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Sopravvivere al degrado

Sopravvivere al degrado come stile di vita.

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Lêgerîn special edition: For an internationalist intifada/serhildan! As a contribution to the global mobilization in support for Palestine, a special number of Lêgerîn was released! It is available initially in English, Italian and German with other languages coming soon. Additionally, we have made available the cover as a poster. So we can spread the message everywhere. To transform this international movement into an internationalist one. For an internationalist intifada/serhildan! https://www.revistalegerin.com/en/post/intifadaserhildan
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"Israele non ha mai nascosto il suo obiettivo, fin da principio: fare il vuoto nel territorio palestinese. Anzi, fare come se il territorio palestinese fosse vuoto" #GillesDeleuze 1983 https://twitter.com/CronopioE/status/1790999431795384547
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Repost from RiseUp4Rojava
Turkey's deception: Ankara's role in the Palestinian genocide The genocide committed by Israel against the Palestinian people, which has entered an even more horrific phase after the Hamas attacks of October 7, has been loudly condemned by Erdogan and other members of the AKP-MHP regime that rules Turkey. In recent days the Erdogan regime has taken more concrete steps, such as banning the export of Turkish exports to Israel. As much as Turkey has expressed solidarity with the Palestinians, as much as Erdogan has presented himself as the leader of the Muslim world and champion of the Palestinians, one has to wonder what is driving the increasingly complicated relations between Turkey and Israel and Turkey and the Palestinians. Turkey's actions, on the surface seem to be in support of Palestine, but are overshadowed by its complicity in fueling the very oppression it claims to oppose. Full Article: https://riseup4rojava.org/turkeys-deception-ankaras-role-in-the-palestinian-genocide/ @Riseup4Rojava
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“Prendi il fucile e gettalo (giù) per terra”. Note sulla diserzione nell’esercito ucraino “La mobilitazione totale in quanto riconduzione di tutta la vita sub specie bellica non è solo descrivibile a livello “negativo” come mera distruzione dei vecchi confini tra ufficiali e soldati, tra campagne e città, tra umano e materiale, tra armamento regolare o irregolare, tra dimensione convenzionale e non convenzionale dello scontro armato, e infine tra pace e guerra, ma è concepibile in modo positivo come configurarsi di una nuova dimensione dominata dalla normalità della guerra che scorre nel corpo della collettività.” (M. Guerri, postfazione a “La pace” di Ernst Jünger) A partire da questa premessa, la sottrazione, l’indubordinazione, la diserzione si stagliano come gesti di interruzione di questa disponibilità alla mobilitazione totale, la forza individuale che rifiuta di essere incanalata nella corrente dell’energia bellica. Vale la pena in proposito ricordare un importante episodio per la storia di Torino. Lo scoppio della prima guerra mondiale e la presenza della grande industria fecero della città la prima grande città industriale italiana e, quindi, la fucina e l’arsenale della guerra, ciò che ha molta risonanza con il presente. Ebbene, “il mancato rifornimento di farina del 22 agosto 1917 fu il varco attraverso il quale le dimostrazioni per il pane si tramutarono in moti antimilitaristi che durarono circa una settimana. Il 23 agosto gli scontri si fecero più violenti. In vari punti della città, i rivoltosi si fronteggiarono con le forze di polizia e dell’esercito. I teatri degli scontri più aspri e violenti furono Borgo San Paolo, la Barriera di Nizza e la Barriera di Milano (quartiere in cui vi era una fortissima presenza di anarchici, tra cui Maurizio Garino, Italo Garinei e Pietro Ferrero). Le rotaie dei tram vennero divelte, furono erette barricate in diversi punti della città e molti negozi vennero saccheggiati. In Barriera di Milano, un gruppo di anarchici costituì un centro organizzativo della sommossa. Alla fine della giornata si contarono 7 dimostranti uccisi dalle forze dell’ordine, 37 feriti e 200 arrestati. Da martedì 28 agosto furono sedate le rivolte e le autorità poterono annunciare che «l’ordine regnava a Torino»“. Durante i giorni della rivolta, la folla cantava un ritornello che poi divenne famoso: «Prendi il fucile e gettalo (giù) per terra, vogliam la pace, vogliam la pace, vogliam la pace, mai vogliam la guerra!». Oggi, tra i milioni di scappati all’estero per evitare il servizio di leva, i reticenti, i disertori, lo Stato ucraino è a corto di uomini da mandare al macello, una realtà che Zelensky, la NATO e lorsignori cercano di tacitare. Privi del senso della patria, soldati e coscritti, giovani e vecchi, sembra che altro non stiano pensando che alla fuga. Si moltiplicano i disperati tentativi governamentali di punire i disertore e arruolare nuove reclute, la caccia all’imboscato ucraino è in atto anche alle nostre latitudini. Tuttavia le tattiche di fuga e sottrazione individuale si moltiplicano, anche tramite la costruzione di organizzazioni informali. E’ l’occasione per parlarne con una compagna che sta seguendo approfonditamente la situazione. Per la diserzione, sempre e dovunque la diserzione contro questa guerra demenziale e terroristica.
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“Prendi il fucile e gettalo (giù) per terra”. Note sulla diserzione nell’esercito ucraino

"La mobilitazione totale in quanto riconduzione di tutta la vita sub specie bellica non è solo descrivibile a livello "negativo" come mera distruzione dei vecchi confini tra ufficiali e soldati,...

Αθήνα 15/5/24. Από τη συγκέντρωση και πορεία υπέρ της Παλαιστινιακής αντίστασης ενάντια στη γενοκτονία που συντελείται από το κράτος του Ισραήλ.
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