cookie

ما از کوکی‌ها برای بهبود تجربه مرور شما استفاده می‌کنیم. با کلیک کردن بر روی «پذیرش همه»، شما با استفاده از کوکی‌ها موافقت می‌کنید.

avatar

I Maestri del Socialismo

Formazione e informazione politica, storica e filosofica per un canale gestito da Alessandro Pascale.

نمایش بیشتر
ايطاليا14 383ایتالیایی11 645سیاست27 584
پست‌های تبلیغاتی
465
مشترکین
اطلاعاتی وجود ندارد24 ساعت
+67 روز
+2530 روز

در حال بارگیری داده...

معدل نمو المشتركين

در حال بارگیری داده...

È stato giustamente osservato: «Il fatto che tanti degli esempi addotti da Locke nel Secondo Trattato rinviino all'America mostra che la sua intenzione era quella di fornire ai coloni, per i quali avevi operato in tanti altri modi, un argomento potente basato sulla legge naturale piuttosto che sui decreti legislativi per giustificare le loro depredazioni» [Pagden, 1998, ndr]. Ripetutamente il Secondo Trattato fa riferimento al “selvaggio indiano” (wild Indian), che si aggira «protervo e nocivo nelle foreste d'America» ovvero nelle «foreste vergini e incolte praterie dell'America». Ignorando il lavoro, che solo dà diritto alla proprietà, e occupando una terra «non messa a frutto dal lavoro ovvero campi spazio che giacciono inutilizzati» […], egli abita in «zone che non appartengono a nessuno», in vacuis locis […]. Assieme al lavoro e alla proprietà privata, gli indiani ignorano anche il denaro: in tal modo, essi risultano non solo estranei alla civiltà ma anche non «associati al resto dell'umanità» […]. Per il loro comportamento, sono oggetto di una condanna che non proviene solo dagli uomini: indubbiamente, «Dio prescrive il lavoro» e la proprietà privata, non può certo volere che il mondo da lui creato rimanga «per sempre indiviso e incolto» […]. Allorché poi cerca di contrastare la marcia della civiltà, opponendosi con la violenza alla messa a frutto mediante il lavoro delle terre incolte da lui occupate, l'indiano, assieme a ogni criminale, è ben assimilabile a «bestie selvagge con cui l'uomo non può vivere in società o sicurezza» e, dunque, «potrà essere distrutto come un leone o una tigre». Locke non si stanca di insistere sul diritto che ha ogni uomo di annientare coloro che si sono ridotti al rango di «bestie da preda» (Beasts of Prey), di «bestie selvagge» (Savage Beasts […]), al rango di «una bestia selvaggia e vorace [savage ravenous Beast], pericolosa all'altrui esistenza» […]. Sono espressioni che richiamano alla memoria quelle utilizzate da Grozio a proposito dei popoli barbari e pagani in generale e da Washington in relazione agli indiani. Ma, prima di passare ai Padri Fondatori e ai documenti solenni che contrassegnano la nascita degli Stati Uniti, converrà soffermarsi su un'altra macroscopica clausola d'esclusione che caratterizza la celebrazione della libertà in Locke. I «papisti» – dichiara il Saggio sulla tolleranza - sono «come i serpenti, non si otterrà mai con un trattamento cortese che mettano da parte il loro veleno». Più ancora che ai cattolici inglesi, una dichiarazione così dura è formulata con gli occhi rivolti all'Irlanda, dove, in questi anni, quando non sono puniti con pene più severe o con la morte, i preti non registrati sono marchiati a fuoco. Degli irlandesi, in disperata endemica rivolta contro la spoliazione e l'oppressione messe in atto dai coloni anglicani, Locke parla in termini sprezzanti come di una popolazione di “briganti” […]. Per il resto egli ribadisce: «Gli uomini […] sono pronti ad aver compassione di chi soffre, e a stimare pura quella religione, e sinceri quei suoi fedeli, che sono in grado di superare quella persecuzione. Ma io ritengo che le cose siano ben diversamente nel caso dei cattolici, che sono meno suscettibili degli altri di essere compatiti, in quanto non ricevono altro trattamento che quello che la crudeltà dei loro principi e delle loro pratiche notoriamente merita loro». La messa in guardia contro il sentimento della “compassione” chiarisce che qui abbiamo a che fare in primo luogo con l'Irlanda. Locke non sembra avere obiezioni di alcun genere nei confronti della spietata repressione che si abbatte sugli irlandesi, la cui sorte fa ben pensare a quella al di là dell'Atlantico riservata ai pellerossa. [pp. 25-27] Locke identifica in Spartaco il responsabile di una «aggressione» contro la «proprietà» e il potere legittimo. [p. 33]
نمایش همه...
JOHN LOCKE, UN TEORICO DELLA SCHIAVITÙ (LOSURDO) Nel 6° anniversario della scomparsa del compianto Domenico Losurdo, ne ricordiamo alcuni estratti del capolavoro Controstoria del liberalismo, riguardanti John Locke, uno dei padri nobili del liberalismo moderno. Perché mai dovremmo continuare ad attribuire la dignità di padre del liberalismo a John Locke? Calhoun parla della schiavitù dei neri come di un «bene positivo» ma, pur senza far ricorso a un linguaggio così squillante, anche il filosofo inglese, cui d'altro canto l'autore statunitense esplicitamente si richiama, considera ovvia e pacifica la schiavitù nelle colonie e contribuisce personalmente alla formalizzazione giuridica di questo istituto nella Carolina. Partecipa alla redazione della norma costituzionale in base alla quale ogni uomo libero della Carolina deve avere assoluto potere e autorità sui suoi schiavi negri qualunque sia la loro opinione e religione. Locke è «l'ultimo grande filosofo a cercare di giustificare la schiavitù assoluta e perpetua» [Davis, 1975, ndr] 16, Ciò non gli impedisce peraltro di bollare con parole di fuoco la schiavitù politica che la monarchia assoluta vorrebbe imporre (Due trattati sul governo, d'ora in avanti TT, I, 1); in modo analogo, in Calhoun la teorizzazione della schiavitù come «bene positivo» va di pari passo con la messa in guardia contro un accentramento di poteri che rischia di trasformare i «governati» in «schiavi dei governanti». Certo, lo statista americano è proprietario di schiavi, ma anche il filosofo inglese ha solidi investimenti nella tratta dei neri. Anzi, la posizione del secondo risulta ancora più compromettente: bene o male, nel Sud schiavista, di cui il primo è interprete, non c'era più posto per la deportazione dei neri dall'Africa nel corso di un orribile viaggio, che condannava molti di loro alla morte prima ancora dell'approdo in America. Vogliamo far valere la distanza temporale per distinguere la posizione dei due autori qui messi a confronto, ed escludere dalla tradizione liberale solo Calhoun, che continua a giustificare o a celebrare l'istituto della schiavitù ancora in pieno Ottocento? A tale diversità di trattamento avrebbe reagito con indignazione lo statista de Sud, il quale, in relazione al filosofo liberale inglese, avrebbe forse ribadito, con linguaggio appena diverso, la tesi da lui formulata a proposito di George Washington: «Egli era uno dei nostri, un proprietario di schiavi e un piantatore». [pp. 4-6] Passiamo ora alla Gloriosa Rivoluzione e a Locke. I Due trattati sul governo possono essere considerati momenti essenziali della preparazione e consacrazione ideologica di questo avvenimento che segna la nascita dell'Inghilterra liberale. Siamo in presenza di testi attraversati in profondità dal pathos della libertà, dalla condanna del potere assoluto, dall'appello a insorgere contro quegli sciagurati che volessero privare l'uomo della sua libertà e ridurlo in schiavitù. Ma di tanto in tanto, nell'ambito di questo inno alla libertà, si aprono dei varchi paurosi, attraverso i quali passa in realtà la legittimazione della schiavitù nelle colonie. A conferma ulteriore della legittimità di tale istituto, Grozio adduce l'esempio dei germani che, secondo la testimonianza di Tacito, «si giocavano la loro libertà con un ultimo colpo di dadi» […]. Agli occhi di Locke, i «prigionieri catturati nel corso di una guerra legittima» (da parte dei vincitori) si sono «per così dire giocata [forfeited] la loro vita e con essa la loro libertà». Essi sono schiavi, «per legge di natura soggetti al dominio assoluto e al potere incondizionato dei loro padroni» (TT, II, 85). Il pensiero corre finora ai neri deportati dall'Africa. Non è certo migliore la sorte riservata agli indiani. Oltre che alla tratta degli schiavi, in quanto azionista della Royal African Company, il filosofo liberale inglese è interessato alla marcia espansionistica dei coloni bianchi, in quanto segretario (nel 1673-74) del Council of Trade and Plantations.
نمایش همه...
I Maestri del Socialismo

Formazione e informazione politica, storica e filosofica per un canale gestito da Alessandro Pascale.

Parlando del lavoro salariato e del contratto che lo istituisce Locke scrive: «un uomo libero si fa servo di un altro». Un esempio di sussunzione del lavoro nella categoria della servitù. Il contratto introduce il salariato «nella famiglia del suo padrone e lo assoggetta alla normale disciplina di essa», la quale disciplina è però ben diversa dal potere illimitato che caratterizza il rapporto di schiavitù e definisce «la condizione di schiavitù perfetta». In Locke riecheggia la distinzione fatta da Grozio tra servitus perfecta e servitus imperfecta. Per Locke il servant è diverso dallo slave. Nel primo caso il potere che il padrone esercita sul servo è «temporaneo» e «non è maggiore di quello previsto dal contratto», è insomma «un potere limitato”. Sullo schiavo il padrone può invece esercitare un «dominio assoluto» e un «potere incondizionato», un «potere legislativo di vita e di morte», «un potere arbitrario» che investe la “vita” stessa. Lo schiavo tende a perdere le sue caratteristiche umane per ridursi a cosa e a merce. Anche la conversione al cristianesimo diventa irrilevante sulla condizione dello schiavo. Locke esprime il concetto nel 1660, richiamandosi a Paolo di Tarso: «La conversione al cristianesimo non elimina alcuno di quegli obblighi ai quali si era tenuti prima; […] il Vangelo continua a mantenere gli uomini nella stessa condizione e soggetti agli stessi obblighi civili nei quali li aveva trovati. Le persone sposate non devono abbandonare il consorte, né il servo viene emancipato dal suo padrone”». Insomma, in definitiva Locke legittima la schiavitù razziale, che si va affermando nella realtà politico-sociale del tempo. [pp. 43-45] Locke dichiara esplicitamente che i bambini poveri, da avviare al lavoro a partire dall’età di tre anni, devono essere «tolti dalle mani dei genitori». [p. 84] Agli occhi di Locke, l’avvio al lavoro dei bambini poveri già a partire dall’età di tre anni è una misura benefica non solo sul piano economico ma anche su quello morale: essa offre l’«opportunità di obbligarli a recarsi in chiesa con regolarità ogni domenica, insieme coi propri maestri e maestre, e per questo mezzo d’insegnar loro il senso della religione». [p. 87] Agli occhi di Locke «un manovale [...] non è in grado di ragionare meglio di un indigeno [a perfect natural]»: l’uno e l’altro non hanno ancora raggiunto il «livello di creature ragionevoli e di cristiani». [p. 93] Per Locke è privo di senso riconoscere i diritti politici a coloro che, come sappiamo, sono «resi schiavi» dall’indigenza, dal bisogno, dal lavoro e dal servaggio in esso implicito, e che non fanno neppure parte della società civile, il cui scopo è la difesa della proprietà. [p. 184] È soprattutto interessante notare che a far scattare la reazione energica della comunità dei liberi non è necessaria una vera e propria rivolta. Può bastare una minaccia indiretta e potenziale. Per Locke, il diritto al ricorso alla forza interviene già con un’imposizione fiscale non autorizzata dai diretti interessati: «Il potere supremo non può togliere a un uomo una parte della sua proprietà senza il suo consenso» (TT, II, 138). Anche se mediata dall’intervento del potere legislativo, l’intrusione dei non-proprietari nella sfera della proprietà è sempre un atto di arbitrio e di saccheggio, di violenza, un atto quindi che può essere legittimamente contrastato dalla violenza dell’aggredito. C’è di più: aprendo la strada agli interventi arbitrari sulla proprietà, la stessa modifica della composizione del potere legislativo, col ridimensionamento per esempio della Camera dei Lords o con la cancellazione della trasmissione ereditaria dei suoi seggi, sta a significare la «dissoluzione del governo» e quindi l’ineluttabilità della prova di forza (TT, II, 211, 243). [p. 249] [estratti da D. Losurdo, Controstoria del liberalismo. Seguici sui nostri canali I Maestri del Socialismo su Facebook, Instagram e soprattutto Telegram - https://t.me/intellettualecollettivo. Info e materiali su Intellettualecollettivo.it e Storiauniversale.it]
نمایش همه...
I Maestri del Socialismo

Formazione e informazione politica, storica e filosofica per un canale gestito da Alessandro Pascale.

Photo unavailableShow in Telegram
L'IMPERIALISMO GENERA OPPORTUNISMO TRA I PROLETARI Anche nella sua fase imperialista, il capitalismo corrompe inesorabilmente i settori più arretrati del proletariato, più o meno presenti nelle organizzazioni operaie. Questa l’analisi di Lenin: «i capitalisti di uno dei tanti rami industriali, di uno dei tanti paesi, ecc., raccogliendo gli alti profitti monopolistici hanno la possibilità di corrompere singoli strati di operai e, transitoriamente, perfino considerevoli minoranze di essi schierandole a fianco della borghesia del rispettivo ramo industriale o della rispettiva nazione contro tutte le altre. Questa tendenza è rafforzata dall’aspro antagonismo esistente tra i popoli imperialisti a motivo della spartizione del mondo. Così sorge un legame tra l’imperialismo e l’opportunismo. […] Più pericolosi di tutti, da questo punto di vista, sono coloro i quali non vogliono capire che la lotta contro l’imperialismo, se non è indissolubilmente legata con la lotta contro l’opportunismo, è una frase vuota e falsa». [Testo tratto da A. Pascale, "Comunismo o barbarie. Un manuale per ribelli rivoluzionari". Info su https://intellettualecollettivo.it/comunismo-o-barbarie/. Seguici sui nostri canali I Maestri del Socialismo su Facebook, Instagram e soprattutto Telegram - https://t.me/intellettualecollettivo. Info e materiali su Intellettualecollettivo.it e Storiauniversale.it]
نمایش همه...
COMUNISMO O BARBARIE - Intellettuale Collettivo

👍 5
Photo unavailableShow in Telegram
Prof. JEFFREY SACHS (columbia University, USA): "Gli Stati Uniti sono direttamente in guerra con la Russia. Vergognamoci di trovarci in questa situazione. Siamo direttamente in guerra, non solo nel senso che forniamo armamenti e l’Ucraina fa quello che fa. Siamo direttamente in guerra perché non solo forniamo gli armamenti, i finanziamenti e l’addestramento, ma anche le operazioni di intelligence. Sono i nostri Blackhawk che raccolgono informazioni sul Mar Nero che vengono utilizzate per programmare dove volano questi missili d'attacco. Stiamo davvero facendo il lavoro. Magari è un ucraino a premere il pulsante all'ultimo momento, ma in questo tutto il resto è americano. Gli Stati Uniti sono in guerra con la Russia. Ciascuna parte ha 6.000 testate nucleari. Non esiste alcuna causa per questa guerra. Questa guerra non sarebbe mai avvenuta se gli Stati Uniti non avessero rovesciato un governo – insieme alle forze di destra in Ucraina – e poi non avessero proceduto ad armare l’Ucraina. Poi hanno insistito affinché gli Stati Uniti potessero piazzare i loro missili ovunque in Ucraina e avere le loro basi militari ovunque in Ucraina. Abbiamo mostrato un sconsiderato disprezzo per la realtà, e ora siamo in guerra, ed è straordinariamente pericoloso. Questi missili che hanno colpito la Crimea non avrebbero potuto essere lanciati senza che gli Stati Uniti avessero avuto un ruolo diretto nel lancio di questi missili. Questo è il punto fondamentale."
نمایش همه...
👍 2
SULLA VITA "SPIRITUALE" SOCIALE Da dove originano la corruzione delinquenziale e il degrado morale della società se non dalla società stessa? Quando vi sia una società borghese, capitalista, non c’è da stupirsi che entri in crisi la moralità pubblica, oltre che individuale. Spazio a Kelle e Kovalson: «Il marxismo studia appunto le vie e i mezzi per l’edificazione di una società, in cui i beni materiali vengano distribuiti secondo i bisogni di tutti i membri della società. Ma sarebbe ridicolo pensare che per i marxisti l’abbondanza dei beni materiali sarebbe un fine a se stante. Le cose stanno ben diversamente. l’esperienza storica dimostra che quando all’abbondanza dei beni materiali non si accompagna lo sviluppo spirituale della società: morale, estetico, ecc., senza l’apparizione di esigenze spirituali più elevate, senza il perfezionamento sotto tutti gli aspetti della persona umana, la società cade nello stato di sazietà e di degenerazione. Il marxismo considera l’abbondanza dei beni materiali soltanto come la condizione necessaria e la base dello sviluppo di ogni individuo, del manifestarsi di tutte le aspirazioni spirituali e delle facoltà creatrici dell’uomo. […] La vita spirituale della società non è solo produzione di idee, ma è anche il processo di funzionamento della coscienza sociale, cioè della sua interazione con la coscienza individuale. Essa comprende la lotta di idee dei diversi gruppi sociali e classi, lo scambio di opinioni, di idee, di teorie, la loro apparizione e il loro sviluppo. La vita spirituale della società è indissolubilmente legata alla vita sociale, riflettendo i processi sociali, le collisioni, i conflitti ed è in correlazione organica con le molteplici attività degli uomini». [Testo e immagine tratti da A. Pascale, "Comunismo o barbarie. Un manuale per ribelli rivoluzionari". Info su https://intellettualecollettivo.it/comunismo-o-barbarie/. Seguici sui nostri canali I Maestri del Socialismo su Facebook, Instagram e soprattutto Telegram - https://t.me/intellettualecollettivo. Info e materiali su Intellettualecollettivo.it e Storiauniversale.it]
نمایش همه...
COMUNISMO O BARBARIE - Intellettuale Collettivo

👍 1
Photo unavailableShow in Telegram
L’ORIGINE DELLA CORRUZIONE E DEL DEGRADO MORALE «Noi respingiamo ogni pretesa di imporci una qualsiasi dogmatica morale come legge etica eterna, definitiva, immutabile nell’avvenire, col pretesto che anche il mondo morale abbia i suoi princìpi permanenti, che stanno al di sopra della storia e delle differenze tra i popoli. Affermiamo per contro, che ogni teoria morale sinora esistita è, in ultima analisi, il risultato della condizione economica della società del tempo. E come la società si è mossa sinora sul piano degli antagonismi di classe, così la morale è sempre stata una morale di classe; o ha giustificato il dominio e gli interessi della classe dominante, o, divenuta la classe oppressa sufficientemente forte, ha rappresentato la rivolta contro questo dominio e gli interessi futuri degli oppressi. Che così all’ingrosso si sia avuto un progresso tanto per la morale quanto per tutti gli altri rami della conoscenza umana, è cosa su cui non è possibile nessun dubbio. Ma non abbiamo ancora superato la morale di classe. Una morale che superi gli antagonismi delle classi e le loro sopravvivenze nel pensiero, una morale veramente umana è possibile solo a un livello sociale in cui gli antagonismi delle classi non solo siano superati, ma siano anche dimenticati per la prassi della vita». (Friedrich Engels) [Ritratto di Friedrich Engels, 1868. Testo e immagine tratti da A. Pascale, "Comunismo o barbarie. Un manuale per ribelli rivoluzionari". Info su https://intellettualecollettivo.it/comunismo-o-barbarie/. Seguici sui nostri canali I Maestri del Socialismo su Facebook, Instagram e soprattutto Telegram - https://t.me/intellettualecollettivo. Info e materiali su Intellettualecollettivo.it e Storiauniversale.it]
نمایش همه...
COMUNISMO O BARBARIE - Intellettuale Collettivo

یک طرح متفاوت انتخاب کنید

طرح فعلی شما تنها برای 5 کانال تجزیه و تحلیل را مجاز می کند. برای بیشتر، لطفا یک طرح دیگر انتخاب کنید.