“𝘐𝘮𝘮𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭𝘪 𝘮𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭𝘪, 𝘮𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭𝘪 𝘪𝘮𝘮𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭𝘪
𝘝𝘪𝘷𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘨𝘭𝘪 𝘶𝘯𝘪 𝘭𝘢 𝘮𝘰𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘪
𝘔𝘰𝘳𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪 𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘪.”
(𝐄𝐫𝐚𝐜𝐥𝐢𝐭𝐨, 𝐟𝐫. 𝟔𝟐)
*
<< Gli immortali si fanno mortali nel prendere i mortali nella loro vita, nel dare vita ai mortali, mentre – nella vicenda – i mortali che sfuggono o si oppongono sono morti nella loro vita. L’immortale che dà vita al mortale è lo stesso del vivo che nella notte benevola, accendendosi una luce, accende il morto (B 26, 12). Una vittoria sul sonno. […]
Nel rapporto di opposizione nessuno dei contrari assorbe e annulla il suo; bisogna cercare in quale sintetica tensione immortali siano con mortali. Immortali e mortali non sfumano nell’unirsi e non hanno realtà indipendente, essi restano diversi in contrasto connessi in una synapsi o harmonie. Certo, è un sovvertimento dell’opinione comune che, non essendo reali a sé, non si fronteggino su piani ontologicamente distinti e che il mortale sia implicato nell’immortale e l’immortale nel mortale.
Gli immortali «vivono la morte di quelli» in quanto danno un senso alla vita (ethos ἦθος) dei mortali e li serbano risolti e integrati nella loro vivente guardia (φύλακας, B 63) – con le buone e con le cattive, con le maniere che competono alla classe dei custodi; e per converso i mortali che si oppongono sono «morti nella vita di quelli». I primi si qualificano nel qualificare gli altri, i secondi sono l’inciampo che spiega e impone il loro impegno.
L’immortale dà senso alla mortalità, il mortale disperde il pregio di questa immortalità. Gli uni portano il loro logos, o il logos tout court, alla condizione mortale, gli altri svuotano la vita valida di senso di coloro che ne hanno.
Comunque che le due spinte siano inscindibili e nulla sia scontato ci fa restare attenti al mistero. Gli immortali si adoperano a vivere la morte in lotta con chi ha l’istinto del morire la vita. Eppure già nel cuore di ciascuno dei due si agita una doppia inclinazione. Se nessun opposto è a sé, il mortale è essenziale all’immortale e l’immortale al mortale.
Ne risulta che la formula «viventi la morte» dev’essere ambivalente: si può imporre un’inversione alla condizione mortale oppure sprofondare consumati dalla sua pesantezza. Della stessa formula «morenti la vita» potranno leggersi due facce: si muore la vita accettandone e valorizzandone la limitatezza o, al contrario, si muore la vita con il dissiparla o subirla impotenti. >>
— Giuseppe Lampis, “I nemici dell’uomo. Il frammento 62 di Eraclito”, Mythos edizioni 2021
Art: Sadao Hasegawa, "Spiral Life", 1986