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All'Elefante Nero

Spunti estemporanei per la disalienazione dall'antisocietà contemporanea

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I VOLTI DELL'AVVERSARIO. L’enigma della lotta con l’Angelo - Roberto Esposito, Einaudi, Torino (2024) Al cuore dell’Antico Testamento c’è un breve episodio, racchiuso in pochi versetti, che costituisce non solo una delle scene più famose e influenti della nostra tradizione, ma anche la soglia misteriosa attraverso cui sembra passare l’intero racconto biblico. Quei versi narrano della lotta notturna del patriarca Giacobbe con un essere non meglio identificato sulla riva del fiume Iabbòq. Un evento enigmatico, che non ha smesso di interpellare teologi, filosofi, artisti. Chi, o cosa, è questa figura con cui lotta Giacobbe: il Divino, il Male, l’Alterità assoluta o il Sé più profondo? Affrontare queste domande, come fa Roberto Esposito ne “I volti dell’Avversario”, vuol dire interrogarsi in maniera radicale sulla nostra identità, sui suoi conflitti e le sue ferite. Perché la lotta di Giacobbe ci parla di ogni lotta: anzi della Lotta come forma ineluttabile della vita. Qualcuno «lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora». Lui è il patriarca Giacobbe. Ma chi è l’Avversario – colui che lo afferra e affronta per l’intera notte? Un uomo, un dio, un angelo, un demone o la sua stessa ombra che si stacca da lui per perseguitarlo? E ciò che li stringe in un nodo insolubile è davvero una lotta? O piuttosto un incontro, un abbraccio, una danza? Di questo episodio – uno dei più celebri ed enigmatici della Bibbia – la tradizione ha dato infinite interpretazioni teologiche, filosofiche, artistiche, psicoanalitiche, senza arrivare a una risposta definitiva. #ConsigliDiLettura
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Erano contenti di vivere con le bestie feroci, giudicandole meno dannose dei loro simili. Evitavano gli uomini perché erano infidi, mentre confidavano negli animali come loro amici; perché gli animali non insegnano a peccare, ma riveriscono e rispettano la santità. Così gli uomini cercarono di uccidere il profeta Daniele, ma i leoni lo salvarono, preservandolo quando era stato ingiustamente condannato per malizia (Dn 6,16-23), e quando la giustizia umana era fallita, gli animali proclamarono la sua innocenza. La santità di Daniele, che aveva suscitato contese e invidie tra gli uomini, tra gli animali selvatici suscitò timore reverenziale e venerazione. - San Nilo l'Asceta
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Sebbene la formula magica abbia portato in vita ciò che era inanimato, stai attento e non fidarti della tua creatura. Quando Urano avrà compiuto il suo percorso, Astaroth ti chiederà indietro la creatura d'argilla e se ciò non accadrà, la creatura stessa si rivolterà contro il suo padrone, ordirà intrighi e seminerà distruzione. - Der Golem, wie er in die Welt kam [Videomontaggio Désaliénation]
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Per dire cos’ hai fatto di me, non ho parole. cerco solo la notte fuggo davanti al sole. La notte mi par d’oro più di ogni sole al mondo, sogno allora una bella donna dal capo biondo. Sogno le dolci cose, che il tuo sguardo annunciava, remoto paradiso di canti risuonava. Guarda a lungo la notte e una nube veloce per dire cos’ hai fatto di me, non ho la voce. - Hermann Hesse
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Nel mattino entrava Maria Nel mattino entrava Maria, La terra riluceva d’un chiaror d’amore, e, su’ felici, verdi colli, vide star l’azzurro cielo. «Oh, s’avessi uno sponsal abito di celeste luce, due ali d’oro – come in esso volerei!». Nella silente notte camminava Maria, La terra dormia, il cielo vegliava, E nel suo cuore, mentr’iva pensosa, Volgean le stelle d’oro splendenti. «Oh, s’avessi un abito da sposa con la luce del cielo, E d’oro le stelle in esso intessute!». Nel giardino sola camminava Maria, Seducenti cantavan i pinti uccelletti, E lei le rose star nel verde vedeva, Molte, rosse e bianche, sì belle. «Oh, s’avessi così bianco e rosso un bimbo, come fin alla morte l’amerei!». Ora il vestito della sposa è tessuto, E nella sua buia chioma d’oro le stelle, E tra le braccia la fanciulla tiene il bimbo In alto, sopra l’oscuro fragor del mondo, E dal fanciullo una luce emana, Che – «A casa, a casa!» - eternamente ci chiama. ------------------ Es ging Maria in den Morgen hinein Es ging Maria in den Morgen hinein, Tat die Erd einen lichten Liebesschein, Und über die fröhlichen, grünen Höhn, Sah sie den bläulichen Himmel stehn. «Ach, hätt ich ein Brautkleid von Himmelsschein, Zwei goldene Flüglein - wie flög ich hinein!» — Es ging Maria in stiller Nacht, Die Erde schlief, der Himmel wacht’, Und durchs Herze, wie sie ging und sann und dacht, Zogen die Sterne mit goldener Pracht. "Ach, hätt ich das Brautkleid von Himmelsschein, Und goldene Sterne gewoben drein!" Es ging Maria im Garten allein, Da sangen so lockend bunt’ Vögelein, Und Rosen sah sie im Grünen stehn, Viel rote und weiße so wunderschön. "Ach, hätt ich ein Knäblein, so weiß und rot, Wie wollt ich’s liebhaben bis in den Tod!" Nun ist wohl das Brautkleid gewoben gar, Und goldene Sterne im dunkelen Haar, Und im Arme die Jungfrau das Knäblein hält, Hoch über der dunkelerbrausenden Welt, Und vom Kindlein gehet ein Glänzen aus, Das ruft uns nur ewig: nach Haus, nach Haus! - Joseph von Eichendorff, Sämtliche Gedichte und Versepen
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IL MANIFESTO DI UN ERETICO. Saggi sull'indicibile - Brendan O'Neill, LiberiLibri, Macerata (2024) In nove capitoli – i “saggi sull’indicibile” del sottotitolo – il noto giornalista britannico, caporedattore politico della rivista londinese «Spiked», dalla sua prospettiva libertaria, rifà il punto sulla questione dell’eresia con “gloriosa intemperanza”: -Il pene di lei -La caccia alle streghe -Il Covid come metafora -Islamocensura -La vergogna bianca -L’amore che non osa dire il suo nome -Viva l’odio -Gli impostori -Le parole feriscono O'Neill passa in rassegna quelli che ritiene i temi centrali del nostro tempo, fornendo un’immagine drammatica dello spazio culturale e mentale della contemporaneità e ponendoci molte cruciali domande. Una donna può avere un pene? L’Occidente sarà per sempre macchiato dal razzismo? Moriremo presto tutti a causa del cambiamento climatico? Per l’establishment liberal europeo e anglosassone, la risposta a tutte queste domande è “sì”, e chiunque non sia d’accordo viene bollato come transfobo, razzista, negazionista. Le nuove élites governative e tecnocratiche stanno imponendo idee bizzarre, irragionevoli ed estreme, mentre nelle accademie, in teoria i luoghi per eccellenza del pensiero libero, trionfa un’ideologia repressiva che bandisce ogni forma di pensiero difforme. #ConsigliDiLettura
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Giorgia l'europea, per una sussidiarietà sussidiata

Si avvicinano le elezioni europee e i partiti sono costretti a buttar giù uno straccio di programma. Ho dato un'occhiata a quello di Fratelli d'Italia per...

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Nella Grande Guerra non tutti gli italiani combatterono dalla stessa parte della barricata. Trento, Trieste, Fiume e Zara, città di etnia italiana, erano all'epoca parte dell'Impero Asburgico. Gli italiani di quelle terre erano pienamente soggetti alla leva austriaca. Con lo scoppio della guerra nel 1914 quegli italiani ricevettero le cartoline precetto per l'arruolamento sotto le armi del Kaiser. Già l'11 Agosto del 1914, i reclutati a Trieste, Istria e Dalmazia, furono inquadrati nel 97° K.u.k. Infanterie Rgt. "Freiherr von Waldstätten", comandato dal colonnello Carl Freiherr Knopp von Kirchwald. Partiti dalla stazione di Trieste per raggiungere le campagne a est della città ucraina di Leopoli (all'epoca Lemberg, asburgica), presero posizione sul fronte che contrastava l'esercito russo. La divisione italiana subì perdite terrificanti, come il resto della 3° Armata austriaca: il 75% di loro perì nella concente sconfitta subita a L'viv per opera dei russi guidati dai generali Ivanov, Alexejev e Danilov. I soldati italiani e ladini del Trentino invece furono inquadrati nei Kaiserjäger (truppe alpine austriache) e nei Landesschützen del 15° corpo d'armata "Innsbruck". Impiegati nello stesso settore dei loro fratelli triestini, incontrarono però una sorte più felice, riuscendo a sconfiggere i russi presso la città di Lublino inseguendoli fino all'interno dei confini russi. Circa 65mila soldati di etnia italiana furono impiegati, sotto le insegne austriache, sul fronte russo. Diecimila, presi prigionieri e deportati in Russia, si sparpagliarono per l'immenso territorio russo dopo il collasso dello stato a causa della Rivoluzione. Alcuni combatterono nelle file dell'Armata Bianca, altri ritornarono, dopo numerose peripezie, in Italia, dopo anni di peregrinazioni in Siberia e Cina. Dei 65mila italiani partiti circa un sesto morì in combattimento. Non esiste paese trentino, ancora oggi, che non abbia i suoi monumenti ai caduti per quella guerra combattuta lontano da casa. Da Italiani, ricordiamo anche quei caduti.
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Su, amore mio, è già giorno! Non posso aprirti, mio bellissimo amore. Di notte non dormo pensando a te. Mio padre sta leggendo, ci ascolterà. Spegni la luce e dormirà. Spegni la luce e si sdraierà di nuovo. Mia madre sta cucendo, ci sentirà. Nascondi l'ago e lei dormirà. Nascondi l'ago e lei dormirà. Mio fratello scrive, ci sentirà. Nascondi la penna e dormirà. Nascondi la penna e dormirà. - Anonimo sefardita, Spagna (sec. XIV)
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