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Il Disinformatico | @OTInews

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Il decollo di Artemis I: quando la pellicola è meglio del digitale via attivissimo.blogspot.it Le immagini del decollo del vettore gigante SLS per la missione Artemis I sono state spettacolari, ma hanno un’estetica leggermente fredda, ben diversa da quella delle riprese storiche dei lanci dei vettori Saturn V, e soprattutto mostrano meno dettagli a causa della limitata gamma dinamica delle telecamere digitali usate per documentare i lanci in epoca recente.Il canale YouTube Curious Droid ha pubblicato un video nel quale ha criticato questo fenomeno, e poi si è dovuto felicemente correggere, perché è emerso che la NASA ha pubblicato solo le riprese digitali ma in realtà ha realizzato anche delle riprese su pellicola al rallentatore, che non ha diffuso perché effettuate solo per motivi tecnici e ingegneristici. È stata necessaria una richiesta formale di accesso, secondo il Freedom of Information Act (FOIA), per ottenerne la pubblicazione.Queste riprese hanno la stessa spettacolarità ed estetica delle riprese Apollo di quasi sessant’anni fa, e meritano di essere viste per la loro bellezza ma anche perché dimostrano che per certi versi la tecnologia analogica su pellicola è ancora superiore a quella digitale. Questi sono i link per scaricare dal sito della NASA le riprese integrali digitalizzate (sono file piuttosto grandi): Artemis I Launch From the Mobile Launcher Deck, High Speed FilmArtemis I Launch Pad Cameras - High Speed CamerasHigh Speed film footage - Pad Perimeter MARS TrackingFilm TrackingArtemis I Launch Mobile Launch Tower - High Speed Film Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal. ➡️ Vai all'articolo 🔗 @ildisinformatico
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macOS Ventura dice che non trova i file. Idee? via attivissimo.blogspot.it MediaSono ormai mesi che macOS Ventura (13.3.*), sul mio Mac principale, ha un comportamento particolarmente irritante: a volte, quando faccio doppio clic su un file nel Finder per aprirlo, mi dice che “non riesce a trovarlo”. Il Finder ovviamente lo elenca, e altrettanto ovviamente il file esiste ed è lì dove il Finder lo mostra, ma niente da fare. Però se faccio un secondo doppio clic sullo stesso file, macOS me lo apre correttamente.Avete idea di come eliminare il problema?Ho notato che il fenomeno riguarda tutti i tipi di file (ODT, DOC, TXT, PDF e altri) ed è comparso grosso modo dopo che ho aggiornato Dropbox alla nuova versione per macOS, che sposta la cartella dei file di Dropbox sotto /Users/nomeutente/Library/CloudStorage/Dropbox, e il problema sembra manifestarsi solo sui file gestiti da Dropbox, ma potrebbe anche essere solo una coincidenza.Non trovo online nulla di utile: ho visto che altri utenti hanno avuto lo stesso problema, ma nessuno dei rimedi proposti sembra funzionare. Ho già forzato la reindicizzazione di Spotlight (sudo -i; mdutil -Ea; mdutil -ai off; mdutil -ai on): non è cambiato nulla.Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal. ➡️ Vai all'articolo 🔗 @ildisinformatico
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<b>ANTEPRIMA Podcast RSI - Story: Perché le Tesla vedono i fantasmi?</b> via <a href="http://attivissimo.blogspot.com/2023/05/podcast-rsi-story-perche-le-tesla.html">attivissimo.blogspot.it <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgLKyKCnDBWHOWzQyRyIaCUDkpP2fHygIFp5X6KdZBQ_3U4KET1t5s_QY8Bkpdjvp9gYs1s1KbGjT0QUAlu4eIW2PFXmu1Jy-ub_qWnBRiwPLS9uokARrkjYylWMgYeiqi-YzDI7nMCzDMWdQUHhlirE6MtOAFKpr_ocZmCL4EczL0avELuFYg">logo del Disinformatico <b>ALLERTA SPOILER</b>: Questo è il testo di accompagnamento al podcast Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera che uscirà questo venerdì presso <a href="http://www.rsi.ch/ildisinformatico">www.rsi.ch/ildisinformatico.--- [CLIP: Gente che grida perché crede di aver visto fantasmi - da YouTube] Su <a href="https://www.tiktok.com/@nojumper/video/7013143125048691974">TikTok e <a href="https://www.youtube.com/shorts/X7hOUI-aAlw">YouTube ci sono molti <a href="https://www.tiktok.com/@iam3dgar/video/7073919236934044970">video che mostrano persone che percorrono lentamente una strada interna di un cimitero a bordo di una Tesla e si spaventano perché l’auto segnala sul proprio schermo che vicino al veicolo c’è qualcuno che loro non vedono. Di solito questi video sono accompagnati da musica inquietante e da reazioni esagerate, che non si sa se siano sincere o recitate. Ma il tema è sempre lo stesso: le Tesla vedono i fantasmi. Perlomeno secondo chi pubblica questi video.[CLIP: Persone che gridano perché credono di aver visto fantasmi] Questa è la storia di come un TikTok Challenge in salsa paranormale ha creato un mito, spaventa gli animi sensibili ed è un’occasione per capire meglio come funziona realmente il riconoscimento delle immagini tramite intelligenza artificiale, perché sbaglia e vede “fantasmi”, e soprattutto perché è importante essere consapevoli che questi suoi sbagli possono diventare realmente pericolosi. Benvenuti alla puntata del 19 maggio 2023 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.[SIGLA di apertura] Prima di tutto, è importante chiarire che i video di “fantasmi” avvistati dalle auto Tesla mostrano un fenomeno reale, nel senso che è davvero possibile che sullo schermo principale di queste automobili, quello che mostra l’ambiente intorno al veicolo, compaiano sagome di persone che non esistono. Ma non c’è nulla di ultraterreno o paranormale: si tratta di un effetto frequente delle tecnologie usate da questo tipo di auto. Le auto di Tesla e di molte altre marche sono dotate di telecamere perimetrali che guardano in tutte le direzioni. Le immagini di queste telecamere vengono inviate al computer di bordo, che le analizza e, nel caso di Tesla, mostra sullo schermo in cabina un’animazione tridimensionale schematica degli oggetti che sono stati identificati da questa analisi: le strisce di delimitazione della corsia, i cartelli stradali, i semafori, i veicoli e i pedoni. Questa animazione è basata sul riconoscimento automatico delle immagini. Il software di bordo è stato addestrato a riconoscere gli oggetti mostrandogli moltissime fotografie di vari oggetti e indicandogli il tipo di oggetto mostrato, esattamente come si fa con un bambino per insegnargli a riconoscere le cose che gli stanno intorno. Ma le somiglianze finiscono qui, perché il software usa un sistema molto differente da quello umano per identificare gli oggetti. La differenza fondamentale, semplificando molto, è che il software si basa esclusivamente sulle immagini, cioè sulle forme e i colori, mentre una persona usa anche il contesto, ossia informazioni come la distanza, il tipo di ambiente in cui si trova, le regole fondamentali della realtà: per esempio un camion non può fluttuare a mezz’aria, gli oggetti non appaiono e scompaiono di colpo e una persona non può camminare a cento chilometri l’ora. È questa mancanza di contesto a causare l’apparizione dei fantasmi sullo schermo delle Tesla: il software sbaglia a interpretare l’immagine…
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<b>A proposito di Peter Weller alla Starcon di Bellaria</b> <i>via</i> <a href="http://attivissimo.blogspot.com/2023/05/a-proposito-di-peter-weller-alla.html">attivissimo.blogspot.it</a> La settimana scorsa sono stato alla <a href="https://starconitalia.it/">Starcon</a> di Bellaria, dove come consueto ho fatto da traduttore per gli attori ospiti di questo raduno di appassionati di fantascienza e fantastico. È andato tutto benissimo con due dei tre ospiti: <a href="https://www.rickydeanlogan.com/">Ricky Dean Logan</a> ("Data" in <i>Ritorno al Futuro 2</i>) e <a href="https://www.imdb.com/name/nm0104114/">Richard Brake</a> (Re della Notte in <i>Trono di spade</i>, generale Valin Hess in <i>The Mandalorian</i>). <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0TBGE7VNH2d3xo4LVWaFnxvHdNoTyiprLtvxZGPoFJCsNaoOiLfPxdTiImHZKeEiFyKnpnfcwjeok6vJjsTgGLHlGiHhLMMMUugqKYTyxDhzFYXLQaXsds1WNWjL0mAgTozjCMxYLKu94c4DaSWg7O_MpRQs3VsOOk4d8zRE5AL92SitPLC4/s2915/IMG_4612.JPG">Media</a>Con Ricky Dean Logan.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdiu7SOjbdSwXMMKO2Sb_VDyOe4dAf5ncXYWleqJpWtRUivaPaii4BLt5Nq7_kDUsAid9sYFNe-2aVVvKv9evfGoiEZ19pvqJK-QVDxfpFvqG16PXqXwqlVW7X55d9zzy2eQS0BnY3lVp426xBodPifkq1SWrVFw1bGzPNSQzzOaVNG0VBMXI/s3775/IMG_4628.JPG">Media</a>Con Richard Brake.Con il terzo, Peter Weller (<i>Robocop</i>), è andata un po’ diversamente. Visto che fra i partecipanti alla Starcon, nei social network e nei <a href="https://www.riminitoday.it/social/starcon-2023-peter-weller-informazioni.html">media</a> in generale girano varie versioni su cosa sia successo, scrivo qui due righe di chiarimento. Sabato 13 e domenica 14 Weller ha insistito per parlare in italiano in entrambe le sue apparizioni sul palco. Normalmente, invece, gli ospiti stranieri parlano in inglese e io traduco subito dopo in italiano quello che hanno detto. Questo permette a tutto il pubblico presente di seguire: sia chi capisce solo l’italiano, sia chi sa solo l’inglese perché arriva alla Starcon da fuori Italia. Ma Weller non si rende conto che il suo italiano è buono ma lacunoso e alla lunga poco comprensibile e difficile da seguire (<i>“estenuante”</i> è l’aggettivo azzeccatissimo usato da una persona presente). Per la sua prima apparizione sono stato accanto a lui sul palco, a sua disposizione. Mi ha chiesto a bruciapelo come si dicessero in italiano alcuni termini e glieli ho detti. Ma ha fatto un misto continuo di italiano e inglese, senza fermarsi per lasciarmi il tempo di tradurre o per correggere le parole italiane che spesso usava a sproposito. <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsz1WIsn-x6r4HLnw3HD9K4pFguK4UJ7zmzdLlSZEmKAtLk8kU8ypHE3J4xqGFzEP60DqFzT1E5keRwMDNWE6z3MHaqcFdnyTHqg6N0FE3wz1-0xUKbSuSEXrpjTDDvnNg00wj88P2JenETixOPyvp0tWF-jAnsQAfDKQiioLpiMwMI6x_5TU/s3850/IMG_4657_.JPG">Media</a>Peter Weller. Oltretutto, durante questa sua prima apparizione si è interrotto per tirar fuori il telefonino e far partire una sessione Zoom per dei suoi conoscenti (la sessione non riguardava la sua apparizione sul palco). Piuttosto cafona, come cosa: sarebbe stata assolutamente delegabile. Un dettaglio che dal pubblico non si sarà notato è che ha lasciato attiva quella sessione Zoom, con il volume alto, rimettendo il telefono in tasca. Io ero accanto a lui, che cercavo di infilare qualche correzione alle sue parole italiane sbagliate, con il baccano di gente sconosciuta che conversava attraverso il suo telefonino. Riuscivo a malapena a sentire cosa diceva Weller. Un disastro, soprattutto per il pubblico.Più o meno avevi questa espressione? 😁 <a href="https://t.co/wDp60Zdhqt">pic.twitter.com/wDp60Zdhqt</a>— Lorenzo Poderi (@lorenzopoderi) <a href="https://twitter.com/lorenzopoderi/status/1657845901564444673?ref_src=twsrc%5Etfw">May 14, 2023</a> La sua apparizione sul palco è risultata ben poco comprensibile per chiunque non fosse bilingue. Un po' di gente, dopo l'evento, si è lamentata di non aver capito molti punti dei suoi discorsi.Io non c'ero al panel…
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Podcast RSI - Chrome leva lucchetti ingannevoli, Twitter purga account inattivi, Spotify contro ascoltatori sintetici via attivissimo.blogspot.it logo del Disinformatico È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo trovate presso www.rsi.ch/ildisinformatico (link diretto) e qui sotto. Le puntate del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite feed RSS, iTunes, Google Podcasts e Spotify. Buon ascolto, e se vi interessano i testi di accompagnamento e i link alle fonti di questa puntata, sono linkati qui sotto. Google Chrome dirà addio al lucchetto da settembre Twitter eliminerà gli account inattivi. A rischio anni di storia di Internet e di ricordi di chi non c’è più Spotify, musica sintetica per ascoltatori sintetici Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal. ➡️ Vai all'articolo 🔗 @ildisinformatico
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<b>Spotify, musica sintetica per ascoltatori sintetici</b> <i>via</i> <a href="http://attivissimo.blogspot.com/2023/05/spotify-musica-sintetica-per.html">attivissimo.blogspot.it <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz_rSHyNsTs8MiLyMJ5XOSurmA1m2PzGs-uDTiV6VU4Y2bmPqdYXY6Ikcq95rml_ZN27GnZNMYVFM0mVXlVRQ1ZTDGrEdPKQGQp6Q7fgO3DKC6N68DXAIeRYKu-7SChzFQK1F0EbFHS7EyfYhvbbTIWHtWiBzynSHlzf7xuciUbnz4PztXuLs/s736/boomy.webp">MediaPiù di quarant’anni fa, lo scrittore di fantascienza e futurologo Arthur C.Clarke scrisse, nel suo libro <i>Profiles of the Future</i>,<a href="https://www.google.ch/books/edition/Profiles_Of_The_Future/ch19NjEERFMC?hl=it&gbpv=1&dq=%22the+prospect+for+modern+music%22&pg=PT52&printsec=frontcover">parolesottilmente sprezzanti e profetiche a proposito della musica generata tramitecomputer:<i>“[...] ora che ai calcolatori elettronici è stato insegnato come comporla, possiamo aspettarci fiduciosamente che ben presto alcuni di questi calcolatori impareranno ad apprezzarla, evitandoci così lo sforzo”.*</i>* <i>“The prospect for modern music is a little more favourable; now that electronic computers have been taught to compose it, we may confidently expect that before long some of them will learn to enjoy it, thus saving us the trouble”</i>. Sembra che Clarke ci abbia azzeccato ancora una volta: dopo la musica sintetica generata dall’intelligenza artificiale è ora il turno degli ascoltatori sintetici. Pochi giorni fa è emersa la notizia che la piattaforma di streaming audio Spotify ha rimosso dal proprio catalogo decine di migliaia di brani musicali che erano stati generati usando <a href="https://boomy.com">Boomy, un servizio di generazione di musica basato sull’intelligenza artificiale Spotify ha inoltre bloccato la pubblicazione di nuovi brani provenienti da Boomy. I brani sono stati rimossi perché sospettati di essere ingredienti di una frode di “streaming artificiale”: in pratica, gli ascoltatori che consumavano questi brani non erano persone reali ma programmi che fingevano di essere ascoltatori, allo scopo di far salire il numero di ascolti e generare incassi fraudolenti. Boomy è estranea alla frode ed è solo uno degli strumenti usati dai truffatori, tanto che Spotify ha <a href="https://musically.com/2023/05/09/ai-music-startup-boomy-reestablishes-its-pipeline-to-spotify/">riattivato la pubblicazione supervisionata di nuovi brani provenienti da questo servizio di generazione musicale.Non è il primo caso del suo genere: il meccanismo della truffa è sempre lo stesso, secondo le ricerche di <i>Music Business Worldwide</i>, che attribuiscono la crescita del fenomeno a tre fattori concomitanti.Il primo è la recente possibilità di generare a costo bassissimo o nullo un numero enorme di brani musicali, grazie appunto a servizi come Boomy, che dichiara di aver generato per i suoi utenti oltre 14 milioni di tracce musicali.Il secondo è la crescita delle cosiddette <i>stream farm</i>, che sono delle organizzazioni illecite che usano dei software basati sull’intelligenza artificiale per simulare il comportamento di un ascoltatore di musica in carne e ossa e coordinano le attività di un numero elevatissimo di questi ascoltatori sintetici per gonfiare il numero di ascolti dei brani sintetici.Il terzo fattore, secondo <i>Music Business Worldwide</i>, è l’attuale criterio di distribuzione dei compensi dei servizi di streaming audio, denominato <a href="https://www.musicbusinessworldwide.com/spotify-still-pays-artists-out-of-one-big-pot-should-the-company-change-its-policy/">‘pro-rata’. In pratica, i soldi che ciascun abbonato paga mensilmente a Spotify, Apple Music o altri servizi analoghi confluiscono in un unico conto generale. Questo totale viene poi distribuito agli artisti e alle etichette musicali in base alla loro quota di mercato. Più un brano è alto in classifica, più soldi incassa. E qui sta il problema: questo metodo di distribuzione incentiva ogni utente commerciale del servizio di streaming a cercare di ottenere il numero più alto…
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<b>Twitterremoto, ottava puntata: Twitter eliminerà gli account inattivi. A rischio anni di storia di Internet e di ricordi di chi non c’è più</b> via <a href="http://attivissimo.blogspot.com/2023/05/twitterremoto-ottava-puntata-twitter.html">attivissimo.blogspot.it <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCaJSQtkd7nZ6QCRRg4pJQbM_ENX6qvSCnAAtNY0ONuzSIjE4PwH3VJ8uHVPHtVJCRL4wC73la3BqSYGvnc6u_1BOlDtbnfnTZDOBVFu6RNfjh_DeKOosnqCCjPWnt_zb9XmUUgIPtGmSKMHQIJBZily14tlHAVpQ5CwzrZIsDmFRjwtHp4fY/s568/twitter-purge.png">MediaElon Musk ha<a href="https://twitter.com/elonmusk/status/1655608985058267139">annunciatopochi giorni fa un nuovo cambiamento di Twitter molto controverso: gli accountche non hanno avuto alcuna attività per vari anni verranno eliminati e i loronomi torneranno a essere disponibili. La “purga”, per citare il termine usato daMusk (“We’re purging accounts that have had no activity at all for several years, so you will probably see follower count drop”), è già in corso, e stando ai<a href="https://twitter.com/elonmusk/status/1601124219009409024">tweet diMusk di dicembre 2022 potrebbe riguardare addirittura un miliardo e mezzo diaccount che per anni non hanno pubblicato tweet e non hanno fatto login (“Twitter will soon start freeing the name space of 1.5 billion accounts”; “These are obvious account deletions with no tweets & no log in for years”). Ma questa decisione comporta dei problemi tecnici e umani notevoli. Utenti Twitter di spicco, come <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/John_Carmack">John Carmack, famosissimo sviluppatore di videogiochi fondamentali come Wolfenstein 3D, Doom e Quake, hanno <a href="https://twitter.com/ID_AA_Carmack/status/1655632877407617024">chiesto a Musk di ripensarci: I may be reading this incorrectly, but if you are actually deleting inactive accounts and all their historic tweets, I would STRONGLY urge you to reconsider. Letting people know how many “active” followers they have is good information, but deleting the output of inactive accounts would be terrible. I still see people liking ten year old tweets I made, but the threads are already often fragmented with deleted or unavailable tweets. Don’t make it worse! Some may scoff at any allusion between Twitter and ancient libraries, but while the burning of the library of Alexandria was a tragedy, scrolls and books that were tossed in the trash just because nobody wanted to keep them are kind of worse. Save it all! Eliminare gli account che sono inattivi da diversi anni significa infatti cancellare interi pezzi di storia di Internet, rendendo illeggibili tante conversazioni importanti fatte su Twitter negli anni scorsi. Significa anche che gli account Twitter delle persone decedute verranno brutalmente cancellati, privando i familiari del ricordo delle parole scritte e delle immagini pubblicate da chi non c’è più. Rischiano di sparire anche tutti i contenuti pubblicati negli account delle persone famose non più in vita, con milioni di follower (<a href="https://www.theguardian.com/film/2020/aug/31/final-tweet-from-chadwick-boseman-account-most-liked-ever-on-twitter">Chadwick Boseman, per esempio). Il problema è delicato anche per le aziende che non esistono più e per le tante persone famose ancora in vita che hanno smesso di usare Twitter negli anni scorsi e non vi scrivono più nulla: stando a quello che ha dichiarato Elon Musk, i loro account verrebbero eliminati e i loro nomi utente tornerebbero disponibili, con un evidentissimo rischio di furto di identità e di creazione di equivoci e di impostori molto credibili. Twitter non ha fornito dettagli tecnici su come e in quanto tempo verrà effettuata questa eliminazione di massa: se si scrive all’indirizzo di mail riservato alla stampa, ossia [email protected], da <a href="https://www.npr.org/2023/03/20/1164654551/twitter-poop-emoji-elon-musk">marzo scorso si ottiene come unica risposta automatica l’<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Cacca_(emoji)">emoji dell’escremento. Cosa di cui Musk sembra andare…
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<b>Google Chrome dirà addio al lucchetto da settembre</b> <i>via</i> <a href="http://attivissimo.blogspot.com/2023/05/google-chrome-dira-addio-al-lucchetto.html">attivissimo.blogspot.it <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwVtrtrD8B2cVdufDOofrZ3F01ClNuEr89EPKtn9CznLqdE7HAkqRfRCnFbXNsJJ3wuSDxcF6Qkn35BREp80UESJhnPpwM3-DFMT7qEcTiIcnRxgLJ0eZGvqTmGBAkwP71CFqMTslQemi4RnNb2_2hz6BfiffaeBgWcoLqGaN_9gaMXRvp0LU/s480/lock.png">MediaPrendete il vostro smartphone, se potete, e usatelo per visitare una qualsiasipagina del Web: noterete che a sinistra del nome del sito che state visitandoc’è l’icona di un lucchetto. Sapete spiegare che cosa significa quel lucchetto? Se avete risposto che indica che il sito che state guardando è sicuro e affidabile, avete sbagliato, ma consolatevi: la maggior parte della gente sbaglia allo stesso modo. Secondo uno <a href="https://research.google/pubs/pub51481/">studio condotto da Google nel 2021, solo l’11% delle persone conosce il vero significato di quest’icona, e anzi molti utenti non sanno neppure che è cliccabile. Anche altri <a href="https://research.google/pubs/pub51481/">studi hanno <a href="https://ieeexplore.ieee.org/document/4223213">confermato la diffusione molto ampia di questo equivoco. Ed è per questo che Google ha <a href="https://blog.chromium.org/2023/05/an-update-on-lock-icon.html">annunciato che ai primi di settembre 2023 l’icona del lucchetto verrà sostituita da un altro simbolo in Chrome per dispositivi Android e sparirà del tutto su Chrome per iPhone e iPad. È un cambiamento importante, che rispecchia il cambiamento altrettanto grande che ha coinvolto tutta Internet negli ultimi anni. L’icona del lucchetto indica che il sito viene visitato usando una connessione cifrata e quindi i dati che vengono scambiati non sono intercettabili o alterabili da parte di terzi. Una funzione preziosa, per esempio, per qualunque sito che gestisca dati personali o soldi, come i siti di acquisti o di gestione dei conti bancari. Questa connessione cifrata, indicata dalla sigla HTTPS, è stata introdotta <a href="https://www.usenix.org/conference/enigma2017/conference-program/presentation/schechter">oltre vent’anni fa, ma è rimasta a lungo una rarità e veniva appunto segnalata come una protezione aggiuntiva da tutti i browser, da Internet Explorer a Safari, grazie all’icona del lucchetto. Ma oggi la connessione cifrata è diventata la norma, per cui quest’icona è quasi sempre presente sullo schermo e quindi ha perso la propria utilità informativa: anzi, secondo Google è diventata pericolosa, perché oggigiorno anche i siti dei truffatori <a href="https://www.ic3.gov/Media/Y2019/PSA190610">offrono connessioni cifrate e quindi fanno comparire sullo schermo il lucchetto. Lo fanno perché contano sul fatto che moltissimi utenti penseranno che il lucchetto sia un indicatore di autenticità o affidabilità. Ma non lo è affatto. Se usate Google Chrome, insomma, preparatevi al fatto che tra poco l’icona del lucchetto verrà sostituita sui computer e sui tablet e smartphone Android da un simbolo molto differente: due cerchietti e due trattini, che dovrebbero rappresentare delle regolazioni o impostazioni. L’icona sarà cliccabile per avere maggiori informazioni sul sito visitato e sulla protezione delle comunicazioni con quel sito, esattamente come prima. Sui tablet e smartphone Apple, invece, l’icona sparirà completamente. E visto che Chrome è uno dei browser più usati e quello che fa Chrome fa tendenza, è probabile che anche le altre app di navigazione adotteranno un cambiamento analogo. <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhik4tsZxpA1sVPCFZ0ydQ0H6X5evrHD1M8Y0f-Eh3rwfuRGKBrnmWNxGlp7gw4J9EgDPBBk2Shswm9Uc_OrRC077aXNPS_rQzY56-nfuTMfFfojyfowQEItCWJDOTit2Jyn2wtyMe5vlfIyjWdkgNwSFY5jnrJmOYmfvG4iboo8apgtKMlOeY/s288/tune.png">Media Il simbolo che sostituirà il lucchetto in Google Chrome da settembre. Preparatevi insomma per questo cambiamento a settembre, e nel frattempo ricordate che già adesso l’icona del lucchetto…
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Star Trek: il ponte dell’Enterprise-D in Google Street View via attivissimo.blogspot.it MediaNon è un modello digitale: questa è una scenografia reale esplorabile, che si trova in Google Street View qui.Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal. ➡️ Vai all'articolo 🔗 @ildisinformatico
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<b>ANTEPRIMA Podcast RSI - Story: Uno scandalo (informatico) molto britannico</b> <i>via</i> <a href="http://attivissimo.blogspot.com/2023/05/podcast-rsi-story-uno-scandalo.html">attivissimo.blogspot.it <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgLKyKCnDBWHOWzQyRyIaCUDkpP2fHygIFp5X6KdZBQ_3U4KET1t5s_QY8Bkpdjvp9gYs1s1KbGjT0QUAlu4eIW2PFXmu1Jy-ub_qWnBRiwPLS9uokARrkjYylWMgYeiqi-YzDI7nMCzDMWdQUHhlirE6MtOAFKpr_ocZmCL4EczL0avELuFYg">logo del Disinformatico <b>ALLERTA SPOILER</b>: Questo è il testo di accompagnamento al podcast <i>Il Disinformatico</i> della Radiotelevisione Svizzera che uscirà questo venerdì presso <a href="http://www.rsi.ch/ildisinformatico">www.rsi.ch/ildisinformatico.---<i>[CLIP: Rumore di negozio/ufficio postale UK]</i> Questa storia inizia nel Regno Unito, nel 1999, anno di sofferenza e di insonnia per tanti informatici, ma non riguarda il famigerato Millennium Bug. È l’anno in cui le Poste britanniche iniziano ad installare un nuovo sistema di contabilità informatizzata, denominato <i>Horizon</i>, destinato a gestire i milioni di transazioni che hanno luogo ogni giorno nei numerosissimi uffici postali del paese, che sono un servizio fondamentale per la collettività: come avviene in tanti paesi, i cittadini li usano per fare pagamenti, riscuotere pensioni e fare piccoli acquisti, insomma per muovere quantità notevoli di denaro oltre che per ricevere e spedire corrispondenza. Il signor Alan Bates è un cosiddetto <i>sub-postmaster</i>: dirige una delle tantissime succursali delle Poste britanniche, quella di Craig-y-Don, nel Galles. Un anno dopo l’introduzione del sistema Horizon, Alan Bates segnala formalmente alle Poste che il sistema ha dei problemi: crea degli ammanchi che in realtà non esistono. Nel frattempo ci sono già state sei condanne di altre persone per frodi registrate dal sistema, ma secondo Bates si tratta invece di errori del software, che è prodotto dalla Fujitsu. Le Poste britanniche negano e nel 2003 rescindono il loro contratto con Alan Bates. Questo è l’inizio della <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/British_Post_Office_scandal">storia di uno dei più gravi casi di errore giudiziario legato all’informatica di cui si abbia notizia. Durerà oltre vent’anni e porterà a centinaia di condanne ingiuste, con incarcerazioni, diffamazioni, divorzi e suicidi delle persone additate per errore, dal software e dalla giustizia, come ladri e truffatori, ed è un caso esemplare di eccessiva fiducia nell’infallibilità dei computer che va conosciuto per evitare che si ripeta altrove. Benvenuti alla puntata del 5 maggio 2023 del <i>Disinformatico</i>, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.<i>[SIGLA di apertura]</i> Per un computer, fare calcoli con i numeri è una funzione basilare. Niente a che vedere con le complessità delle simulazioni di fisica o dell’intelligenza artificiale. Sembra quindi impossibile, a prima vista, che una grande azienda come Fujitsu e una grande organizzazione come il servizio postale di un paese possano realizzare e implementare un sistema informatico che <i>sbaglia a fare i conti</i>. Eppure è successo, e con un sistema costato un miliardo di sterline dell’epoca, ossia circa 2 miliardi e mezzo di franchi o euro di oggi. Oltre 700 gestori di filiali delle poste britanniche hanno ricevuto condanne penali per frode contabile e furto, perché il software difettoso di Fujitsu faceva sembrare che togliessero soldi dalla cassa. Migliaia di altri gestori hanno dovuto pagare somme ingenti alle Poste britanniche per coprire gli ammanchi di cui erano accusati. Fra il 2000 e il 2014, le Poste britanniche hanno portato in tribunale 736 di questi gestori: in media un gestore a settimana. Alcuni sono finiti in carcere, addirittura durante la gravidanza, come è successo a <a href="https://www.bbc.com/news/business-56718036">Seema Misra, condannata per furto e messa in prigione nel 2010 quando aspettava il secondo figlio, additata dalla stampa…
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