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ARCHITETTODELLANIMA

Inutile studiare tanto se poi non si praticano gli insegnamenti appresi

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Info Scoletta del Carmine PD
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Io e Adele. Unite dalla medesima passione!!!Grazie per la pazienza al buon Bruno Dorigo del Nidodelfalcone!!!
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02:08
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51.42 MB
E adesso un po' di ARTE. Domenico Campagmola Scoletta del Carmine PADOVA
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Buongiorno di Alberi Verd che si incontrano di Sole che li sttravetsa du calote e di Cielo Azzurro..
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Buonanotte
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A te questo: lo stare nel centro. Sii felicemente nel centro del tuo sentire, sii dolcemente e docilmente nel centro del tuo sentire, nutriti di ciò che è dolcemente semplice. Tutto ciò che non è semplice non è per te, deve essere lasciato andare, tutto ciò che sono gli orpelli, tutto ciò che non ti serve, in verità. E farai fatica a controllare il senso del trattenere, ma la tua mano sa ammorbidirsi, così come sa essere morbida e contemporaneamente chiara quando lavori con gli animali; e gli animali sono in tutte le creature che incontri, le loro parti in crescita, gli animali interiori, ciò che si riconosce come archetipo di una qualità animale sta in ognuno di queste frequenze... se non sono in te non le conosci, se non sono tue non sai comprenderle, se non sono tue non sai vederle, se non sono tue non ti sai relazionare con loro. E’ solo se incontri il dolore che sai relazionarti con il dolore: altrimenti sai parlare del dolore ma non sai relazionarti con il dolore. Solo se hai vissuto la sofferenza sai comprendere la sofferenza: inutile parlare, bisogna essere. Quindi la tua qualità è la capacità di osservare ogni tuo animale interiore, ogni tua parte: saprai poi come relazionarti e come mediare la parola, il gesto, la frequenza. Che sia connessa la tua mente, la tua bocca, il tuo cuore, sempre. Se sei in questa dimensione, se stemperi in questa coscienza ciò che esiste, allora le relazioni perdono gli spigoli, perdono le aree di attrito, lentamente si ammorbidiscono e permettono alla realtà di scivolare, e là dove c’è questo scivolare c’è accoglienza, c’è abbraccio, c’è lasciar andare, c’è sostenere e far crescere senza imporre, senza frenare ed anche senza proiettare, così voi dite, dubbi, idee, parole, pensieri, compromessi. Sì, l’uomo è colui che cerca il compromesso, è nella natura dell’uomo il compromesso, ed il compromesso non è una fuga: il compromesso può poter essere, per molti, la sola soluzione vitale. Sii capace di essere fermamente coerente, coerente con la realtà che è movimento, che è trasformazione e che quindi non è mai uguale a se stessa. Accogli ciò che sei tu oggi altrimenti non potrai accogliere quello che l’altro oggi di sé ti mostra, e se ti cristallizzi in ciò che eri e l’altro cambia, tu vedi solo quella parte e non lo segui nel suo andare e ti perdi la meraviglia dell’abbraccio acqueo, morbido, trasformativo, privo di spigoli di una relazione d’amore. Anche lo schiaffo è amore, se pone entrambi davanti a una realtà che nessuno dei due vuole vedere, la necessità di porre fine, fine a qualche cosa, fine ad un disagio che sta dentro, che non si manifesta fuori; meglio manifestato fuori, dichiarato che interiorizzato e sofferto; meglio scritto che parlato, meglio agito che pensato, reso vivo, reale, denso, nel tuo mondo che è denso. Nulla è errore: è ricerca, è sperimentazione, è tentativo, ed ogni ricerca, sperimentazione, tentativo sai cos’è? Nulla più che portare brandelli di conoscenza per scegliere, solo così puoi fare. Ed anche quando hai scelto, in verità, qualcosa hai tenuto e tanto hai scartato, e non è detto che sia scartato in eterno: puoi tornare indietro e riappropriarti di ciò che in quel tempo hai lasciato da parte perché non era pronto per te, ed altra via hai percorso. La primavera, l’estate, l’autunno, l’inverno, le stagioni, i giorni, il sole, la pioggia, la notte hanno una realtà che sarebbe bello poter vivere in ogni istante, ma che vanno lasciate... per scelta, per convenienza, per incapacità, per paura... Viaggeresti senza abiti d’inverno sotto la neve...no... ma d’estate sì... staresti in queste condizioni...no, perché non è vitale per l’essere umano. Anche per noi che non abbiamo un corpo tante cose non sono vitali perché a noi non è dato sprecare, e ciò che non è vitale è spreco, e spreco è bestemmia, e bestemmia è dolore, dolore inferto a noi stessi o all’altro da sé. Cammina serena, passi lenti, testa alta: guarda avanti, raccogli dal passato, elabora, fai tuo e procedi, una cosa alla volta, una cosa alla volta, con semplicità, con dolcezza, con amore.
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PAROLE DALL’OLTRE Sono venuto un tempo portandoti parole di fuoco e di vento, bruciano i deserti ma anche gli sterpi e sanno portare via gli avanzi di un passato che non serve affinchè il terreno sia nuovo per essere nuovamente arato e seminato. Sono il soffio e mi riconosci, soffio che è parola, parola che si fa realtà, realtà che si fa gesto, forma, consistenza; realtà che si fa vita, vita che si fa amore, amore che si fa conoscenza, conoscenza che si fa relazione, relazione che si fa Tutto, Tutto che si fa Uno e si fa Dio. Io sono questo e per te sempre questo sono, a volte un volto a volte un altro, a volte le mie parole sono dolcezza, scivolano come l’acqua, dolce sulla pelle; altre volte sono come il dolore di un corpo, il dolore di una sofferenza, di un passato, di qualcosa che vedo negli occhi di coloro che attorno a te si muovono, il dolore sui loro volti... io non posso, non posso avere nulla, non posso essere, dare, donare, prendere, togliere nulla di tutto: posso solo essere con te, con te e per te presenza, accoglienza, mano sulla spalla, la forza di un sussurro in un tuo orecchio, ma niente più. Io posso essere con te e per te, ma i gesti verso il loro dolore sono tuoi, tue le scelte. Tu puoi trovare da te, nella tua essenza vera, il reale. Io sono un sogno, un sogno difficile da sognare perché sono il sogno della gioia, eppure in questo sogno tu mi puoi ricordare e riconoscere la tua gioia, la tua vita, la tua essenza. Guardati attorno, cadono ad uno ad uno coloro che non comprendono, cadono nel loro dolore, nella loro sofferenza: e tu li osservi e senti che attorno a te si fa il vuoto, e là dove c’è il vuoto tu puoi riempirlo con una parola chiara, un gesto semplice. Tu, non altri da te, tu per te, che operi nella tua dimensione, nel tuo fare, nel tuo dire quotidiano leggero perché leggera sempre più deve essere la tua parola: sempre devi togliere l’impulso a cercare di fare in modo che l’altro veda ciò che tu vedi o che l’altro comprenda ciò che non è per lui ancora, ma semplicemente che lo veda. Comprendere verrà dopo: lascia che veda, che osservi da lontano, in disparte, come colui che si avvicina, osserva un ambiente, una città, un luogo per poi trovare icome relazionarsi a quel luogo. Questo nella leggerezza, nella fragilità se vuoi anche del gesto: questa è la chiarezza. Là dove c’è chiarezza non c’è bisogno di altro: sii chiara, chiara nelle tue parole, chiara nei tuoi gesti, chiara nei tuoi pensieri e ci sia sulle tue labbra ciò che è nella tua mente e nella tua mente ci sia ciò che c’è nel tuo cuore. Allora, allora sarai nell’integro, allora il tuo soffio come il mio soffio può essere vento, può essere fuoco, può essere acqua, può essere dolore, può essere qualsiasi cosa e quando è qualsiasi cosa, lo riconosci come tale e comprendi come modularlo e comprendi cosa offrire, perché l’altro veda. Ma non potrai mai cogliere ed alzare la testa di coloro che guardano solo a terra o solo in alto per fare in modo che guardino davanti a sé: quello è impossibile, puoi solo fare che riconoscano di avere il volto che guarda troppo in alto o troppo in basso, ma poi il gesto del movimento, dello scegliere che i loro occhi guardino avanti nella direzione della loro vita lo dovranno fare da soli; e quando avranno fatto questa scelta, loro sapranno decidere, e decidere sarà guardare a destra ed a sinistra, operare in una realtà rotonda di visione completa e complessiva.
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