FREEDOM (Angelo Michele Imbriani)

Solo per i "boomers". Panatta vince gli Internazionali d'Italia con una volée in tuffo e con la famosa "veronica". https://youtu.be/Dv7dSXqbUZI?si=nlYNPPAeOlI7ed6H

Una presenza ebraica in Palestina (uso il termine come mera espressione geografica, così come è stato usato per duemila anni), oltre a risalire ad epoca remota, non è mai venuta meno nei secoli. Questo insediamento ebraico ha anche avuto un suo nome preciso, in tutto questo tempo e prima della costituzione dello Stato dì Israele: yishuv. È innegabile tuttavia che esso è cresciuto in modo esponenziale a partire dalla seconda metà del XIX secolo con l'immigrazione dall'Europa e poi con le varie aliyot. A metà Ottocento, il rapporto tra ebrei e arabi era di 1 a 40. Nel 1880, alla vigilia della prima aliyah e prima dello sviluppo del movimento sionista era già di 1 a 22. Nel 1915, alla fine della seconda aliyah era di 1 a 7 (e sarebbe diventato di 1 a 2 nel 1949). Naturalmente, c'erano eccellenti ragioni alla base di questa emigrazione, ragioni che poi diventano quelle del sionismo e dello Stato di Israele e mi pare superfluo doverlo sottolineare su questo canale. Questi numeri però non devono essere elusi. Essi significano o meglio confermano che nessun popolo ha diritti esclusivi su nessuna terra e quando pretende di averli , in primo luogo costruisce menzogne, in secondo luogo, conflitti con altri popoli. È il tema dell'ultimo video che ho pubblicato sul canale You Tube. Ed è una verità che oggi molti, troppi, non vogliono proprio sentire (sarà per questo che da ieri, per la prima volta da quando l'ho aperto più di quattro anni fa, il canale YouTube registra un decremento, sia pur minuscolo, di iscritti?). Ma proprio le verità indigeste sono quelle che è più importante dire.

I nostri eroi

C'è stata giorni fa una iniziativa di qualche canale filoisraeliano in italiano per segnalare alle autorità competenti chi fa affermazioni antisemite, ma dopo aver denunciato il caso di due antisemiti di sinistra è finita lì. Si vorrebbe capire se i filoisraeliani italiani si occupano solo dell'antisemitismo di sinistra, di area PD, e che pensano di mr. Sacchetti.

  Molti si interrogano se questo sia il momento della redenzione o se invece l’America risulterà ancora più divisa: dalle prime reazioni, sembra prevalere  la seconda, forse anche a causa delle lampadine meno luminose. Il deputato repubblicano Mike Collins ha scritto su X che “Biden ha dato l’ordine” di tentare di ammazzare Trump. Collins aveva fatto dei video elettorali in cui andava con una carriola e un fucile in un bosco, rovesciava il contenuto della carriola e gli sparava: erano dei fogli con su scritto “il piano di Nancy Pelosi per l’America”.

La violenza degli altri PAOLA PEDUZZI  16 LUG 2024   Pensi che i politici americani che lavorano al Congresso non possano cedere alle teorie del complotto, scrive il Wall Street Journal nel suo editoriale a commento del tentato omicidio di Donald Trump e le reazioni successive, “ma la democrazia non sempre produce le lampadine più luminose”. E infatti parecchi conservatori – tra cui il senatore dell’Ohio J.D. Vance, che nella sua ambizione sfrenata di farsi scegliere come vicepresidente nel ticket repubblicano è disposto a tutto, a svendere l’Ucraina ai russi così come ad autocancellarsi, dimenticandosi che definiva Trump “l’Hitler d’America” – hanno detto: la retorica violenta di Joe Biden e dei democratici ha armato il ventenne disagiato, radicalizzato e con un fucile in casa che per due centimetri non ha sparato in testa a Trump. Il Wall Street Journal, che è conservatore e murdochiano, dice: depuriamo il dibattito dai complottismi, facciamo che questo atto di violenza sconvolgente sia un “momento di redenzione” politica. Persino Trump, che si è convinto che la sua salvezza sia un dono di Dio, fa un appello all’unità – un inedito da segnarsi, finché dura. Ma i suoi sostenitori ricordano il suo pugno alzato mentre viene scortato via insanguinato e non l’appello, e così – in questa svolta tragica – ora i violenti sono i democratici, che dicono che la democrazia americana è in pericolo se Trump torna alla Casa Bianca e che hanno messo “nel mirino” l’ex presidente, più esplicito di così  cosa c’è? Biden ha detto sì di mettere Trump nel mirino, intendeva dire: ricordiamo chi è, cosa ha fatto, cosa vuole, invece che autoflagellarci sulla mia anzianità. Sempre il Wall Street Journal scrive: è una metafora, ci sentiamo cretini a doverlo sottolineare.          David Frum, che scriveva i discorsi di George W. Bush e ora è senior editor dell’Atlantic, ribadisce al Foglio quel che ha  già scritto, cioè che il patriottismo dignitoso americano condanna sia la violenza contro Trump sia la violenza che è stata incitata da Trump: si può fare entrambe le cose, senza farsi trascinare dalla partigianeria anche dopo il tentato omicidio di un ex presidente. Non è vero che “la violenza politica non ha spazio in America”, secondo Frum.   Omicidi, linciaggi, scontri e pogrom hanno scandito la storia americana ed è ancora così, “questo rimane vero anche oggi, nel 2016 e ancor più nel 2020, i sostenitori di Trump portavano le armi per intimidire gli oppositori e chi contava i voti: Trump e i suoi sostenitori delineano un nuovo spazio per la violenza come un messaggio politico per la loro campagna del 2024”. Frum ricorda che quando un uomo era entrato in casa della speaker democratica Nancy Pelosi e aveva preso a martellate in testa suo marito Paul, Trump aveva fatto un’imitazione del signor Pelosi prendendolo in giro, e quando si era saputo che in Michigan era stato sventato un piano di estrema destra per rapire la governatrice democratica Gretchen Whitmer, Trump aveva sminuito la vicenda, i suoi sostenitori avevano gridato “Lock her up”, Trump si era messo a ridere e aveva detto: dovremmo mandarli in galera tutti – intendeva i democratici. C’è poi, anzi all’origine di tutto, l’attacco al palazzo del Congresso del 6 gennaio 2021, che è il mito fondativo del trumpismo post Casa Bianca, che è la violenza che entra dentro al Campidoglio e vuole fare più danni possibile, vendicando un’impostura che è stata smentita in tutte le sedi, ma che è la ragione d’essere della ricandidatura di Trump. “Denunciando giustamente la violenza, sembra che stiamo estendendo un’implicita assoluzione alla persona più violenta della politica moderna americana”, sostiene Frum, mentre, conclude sull’Atlantic, vanno trovate le parole per dire che “l’attentatore e Trump, dalle parti opposte della traiettoria del proiettile, sono uniti dall’essere nemici della legge e della democrazia”.

"Il tempo, ovviamente, ci dirà quali sono le ragioni che hanno spinto l’attentatore a colpire Trump. Ma quello che il tempo non ha bisogno di dirci è che le stesse severe domande che ci si pone oggi dinanzi all’uomo che ha quasi ucciso l’ex presidente americano andrebbero poste anche quando gli obiettivi colpiti dagli estremisti hanno profili diversi da quello di Trump. E da questo punto di vista è curioso che le stesse giuste domande che molti esponenti della destra mondiale si stanno ponendo sull’attentato a Trump – chi ha armato quella violenza, chi l’ha fomentata, chi l’ha alimentata, chi l’ha favorita – non vengano poste quando vi sono altri estremisti che vanno in giro per il mondo ad attingere con disinvoltura all’arsenale dell’estremismo complottista della destra xenofoba, razzista e nazionalista. Se volesse dare un contributo reale alla lotta contro l’estremismo, la destra che oggi denuncia giustamente la violenza contro Trump dovrebbe, compresa la destra italiana, cogliere l’occasione per denunciare con forza ogni tipo di linguaggio violento, ogni tentativo di sovvertire le istituzioni democratiche, ogni tentativo di rimettere in discussione i valori minimi di una democrazia liberale, ogni tentativo di trasformare i propri avversari politici in bersagli da colpire. Una pallottola, lo sappiamo, può cambiare tutto, può cambiare il corso di una campagna elettorale, può cambiare la storia di un paese, può cambiare la traiettoria di un politico ma non può cambiare la realtà dei fatti. E non può farci dimenticare che voler combattere l’estremismo senza combattere anche il trumpismo significa non voler capire che non si può combattere l’odio senza combattere tutti i promotori della violenza in una democrazia" (Claudio Cerasa)

Trump ha subito approfittato dell'attentato. Ha nominato un candidato alla vicepresidenza, Vance, che segna la liquidazione di ciò che resta del partito repubblicano. Il confronto fra i due vicepresidenti, quello del 2016-20 (Pence, espressione del vecchio Gop, che non seguì Trump nella follia della contestazione al risultato elettorale culminata nell'assalto al Campidoglio) e il candidato attuale, lascia rende cio' che pochi sembrano aver chiaro. La nuova presidenza Trump, se ci sarà, sarà profondamente diversa da quella precedente. Tra l'una e l'altra c'è stata la battaglia contro il risultato elettorale e c'è stato il dramma del 6 gennaio. Il primo Trump, al di là delle parole, governò in modo piuttosto moderato, diciamo pure incolore. Il secondo Trump governerà sull'onda del risentimento del 6 gennaio, spinto da chi non vuole "prigionieri", dal Maga, che non ha nulla a che vedere con il tradizionale conservatorismo americano, dai QAnon, insomma dai Sacchetti d'America. E sul piano della politica estera, che è quello che più ci riguarda, la scelta di Vance è la scelta di un isolazionista, ferocemente contrario agli aiuti all'Ucraina e che non si vede come possa assecondare le promesse di Trump sul sostegno ad Israele. È inutile ripetere sempre quanto sia deprimente il fatto che gli USA si troveranno a dover scegliere fra un Biden e un Trump. La questione è se un Biden rimbambito non sia pur sempre preferibile a un Trump in forma smagliante, ossia non tanto quello del primo mandato, ma proprio quello che desiderano i Putin, i QAnon, i complottisti antisemiti.

Gioire perché questi due ragazzi, 17 e 21 anni, sono stati i protagonisti assoluti della vittoria della Spagna agli Europei, può essere retorica politicamente corretta solo per chi non conosce la storia. Lo Stato nazionale spagnolo fu costruito da "I re cattolici" e dai loro successori, sull'ideologia proto-razzista della "limpieza de sangre". Meglio ancora sarebbe stato se nella squadra spagnola ci fosse stato un ebreo, o meglio un discendente di "marranos", "conversos", perché quella ideologia fu rivolta innanzitutto contro di loro e poi anche contro "moriscos" e "selvaggi".

"Paco, che hai da guardarmi?". "Devi farmi un po' di screenshot di Facebook. Pagine a caso". "E perché?" "Voglio dimostrare all'Ornitorinco che i gatti sono esseri superiori" "Con Facebook"? "Sì, perché su dieci post su Facebook, nove esprimono odio, avversione, irrisione per qualcuno o qualcosa. E uno solo esprime amore" "È vero. E con questo?" "Ma non capisci? Quell'unico post di amore è quasi sempre per qualche gatto! Gli Ornitorinchi invece non sono neanche oggetto d'odio. Sono proprio insignificanti" "Magari potrebbe sperare di reincarnarsi in un gatto". "Ma quando mai! Con il karma che si ritrova rinascerà follower di Mazzucco".