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Giorgio Bianchi Photojournalist

Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.

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OBIETTIVO ISRAELIANO È OTTENERE IL CONTROLLO DI TUTTI I TERRITORI, DAL FIUME AL MARE. L'ANNESSIONE DI CISGIORDANIA, UN BEL PEZZO DI LIBANO, UN PO' DI EGITTO E LA GIORDANIA. È DETTO ESPLICITAMENTE E PORTATO AVANTI DALLA PARTE PIÙ ESTREMA DEL GOVERNO, SMOTRICH, IN PARTICOLARE. Lucio Caracciolo, Limes, gruppo Repubblica/Espresso “Non sto parlando con voi, antisionisti, simpatizzanti del terrore, nemici. Siete qui per sbaglio, perché Ben-Gurion non ha finito il lavoro e non vi ha buttato fuori nel 1948. Questa è la verità, questa è la verità. Non ho alcun dialogo con voi”. Bezalel Smotrich, Membro della Knesset e Presidente del Partito Sionista Religioso.
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OBIETTIVO ISRAELIANO È OTTENERE IL CONTROLLO DI TUTTI I TERRITORI, DAL FIUME AL MARE. L'ANNESSIONE DI CISGIORDANIA, UN BEL PEZZO DI LIBANO, UN PO' DI EGITTO E LA GIORDANIA. È DETTO ESPLICITAMENTE E PORTATO AVANTI DALLA PARTE PIÙ ESTREMA DEL GOVERNO, SMOTRICH, IN PARTICOLARE. Lucio Caracciolo, Limes, gruppo Repubblica/Espresso “Non sto parlando con voi, antisionisti, simpatizzanti del terrore, nemici. Siete qui per sbaglio, perché Ben-Gurion non ha finito il lavoro e non vi ha buttato fuori nel 1948. Questa è la verità, questa è la verità. Non ho alcun dialogo con voi”. Bezalel Smotrich, Membro della Knesset e Presidente del Partito Sionista Religioso.
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OBIETTIVO ISRAELIANO È OTTENERE IL CONTROLLO DI TUTTI I TERRITORI, DAL FIUME AL MARE. L'ANNESSIONE DI CISGIORDANIA, UN BEL PEZZO DI LIBANO, UN PO' DI EGITTO E LA GIORDANIA. È DETTO ESPLICITAMENTE E PORTATO AVANTI DALLA PARTE PIÙ ESTREMA DEL GOVERNO, SMOTRICH, IN PARTICOLARE. Lucio Caracciolo, Limes, gruppo Repubblica/Espresso
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Marco Travaglio: Ieri hanno vietato l'ingresso in Germania a Varufakis. L'università di Colonia ha tolto la parola a una filosofa ebrea che insegna in America che voleva criticare Israele. Questa arietta di regime contro il pensiero diverso è partita dal covid ed è esplosa con la guerra in Ucraina. Ai tempi del covid non si poteva nemmeno discutere del diritto di rifiutare una cura, ammesso che sia una cura il vaccino. Con la guerra in Ucraina abbiamo avuto liste di proscrizioni di gente che per il fatto di essere per il negoziato veniva individuata come putiniana al soldo di Putin, agli ordini di Putin. Sono stati cacciati dei direttori d'orchestra perché russi e quindi putiniani, degli artisti, degli sportivi addirittura dalle paralimpiadi perché erano russi. E poi adesso abbiamo gente che vuole boicottare le università israeliane, come se le università israeliane fossero tutte in mano a Netanyahu, mentre sappiamo il dissenso che c'è nel mondo intellettuale israeliano, per non parlare di quelle ebraico. Dall'altra parte c'è il tentativo di limitare le manifestazioni a favore dei palestinesi di Gaza in maniera inaudita per le democrazie liberali. Io l'impressione che l'Occidente stia un po' perdendo i suoi fondamentali. Mentre dice di combattere le autocrazie sta diventando sempre più simile alle autocrazie. Tramite Kaspercarlo 🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
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Non tutto, ovviamente, era stato risolto; restavano differenze, anche nelle versioni della bozza che le due parti si scambiavano e iniziavano a far circolare nei canali diplomatici dei paesi terzi (ad esempio l'insistenza russa sulla questione della de-nazificazione), ma non erano, in fin dei conti, differenze troppo gravi come lo stesso Arakhamia dichiarò poi in seguito. A metà aprile le due parti erano, stando alle dichiarazioni di uno dei negoziatori ucraini, Oleksandr Chalyi, "molto vicine" a formalizzare il tutto. Dunque perché poi non è successo? Perché, come dicono i due autori all'inizio, ed elaborano poi in dettaglio, la reazione occidentale all'idea dei negoziati fu "tiepida" - si doveva, del resto, infliggere "una sconfitta strategica alla Russia", e come la si infligge con un negoziato? - , le garanzie di sicurezza troppo pericolose per la NATO, la leadership ucraina troppo convinta di poter vincere sul campo, tanto che il 2 maggio Oleksii Danilov dichiarava baldanzoso che "un trattato con la Russia è impossibile, solo una capitolazione può essere accettata". E il malvagio Putin? No, pare che lui non c'entri, devono ammettere gli autori. Orrore. Ed ecco spiegato il motivo per cui di questo articolo non si parla, e perché sia partita immediatamente una campagna per svilirlo e presentarlo come "un aiuto alla propaganda russa".
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Hanno, insomma, fatto il lavoro che ci si aspetta da gente che fa queste cose per mestiere, cosa che sembra essere diventata sempre più rara e condannabile. Hanno constatato, con stupore, che "nel mezzo dell'invasione senza precedenti da parte di Mosca, i russi e gli ucraini avevano quasi finalizzato un accordo che avrebbe posto fine alla guerra e fornito all'Ucraina garanzie di sicurezza multilaterali, spianando la strada per la sua neutralità permanente e, alla fine del percorso, per il suo ingresso nell'UE"; e che il motivo del fallimento di questa bozza non è uno solo, e non va ricercato, come spesso si dice, nel fatto che i russi in fondo non volevano negoziare davvero, ma che "i partner occidentali di Kiev erano riluttanti a dover negoziare con la Russia, soprattutto se la cosa gli avesse creato nuovi obblighi per garantire la sicurezza di Kiev. L'opinione pubblica in Ucraina si era indurita dopo la scoperta delle atrocità russe a Irpin e Bucha. E col fallimento dell'accerchiamento russo di Kiev, il presidente Volodymyr Zelensky aveva maggior fiducia che, con sufficiente appoggio occidentale, avrebbe potuto vincere la guerra sul campo di battaglia". E soprattutto, dicono loro, che si trattava di un accordo troppo ambizioso quando non si era nemmeno in grado di negoziare un valido cessate il fuoco. Niente cattiva volontà, dunque, e responsabilità ripartite tra entrambe le parti. Inizia a diventare chiaro come mai i nostri si sono subito scatenati, no? L'articolo poi segue passo passo la storia dei negoziati, fin dai primi giorni del conflitto, poi in Bielorussia, poi su Zoom per tre settimane e infine a Istanbul; esamina il testo completo della bozza, che nelle conferenze stampa di quei giorni era stato solo comunicato per sommi capi, e arriva al nocciolo della questione - la neutralità ucraina in cambio di garanzie di sicurezza precisate in maniera più dettagliata del fumoso articolo 5 della NATO (ovvero, in caso di futuro conflitto in Ucraina, "imporre una no-fly zone, fornire armi, o intervenire direttamente con le forze militari dei paesi garanti") e del via libera all'ingresso dell'Ucraina nella UE, con l'esplicito assenso della Russia che addirittura "confermava la sua intenzione di facilitare l'ingresso". Cosa ancora più incredibile, entrambe le parti erano disposte a discutere dello status della Crimea da lì a 15 anni. Del Donbas, poco o niente - si sarebbe tornati, probabilmente, agli accordi di Minsk, ovvero ampia autonomia all'interno dei confini ucraini. Insomma, niente male. Insomma, MOLTO male per chi in questi anni si è costruito una bella carriera di gettoni di presenza in televisione e sui giornali per dirci l'esatto contrario di quello che stava succedendo, e sperando (e diciamolo una buona volta) che le cose andassero invece come sono andate, ossia con la guerra a oltranza. Paradossalmente, è stato proprio il ritiro russo da Kiev a far precipitare la situazione (i due autori lo attribuiscono al fatto che l'esercito russo non era in grado di tenere le posizioni, ma qui per me sbagliano di grosso visto che non era alle viste nessuna controffensiva ucraina, e avrebbero potuto consolidare le posizioni senza ritirarsi da tutta la regione), perché ha convinto l'amministrazione ucraina che la guerra si poteva vincere sul campo grazie all'incapacità militare russa (si è visto infatti come è andata la cosa) e per i fatti di Bucha che però, caso strano, non hanno interrotto i negoziati ("the behind-the-scenes work on the draft treaty continued and even intensified in the days and weeks after the discovery of Russia’s war crimes, suggesting that the atrocities at Bucha and Irpin were a secondary factor in Kyiv’s decision-making", e sui fatti di Bucha si dovrà, un giorno, parlare per bene. Un primo passo potrebbe essere una lista completa delle vittime, che non c'è ancora).
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👍 55 4
Su Foreign Affairs, uno dei fogli più ferocemente atlantisti reperibili sul mercato, c'è poco da dire (andatevi a leggere questo pezzo pubblicato giusto oggi e firmato nientemeno che da Stephen Kotkin e poi mi direte: https://www.foreignaffairs.com/russian-federation/five-futures-russia-stephen-kotkin?utm_medium=promo_email&utm_source=fa_edit&utm_campaign=pre_release_kotkin_prospects&utm_content=20240418&utm_term=promo-email-prospects), e chi pensa che abbia potuto pubblicare qualcosa di anche solo lontanamente non anti-russo ha problemi alla vista, o alla comprensione del testo. Lo stesso discorso si può fare sugli autori, Sergey Radchenko e Samuel Charap. Radchenko è docente presso l'Henry A. Kissinger Center for Global Affairs della Johns Hopkins School of Advanced International Studies, non esattamente il club Valdai; Charap lavora, letteralmente, per la RAND, dopo essere stato Senior Fellow per la Russia e l'Eurasia all'International Institute for Strategic Studies. Anche qui, considerarli due propagandisti filorussi è un filino esagerato. E il problema, infatti, non sono loro né le loro analisi, che di solito vanno benissimo e sono apprezzate e ritwittate dal liberalume e dai NAFO (per parecchi mesi ho tenuto Radchenko silenziato, perché il carico ideologico con cui discuteva della guerra era spesso davvero al livello dei NAFO, il che insultava la sua e la mia intelligenza), ma proprio questo articolo in particolare, ossia un'analisi lunga e approfondita dei negoziati tra russi, ucraini e "una serie di altri attori" nei primi mesi del conflitto, che avevano portato a quello che senza mezzi termini si definisce ora "una bozza di accordo" - non una serie di desiderata espressi dalle due parti, ma una bozza di accordo dalla quale poteva derivare la sospensione, e la fine, del conflitto: ossia ciò che a parole tutti vorrebbero, e di cui si dovrebbe essere soddisfatti. Insomma la stessa bozza mostrata da Putin ai leader delle nazioni africane, immediatamente bollata come un falso ma poi confermata da David Arakhamia, uno dei capi della delegazione ucraina, e dall'ex Primo Ministro israeliano Naftali Bennett. Radchenko e Charap non hanno solo esaminato i documenti, ma hanno anche condotto una serie di interviste a membri delle delegazioni e a diplomatici stranieri, recuperato svariate interviste e dichiarazioni riportate sui media ucraini e russi, e confrontato lo stato dei negoziati con le operazioni militari sul campo, per vedere in che modo i progressi o le battute d'arresto hanno (o non hanno) influito sulla situazione militare).
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The Five Futures of Russia

And how America can prepare for whatever comes next.

👍 68 5
Di questo articolo pubblicato il 16 aprile su Foreign Affairs (https://www.foreignaffairs.com/ukraine/talks-could-have-ended-war-ukraine?utm_source=twitter_posts&utm_medium=social&utm_campaign=tw_daily_soc) sui "colloqui che avrebbero potuto porre fine alla guerra in Ucraina" non si parla e non si discute, e se lo si fa (tipo qui Iacoboni: https://twitter.com/jacopo_iacoboni/status/1780152914759065795) lo si fa solo per sottolineare, senza ovviamente addurre prova alcuna (e come potrebbero, visto che quelli che maggiormente stanno sbraitando sono quelli che della faccenda meno ne sanno) quanto l'articolo sia sbagliato, le sue premesse fallaci, i suoi autori poco più che due scribacchini al soldo di Putin e Foreign Affairs un blog di propaganda Z.
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The Talks That Could Have Ended the War in Ukraine

A hidden history of diplomacy that came up short—but holds lessons for future negotiations.

👍 55👎 3
Diversi utenti di Facebook hanno riferito di essere stati bannati, o di aver visto i loro post censurati, dopo aver condiviso un'indagine condotta da Kit Klarenberg di The Grayzone sul coinvolgimento della CIA e dell'MI6 nella creazione dell'ISIS. I lettori che pubblicano link all’articolo sul social network si ritrovano esclusi dai propri account, apparentemente con la motivazione che Facebook ha classificato Klarenberg come “individuo pericoloso”. "Ho appena condiviso questo articolo di Kit Klarenberg su Facebook e il post è stato immediatamente cancellato", ha scritto Ricky Hale, il fondatore del popolare organo di sinistra indipendente Council Estate Media. In un articolo di Substack pubblicato il 5 aprile, Hale ha scritto che "la pagina è stata colpita da restrizioni e mi è stato detto che avevo condiviso un post di un individuo o un'organizzazione pericolosa". Che una rete di social media abbia etichettato Klarenberg come un “individuo pericoloso” e stia reprimendo i tentativi di pubblicizzare il suo giornalismo investigativo non sorprende affatto. Klarenberg era stato precedentemente bandito da X, l'"app per la libertà di parola" di Elon Musk, per aver offeso la sensibilità degli utenti sionisti. E nel caso di Facebook, la divisione Global Threat Intelligence della società è composta da ex spie della CIA, del Pentagono e della NSA. https://thegrayzone.com/2024/04/17/facebook-kit-klarenberg-dangerous/ Laura Ruggeri (Originale in inglese) 🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
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Facebook designates Grayzone journalist Kit Klarenberg a ‘dangerous individual’ - The Grayzone

The notoriously intelligence-friendly social media network appears to have imposed a ban on posting a recent report by Kit Klarenberg, and is automatically restricting users who re-publish his work. Multiple Facebook users have reported being banned, or having their posts censored, after sharing an investigation by The Grayzone’s Kit Klarenberg into CIA and MI6 involvement

👍 172👎 16 5
Repost from Lettera da Mosca
La Banca Centrale dell'UE ha respinto l'idea degli Stati Uniti di usare i beni russi congelati con le sanzioni per le esigenze delle Forze Armate dell'Ucraina. Lo ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde. Secondo lei, è necessario affrontare con attenzione la questione del passaggio dal congelamento alla confisca dei beni, poiché azioni imprudenti possono causare una violazione dell'ordine internazionale. Il capo della Bce chiede il rispetto del diritto internazionale, che l’Occidente e gli Stati Uniti cercano di proteggere, e si aspetta un rispetto simile anche dalla Russia.
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👍 302 7