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Intelligence for the People

Intelligence for the People è una newsletter di politica internazionale su mondo multipolare, declino dell’Occidente, crisi della democrazia, rivoluzione biotecnologica, ed altro. (A cura di Roberto Iannuzzi) 👇 https://robertoiannuzzi.substack.com

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I missili iraniani nei cieli d’Israele segnano una svolta negli equilibri mediorientali. Il mio nuovo articolo su #IntelligenceForThePeople 👉https://robertoiannuzzi.substack.com/p/scontro-israele-iran-e-rischi-di Come di consueto, molti commentatori occidentali hanno perlopiù travisato, talvolta demonizzato, o perfino deriso, le ragioni e la portata della rappresaglia iraniana compiuta in territorio israeliano. Essa, facendo emergere la pluriennale “guerra ombra” fra Israele e Iran, finora combattuta prevalentemente “per procura”, e trasformandola per la prima volta in un confronto militare diretto, segna nondimeno una pericolosa svolta negli equilibri mediorientali. Dopo alcuni giorni di attesa, la risposta più volte ventilata dal governo Netanyahu, ma scoraggiata da Washington, è giunta stanotte sotto forma di un attacco limitato, compiuto da piccoli droni (quadricotteri) contro la base militare di Isfahan. Un episodio che non sembra aver provocato danni (i quadricotteri sono stati abbattuti), e parrebbe un segnale di de-escalation (maggiori dettagli nell’articolo). La possibilità di uno scontro diretto fra Israele e Iran è però ora una realtà regionale con cui bisogna fare i conti. Vi è un legame che unisce la marginalizzazione regionale dell’Iran e la progressiva liquidazione della questione palestinese, il quale rappresenta una chiave di lettura essenziale per comprendere le ragioni dell’attacco del 7 ottobre e gli eventi che ne sono derivati. La Repubblica Islamica iraniana, sorta dalla rivoluzione che nel 1979 detronizzò la dinastia Pahlavi, si ritrovò sotto embargo fin dalla sua fondazione per aver rovesciato una monarchia “amica” dell’Occidente, e aver posto fine all’egemonia anglo-americana nel paese. Teheran dovette poi confrontarsi con la politica di “esportazione della democrazia” promossa in Medio Oriente da George W. Bush dopo il 2001. Quest’ultimo inserì l’Iran nel cosiddetto “asse del male”, insieme a Iraq e Corea del Nord. L’allora premier israeliano Ariel Sharon, dal canto suo, aderì alla campagna dei neocon americani, esercitando pressioni su Washington riguardo alla necessità di rispondere alla “minaccia” rappresentata dal programma nucleare iraniano. Quest’ultimo rappresentava una risposta al trauma delle armi chimiche usate indiscriminatamente da Saddam durante la guerra Iran-Iraq. Teheran, tuttavia, non puntò mai a sviluppare apertamente un’arma atomica, quanto piuttosto a divenire una potenza nucleare “latente”. L’Iran reagì in maniera asimmetrica all’ostilità israelo-americana, cercando di proiettare la propria influenza a livello mediorientale attraverso alleanze con governi e attori non-statuali che condividevano con Teheran l’avversione all’egemonia di Washington e Tel Aviv. Malgrado le lodi rivolte da Teheran a Hamas per l’operazione del 7 ottobre, definita un successo della resistenza all’occupazione israeliana, la durissima reazione militare di Tel Aviv ha messo l’asse filoiraniano sulla difensiva. Il bombardamento del consolato di Damasco, una rappresentanza diplomatica, e l’uccisione del generale Zahedi, hanno costituito un ulteriore salto di qualità negli attacchi israeliani, di fronte al quale Teheran ha ritenuto di essere obbligata a reagire. Nel frattempo, gli USA hanno dovuto ingoiare un’altra umiliazione. Il tentativo della loro missione diplomatica all’ONU di emettere un comunicato congiunto di condanna nei confronti dell’Iran per il suo “attacco allo Stato di Israele” si è risolto in un fiasco. L’intera Africa, e gran parte del continente asiatico (inclusa la Turchia, un membro della NATO) hanno rifiutato la proposta. Al Consiglio di Sicurezza, Russia e Cina hanno sostenuto le ragioni dell’Iran. Ad eccezione dell’Occidente, dunque, il resto del mondo ritiene che Teheran abbia legittimamente risposto ad una palese violazione del diritto internazionale da parte di Israele. Se vi va, leggete tutto l’articolo👇 —————————— ➡️ Iscriviti a Intelligence for the People Sono anche su Twitter: @riannuzziGPC
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Scontro Israele-Iran e rischi di regionalizzazione del conflitto

I missili iraniani nei cieli d’Israele segnano una svolta negli equilibri mediorientali.

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Fonti USA: “Almeno 9 missili iraniani hanno bucato le difese aeree israeliane colpendo due basi militari”. Ora immaginate se Teheran avesse lanciato un numero doppio o triplo di missili, e non avesse ampiamente preavvertito dell’attacco. 👉https://abcnews.go.com/International/live-updates/israel-gaza-hamas-war/?id=108860743 Fonti USA: “C’è anche il rischio che gli sforzi per difendere Israele da ulteriori attacchi iraniani non abbiano lo stesso successo della difesa coordinata di domenica”. L’attacco iraniano aveva scopo dimostrativo. Gli USA hanno colto il messaggio. 👉https://www.axios.com/2024/04/14/us-israel-iran-attack-retaliation —————————— ➡️ Iscriviti a Intelligence for the People Sono anche su Twitter: @riannuzziGPC
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Israel-Gaza live updates: WH says it's up to Israel how to respond to Iran's attack

Six months after Hamas terrorists invaded Israel on Oct. 7, the Israeli military continues its bombardment of the neighboring Gaza Strip.

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A fronte di una spesa massima iraniana di 30 milioni di $ per lanciare l’attacco la scorsa notte, Israele e alleati hanno speso oltre 1 miliardo per difendersi. Su questo si basa la strategia di logoramento di Teheran e del fronte iraniano. 👉https://twitter.com/IranDefense/status/1779562398807900244 —————————— ➡️ Iscriviti a Intelligence for the People Sono anche su Twitter: @riannuzziGPC
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Iran Defense|نیروهای مسلح جمهوری اسلامی ایران (@IranDefense) on X

If we believe Israeli claims for munitions launched, the Iranian attack cost roughly $25-30 millions USD to carry out, compared to over $1.1 billion USD worth in interceptors used by the US & Israel Quite clear who can sustain attrition

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Una cosa deve essere chiara riguardo all’attacco con droni e missili compiuto dall’Iran contro Israele. Sì, si è trattato di un attacco dimostrativo, nel senso che è stato calcolato per non provocare seri danni, ma tutt’altro che simbolico. 👉https://twitter.com/alihashem_tv/status/1779340529894846862 Teheran ha portato la guerra nei cieli israeliani, con un attacco di una scala e una portata che non hanno niente a che vedere con quello che Israele ha conosciuto finora: i razzi di Hamas. L’impatto psicologico è stato senz’altro enorme. 👉https://twitter.com/colonelcassad/status/1779331699979026730 Una conferma a sostegno di una simile affermazione? Netanyahu questo weekend si era rintanato in un bunker. Il 7 ottobre era rimasto comodamente a casa propria. 👉https://twitter.com/BarakRavid/status/1779210037082136784 I missili e i droni iraniani sono giunti nei cieli israeliani sebbene Israele si sia avvalso di una rete difensiva regionale che ha coinvolto USA, UK, Francia e Giordania, usando una gran quantità di intercettori (e spendendo decine di milioni di $). 👉https://twitter.com/AmirIGM/status/1779433685793546447 Malgrado questa impressionante rete di aiuto, e sebbene Israele stesso abbia una delle più dense e avanzate difese aeree al mondo, alcuni missili iraniani (in un attacco che, ricordiamolo, era dimostrativo) hanno bucato questa rete di difesa. 👉https://twitter.com/Pataramesh/status/1779294214766874828 Colpendo la base militare israeliana di Nevatim (sebbene l’entità dei danni non sia chiara, e potrebbe essere limitata), Teheran ha raggiunto il proprio obiettivo: punire la base da cui era partito l’attacco al consolato iraniano di Damasco. 👉https://twitter.com/Pataramesh/status/1779316696978751684 Se Biden ha detto a Netanyahu di tenersi la sua “vittoria”, e che gli USA non parteciperanno a un’eventuale risposta israeliana, un motivo c’è: la consapevolezza che, sebbene a un prezzo molto alto, l’Iran può infliggere danni enormi a Israele. 👉https://www.axios.com/2024/04/14/biden-netanyahu-iran-israel-us-wont-support
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Ali Hashem علي هاشم (@alihashem_tv) on X

Last thought for tonight, Iran’s attack was clearly meant to reinstate deterrence and not to provoke a war. Whether the objective was the contrary we would have seen more complex effort and vital roles played by Hezbollah and other allied groups in the region. The objective was…

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A 75 anni, l’Alleanza Atlantica si fonda su una narrazione fittizia Il mio nuovo articolo su #IntelligenceForThePeople 👉https://robertoiannuzzi.substack.com/p/a-75-anni-lalleanza-atlantica-si La NATO, che è stata definita dai suoi sostenitori l’alleanza più “duratura” e “di maggior successo” della storia, celebra quest’anno i 75 anni di vita. L’anniversario è stato ricordato, la scorsa settimana, da una frettolosa celebrazione a Bruxelles. I ministri degli esteri di Germania, Francia e Polonia hanno scritto orgogliosamente sulle pagine di “Politico” che i paesi dell’Alleanza hanno fornito all’Ucraina oltre 200 miliardi di € in assistenza militare e finanziaria. Una somma che avrebbe potuto essere investita nello sviluppo pacifico delle popolazioni del Nord America e dell’Europa, invece di alimentare un pericoloso conflitto nel cuore del vecchio continente, che USA e UK in primis hanno esacerbato sabotando ogni tentativo negoziale. Baerbock, Séjourné e Sikorski hanno sostenuto che 75 anni fa il trattato di fondazione della NATO fu firmato per “preservare i nostri valori comuni: libertà individuale, diritti umani, democrazia e stato di diritto”. Troppo spesso, purtroppo, la storia dell’Alleanza Atlantica ha smentito simili affermazioni, dimostrando che essa non è uno strumento difensivo, ma di aggressione, che ha messo in pericolo la democrazia all’interno degli stessi paesi aderenti alla NATO. Fin dai primi anni, USA, Francia e altri paesi si impegnarono in sanguinose guerre in Indocina, Corea, Algeria e altrove. La NATO appoggiò golpe in Grecia, Turchia, e contro governi nazionalisti e di sinistra in Africa e America Latina pur di combattere l’influenza sovietica In collaborazione con la NATO e i servizi segreti di numerosi paesi membri, la CIA e l’intelligence britannica crearono una rete clandestina (“stay behind”) di eserciti anticomunisti nell’Europa occidentale. Essi avevano il compito di manipolare l’opinione pubblica (con strumenti che andavano dalla propaganda al terrorismo) per impedire l’emergere di qualsiasi forza che minacciasse l’impianto capitalistico e l’orientamento atlantico di questi paesi. Il ramo tedesco, chiamato Bund Deutscher Jugend (Lega della Gioventù Tedesca), era infiltrato da ex nazisti e membri delle SS. Reinhard Gehlen, responsabile dell’intelligence nazista sul fronte orientale, fuggito a Washington nel settembre del 1945 con l’aiuto dei servizi segreti USA, fu successivamente fatto rientrare in Germania dove, con finanziamenti americani, cominciò a gestire la cosiddetta “organizzazione Gehlen”, embrione dei servizi di intelligence della Germania Ovest. In realtà, già al termine del suo primo decennio di vita la NATO poteva essere considerata obsoleta, essendo i sovietici in ritirata nel continente. La dirigenza sovietica aveva ereditato dalla Russia zarista l’idea di un equilibrio fra potenze in Europa. Questa idea si estrinsecò nel concetto sovietico di “pacifica coesistenza tra due sistemi”, e successivamente in quello di “sicurezza indivisibile” portato avanti dall’attuale leadership russa. Incurante di ciò, a partire dal 1961 Washington decise di schierare missili nucleari a medio raggio in Turchia, in grado di raggiungere tutte le principali città occidentali dell’URSS. La mossa USA fu all’origine della crisi di Cuba dell’anno seguente. Con la fine della Guerra Fredda, che vide la dissoluzione del Patto di Varsavia e della stessa Unione Sovietica, e il ritorno della Russia e degli altri paesi ex sovietici al modello capitalista, la NATO tuttavia non si sciolse. Al contrario, l’Alleanza inaugurò le proprie operazioni “fuori area”, a partire dalla Iugoslavia. Nel 1999, essa bombardò la Serbia senza mandato ONU, e in violazione del diritto internazionale, favorendo la secessione del Kosovo. Se vi va, leggete l’articolo!👇 —————————— ➡️ Iscriviti a Intelligence for the People Sono anche su Twitter: @riannuzziGPC
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A 75 anni, l’Alleanza Atlantica si fonda su una narrazione fittizia

La NATO è un anziano boss, costretto a mentire a se stesso pur di prolungare il proprio declinante potere, perpetuando una scia di divisioni e conflitti nel vecchio continente e nel mondo.

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Con il ritiro della 98a divisione da Khan Yunis, annunciato ieri da Israele, una sola brigata (4.000 soldati) resta a Gaza, rispetto alle 3 divisioni (circa 30.000 uomini) che erano nella Striscia a gennaio. Siamo di fronte a uno stallo militare di fatto, ma probabilmente non alla fine del conflitto. 👉https://www.axios.com/2024/04/07/6-months-gaza-war-netanyahu Nahal, l’unica brigata che rimane a Gaza, ha il compito di sorvegliare il corridoio Netzarim, che taglia in due la Striscia impedendo agli sfollati palestinesi di tornare al nord. 👉https://www.timesofisrael.com/idf-withdraws-ground-troops-from-south-gaza-leaving-just-one-brigade-in-enclave/ Il corridoio permette all’esercito israeliano anche di continuare a compiere incursioni nel nord e nella parte centrale della Striscia. Anche l’aviazione può proseguire i bombardamenti dal cielo. E il pericolo più grave per i palestinesi rimane la carestia incombente malgrado il lieve allentamento dell’embargo operato da Israele a seguito del massacro degli operatori umanitari di World Central Kitchen e delle successive pressioni americane. In questo momento le operazioni militari sono molto più intense sul fronte nord con Hezbollah, al confine libanese. Sebbene siano ripresi i negoziati tra Israele e Hamas, però, nessun cessate il fuoco sembra essere imminente nella Striscia. L’offensiva su Rafah continua ad essere uno spauracchio agitato da Netanyahu, ma più che altro come strumento di pressione nei confronti degli americani e dei negoziati. Preparativi militari per l'offensiva al momento non sembrano in corso. Il ritiro israeliano da Khan Yunis è in parte conseguenza anche delle perdite che, nonostante tutto, Hamas continua a infliggere all’esercito israeliano, oltre che del logoramento complessivo delle truppe e del costo economico dello sforzo bellico. 👉https://www.timesofisrael.com/four-soldiers-killed-fighting-in-southern-gaza-as-war-on-hamas-hits-six-month-mark/ Esso segna perciò un’impasse militare che però non porta alla fine né della guerra né della tragedia di Gaza. Sebbene indichi un fallimento militare di Israele, a Netanyahu può anche andar bene se serve a trascinare il conflitto e ad allontanare la prospettiva di elezioni. —————————— ➡️ Iscriviti a Intelligence for the People Sono anche su Twitter: @riannuzziGPC
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6 months in, the Gaza war is in limbo — which may help Bibi stay in power

The Gaza war is in limbo. That's not necessarily a bad thing for Bibi.

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Invece di smantellare le infrastrutture della resistenza incarnata da Hamas a Gaza, traguardo che continua a sfuggire all’esercito israeliano, uno degli obiettivi militari che Israele ha perseguito costantemente è stato quello di provocare il collasso sociale della Striscia. L’assedio dell'ospedale al-Shifa sarà ricordato come un episodio cruciale della campagna genocida di Israele a Gaza, non tanto per la barbarie dimostrata, ma perché ha offerto una finestra unica sul vero motivo per cui Israele ha deciso di smantellare gli ospedali di Gaza. Questi ospedali nelle fasi di guerra non sono serviti solo come luoghi per la cura dei feriti e dei malati, ma sono diventati istituzioni sociali fondamentali, ospitando un microcosmo dell’intero ordine civile della Striscia. Essi sono diventati luoghi di aggregazione per giornalisti e difensori dei diritti umani, hanno offerto uno spazio alle squadre della protezione civile di Gaza per organizzare gli sforzi di salvataggio, sono diventati una base operativa delle forze di polizia della Striscia per coordinare la distribuzione degli aiuti, e hanno ospitato decine di migliaia di sfollati in cerca di riparo dai bombardamenti. Gli ospedali di Gaza sono divenuti tutto ciò perché erano le ultime istituzioni civili rimaste che avrebbero dovuto godere di un minimo di protezione dalla guerra. Ed è per questa loro funzione che sono stati sistematicamente presi di mira da Israele. 👉https://mondoweiss.net/2024/04/israel-destroyed-al-shifa-hospital-to-accelerate-social-collapse-in-gaza/ —————————— ➡️ Iscriviti a Intelligence for the People Sono anche su Twitter: @riannuzziGPC
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Israel destroyed al-Shifa Hospital to accelerate social collapse in Gaza

Israel wants to cause a breakdown in social order in Gaza, and it can’t achieve that without erasing its hospitals.

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Israele vs Iran: attacco all’ambasciata iraniana a Damasco, e nesso libanese L’uccisione del generale iraniano Mohammed Reza Zahedi, nel bombardamento dell'ambasciata, rappresenta un attacco diretto al legame che unisce Hezbollah all’Iran. Il mio nuovo articolo su #IntelligenceForThePeople 👉https://robertoiannuzzi.substack.com/p/israele-vs-iran-attacco-allambasciata (scusate, oggi post breve, se vi va leggete l’articolo! 😜👇) —————————— ➡️ Iscriviti a Intelligence for the People Sono anche su Twitter: @riannuzziGPC
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Israele vs Iran: attacco all’ambasciata iraniana a Damasco, e nesso libanese

L’uccisione del generale iraniano Mohammed Reza Zahedi, nel bombardamento dell'ambasciata, rappresenta un attacco diretto al legame che unisce Hezbollah all’Iran.

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Assassinato il generale iraniano Abou Mahdi Zahedi ed altri membri della Guardia Rivoluzionaria iraniana, nel bombardamento israeliano di una pertinenza dell’ambasciata iraniana a Damasco. Teheran: violate tutte le norme diplomatiche. 👉https://t.me/Reality_Theories/17814 —————————— ➡️ Iscriviti a Intelligence for the People Sono anche su Twitter: @riannuzziGPC
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Eva Karene Bartlett, Reality Theories

🗣️ Iranian ambassador in Syria told the media that Israel launched 6 missiles launched from Israeli F-35s which hit the Iranian embassy consular section building in Damascus, Syria . The aggression resulted in 5-7 martyrs.

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Siccome il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini disinforma, con la complicità della pessima “informazione” italiana, sulla questione, non è forse superfluo ribadire che la mozione adottata dalla Normale di Pisa non è un boicottaggio delle università israeliane, e non ha niente a che vedere con l’antisemitismo. Le università israeliane, infatti, hanno numerosi programmi di ricerca di natura militare, che alimentano l’attuale sforzo bellico israeliano. 👉https://visualizingpalestine.org/visuals/academia-apartheid Oltre a essere parte integrante del complesso militare-industriale del paese, le università israeliane contribuiscono a sostenere l’occupazione e il sistema di apartheid che essa impone. 👉https://mondoweiss.net/2024/03/how-israeli-universities-are-an-arm-of-settler-colonialism/ La Normale di Pisa non chiede di boicottare le università israeliane, ma solo di uscire dai programmi di ricerca di natura militare, che possono alimentare il conflitto in corso a Gaza. 👉https://www.lanazione.it/pisa/cronaca/pisa-scuola-normale-bando-italia-israele-fnb9cjq1 Con questa decisione, dunque, la Normale di Pisa non "si schiera da una parte o dall’altra”, non “entra in guerra”, e tantomeno rischia di promuovere la violenza, come sostiene la Bernini, ma fa esattamente il contrario. 👉https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/israele-bernini-normale-pisa-sbaglia_79964889-202402k.shtml La mozione della Normale di Pisa è invece conforme all’articolo 11 della Costituzione che prescrive il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Infine, vale la pena sottolineare (sembrerebbe ovvio, ma a quanto pare non lo è) che la ricerca scientifica non è affatto sempre e comunque “una potente arma di pace”, come afferma la Bernini, ma può invece essere un’arma di guerra laddove alimenta lo sviluppo militare. —————————— ➡️ Iscriviti a Intelligence for the People Sono anche su Twitter: @riannuzziGPC
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Academia Serving Apartheid

This series explores how Israeli academic institutions uphold state structures of colonialism and apartheid, drawing examples from seven different Israeli accredited Universities. In 2004, the Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel (PACBI) called for a boycott of Israeli academic institutions. Academic boycott is one tactic of solidarity with Palestinian academics and students who are denied fundamental rights under Israeli apartheid, including the right to education.

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