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RangeloniNews

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Svizzera, summit sulla pace (o su come continuare la guerra) in Ucraina Presso il Burgenstock Resort, l’oasi dei vip nei pressi di Lucerna, è iniziata la conferenza sulla pace in Ucraina dove Vladimir Zelensky vuole consolidare il supporto all’Ucraina, definendo questo evento come “il primo passo verso la “pace giusta” (per “giusta” ovviamente si intende esclusivamente la considerazione delle posizioni dei vertici ucraini). La Russia non è stata invitata al tavolo dove si parlerà di come risolvere il conflitto in cui è coinvolta. Ancora una volta verranno fatti i conti senza l’oste. Il presidente ucraino sperava di riunire quanti più possibile capi di Stato, ma la risposta è stata inferiore alle aspettative (saranno presenti 92 paesi su 160 invitati, di cui 57 saranno rappresentati da presidenti e primi ministri). È attesa la Meloni, insieme ai vertici di Germania, Francia, Gran Bretagna, Olanda e Polonia, ossia coloro che già garantiscono costantemente il pieno sostegno a Kiev. Al posto di Biden ci sarà Kamala Harris, grande assente la Cina. A rappresentare gli Emirati Arabi, Israele, India, Brasile e Sud Africa ci saranno rappresentanti di rango inferiore ai ministri. Per non dare l’impressione della solita salsa “occidentale” all’evento, Zelenskij avrebbe voluto cogliere questa occasione per allargare gli orizzonti e far sedere accanto a sé quei Paesi che solitamente non si espongono sulla questione ucraina, alludendo ad un diffuso isolamento della Russia, ma l’obiettivo non è stato centrato. Ad anticipare l’apertura delle discussioni sulla “pace” in Svizzera ci ha pensato ieri Putin, proponendo le sue condizioni per la risoluzione del conflitto, chiedendo lo status neutrale dell’Ucraina e la rinuncia di Kiev alle regioni di Lugansk, Donetsk, Zaporozhye e Kherson (territori già per considerevole parte sotto controllo russo). Si tratta di condizioni più pesanti (per Kiev) rispetto a quelle del 2022, ma che potrebbero ulteriormente cambiare se dovesse continuare la guerra, considerati i cambiamenti sul campo. Secondo il cancelliere tedesco Olaf Scholz le proposte russe “non sono serie”, mentre Borrel continua ad affermare che “l'aggressore non può dettare le condizioni per il cessate il fuoco". Zelensky ha invece parlato di “ultimatum a cui non si può fidare”. Nonostante l’Ucraina continui a perdere terreno e centri abitati sulla linea del fronte, i vertici del Paese continuano a ribadire di non essere disposti a considerare compromessi sulla sovranità e l'integrità territoriale. Considerata la linea di Kiev e dei suoi partner occidentali, le discussioni in Svizzera più che sulla pace saranno incentrate su come proseguire la guerra.
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📢 Putin: “Se Kiev e l'Occidente rifiuteranno la nuova proposta di pace, le condizioni successive saranno diverse”. Oggi il presidente russo nel corso dell’incontro con i vertici del Ministero degli Esteri ha formulato una nuova proposta per i negoziati con l’Ucraina.
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❗️Putin: ecco le condizioni per l'inizio dei negoziati e la fine del conflitto in Ucraina: 1. Ritiro delle truppe ucraine dai territori delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, dalle regioni di Kherson e Zaporozhye. E’inteso il ritiro dei militari da quelle parti delle suddette regioni attualmente sotto controllo ucraino. 2. Kiev deve dichiarare l'assenza di piani per aderire alla NATO. — Nello stesso istante in cui l'Ucraina inizierà questi processi, verrà dato l’ordine di cessare il fuoco. Garantiamo il ritiro sicuro e senza ostacoli delle formazioni militari ucraine. - Oggi stiamo facendo una vera proposta di pace. Se Kiev e l’Occidente la rifiutano, allora la responsabilità sarà loro. Il senso di questa proposta non è una sorta di tregua ma la conclusione definitiva del conflitto. - La nostra posizione è quella di un’Ucraina neutrale, fuori dai blocchi, senza status nucleare. - In Ucraina devono essere garantiti diritti e libertà ai cittadini di lingua russa. - Queste proposte di base devono essere registrate sotto forma di accordi fondamentali. Ciò implica l'abolizione di tutte le sanzioni occidentali contro la Russia. - Chiediamo di voltare questa tragica pagina di storia e di ripristinare gradualmente le relazioni con l'Ucraina e l'Europa. - Ci siamo avvicinati all’inaccettabile punto di non ritorno. Gli appelli per infliggere una sconfitta strategica alla Russia dimostrano un avventurismo oltre ogni limite. - La Russia è interessata al dialogo sulla creazione di un sistema di sicurezza indivisibile, anche all'interno dell’ONU - Il mondo sta cambiando rapidamente. Non sarà più come prima. - Alla fine del XX secolo il mondo ha avuto l'occasione unica per costruire un sistema di sicurezza affidabile. La Russia era favorevole, ma l'Occidente la pensava diversamente. - Le dichiarazioni secondo cui la Russia attaccherà l'Europa sono una sciocchezza assoluta. - La principale minaccia per L'Europa è la dipendenza totale dagli Stati Uniti. L'Europa è sempre più spostata ai margini dello sviluppo economico globale. - Se l'Europa vuole rimanere uno dei centri del mondo, deve essere in buoni rapporti con la Russia. - È necessario avviare un'ampia discussione sulle garanzie di sicurezza collettiva in Eurasia. - La presenza militare delle potenze esterne alla regione eurasiatica deve essere gradualmente ridotta. - Qualsiasi tentativo dell'Occidente di rubare gli attivi russi non rimarrà impunito. - Gli eventi in Ucraina sono il risultato diretto della politica aggressiva dell'Occidente perseguita in questi anni. - Le truppe russe si trovavano nei pressi di Kiev, ma non si parlava di un assalto alla città da tre milioni di abitanti. - In Occidente si ripete la tesi: “la Russia ha iniziato una guerra”. Ripeto: la Federazione Russa non ha iniziato la guerra. È stato il regime di Kiev a dare inizio ai combattimenti. - La Federazione Russa aveva preso sul serio gli accordi di Minsk, ma tutte le sue iniziative e tentativi di accordarsi sono stati respinti. - Il mandato presidenziale di Zelensky è scaduto, insieme alla sua legittimità. - Eravamo pronti a preservare l'unità dell'Ucraina nel formato degli accordi di Minsk. - La Russia aveva proposto all'Ucraina di ritirare le truppe dal Donbass ma l'iniziativa è stata respinta. - L'Ucraina stava preparando un attacco al Donbass e alla Novorossia, quindi la Russia ha riconosciuto la loro indipendenza. - La Russia, per fermare lo spargimento di sangue, era d'accordo con le garanzie di sicurezza per l'Ucraina proposte da Kiev. — Dopo che la Russia ha ottenuto il controllo della maggior parte delle regioni di Kherson e Zaporozhye, molti paesi occidentali hanno offertola loro mediazione. - Mosca nel marzo 2022 non ha escluso il mantenimento della sovranità dell'Ucraina sulle regioni di Kherson e Zaporozhye, a patto di garantire l’accesso alla Crimea via terra per la Russia. - I residenti delle regioni di Kherson e Zaporozhye hanno espresso la loro posizione in merito all'ingresso nella Federazione Russa, questa questione è definitivamente chiusa.
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🇺🇸 Trump: “Impensabile la presenza delle navi russe davanti alle coste USA” Ieri durante una conferenza stampa Donald Trump ha dimostrato di non aver gradito l'arrivo delle navi russe a Cuba, criticando le politiche di Biden: “Vogliamo che le nostre forze armate siano forti e che il denaro non venga sprecato in tutto il mondo. Non vogliamo vedere le navi russe al largo delle coste della Florida, dove si trovano ora. Questo è impensabile”. Fa abbastanza sorridere ascoltare queste parole da parte di coloro che hanno navi, aerei, basi militari e migliaia di soldati sparsi ovunque nel mondo. Sono convinto che anche buona parte degli italiani non vogliano vedere le basi americane nella penisola, così come i russi non vorrebbero vedere l’aviazione USA nei cieli del Mar Nero che quotidianamente coordina gli attacchi ucraini. Ma queste logiche vengono dimenticate quando fa comodo. Bisogna inoltre ricordare che fu proprio il governo di Trump - che oggi promette di fermare la guerra in Ucraina in 24 ore - ad iniziare ad inviare ufficialmente armi a Kiev, rendendo così ancor meno stabili i già traballanti accordi di pace di Minsk.
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🎥 Donbass, ancora un giornalista ucciso dal fuoco ucraino Oggi due giornalisti del canale televisivo russo NTV sono rimasti gravemente feriti in seguito ad un bombardamento ucraino su Golmovskij, centro abitato della Repubblica Popolare di Donetsk nei pressi di Gorlovka. Pochi minuti fa il sindaco di Gorlovka ha comunicato il decesso di Valerij Kozhin, uno dei giornalisti ricoverati d’urgenza nell’ospedale cittadino. A nulla sono valsi gli sforzi e l’enorme esperienza del personale. Il centro abitato Golmovskij, come molti altri insediamenti della regione, viene colpito frequentemente dai droni kamikaze ucraini, i quali provocano danni e vittime anche tra i civili. La diffusione massiccia dei droni sulla linea del fronte - e nella fascia di una quindicina di chilometri alle spalle di esso - ha portato ad un esponenziale aumento dei rischi per i militari, ma anche per i numerosissimi civili che abitano in quelle zone e per quei giornalisti che raggiungono quelle aree con lo scopo di documentare e raccontare i fatti. Lo scorso 19 aprile Semyon Eryomin, corrispondente del canale televisivo russo Izvestia, era rimasto ucciso a causa dell’attacco di un drone ucraino mentre svolgeva il suo lavoro. Sempre a causa di un attacco ucraino condotto in modo mirato impiegando droni, a fine novembre 2023, aveva perso la vita Boris Maksudov, giornalista di Russia 24.
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Ucraina, sempre più violenza nelle città: quotidiani i casi di civili picchiati dai militari 10 anni fa nella capitale ucraina i manifestanti del Maidan (quelli che a colpi di molotov ed armi da fuoco conquistarono i palazzi del potere chiedendo “democrazia” e “libertà”) condannarono la repressione della polizia, accusando Yanukovich di essere un dittatore sanguinario. Quelle stesse persone che criticavano le forze dell’ordine oggi indossano una divisa e quotidianamente, in diverse città, prendono a botte i propri concittadini colpevoli solamente di non voler diventare carne da cannone. La caccia all’uomo è sempre più violenta e tollerata in quanto le autorità ucraine hanno tutta l’intenzione di combattere ad oltranza. Da qui nasce la necessità di compensare con urgenza le ingenti perdite al fronte. Chi voleva arruolarsi volontariamente lo ha fatto già molto tempo fa, ora occorre costringere tutti gli altri. Oggi a Odessa si è tenuta una rissa tra i funzionari del centro di reclutamento militare e gli equipaggi di diverse ambulanze. Le tensioni sono nate dopo che i soccorritori, dopo aver ricevuto una chiamata, sono giunti presso il centro di reclutamento a prestare aiuto una persona che si era sentita male all’interno della struttura. Quando i medici hanno provato ad accompagnare l’uomo verso l’ambulanza, i militari hanno tentato di ammanettare anche i membri dell’equipe e sottoporli alle verifiche per un possibile reclutamento forzato, trattenendoli per oltre quattro ore. Intanto l’Italia continua a spedire armi e finanziamenti per difendere i presunti “valori democratici sostenuti dall’Ucraina”.
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🇺🇸🇺🇦 Il Dipartimento di Stato americano ha permesso all’Azov di ricevere armi statunitensi, revocando il divieto imposto nei primi anni del conflitto (Piccolo spoiler: l’Azov veniva ugualmente dotato di armi e mezzi made in USA) Come riporta il Washington Post, negli USA è stato revocato il divieto legale di armare l’Azov (ai tempi battaglione). Questa misura era stata introdotta nel 2017 dopo che gli Stati Uniti era stato stabilito che "alcuni dei suoi fondatori (dell’Azov) hanno opinioni razziste, xenofobe e ultranazionaliste, e i funzionari delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno accusato il gruppo di crimini contro l’umanità". Si, ciò veniva affermato dagli Stati Uniti ancor prima che si parlasse di “narrazione e propaganda russa”. Il Dipartimento di Stato avrebbe riesaminato la questione e non avrebbe trovato alcuna prova di tali violazioni, consentendo agli uomini del “Condottiero bianco” (soprannome di Andrei Biletskij, fondatore dell’Azov) e di Denis Prokopenko (ex-prigioniero dell’Azovstal) di ricevere dagli Stati Uniti gli stessi armamenti delle altre unità. In realtà si tratta solamente di una formalità e probabilmente di un tentativo di riabilitare politicamente questa formazione militare, “premiandola” per i sacrifici sul campo di battaglia. Oltre a sfoggiare mezzi ed armi made in USA nonostante i divieti, diverse delegazioni dell’Azov negli anni hanno raggiunto gli Stati Uniti, accolte a braccia aperte dai rappresentati di istituzioni, e dagli stessi membri del Congresso.
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A Ouagadougou ho incontrato il ministro della difesa Kassum Coulibaly, il quale ha raccontato come sta cambiando il Burkina Faso dal punto di vista della sicurezza. Da molti anni il Paese è impegnato nella lotta contro il terrorismo. Prima la guerra veniva condotta con il supporto della Francia e dell’Occidente, ma dopo i golpe del 2022, motivati proprio dagli scarsi risultati ottenuti nella lotta all’Isis ed al-Qaeda, le autorità Burkinabè hanno deciso di interrompere la cooperazione militare con Parigi e creare nuove alleanze. Secondo il ministro della difesa, nel momento in cui le truppe straniere hanno abbandonato il suolo del Burkina Faso, il Paese è diventato indipendente. In questo modo è stato possibile contrastare il terrorismo con maggiore efficacia, oltre che riallacciare stretti rapporti con Mosca e siglare importanti accordi con gli altri paesi del Sahel. Link dell’intervista: https://telegra.ph/Burkina-Faso-intervista-al-Ministro-della-Difesa-06-08
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I missili che l’Ucraina richiedeva da lungo tempo agli USA, sostenendo che sarebbero stati indispensabili per evitare l sconfitta e dare una svolta al conflitto, nonostante le rassicurazioni di Biden e Zelensky, ancora una volta colpiscono i civili. Oggi, a causa dell’esplosione di diversi missili ATACMS lanciati dall’esercito di Kiev sulla città di Lugansk, sono rimasti uccisi quattro civili, altre 57 persone - tra cui minorenni - hanno riportato ferite. Sensibile anche il bilancio dei danni materiali: sono state danneggiate 33 palazzine abitate, due scuole, tre asili e almeno una decina di negozi.
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🇮🇹🕊️🇷🇺 Qualche giorno fa in Donbass, presso la scuola “Nuova Generazione” di Lugansk, una struttura che accoglie numerosi bambini e ragazzi con disabilità, è stato inaugurato un nuovo campetto sportivo, realizzato grazie a raccolte fondi promosse in Italia. Ancora un atto di pace ed amicizia dimostrato da cittadini italiani nei confronti degli abitanti del Donbass, in contrapposizione alle continue lodi alla guerra che giungono dalla politica.
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A Donetsk lo stillicidio di sangue innocente a Donetsk prosegue ogni giorno, silenziosamente. Le morti causate dalle bombe ucraine, ormai, fanno notizia solamente quando si verificano attacchi massicci con numerose vittime. Se in seguito alla conquista di Avdeevka sono sensibilmente diminuiti i bombardamenti sulla parte centrale e settentrionale della città, nei quartieri occidentali il rischio di bombardamenti rimane costante. Ieri pomeriggio a causa dell’esplosione di una munizione a grappolo per artiglieria accanto alla fermata dell’autobus di fronte alla scuola 106, nel distretto Petrovskij della città, (uno di quei proiettili forniti dagli Stati Uniti, dopo che Zelensky aveva promesso che non avrebbe usato contro aree abitate da civili) quattro donne sono rimaste uccise mentre tornavano a casa dal mercato. Una delle donne uccise si trovava con la figlia di 5 anni, la quale è rimasta ferita ed orfana. Quando c’è bisogno di aiutare le persone in difficoltà al fronte, tra i primi a rispondere c’è Andrei Lysenko, un amico e volontario che ogni giorno rischia la propria vita per tendere la mano a chi soffre. Appena ha appreso la notizia è partito verso la “Petrovka”. Non distante dal luogo della tragedia, i soldati ucraini hanno deciso di colpire con alcuni droni kamikaze il suo furgone color crema che usa per consegnare gli aiuti umanitari ai suoi concittadini e fortunatamente ad Andrey è andata bene. Si, da diverso tempo è prassi consolidata. I soldati ucraini non fanno distinzione tra veicoli militari e civili. Seppur questi episodi non vengano raccontati dai nostri giornali, fanno ormai parte della routine, sono centinaia i civili rimasti uccisi o feriti in questo modo. ✍️ RangeloniNews
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📆 Venerdì 17 maggio 🕘 Ore 20:30 📍I quater stagion | via Montello 30, Orsenigo (CO) 🤝🏻 Cena di beneficienza a favore dei progetti umanitari di Una Voce nel Silenzio e Vento dell’Est 📹 Intervento in videocollegamento del giornalista e reporter di guerra Vittorio Nicola Rangeloni 📞 Per info e prenotazioni whatsapp 345/4327804
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Oggi in Burkina Faso si celebra per la prima volta il “giorno della Tradizione e dei costumi”. Questa ricorrenza è stata recentemente istituita per volere del capo del governo di transizione Ibrahim Traore, il quale oggi ha esortato gli abitanti del Burkina Faso e gli amici del Paese a reintrodurre l’abitudine di visitare i luoghi del patrimonio nazionale per comprendere meglio le proprie origini, la storia e la ricca cultura. Nel corso della giornata si sono celebrati numerosi riti, balli tradizionali e attività culturali.
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04:44
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⚡️Docu-serie “solo vita” condotta dal deputato del parlamento russo ed ex campione del mondo di boxe wba Nikolai Valuev e dall’atleta di arti marziali miste Jeff Monson. In questo episodio viene intervistato Riccardo Emidio Cocco coordinatore del progetto umanitario “dal popolo italiano con amore” e proprietario della pizzeria “riccardino”, unica attività italiana presente nella città di Lugansk. L’intervista è completamente sottotitolata in italiano. Per ricevere tutti gli aggiornamenti SEGUI https://t.me/dalpopoloitalianoconamore 🇮🇹❤️🇷🇺
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Burkina Faso - Oggi, 9 maggio, a Ouagadougou, con il supporto dell’associazione culturale “African Initiative” ho presentato la mia mostra fotografica “10 anni di guerra in Donbass”. Sono rimasto profondamente impressionato dalla curiosità, dalla sensibilità e dall’interesse dimostrato dalle numerosissime persone che hanno visitato la mostra. Nonostante le migliaia di chilometri di distanza con il Donbass, la popolazione locale comprende le dinamiche di questo conflitto, voluto dagli stessi Paesi che per lungo tempo hanno oppresso il continente africano, depredando e le risorse e destabilizzando intere regioni.
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❗️Per la prima volta la Federazione Russa ha dichiarato di essere pronta a colpire basi militari al di fuori dell’Ucraina Come riporta l’agenzia russa Ria Novosti, il Ministero degli Esteri russo ha dichiarato che
“l’ambasciatore (della Gran Bretagna, n.d.r.) è stato avvertito che in risposta agli attacchi ucraini con l'uso di armi britanniche verso il territorio della Russia potrebbero seguire azioni verso qualsiasi impianto militare e equipaggiamento britannico in Ucraina e al di fuori di essa”.
Il Ministero degli Esteri russo ha esortato la Gran Bretagna a “riflettere sulle conseguenze catastrofiche delle mosse ostili di Londra e confutare immediatamente le dichiarazioni di Cameron", il quale ha affermato che l'Ucraina può colpire il territorio della Federazione Russa con le armi ricevute da Londra.
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L’influenza degli Stati Uniti nell’Africa occidentale è sempre più limitata. In questi giorni il contingente USA in Niger sta facendo le valigie, sostituito da quello russo che già si trova nella stessa base. Intanto in Burkina Faso Washington rischia di perdere anche l’ambasciata. L’esercito Burkinabé, impegnato nella lotta al terrorismo, recentemente è stato accusato dai governi di Stati Uniti e Gran Bretagna di aver commesso crimini contro la propria popolazione, massacrando 223 persone. Le istituzioni locali e la popolazione definiscono infondate ed assurde le accuse ed inaccettabile il tentativo di discreditare l’esercito e di destabilizzare il paese. “Gli Stati Uniti sono la culla e lo sponsor del terrorismo, non accettiamo che coloro che hanno massacrato impunemente innocenti in Siria, in Iraq e in molti altri paesi del mondo ci accusino di crimini”, afferma Ibrahim, uno dei manifestanti giunti di fronte all’ambasciata americana. “Oggi siamo venuti qui in pace, vogliamo che ci chiedano scusa. Ma se dovessero continuare le provocazioni, torneremo per accompagnarli fuori dal nostro Paese”. Video della manifestazione di ieri: https://youtu.be/95sNj-dgFRM?feature=shared
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Repost from La terza ROMA
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Domani gli ortodossi festeggeranno la Santa Pasqua. ▪️E proprio nella Settimana Santa la persecuzione contro la chiesa si fa più stringente. Per i religiosi ciò è normale, proprio perché Satana teme la resurrezione di Cristo che è portatrice di salvezza. Per i rappresentanti dei servizi ucraini è semplicemente un modo per fare pressione psicologica, anche perché sanno che i monaci effettuano in questo periodo un lungo periodo di digiuno e privazioni. ▪️ I servizi ucraini hanno effettuato una perquisizione nella casa del metropolita di Zaporozhye Luca e gli hanno consegnato un mandato di arresto con l'accusa di diffusione di odio religioso. Il solito reato d'opinione che tanto piace all'occidente, la colpa del metropolita e di non riconoscila chiesa scissionista e di avere detto ai fedeli che la salvezza dell' anima, può avvenire solo rimanendo nella chiesa canonica. Per questo è stato denunciato e rischia 6 anni di carcere. ▪️Ma il rischio di finire in carcere non ha scoraggiato il metropolita, il quale ha asperso di acqua Santa gli agenti che lo perquisivano e ha detto che pregherà per loro. ▪️Il metropolita (è la più alta carica religiosa ortodossa e corrisponde al cardinale della Chiesa Cattolica) Luca ha aggiunto che non prova“odio” nei confronti della "Chiesa non canonica dell'Ucraina", ma ha consigliato ai suoi parrocchiani di non aderirvi, perché in essa non c'è la salvezza
“Vogliono condannarmi per aver detto la verità. Perché ho detto la verità. Non in senso politico o geopolitico, ma la verità della nostra chiesa. Noi preghiamo per il nostro paese, per le autorità e per l'esercito. Perché questo è il nostro dovere, pregare perché le loro anime vengano illuminate. Anche se sono caduti nell'eresia, dobbiamo pregare per loro. Questo è quello che facciamo”, ha detto il metropolita.
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🇺🇸🇧🇫 Burkina Faso: “Gli USA se ne devono andare” Oggi nella capitale del Burkina Faso si è tenuta una partecipata manifestazione di protesta di fronte all’ambasciata statunitense. “USA terroristi”, hanno scandito più volte gli oltre mille manifestanti scesi in strada in difesa del proprio esercito impegnato nella lotta contro il terrorismo islamico, accusato dai governi di Stati Uniti e Gran Bretagna di crimini contro l’umanità. Per i manifestanti ed il governo locale si tratta di accuse infondate volte a discreditare l’esercito Burkinabé nonché a destabilizzare il Paese. L’ex colonia francese ha da tempo deciso di limitare drasticamente l’influenza di Washington e Parigi nella regione.
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Odessa, 2 maggio 2014 - Sono trascorsi 10 anni dalla strage di Odessa, quando una cinquantina di persone vennero barbaramente ammazzate da coloro che pochi mesi prima avevano - con altrettanta violenza - ottenuto il potere con un colpo di Stato in nome della democrazia e dei cosiddetti “valori occidentali”. La strage del palazzo dei sindacati di Odessa non avvenne per caso o per errore. No, fu un’operazione premeditata, nonché un preciso segnale da parte di Kiev verso coloro che non avevano accettato il colpo di Stato figlio del Maidan. Quel giorno le autorità ucraine vollero dimostrare che non ci sarebbe più stato margine per opposizione e pluralismo, ma solo violenta repressione. Fu Kiev a scegliere la via della guerra contro una parte della propria popolazione. L’Occidente stette a guardare e non fece nulla per scongiurare tutto ciò. Queste sono le fondamenta della guerra di oggi che molti continuano ad ignorare.
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Repost from La terza ROMA
Oggi a Montorio (VR) alla Festa del Popolo Veneto, grande successo della mostra fotografica sul Donbass di Vittorio Rangeloni, organizzata dall'associazione Vento dell'Est e presentata dal suo presidente Lorenzo Berti. Evento reso possibile grazie alla collaborazione dell'associazione Veneto Russia. A breve pubblicheremo in esclusiva alcune interviste ai relatori di questa interessante manifestazione. ❗ Dove a gran voce si è detto NO ALLA GUERRA E NO ALL'INVIO DI ARMI ALL'UCRAINA! https://t.me/terzaroma
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