggire. La destinazione era la Resistenza, quella Resistenza che combatteva contro l’esercito di cui Jacobs faceva parte, contro quelle nefandezze che Jacobs non poteva sopportare, scegliendo, con profondo senso dell’onore, la diserzione. Si unì ai partigiani, Rudolf Jacobs, con il nome di battaglia di Primo, e si distinse per azioni coraggiose per circa un anno nei dintorni di Sarzana, fino a quel 3 novembre, quando finì la sua avventura al fianco dei partigiani. Fu dichiarato disperso e tale rimase per anni fino a quando, forse, aver disertato fu considerato finalmente anche in Germania più onorevole e degno di riconoscimento che continuare a stare dalla stessa parte di chi aveva trascinato l’Europa e il mondo intero nel periodo più buio della sua storia. Raccontiamo la storia di Rudolf anche in Partigiani Contro, il nostro libro sulla Resistenza. Lo trovate qui: https://bit.ly/49wCBOq
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Partigiani Contro - La Resistenza oltre la narrazione istituzionale

Il biennio 1943-1945 rappresenta un passaggio determinante nella storia di questo Paese.   Di fronte all’occupazione tedesca e allo sfaldamento delle strutture statali, uomini e donne, con diversi orientamenti, desideri e motivazioni scelgono di aderire alla Resistenza e combattere un conflitto dalle molteplici facce.

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“Lo sviluppo di una donna, la sua libertà, la sua indipendenza devono provenire da lei stessa. In primo luogo, affermandosi come una persona, e non come un oggetto sessuale. In secondo luogo, negando a chiunque diritti sul suo corpo; rifiutando di avere figli, a meno che non li desideri; rifiutando di servire Dio, lo Stato, la società, il marito, la famiglia; liberandosi dalla paura dell'opinione pubblica e della sua condanna; rendendo la sua vita più semplice, ma più profonda e ricca.” Emma Goldman è stata un’anarchica, femminista e instancabile rivoluzionaria. Nasce nel 1869 a Kovno, oggi Lituania, allora Impero Russo, in una famiglia di origine ebraica. Fin da giovanissima sviluppa un forte rifiuto verso ogni forma di autoritarismo. Le violenze dei ricchi verso i poveri, dei mariti verso le mogli, dei genitori verso i figli la disgustano e le fanno crescere dentro desideri di emancipazione e riscatto, per se stessa e per gli altri. Questi sentimenti la portano in rotta di collisione con i valori familiari e sociali della sua comunità. Al padre che la vorrebbe indirizzare verso una vita domestica oppone una costante resistenza: rifiuta matrimoni combinati sostenendo che si sposerà solo per amore. Purtroppo però presto scopre che molti uomini non desiderano il suo amore ma solo il suo corpo. Costretta più volte a rifuggire “avance indesiderate” da parte dei clienti del negozio di famiglia, viene stuprata da uno di loro quando non ha ancora compiuto sedici anni. Nel 1885 Emma emigra negli Stati Uniti. Qui dopo un matrimonio fallito e una rottura definitiva con la famiglia, incontra lo scrittore anarchico Alexander Berkman che sarà suo amante, amico e confidente per tutta la vita. La repressione operaia, le violenze contro i lavoratori, le ingiuste condizioni di vita delle classi popolari, le esperienze personali la spingono definitivamente ad intraprendere una vita all’insegna dell’attivismo politico e sociale. Nei primi vent’anni del Novecento non c’è causa per cui Emma non si batta. Al fianco delle donne per la loro emancipazione, per i diritti dei detenuti politici, per quelli dei lavoratori, contro la crescente ondata militarista, contro ogni forma di potere e oppressione. Dopo aver fatto per anni dentro e fuori dalle patrie galere, nel 1917, quando ormai è diventata una figura centrale dell’anarchismo americano, viene espulsa dagli USA. Raggiunge la Russia proprio mentre i bolscevichi prendono il potere. Assiste alla repressione del dissenso e alla burocratizzazione della rivoluzione, così denuncia i metodi repressivi del nascente governo sovietico e lascia il paese. Girovaga per alcuni anni tra Inghilterra, Canada e Francia. Nel 1936, si sposta in Spagna per dare il suo apporto nella Guerra civile. Dopo la sconfitta della Repubblica torna a Toronto, dove muore il 14 maggio 1940. "Se l'amore non sa dare e prendere senza restrizioni, non è amore.” E.G. Sul nostro shop trovate vari testi di e su Emma Goldman, come "Femminismo e anarchia" edito da BFS o "Emma la Rossa" edito da eleuthera. Femminismo e anarchia: https://bit.ly/3WnJGgc Emma la Rossa: https://bit.ly/4dgB80V
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Femminismo e Anarchia

introduzione di Bruna Bianchi Donna e anarchica, Emma Goldman rappresenta ancora oggi un’originale chiave di lettura della realtà contemporanea. Trasferendo nella scrittura l’intelligenza e la passione che caratterizzarono il suo attivismo in America, in Russia e nella Spagna repubblicana, “Emma la rossa” si presenta c

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