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NUOVA COOPERAZIONE

🇨🇭 Canale di informazione e di analisi sulla geopolitica, il multipolarismo e la cooperazione internazionale. (Canale creato il 17 marzo 2022 come “News dall’Ucraina”)

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Il Presidente iraniano Masoud Pezeshkian: "Russia e Cina sono paesi che sono stati al fianco dell'Iran in tempi di grandi difficoltà, rispettiamo l'amicizia tra noi e queste due nazioni e la nostra cooperazione strategica non potrà che aumentare".
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GLI USA SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI Anche se in questo momento nel mondo non mancano certo elementi più importanti di cui parlare, ci corre l’obbligo di esprimere la nostra posizione sulle vicende che si stanno svolgendo negli Stati Uniti. Il candidato repubblicano alla Presidenza ed ex Presidente, Donald Trump, ha subito un attentato. Il fatto, in sé gravissimo, ha dato la stura sulla stampa di regime italiana, apertamente schierata dalla parte opposta, a una serie di contorsioni per evitare di guardare in faccia la realtà per essa indicibile. Tant’è che essa si affanna a giocare al complottista e fantasticare su chi ne dovrebbe beneficiare. Ovviamente la solita triade dei cattivoni: Cina, Russia e Iran. Patetico. Cominciamo a analizzare i fatti, o almeno quelli che abbiamo a disposizione. 1) Un giovane si è arrampicato con un fucile sul tetto a 150 metri in una manifestazione che doveva essere ultracontrollata dove parlava una personalità che doveva essere ultraprotetta, è rimasto lì per svariati minuti, dopo che era stato persino notato dal pubblico, e ha avuto il tempo di sparare ben 8 colpi prima di essere abbattuto dai cecchini che dovevano controllare la situazione. 2) I colpi sparati erano reali, tanto è vero che hanno fatto tre vittime, di cui una è morta. 3) Un proiettile ha sfiorato Trump ferendolo di striscio all’orecchio. Se tutto ciò corrisponde a realtà, possiamo avanzare alcune ipotesi, almeno in negativo. Primo, un autoattentato di Trump? Non ci si può affidare a spostamenti di millimetri e di frazioni di secondo per evitare un proiettile reale che avrebbe potuto uccidere Trump, ossia in questo caso l’organizzatore della farsa. L’unica possibilità per giustificare questa ipotesi è che ci dovesse essere almeno un secondo attentatore che abbia esploso i colpi letali che hanno colpito il pubblico e che i colpi sparati dall’attentatore manifesto fossero a salve, mentre le ferite e il sangue apparso su Trump fossero finte e preparate in anticipo. In questo caso, tutto il sistema di sicurezza dovrebbe essere coinvolto, ma a esso è a capo Kimberly Cheatle, chiamata a ricoprire quel ruolo proprio da Biden nel 2022. Un atto di ribellione dei sistemi di sicurezza per blindare l’elezione di Trump? Non ha senso. Secondo, un attentato organizzato per uccidere veramente Trump andato a male? In questo caso si sarebbe affidata alla mira di un giovane ragazzo una cosa così delicata che, se fallita, sarebbe stata – come in effetti ora è – un boomerang pazzesco? Saranno pure i servizi segreti americani, ma a questo grado di stupidità speriamo non ci siano arrivati. Terzo. Una iniziativa del livello locale dei servizi segreti che “ha lasciato fare” il giovane, nella speranza di uscire dal pantano in cui sono i democratici? La responsabilità cadrà principalmente su di loro. Se abbiamo una vaga idea di come lavorano in competizione e astio ognuno dei settori dell’amministrazione USA, ci rendiamo conto che non è possibile. Cosa rimane? Diceva Sherlock Holmes: dopo aver eliminato l’impossibile, quello che resta è la verità, anche se appare come del tutto improbabile. A meno di nuove risultanze, le cose sono andate proprio come ce le hanno descritte: una falla gigantesca nel sistema di sicurezza, unita a una diffusione delle armi da fuoco – anche da guerra – fuori controllo e un tasso di odio interno alla nazione che prelude alla guerra civile. Solo che non ci si rende conto abbastanza di quanto ciò sia devastante per gli Stati Uniti. Ci sembrano sensate le parole di Dmitrij Peskov, portavoce del Presidente Putin: “Non pensiamo né crediamo affatto che il tentativo di eliminare il candidato presidenziale Trump sia stato organizzato dall’attuale governo americano, ma l’atmosfera che questa amministrazione ha creato durante la lotta politica, l’atmosfera attorno al candidato Trump, ha provocato ciò che l’America si trova ad affrontare oggi”
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QUANDO, OLTRE MEZZO SECOLO FA, iniziammo una ricerca storica (allora) di avanguardia sulle origini del Patto atlantico e sull’adesione dell’Italia a esso c’erano alcuni dati di fatto scontati. Il primo di essi era che il TRATTATO DELL’ATLANTICO DEL NORD sotto il profilo geopolitico riguardava, per l’appunto, Stati bagnati dalla parte dell’Oceano atlantico collocata a nord del Tropico del Cancro. Quando si pose la questione dell’adesione italiana si aprì anzi una discussione in merito all’appartenenza GEOGRAFICA del nostro Paese a quella ben definita area, discussione che si concluse con la discutibile sentenza POLITICA che il Mediterraneo è un golfo dell’Atlantico e perciò… l’Italia vi poteva aderire. E vi aderì infatti nel marzo del 1949 con un voto del Parlamento che impegnava l’Italia su un testo – quel testo, con quella specificità geografica (e, a parole almeno, difensiva) – sul quale lo stesso Parlamento non è mai più tornato a discutere né, tantomeno, ha approvato di modificare. Nei due anni successivi alla ratifica del Trattato i Paesi firmatari hanno costituito un’Organizzazione militare – North Atlantic Treaty Organization: Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico: NATO – come strumento di attuazione del Trattato stesso: e quindi vincolata dai perimetri politici e geografici fissati dal Trattato originario, e tuttora in vigore. QUESTA SOMMARIA PREMESSA STORICA per fare una domanda in forma forse poco accademica: che cazzo c’entra la Repubblica popolare cinese con i vincoli e gli impegni assunti dall’Italia firmando il Trattato del Nord Atlantico? Non sarebbe il caso che qualcuno facesse presente ai Parlamentari italiani (e magari anche ai Ministri, e magari anche al Presidente della Repubblica) che i lucidi e interessati vaneggiamenti del socialdemocratico Stoltenberg – segretario della Nato in uscita – il quale vuole impegnare l’Organizzazione militare contro la Cina violano il Trattato che l’ha istituita? E che lo violerebbe – violando inoltre la Costituzione – chiunque fosse disposto a seguirne le pretese?
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Insomma il dato politico è che finirebbe la guerra in Ucraina e si scongiura una guerra mondiale. E già questo è fondamentale. L’ipotesi sulla Cina aprirebbe la prospettiva di una “guerra fredda” senza spargimento di sangue e che comunque metterebbe alla lunga in difficoltà l’imperialismo atlantista.
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Invece di dare le notizie i giornalisti fanno i militanti, esprimendo pareri e posizioni. Il colmo.
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Giornalisti SERVI
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Il 75° della NATO, la guerra mondiale e la fine dell’impero "Nonostante l’atmosfera forzatamente festosa, sopra le celebrazioni del 75° della NATO a Washington aleggia e svolazza lugubre la morte, come in alcuni spaventevoli dipinti tardomedievali. La NATO, con tutto il suo carico scheletrito di vittime innocenti e il suo eterno e più fedele alleato, ovvero la guerra, sta per dispiegare l’ultima tappa di un cammino drammatico e pericoloso per l’umanità intera, un carnevale di morte che avrà, con l’ingresso dell’Ucraina nella NATO, l’ultimo atto simbolico e al contempo concreto del dispiegamento del conflitto, non più solo culturale ed economico, ma anche armato, tra Occidente e sino-russi." Un'opinione di Davide Rossi: https://www.sinistra.ch/?p=16056
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Il 75° della NATO, la guerra mondiale e la fine dell’impero – Sinistra.ch

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Saviano cerca di giocare con le parole ma di fatto sostiene il totalitarismo globalista e liberista: se ti opponi devi sparire.
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